Sintesi dei risultati relativi alle quattro successive variabili dell’Obiettivo 1B
5.3 Gli immigrati: quale influenza sulla società ospitante?
Assodato che nei giornali analizzati gli immigrati rappresentano ed identificano un vero e proprio gruppo, che come tale si distingue dalla società ospitante, si possono fare ipotesi riguardo al tipo di eventuale influenza che esso, in quanto tale, potrebbe esercitare proprio in seno alle società di riferimento. Questa ipotesi necessita tuttavia di un presupposto, che è quello da cui è partita la ricerca, secondo il quale il gruppo degli immigrati rappresenti, nel sistema sociale in cui è inserito e che lo descrive, il gruppo in posizione minoritaria rispetto a quello rappresentato dal sistema stesso In quanto tale, i suoi valori e le sue norme non sono considerate dominanti e perciò non vengono diffuse nel sistema sociale. Al contrario esse vengono valutate e giudicate da tale sistema, al fine di deciderne la legittimità. In tal modo il gruppo maggioritario assicura e mantiene la sua esistenza e l’identità sociale positiva dei propri membri. Come suggerisce la teoria delle relazioni intergruppi di Tajfel (1978), i componenti di un gruppo dominato devono ricorrere a determinate
strategie al fine di migliorare la propria condizione, ed acquisire un’identità sociale positiva.
Secondo i giornali considerati, i quali possono considerarsi a questo punto portavoce dei gruppi maggioritari, gli immigrati di entrambi i paesi ricorrono più frequentemente a strategie identitarie di tipo collettivo a tal fine, tralasciando quelle individuali. L’adozione di strategie collettive secondo alcune teorie implica, inoltre, l’investimento in una possibilità di cambiamento che deriva dall’aver fallito il tentativo di mobilità individuale, più vantaggioso e meno rischioso per il singolo (Taylor, 1984).
Se si da credito a tali teorie, si può dedurre che il maggior ricorso evidenziato dalle stampe a strategie che chiamano in gioco il gruppo intero significherebbe che i membri di tali gruppi sono disposti a rischiare al fine di ottenere una migliore condizione per loro agendo insieme al proprio gruppo, cambiandone la definizione da minoritaria a maggioritaria.
Dall’analisi risulta inoltre come, soprattutto per il quotidiano francese, tra tali strategie gli immigrati tendano più frequentemente ad adottare quelle che implicano un movimento di protesta teso a richiedere cambiamenti sociali che riportino le cose ad uno stato più equo (competizione realistica). Nella Gazzetta sembra invece leggermente maggiore il ricorso a strategie di tipo creativo.
Quest’ultimo dato concorda con ciò che sembrano evidenziare le più recenti teorie sulla dominanza sociale secondo le quali la maggior parte delle strategie collettive adottate dalle minoranze etniche nei contesti ospitanti non sono affatto basate sulla competizione sociale, cioè sulla protesta o sulla messa in discussione del sistema dominante, ma implicano strategie cognitive volte a modificare o il gruppo di confronto, o le dimensioni di confronto, o i livelli di categorizzazione Inoltre molto spesso le minoranze accetterebbero, secondo tali teorie, la definizione consensuale del loro status (SJT, Jost, Banaji, 1994; SDT, Sidanius, Prato, 1999).A livello di ipotesi quindi questa potrebbe essere la situazione nella quale, almeno secondo la stampa, si trovano gli immigrati italiani.
Secondo invece l’ immagine che risulta trasmessa dal giornale francese, gli immigrati tenderebbero, in quella società, ad adottare strategie tese al cambiamento dello status quo, immagine che non risulta in linea con i dati fin ora raccolti in merito all’immagine del fenomeno immigrazione passata dalla N.R.
Stando così le cose è forse ipotizzabile sostenere che, soprattutto tale giornale induca a credere che la società francese si trovi in una condizione definita in letteratura di insicurezza sociale (Tajfel, 1985) in cui le differenze di status esistenti sono percepite come illegittime e soprattutto instabili, giustificando l’ipotesi della possibilità che ci siano reazioni da parte dei gruppi minoritari del tipo descritto al fine di modificare le coordinate.
Questo scenario prende corpo nel momento in cui si considera che da entrambe le testate emerge una percezione di illegittimità prevalente in relazione all’esistenza del gruppo di immigrati nelle rispettive società.
Ancora una volta però ciò è vero per la realtà dipinta dalla Gazzetta, mentre per il giornale francese emerge, accanto a tale dimensione, un maggior riconoscimento esplicito dei diritti del gruppo minoritario.
Tali aspetti risultano compatibili con il tipo di caratterizzazione che i due giornali hanno mostrato di avere del fenomeno immigratorio: improntata sulla criminalità per la Gazzetta, più orientata all’integrazione per la N.R. Ma allo stesso tempo essi risultano non concordanti con le ultime considerazioni fatte a proposito delle strategie identitarie adottate dagli immigrati secondo il giornale francese.
Questo non toglie però che secondo l’analisi qui condotta per entrambi i quotidiani le società di cui si fanno portavoce avvertono ed esprimono, attraverso di loro, la percezione di una presenza minoritaria che si configura come illegittima in seno alle società stesse; per quella francese in particolare, tale influenza risulterebbe anche potenzialmente distruttiva.
In virtù dei dati raccolti fino a qui tuttavia è possibile avanzare l’ipotesi che tale percezione si configuri come caratterizzata in modo differente nelle due realtà.
Alla luce del tipo di caratterizzazione che la Gazzetta dà degli immigrati e della loro realtà, infatti, sembra plausibile riconoscere nella società italiana una situazione nella quale prevale un tipo ben definito di rappresentazione sociale relativamente alla realtà immigrata, ed è una rappresentazione fortemente connotata in senso negativo, che esprime anche una certa svalutazione nei confronti del gruppo minoritario.
A tale rappresentazione tuttavia il gruppo in questione sembra rispondere attraverso un’azione volta a rivalutare le proprie caratteristiche di appartenenza, pur non intraprendendo azioni tese a modificare la situazione stessa. In tal senso è ipotizzabile che esso acconsenta, di fondo, alla definizione di gruppo minoritario che la società ne dà.
Secondo la testata francese invece, le considerazioni fatte portano a concepire una maggior integrazione delle due realtà in seno alla società stessa, e quindi permettono di ipotizzare anche una migliore collaborazione tra le due, dove l’influenza percepita come scaturente dal gruppo minoritario potrebbe essere intesa in un senso più costruttivo e creativo rispetto a quanto sembra avvenire nella società italiana.
Tuttavia i dati relativi alle strategie identitarie adottate possono portare ad ipotizzare la presenza di un seme di insoddisfazione maggiore nella società francese, il quale sembra potenzialmente pronto a crescere e fomentare una protesta sociale.
Alternativamente si possono leggere questi dati come indici, sempre secondo il punto di vista della stampa, di un gruppo immigrato più organizzato non solo nell’ operare una certa integrazione nella società ospitante, ma anche nella partecipazione attiva alle sue strutture e alle sue gerarchie; organizzazione che tenta di darsi una struttura e una coerenza tali che le consentano di modificare ciò che in tale società viene percepito come ingiusto.
A conferma di ciò potrebbe essere letto anche il dato che attribuisce una maggiore coerenza sincronica al gruppo minoritario francese, sempre secondo l’ immagine datane dai giornali.