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Gli intellettuali del «Quattro Maggio» e il cristianesimo

Relazioni tra Cina e Chiesa cattolica tra la fine del 1800 e la prima metà del

2.6. Gli intellettuali del «Quattro Maggio» e il cristianesimo

Nella storia cinese moderna si distinguono due importanti avvenimenti accaduti nel corso dei primi anni del secolo: la Rivoluzione repubblicana nel 1911 e il movimento del «Quattro Maggio», nel 1919. Quest’ultimo fu anticipatore di un lungo ed importante percorso di critica alla cultura tradizionale cinese, incentrato sul confucianesimo.

Intorno al 1919 si diffuse, dapprima nei circoli intellettuali di Pechino e Nanchino e quindi gradualmente nelle provincie, un vivo interesse per la discussione sulla natura e sulla funzione sociale della religione in generale, come parte essenziale del dibattito sulla scienza e sulla concezione della vita.

Dal 1917 fino all’inizio del 1922, nel corso dei primi anni del Nuovo movimento culturale, la questione religiosa in genere fu uno degli argomenti di discussione maggiormente affrontati nei circoli intellettuali cinesi. Il contesto storico di questo interesse risiedeva nella necessità di rivedere e ripensare i valori culturali tradizionali volti alla costruzione della

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Cfr.GIOVAGNOLI, Agostino (a cura di), Roma e Pechino. La svolta extraeuropea di Benedetto XV, Roma, Studium, 1999, p.39-42.

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nuova repubblica. Scienza e democrazia erano i due argomenti principali adottati dal movimento.

Il primo periodo di dibattito religioso, tra la fine del 1917 e l’inizio del 1922, fu caratterizzato da equilibrio, lucidità ed equità.

Per quanto concerne l’atteggiamento intellettuale generale di questo periodo nei confronti del cristianesimo si può affermare che, se da un lato tutti gli autori che negano un valore positivo alla religione indicano motivi epistemologici a sostegno dei loro punti di vista, il metodo più comune è confrontare le visioni religiose del mondo con la conoscenza scientifica, per mostrare che mentre le prime esprimono un’antica mitologia, la seconda è basata sull’osservazione e confermata da esperimenti. In tale visione, essendo primaria la conoscenza reale ed affidabile del mondo esterno, dell’essere umano e della psicologia, l’umanità necessita solamente della scienza.

Tuttavia, la riconosciuta funzione sociale del cristianesimo è un punto su cui si scontrano i partecipanti alla discussione: Cai Yuan-Pei, preside dell’Università di Pechino e ministro dell’educazione, chiarisce le funzioni intellettuali, volitive ed emotive della religione, affermando che queste possono essere tutte sostituite dalla scienza, dalla moralità e dall’arte. Per tale motivo, nel momento in cui il popolo viene saggiamente educato ad amare il bello e il sublime, non avvertirà la necessità del sostegno della vita religiosa, liberandosi da concetti arcaici e rituali non necessari.

Al contrario, Chen Duxiu27 è ben consapevole dell’assenza di

sentimenti puramente religiosi nel temperamento cinese ma considera

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陈 独 秀 Chen Duxiu (1879 –1942) fu una importante personalità a cinese. Dopo aver studiato in Francia e in Giappone, avviò la sua attività culturale fondando nel 1915 la rivista Xin Qingnian (Nuova

Gioventù); fu una figura di spicco della rivoluzione Xinhai e del Movimento del 4 maggio 1919 per la

Scienza e la democrazia. Insieme a Li Dazhao, Chen fu co-fondatore del Partito comunista cinese nel 1921, divenendone anche primo presidente e Segretario Generale (1921-1927).Nel 1929, fu

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favorevolmente il coltivare emozioni profonde e devote di fronte all’immagine di Gesù.

Il secondo periodo, quello caratterizzato da una discussione molto vivace, fu rivelato dal Manifesto degli studenti anticristiani di Shanghai, nel marzo 1922. Un gruppo di studenti di Shanghai, dopo aver saputo che l’Unione mondiale degli studenti cristiani avrebbe tenuto la sua undicesima sessione all’Università Qinghua di Pechino, si aggregò in un fronte di studenti manifestamente anticristiani. Gli studenti di Shanghai prepararono anche specifici slogan per incitare tutti gli studenti della Cina a combattere contro il cristianesimo, mentre studenti ed intellettuali di Pechino rispondevano organizzando l’Unione « antireligione».

L’Unione si diffuse rapidamente attraverso la nazione. Molte unioni e leghe si organizzarono nelle provincie di Pechino, Hebei, Shanxi, Jiangsu, Zhejiang, Hunan, Hubei, Canton e altre, mentre i giornali e le riviste erano pieni di dichiarazioni, telegrammi, articoli e messaggi contro il cristianesimo. Questa campagna anticristiana interessò un notevole numero di persone; tra queste le più note furono: Cai Yuanpei, Li Shizheng, Chen Duxiu, Li Dazhao, Wang Jingwei, Zhang Zhou, Chen Qitian e Li Chuenfan.

Le repliche da parte delle personalità cristiane furono sommarie ed inefficaci; in pochi alzarono la voce per difendere la libertà religiosa. Dieci giorni dopo la pubblicazione a Pechino della Dichiarazione contro la

Religione, una Dichiarazione per la libertà religiosa apparve nel «Morning

Post», nella stessa città. Era il 31 marzo 1922. Cinque professori dell’Università di Pechino affermarono di non essere credenti in alcuna religione, né di sostenere alcuna fede in particolare, dichiarandosi al

espulso dal PCC, ma proseguì il suo impegno progressista a causa del quale dal 1932 al 1937 venne imprigionato su ordine dei vertici del Guomindang.

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contempo contrari ad una arrogante e sommaria contestazione della religione, consapevoli che la popolazione deve godere del diritto assoluto alla libertà religiosa. A sostegno delle loro affermazioni citarono la Costituzione provvisoria, dichiarando che gli intellettuali dovevano attenersi ad essa prima di tutti gli altri. Le cinque firme erano di Zhou Zuoren, Qian Xuantong, Shen Jianshi, Shen Shiyuan e Ma Yuzhao.

Il movimento si rivelò di natura unicamente pacifica: l’impatto immediato fu costituito da un autorevole richiamo all’azione per abrogare tutti i trattati ingiusti con le nazioni straniere. La conseguenza a lungo termine fu duplice: da una parte la Chiesa fu profondamente colpita, generando una nuova coscienza nazionale nella quale si cominciava finalmente a comprendere che qualsiasi fede cristiana, affinché si radicasse nella mentalità cinese, doveva separasi nettamente dagli interessi delle forze politiche straniere, liberandosi dalla dipendenza finanziaria e dal controllo amministrativo da parte delle missioni straniere, trovando un rapporto diretto con la civiltà cinese.

Dall’altra parte, nelle generazioni più giovani si diffuse il preconcetto che la religione, nella sua essenza generale, fosse incompatibile con la scienza e che il cristianesimo in particolare fosse uno strumento e, in alcuni casi un’arma dell’espansionismo occidentale.

Il terzo periodo di discussione religiosa può essere diviso in due parti. Nella prima il cristianesimo cinese fu incoraggiato ad assumere una connotazione “indigena” più rapida; nella seconda gli intellettuali persero gradualmente la preoccupazione che avevano mostrato per la religione, con particolare riferimento al cristianesimo. Con il conflitto d’aggressione giapponese, tale questione divenne di secondaria importanza e l’attenzione si spostò su problemi maggiormente rilevanti. Gli intellettuali erano

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dolorosamente consapevoli che la loro nazione era del tutto indifesa ed inevitabilmente sotto l’egemonia imperialista; in tale contesto era molto semplice, tra sentimenti nazionali feriti ed ignoranza, sfogarsi sui missionari, alleati delle forze d’invasione. Questa ferita psicologica fu alla base della veemenza della campagna anticristiana e dell’arrogante

indifferenza del periodo seguente. 28