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Relazioni tra Cina e Chiesa cattolica tra la fine del 1800 e la prima metà del

2.7. Il primo Delegato Apostolico in Cina

Prima dell’arrivo di Costantini in terra cinese, la Francia si trovava in una situazione di grande privilegio nei confronti delle Missioni. Essa era infatti considerata la “Protettrice delle Missioni cattoliche”, ed essendo ancora in vigore i Trattati Ineguali, la protezione dei missionari di qualunque nazionalità, anche italiana, era affidata al Console francese, il quale rilasciava loro un lasciapassare che consentiva ai missionari di muoversi liberamente all’interno del territorio cinese. La Francia, che temeva però di poter perdere tali privilegi si augurava di ottenere il consenso della Santa sede, affinché il Protettorato venisse sostituito con un Concordato o un Trattato internazionale.

La Santa Sede aveva più volte inviato dei commissari in Cina per sondare meglio quale fosse la realtà di quel vastissimo territorio, ma si trovò più volte a scontrarsi con il governo francese.

Proprio nella speranza di ovviare a tale problema nel 1919 fu emanata da Papa Benedetto XV l’enciclica Maximum Illud. L’obiettivo di tale enciclica era quello di far riflettere i missionari sulla propria posizione

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Cfr. GIOVAGNOLI, Agostino (a cura di), Roma e Pechino. La svolta extraeuropea di Benedetto XV, Roma, Studium, 1999, p.227-241.

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riguardo alla creazione di un clero autoctono, sulla percezione del territorio cinese come loro proprietà, e quali fossero i loro sentimenti verso la cultura cinese.

Fu proprio a causa di tale situazione di tensione con la Francia che Costantini ritenne opportuno, su esplicita richiesta della Santa Sede, di mantenere segreta la propria missione, ed il suo obiettivo principale fu quello di indire al più presto un concilio nazionale cinese, eliminando ogni dubbio circa la gestione e la guida della Chiesa cattolica in Cina da parte della Santa Sede.

Il punto cruciale della riuscita di tale missione risedeva nella possibilità di nominare vescovi indigeni e nel fondare un’Università Cattolica a Pechino con l’obiettivo di dimostrare l’apprezzamento della Chiesa verso la cultura cinese.

L’importanza che Costantini attribuì all’enciclica ed i suoi obiettivi circa la missione che gli era stata affidata ci emergono con chiarezza anche dalle stesse parole scritte del Delegato Apostolico:

Notai nel mio diario alcuni principi direttivi raccolti nei colloqui avuti col S. Padre, col Card. Gasparri, col Card. Van Rossum e col Card. De Lai. Questi principi costituirono il mio bagaglio ideale. Non avevo nessuna preparazione tecnica, non conoscevo quel tanto di mestiere che costituisce una parte della scienza burocratica e necessaria nei Rappresentanti della S. Sede. Ma sapevo che cosa si voleva da me, e avevo, nella Maximum illud, un chiaro e magnifico programma. 29

Anche riguardo al modo in cui la Religione Cattolica viene vissuta dal popolo cinese le idee espresse dal Delegato Apostolico sono molto chiare

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Bisogna saper guardare il problema anche dal punto di vista cinese. Per i cinesi colti accettare il Cristianesimo significa in qualche modo rinnegare il

glorioso passato della Cina, mancare di rispetto alla grande tradizione e al culto dei padri, quasi commettere un tradimento contro la Patria; significa

perdere la faccia […]. Il mondo occidentale si è convertito a Cristo senza protezioni diplomatiche e senza indennità. Perché il popolo cinese è refrattario alla conversione? Come mai i maomettani si sono così diffusi? Come mai i buddhisti hanno invaso tutto il paese? E’ vero che i maomettani predicano una religione più comoda del Cristianesimo, ma il buddhismo ha pure le sue austerità. Gli è, certamente, che il buddhismo e il maomettanesimo non hanno assunto un colore politico straniero. Noi, protetti dalle Potenze occidentali, siamo rimasti occidentali nella gerarchia, nella liturgia, nell’arte delle chiese, nell’arredamento: in tutto. Noi non possiamo modificare la liturgia, senza che ciò sia studiato e ammesso da Roma; ma nel resto potremmo essere meno europei. […] a me sembra che nell’opera della evangelizzazione della Cina, nell’ultimo periodo storico, le protezioni estere […] sono stati uno strumento troppo umano: hanno portato dei vantaggi nei casi particolari del’azione missionaria, ma hanno danneggiato l’insieme. Come rimediare? […] Sostituire, appena sarà

possibile […] le protezioni diplomatiche estere con le guarentigie delle leggi cinesi. […] Creare finalmente la Gerarchia indigena. […] I cristiani

cinesi non sono inferiori ai cristiani europei, anzi spesso sono superiori.30

Costantini non era un nemico dei missionari stranieri, ma voleva mutare il loro eccessivo legame verso i governi occidentali. Durante lo svolgimento del suo operato fu oggetto di dure critiche che gli vennero rivolte in modo particolare dal governo francese, e venne incolpato di voler distruggere le opere missionarie, togliendo le diocesi dai loro missionari per darle ai vescovi cinesi.

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Nel 1926 il Governo italiano reagì contro il Protettorato francese dichiarando che d’ora in avanti non avrebbe accolto nessun missionario o cittadino, che avesse avuto bisogno del sostegno della Legazione italiana se egli non fosse stato in possesso di passaporto italiano.

Il riconoscimento definitivo dell’autorità di Costantini fu chiarita nel 1928, durante i funerali di Sun Yat-sen; in tale occasione il Governo cinese invitò Costantini in qualità di rappresentante del Pontefice, rendendo in tal mondo senza ombra di dubbio, che per ciò che riguardava le questioni religiose, il Governo cinese voleva interloquire direttamente con il Rappresentante del Papa e non con un Ministro francese.

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CAPITOLO III