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1.5 La vita di Jeannie Gunn (1870-1961)

1.5.4 Gli ultimi anni

In vecchiaia, la scrittrice condusse una vita tranquilla e riservata nella casa al numero 26 di Manningtree Road a Hawthorn, godendosi la lettura della sua vasta collezione di libri.

Nel corso degli anni, la Gunn si mantenne in contatto con i referenti storici delle sue opere, tanto da trasformasi infine nell'ultima testimone. Per quanto concerne Bett-Bett, le due continuarono a scriversi, scambiandosi saluti e auguri di Natale. Sebbene le donne avessero trascorso un periodo molto breve insieme, la scrittrice stabilì un forte legame con Bett-Bett, destinato a durare per tutta la vita.

82 Ibidem. 83 Ibidem.

Quanto invece alla Elsey Station, la Gunn non lasciò trapelare alcuna emozione quando venne informata che la proprietà era stata messa all'asta84, tanto che decise

di non fare mai più ritorno nel Northern Territory e nella “Never-Never Land”. Lizzie morì nel 1959 lasciando la sorella da sola nella loro casa. La scrittrice, invece, si spense il 9 giugno 1961, solo quattro giorni dopo aver celebrato il suo 91° compleanno. Poco più tardi, nella chiesa scozzese a Collins Street, si radunarono oltre duecento persone in lutto, tra le quali genitori, amici, membri della RSL, rappresentanti della Elsey Station Ltd e gli editori di Angus & Robertson. Il reverendo Archibald Crichton Barr (1904-1978) ricordò ai convenuti:

Mrs. Aeneas Gunn was a modest, gentle and courageous lady. Some people will remember her for her books and other for her unremitting service to those who fought for Australia. She will be remembered by many people with gratitude and affection85.

Jeannie Gunn fu sepolta in una tomba di semplice architettura eretta a Melbourne nel General Cemetery, il 14 giugno 1961, accanto alle due sorelle con cui aveva condiviso la casa. La sua eredità, compresi i diritti dei suoi libri, fu stimata alla sua morte come superiore a 12000 sterline. Nel 2002, al 100° anniversario dall'arrivo dell'autrice alla Elsey Station, circa un centinaio di persone parteciparono ad una cerimonia commemorativa al Memorial Cemetery (Elsey Station attrae circa 130000 visitatori ogni anno).

Si deve dunque concludere che esiste una stretta relazione tra la narrativa gunniana e la sua vita nel Northern Territory, sebbene ella abbia trascorso così poco tempo in questa regione. La sua esperienza nell'outback e il contatto con gli aborigeni la colpirono così nel profondo da non poter fare a meno di rievocarli nelle opere, ambedue ambientate nella “Never-Never Land”. Prima di procedere con l'analisi dei testi, è particolarmente interessante soffermarsi sul significato dell'accezione “Never-Never Land”.

84 Elsey Station fu di proprietà della famiglia Thonemann fino al luglio del 1951, mese in cui venne venduta ad un'asta pubblica a Brisbane (città del Queensland). Verso la fine del 1961, diventò una fattoria per l'allevamento di bestiame di una compagnia di Melbourne.

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Quando parliamo di “Never-Never Land”1, il nostro primo pensiero si rivolge

all'uso che ne viene fatto oggigiorno nella lingua inglese, ovvero a quella situazione in cui una persona sta sognando irrealisticamente un futuro utopico2.

Ai fini della disamina condotta in questa tesi, sorge però spontanea una domanda: qual è il collegamento effettivo tra la “Never-Never Land” e l'Australia? In riferimento a vicende storiche come quelle australiane, è impossibile non pensare distopicamente ad un territorio nel quale si va – o, secondo alcuni, non si voleva “mai (e poi) mai” andare – e da cui è quasi impossibile tornare indietro vivi. In Australia questo luogo remoto è ovviamente identificabile con l'outback, una delle aree desertiche più inospitali della Terra e chiamata appunto nella lingua aborigena “nulla-nulla”, tradotto in inglese con “never-never”. Un “nulla” grande più di tre volte l'Europa, ma gremito di risorse minerarie, che hanno fatto la ricchezza dei migranti e futuri cittadini australiani. Come si è analizzato nel primo capitolo (in particolare nel paragrafo 1.1 relativo alla parte storica dell'isola), in seguito alla gold rush intorno al 1850 (soprattutto nelle aree più a nord degli stati del Northern Territory e del Queensland), quando gli avventurieri fecero ritorno in Europa, narrarono di una “Never-Never Land” – talvolta chiamata anche “Never(-)Never Country” – posta agli antipodi. Pertanto è possibile ipotizzare come l'accezione fosse piuttosto nota in Europa a quel tempo, data la risonanza che ebbe la corsa all'oro.

1 Cfr. Gary MARTIN, The Meaning and Origin of the Expression: Never-never Land,

http://goo.gl/wBFua [ultimo accesso 9 marzo 2016].

2 Nell'accezione entrata nell'uso comune, con “Never-Never Land” si intende “an imaginary place where everything is pleasant or perfect in a way that is impossible to achieve in real life. Ex: 'If he thinks we can get done by next week, he's living in Never-Never Land'” (Cambridge

Dictionaries Online, definizione di “Never-Never Land”, http://goo.gl/ul7z9g [ultimo accesso 9 marzo 2016]).

Gli studiosi sostengono poi come, con il passare del tempo, il termine “Never-Never Land” sia divenuto nell'uso contemporaneo un vero e proprio sinonimo dell'outback australiano. Tale regione lontana e disabitata era però concepita dagli aborigeni locali e dagli europei in modi diametralmente opposti. Mentre i primi la ritenevano una terra che non volevano “mai (e poi) mai” abbandonare, secondo i settlers essa era al contrario un territorio che per nessuna ragione al mondo avrebbero voluto sfidare. Jeannie Gunn non fu la prima scrittrice a utilizzare questo termine in letteratura, che, come si evincerà nei seguenti due paragrafi, era già conosciuto e ampiamente utilizzato prima che l'autrice nascesse.

2.1 Ricorrenze letterarie della “Never-Never Land” nell'Ottocento