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Il golpe del 1980 e la riconsiderazione del ruolo della Turchia

Capitolo 4. Il panturchismo nella Turchia repubblicana

4.5 Il golpe del 1980 e la riconsiderazione del ruolo della Turchia

Il 12 settembre del 1980 la giunta militare guidata dal capo di stato maggiore Kenan Evren annunciò che le forze armate avevano preso il potere in quanto gli organi dello Stato non erano più in grado di garantire l‟unità del Paese e la sicurezza dei cittadini116. Le cause scatenanti della decisione, nell‟aria già da alcuni mesi, erano da rintracciarsi nell‟ormai cronica violenza politica, nella crescita del separatismo curdo, nello stato disastroso dell‟economia, nell‟ascesa dei movimenti islamisti e, in generale, nell‟incapacità e immobilismo dell‟intera classe politica, che avevano portato il Paese in uno stato di semi-anarchia. Ciò che, comunque, preoccupava maggiormente i vertici delle forze armate, era l‟ascesa dei movimenti di sinistra. Da questo punto di vista il colpo di Stato, il terzo della storia repubblicana dopo quelli del 1960 e 1971, fu senza dubbio quello ideologicamente meglio preparato. Come è stato messo in rilievo117, infatti, il suo fine principale era quello di combattere il comunismo rafforzando e istituzionalizzando il ruolo dell‟Islam all‟interno dell‟apparato ideologico repubblicano, enfatizzandone il legame indissolubile con il popolo turco ma allo stesso tempo ponendo la religione sotto stretto controllo statale118. In altre parole, la cosiddetta “sintesi turco-islamica” (Türk-İslam Sentezi), concepita già nel corso degli anni Settanta come una sorta di esaltazione dell‟“affinità elettiva” tra etnia turca e religione musulmana119, mirava a una sorta di «islamizzazione dall‟alto»120 nel tentativo di

116 «Dear citizens, it is because of all these reasons […] that the Turkish armed forces were forced to take

over the state administration with the aim of safeguarding the unity of the country and the nation and the rights and freedoms of the people, ensuring the security of life and property and the happiness and prosperity of the people, ensuring the prevalance of law and order - in other words, restoring the state authority in an impartial manner», cit. in F. Ahmad, The Making of Modern Turkey…, cit., p. 181.

117 Vedi, in particolare, U. Kurt, The Doctrine of “Turkish-Islamic Synthesis” as Official Ideology of the

September 12 and the “Intellectuals Hearth – Aydınlar Ocağı” as the Ideological Apparatus of the State,

in “EJEPS - European Journal of Economic and Political Studies”, İstanbul, Fatih University, 2010, n. 2.

118 Non a caso, una delle conseguenze più rilevanti dell‟implementazione della dottrina ideologica alla

base del golpe fu la decisione di rendere l‟insegnamento religioso obbligatorio in tutte le scuole.

119 Nel decennio precedente al colpo di Stato, l‟organizzazione del “Focolare degli intellettuali” (Aydınlar

Ocağı), guidata dall‟ideologo İbrahim Kafesoğlu, aveva già posto le basi dell‟ideologia secondo cui

«l‟Islam esercitava un‟attrazione speciale nei confronti dei turchi a causa di diverse sorprendenti analogie tra la cultura preislamica e la civiltà islamica. Le due culture condividevano un profondo senso di giustizia, il monoteismo, la fede in un‟anima immortale e una particolare enfasi sui temi della famiglia e della moralità. La speciale missione dei turchi era quella di essere i “soldati dell‟Islam”. Secondo la

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“cooptare” i sempre più influenti movimenti islamici e utilizzarli contro il pericolo comunista121. Più nello specifico, la dottrina ideologica alla base del golpe ambiva a fondere i simboli religiosi dell‟Islam sunnita con quelli del nazionalismo122, allo scopo di rendere la popolazione immune sia alle ideologie di sinistra che a correnti islamiche non turche come quelle provenienti da Pakistan, Arabia Saudita e, soprattutto, Iran123. Di fatto l‟ideologia alla base del colpo di Stato, sfruttata anche dal Primo ministro Turgut Özal negli anni successivi124, era portatrice di un messaggio ambiguo: se, da un lato, la costituzione “militare” promulgata nel 1982 ribadiva il carattere secolare dello Stato125, dall‟altro il rafforzamento del ruolo della religione - seppure motivato dalla necessità di corroborare il nazionalismo turco e rinvigorire l‟unità nazionale - fornì all‟islamismo politico la possibilità di espandere il suo campo d‟azione.

Le prime elezioni dopo il golpe, nel 1983, si caratterizzarono per la totale assenza dei vecchi partiti politici, tutti sciolti dalla giunta militare. Prevalse l‟Anavatan Partisi (“Partito della Madrepatria”, ANAP) di Turgut Özal, forte del fatto di apparire come l‟unico dei tre partiti cui fu consentito di competere126

a non avere alcun legame con i vertici delle forze armate127. Fautori della liberalizzazione economica turca e in rapporti

teoria, la cultura turca era costruita su due pilastri: una componente turca vecchia di 2500 anni e una componente islamica vecchia di 1000 anni». E. J. Zürcher, Storia della Turchia…, cit., p. 349.

120

«Islamization from above». F. S. Larrabee, A. Rabasa, The Rise of Political Islam in Turkey, RAND Corporation, Santa Monica-Washington-Pittsburgh, 2008, p. 37.

121 «Since 1980, Turkey has experienced the gradual Islamization of society, the market, and the state,

coinciding with the construction of a new official Turkish-Islamic state ideology. The official policy of promoting a “Turkish-Islamic synthesis” was meant to co-opt socially powerful Islamic movements, whose emergence prior to the 1980 military take-over was evident, and to use them against what in hindsight was a much-exaggerated leftist “threat”». M. H. Yavuz, Islamic Political Identity in Turkey, New York, Oxford University Press, Inc., 2003, p. 38.

122 Il tripode su cui si basava la sintesi turco-islamica era “famiglia, moschea, caserma”. 123

F. S. Larrabee, A. Rabasa, op. cit., p. 37.

124 « […] Özal was against the Kemalist interpretation of secularism and Arab Islamism. He argued that

Turkey needed an Anglo-Saxon secularism and a Turkish version of Islam, which was much more tolerant of other religious groups and more moderate than French and Soviet secularism, or rather atheism. He searched for a middle-way between Islamism and Turkism, his aim being to formulate a religious understanding which was suitable for democracy, liberalism and capitalism. The answer was Türk-Islam Sentezi (Turkish-Islamic synthesis)». S. Laçiner, Turgut Özal Period in Turkish Foreign

Policy: Özalism, in “USAK Yearbook of International Politics and Law”, Ankara, USAK (Uluslararası

Stratejik Araştırmalar Kurumu), 2009, p. 165.

125 «The Republic of Turkey is a democratic, secular and social state governed by rule of law, within the

notions of public peace, national solidarity and justice, respecting human rights, loyal to the nationalism of Atatürk, and based on the fundamental tenets set forth in the preamble». Constitution of the Republic of

Turkey, art. 2 (global.tbmm.gov.tr/docs/constitution_en.pdf)

126 Gli altri due partiti in corsa erano il Milliyetçi Demokrasi Partisi (“Partito della Democrazia

Nazionalista”), strettamente connesso con la giunta militare, e l‟Halkçı Parti (“Partito Populista”), il più fedele ai dettami del kemalismo, e in parte sostenuto dalle forze armate.

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eccellenti con gli Stati Uniti, i governi guidati da Özal (1983-1989)128 anticiparono quel processo di riavvicinamento tra Turchia e Asia centrale turcofona che si sarebbe manifestato in tutta la sua evidenza dopo il collasso dell‟Unione Sovietica. Se da un lato, infatti, l‟accrescimento dell‟influenza politica turca nella regione centroasiatica cominciò ad essere incoraggiato da Washington in funzione anti-sovietica129, dall‟altro il modello di crescita fortemente orientata alle esportazioni130 promosso da Özal impose alla Turchia di riconsiderare in politica estera un più ampio ventaglio di opzioni. L‟affinità etnica, linguistica e religiosa con le repubbliche sovietiche turcofone dell‟Asia centrale rappresentava senz‟altro, a questo riguardo, una carta importante da giocare, tanto che il Primo ministro adottò una politica estera che, sotto certi aspetti, sembrava fare esplicitamente leva sul turchismo131. Evidentemente non si trattava né di un panturchismo irredentista - e avventuriero - à la Enver, né del turchismo isolazionista di Atatürk. Piuttosto, Özal concepiva il comune sentimento di appartenenza alla civiltà turca come una grande occasione di cooperazione, espansione economica e modernizzazione per tutti i Paesi di lingua e cultura turca, Turchia in primis. In altri termini, la soluzione concepita dalla politica estera ozalista consisteva nella creazione un macroblocco turcofono, capeggiato da Ankara, la cui ragion d‟essere stesse non nell‟espansionismo territoriale (Enver), né nella difesa contro nemici interni ed esterni (Atatürk), ma nel raggiungimento della comune prosperità132.