Capitolo 2. La genesi dell’identità turca
2.8 Ziya Gökalp, ideologo del turchismo
L‟intellettuale che ebbe la maggiore influenza nello sviluppo dei fondamenti del nazionalismo turco, sia negli ultimi anni dell‟Impero ottomano che nelle primissime fasi della repubblica, fu il sociologo, poeta e filosofo Ziya Gökalp (nato come Mehmed Ziya)121. Egli, come molti, aveva inizialmente nutrito non poche speranze nel programma panottomano, ma in seguito al fallimento della cooperazione con le minoranze dell‟Impero, palesatosi in tutta la sua evidenza nei primi anni del XX secolo,
118 S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 305. 119 N. Berkes, op. cit., p. 339.
120 S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 305. 121
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cominciò a rivedere le sue posizioni in senso sempre maggiormente nazionalista122. L‟apporto dato dal pensiero di Gökalp alla formazione della moderna identità nazionale turca risultò fondamentale anche molto tempo dopo la sua morte, avvenuta precocemente nel 1924. L‟impianto teorico da lui concepito costituì infatti un fondamento per generazioni di intellettuali turchi e la sua eredità è riscontrabile non solo nell‟ideologia ufficiale del movimento unionista, ma anche nell‟azione della leadership repubblicana nella prima fase dello Stato kemalista (1923-50)123 e nel pensiero politico delle élite militari e politiche tra il 1960 e il 1980124. Nato a Diyarbakır nel 1876 e trasferitosi negli ultimi anni del secolo a Istanbul per proseguire gli studi, Gökalp entrò in contatto con gli ambienti vicini all‟ancora clandestino Comitato Unione e Progresso. Dopo il 1909, e sino allo scioglimento dell‟organizzazione, nel 1918, avrebbe sempre ricoperto importanti posizioni all‟interno del partito, divenendone una sorta di influentissimo ideologo e ispirandone le riforme secolarizzanti attuate durante gli anni della Prima guerra mondiale.
A Gökalp, seguace di Émile Durkheim e fondatore della sociologia nazionale125, va ascritto, in particolare, il merito di aver concepito il più concreto tentativo di sintesi tra identità ottomana, islamica e turca ed istanze modernizzanti di matrice europea. Definendo come «cultura» (hars) l‟insieme di valori, abitudini e tradizioni di una comunità, e come «civiltà» (medeniyet) il sistema razionale di conoscenza, scienza e tecnologia comune a più società civili, l‟eclettico intellettuale sosteneva che una forte cultura turca, in quel momento ancora ben viva, era stata storicamente sopraffatta dall‟ormai arretrata civiltà arabo-islamico-bizantina della quale si era appropriato l‟Impero ottomano126
. Al contrario della cultura - strettamente nazionale - una civiltà, nel pensiero di Gökalp, poteva essere comune a più nazioni. Cambiare la cultura di un popolo non sarebbe stato possibile senza farlo scomparire, mentre era invece fattibile il passaggio di un popolo da una civiltà a un‟altra. Le speranze di salvezza del popolo turco risiedevano, perciò, nella sostituzione dell‟anacronistica eredità ottomana con la moderna civiltà europea, battendosi al contempo per la conservazione della cultura turca
122 S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 301.
123 Nel 1922 Gökalp avrebbe partecipato alla stesura del primo programma politico di Mustafa Kemal, nel
quale si potevano rintracciare alcuni importanti aspetti della futura ideologia kemalista.
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C. V. Findley, Turkey, Islam, Nationalism, and Modernity…, cit., pp. 236-237.
125 Dal punto di vista metodologico, l‟ideologia di Gökalp si caratterizzava per un approccio sociologico
di tipo positivista, mentre, da quello didattico, sull‟esposizione del suo pensiero in forma poetica e narrativa, allo scopo di facilitarne l‟interiorizzazione. S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 302.
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autentica127. La critica che Gökalp muoveva ai riformatori delle Tanzimat, accusati di aver trascurato la cultura del proprio popolo nel desiderio di avvicinarsi a quella europea, ricordava, in sostanza, quella già espressa da molti Giovani ottomani mezzo secolo prima128. Il suo concetto di nazionalismo si fondava infatti sulla valorizzazione delle tradizioni, dei costumi, delle arti e della lingua della popolazione turca che costituiva ormai la grande maggioranza degli abitanti dell‟Impero, e sul recupero del vincolo storico che legava questo popolo all‟Asia centrale. Proprio in relazione all‟aspetto della lingua, ad esempio, Gökalp proponeva di rimpiazzare il complesso linguaggio turco ottomano con il turco semplice parlato dalle masse anatoliche, pur accettando che gli elementi arabi e persiani ormai totalmente assorbiti nel vocabolario costituissero un complemento dell‟idioma. Altri, dopo di lui, si sarebbero spinti oltre, sostenendo la necessità di una purificazione totale della lingua da qualsiasi elemento non turco129. L‟identità turca avrebbe dovuto essere ribadita anche con riguardo alla religione: infatti, più che come fattore unificante con i musulmani del resto del mondo, questa era piuttosto da intendersi come parte integrante della cultura turca. La soluzione stava nel turchizzare l‟Islam, sostituendo le preghiere e i rituali in arabo con quelli in turco, e trascrivendovi il Corano130.
In una serie di scritti elaborati tra il 1909 e il 1918 Gökalp enunciò quali dovessero essere gli obiettivi della corrente nazionalista turca. Il primo consisteva nella turchizzazione dei settori sociali, economici e politici dello Stato131 come premessa alla
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«Gökalp maintained that nations developed through three stages. First there were tribal communities, in which language and race had precedence. Then there were the religious communities, based on religious unity. And, finally, there was the nation, in which the basic concepts of culture and civilization had to exist. Culture belongs to the nation, he argued, whereas civilization is international. A nation may change from one civilization to another, but it cannot change cultures without losing its identity». S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 302.
128 E. J. Zürcher, Storia della Turchia…, cit., p. 162. Ai riformatori delle Tanzimat Gökalp non contestava
la ricerca dell‟occidentalizzazione, ma il fatto di avere attinto indiscriminatamente al complesso dei sistemi istituzionali, giudiziari ed educativi europei trascurando la cultura nazionale turca e, di conseguenza, acuendo le divisioni all‟interno dell‟Impero: «Gökalp criticized the Tanzimat for having failed to develop the cultural base of the nation. It had borrowed automatically from Europe without attempting to distinguish what really was needed and what could be taken from the Turkish national tradition. It had imitated the external manifestations of Europe civilization without penetrating to its philosophical and scientific foundations. It had introduced secular schools and courts without eliminating or reforming the traditional institutions developed by Islam, thus leaving a dangerous dualism that undermined whatever successes it might have achieved. Instead of unifying the nation, it had widened the gap between the rulers and the common people». S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 303.
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Ibidem.
130 Ivi, p. 304.
131 I versi di Gökalp sono, a questo proposito, molto eloquenti: «Un paese dove i boşo [deputati di origine
greca] non hanno diritto di parola […] / un paese dove tutto il capitale che circola è turco / come la scienza e la tecnica che guidano le sue industrie […] / dove gli arsenali, le fabbriche, le navi e i treni
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graduale costruzione di un grande Impero turcofono, che in futuro si sarebbe esteso dall‟Anatolia, all‟Azerbaigian, all‟Asia centrale. Il secondo era la conservazione dei principi islamici, giacché, secondo Gökalp, i valori trascendenti della religione musulmana - in una forma del tutto de-istituzionalizzata e confinata all‟ambito strettamente interiore dell‟individuo - avrebbero costituito un antidoto alle contraddizioni che l‟occidentalizzazione avesse portato con sé. A tal proposito sosteneva, secondo l‟approccio generale che avrebbe in seguito caratterizzato l‟intera storia repubblicana, la necessità di una completa separazione tra religione e Stato132. Il terzo era costituito dalla stessa occidentalizzazione («contemporaneizzazione», negli scritti del filosofo)133, la quale era l‟unica via al rafforzamento economico e militare della nazione. In definitiva, le antiche tradizioni centroasiatiche e l‟eredità islamica avrebbero permesso al popolo turco di entrare a far parte a pieno titolo della civiltà occidentale: turchizzazione, islamizzazione e contemporaneizzazione non solo erano compatibili, ma contribuivano in egual misura e in modo decisivo a rafforzare sia lo Stato che la società134.
La diffusione delle idee di Gökalp favorì lo sviluppo di un movimento intellettuale che, promuovendo un processo di radicale cambiamento della mentalità popolare, rese possibile il passaggio «dall‟Impero alla nazione, dal religioso al secolare, dall‟Oriente all‟Occidente»135
. Questo vero e proprio mutamento della percezione nazionale, accelerato dalla decade di guerra che sconvolse l‟Impero ottomano dallo scoppio della Prima guerra balcanica alla fine della Guerra d‟indipendenza, portò gran parte della popolazione anatolica a considerare le riforme del periodo 1913-18, e quelle ancor più radicali attuate nei primi anni della repubblica, non più come degli spiacevoli adattamenti necessari alla sopravvivenza dello Stato, ma come modificazioni la cui
appartengono ai turchi / Ecco, giovane turco […] questo è il tuo paese», cit. in H. Bozarslan, op. cit., p. 23.
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«Gökalp's approach to the religion of Islam was an attempt to keep what was essential and discard those elements that prevented the progress of Turkish society. In developing a rational approach to religion, he thus started a movement that, although modified by the much more secularist approach of the Republic, has gradually reimposed itself on Turkish life in the modern world. To him, Islam was most important as a source of ethics and it was fully capable of being modified to meet the needs of the time. To rescue religion as well as the nation they had to be separated, making possible the retention of Islam's fundamental values and principles side by side with a modern and Turkish national culture. Legislation had to be rescued from the limitations of the religious law, and religion left to the ulema. The şeyhulislam himself had to be as independent from the control of the state as the legislature would be from him». S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 303.
133 H. Bozarslan, op. cit., p. 23.
134 S. J. Shaw, E. K. Shaw, op. cit., p. 302. 135
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realizzazione era intrinsecamente desiderabile per garantire la salvezza al popolo turco136.
Gökalp fu, in ultima analisi, il primo e autentico plasmatore della consapevolezza nazionale turca. In un periodo in cui, per la prima volta, iniziava ad apparire in tutta la sua drammaticità l‟impossibilità di preservare l‟Impero ottomano, egli fornì l‟armamentario ideologico indispensabile per costruire, sulle sue macerie, una nuova nazione che avesse solide basi nel passato ed altrettanta fiducia nel futuro.
136 Del resto, la concezione marcatamente statocentrica che trasudava dalle idee di Gökalp, e che
caratterizzò sia l‟azione del Comitato Unione e Progresso che quella di Mustafa Kemal, non lasciava alcuno spazio a velleità individualistiche che potessero mettere in dubbio la totale supremazia dello Stato, al quale doveva essere consacrato ogni sforzo: «Non dire mai: ho diritto / Il diritto non esiste; c‟è solo il dovere / Non vi è né diritto, né interesse né voglia / Ho il mio dovere, nessun bisogno di altre cose / Il mio animo, il mio cuore non pensano, sentono / Seguono la voce che viene dalla nazione / Chiudo gli occhi, compio il mio dovere», cit. in H. Bozarslan, op. cit., p. 23.
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