Capitolo 3. Le origini del panturchismo
3.3 Il panturchismo in era sovietica
La rivoluzione di febbraio del 1917 e la fine dell‟era degli Zar ebbero naturalmente delle conseguenze sul movimento panturchista. Questo sempre tenendo conto del fatto che all‟epoca, nella vasta gamma di soluzioni contemplata dai sostenitori dell‟ideale nazionalista, il panturchismo era solo una delle possibilità prese in esame, tra ipotesi che
28 L‟appoggio, talvolta vero e altre volte presunto, che le autorità ottomane accordavano ai movimenti
islamici in Russia, era visto da molti russi come la prova di un complotto islamico, guidato da Istanbul, ai danni dell‟Impero: «This political activity raised the hackles of many Russians, both inside and outside officialdom, who tended to gloss it as „pan Islamism‟, and to see in it a recrudescence of the „fanaticism‟ deemed to inhere in Islam itself, but now combined with Ottoman machinations against the Russian state». In realtà, gli obiettivi che la maggior parte degli intellettuali musulmani dell‟Impero russo perseguivano non avevano relazione con quelli dell‟islamismo reazionario, ma, piuttosto, con quelli del liberalismo e del riformismo islamico: «Such a characterisation of „pan Islamism‟ has all too often been repeated by historians since then. In fact, the all Russian Muslim movement was headed by modernists convinced of the necessity of achieving progress and civilisation, who sought to reform Islam itself along those lines. Their agenda called for autonomy for Muslim institutions (most notably, the Orenburg Spiritual Assembly), but also for their reform. The politics pursued by the Ittifaq was part of the Russian liberal movement committed to the expansion of local self government and to gradual reforms leading to the establishment of a constitutional monarchy». A. Khalid, op. cit., p. 199.
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A. H. Shissler, Between Two Empires: Ahmet Ağaoğlu and the New Turkey, London, I.B. Tauris & Co Ltd, 2003, p. 162.
30 Abdürreşid İbrahim era l‟ulema del quale abbiamo già parlato in relazione al poema di Mehmet Âkif,
Süleymaniye Kürsüsünde.
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spaziavano dalla completa indipendenza di ogni gruppo etnico, a una sorta di “autonomia culturale” in uno Stato di tipo federale, a una autonomia territoriale nell‟ambito di uno Stato centralizzato32
. Nel marzo 1917 i delegati musulmani della Duma - sia turchi che di altri gruppi etnici - istituirono a San Pietroburgo un ente centrale provvisorio dei musulmani russi. Pochi mesi dopo, il Congresso dei Musulmani Russi, convocato a Mosca e largamente partecipato, mostrò chiaramente la predominanza dei gruppi turchi, ma si risolse in un fallimento quasi totale. L‟emergere di patriottismi locali - a guida tatara, azera, kirghisa, baschira, ecc. - impedì infatti la formulazione di un comune piano d‟azione. Si stavano manifestando, inoltre, delle divergenze sia tra le proposte di stampo laico e quelle più conservatrici, sia tra l‟elemento borghese e altre classi sociali.
Nonostante la caduta dell‟autocrazia zarista fosse stata accolta con gioia e rinnovata speranza da parte di molti leader del movimento panturco, era evidente che il nuovo regime non avrebbe mai potuto tollerare l‟esistenza di un‟ideologia che ignorava l‟internazionalismo proletario per perseguirne uno di tipo etno-linguistico, mantenendo inoltre un carattere separatista. Nella seconda metà del 1917, sfruttando la situazione politica ancora incerta, molti gruppi etnici di ceppo turcico, sia nel Caucaso che in Asia centrale, organizzarono rivolte locali che quasi mai, tuttavia, ebbero alla base rivendicazioni ideologiche di tipo autenticamente panturchista, né una direzione condivisa33. Ancora una volta la mancanza di una vera ed efficiente struttura politica rappresentò - assieme alla chiara inferiorità militare nei confronti dell‟Armata Rossa - una debolezza fatale. I quadri politici sovietici, ben più preparati e organizzati, reagirono creando distretti formalmente autonomi e lavorando per ampliare le divisioni già esistenti tra le varie etnie34. Le autorità sovietiche vedevano come pericoli esiziali sia il panturchismo che il panislamismo35, i quali, come abbiamo visto, avevano spesso
32 J. M. Landau, Pan-Turkism: From Irredentism to Cooperation…, cit., p. 15.
33 In molti di questi casi, è stato provato il coinvolgimento ufficiale ottomano, prima in funzione anti-
russa e poi anti-sovietica.
34 P. M. Carley, op. cit., p. 185.
35 «The Soviets, as their imperial predecessors had been, where continually concerned that Muslim clergy
would use the administrations as a base for Pan-Islamic agitation. The idea that all Muslims or all Turks would unite against Russian domination had been a fear of Russians and a hope of Turkic intellectuals since the late nineteenth century, in spite of abundant evidence that divisions were stronger than common ties. Periodically, the Soviet press ran dire warnings about the danger of Pan-Turkism, but these functioned more as useful formulas, providing a pretext for purges and arrests, than as responses to a credible threat». S. Keller, To Moscow, not Mecca: the Soviet campaign against Islam in Central Asia,
68 costituito un tutt‟uno36
. Infatti, tra le espressioni dell‟irredentismo panturchista- panislamico del primo periodo post-zarista si possono annoverare diversi fenomeni. Innanzitutto la rivolta dei basmachi, cominciata già nel 1916 e completamente domata soltanto nel 1931. In secondo luogo, la nascita del “sultangalievismo”, movimento diretto dal comunista tataro Sultan Galiev che perseguiva l‟unione dei popoli turchi dell‟Unione Sovietica in una sintesi di islamismo, nazionalismo e marxismo37
. Terzo, l‟azione di Turar Ryskulov, già presidente del Comitato elettorale centrale della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Turkestan, il quale si batteva per una sorta di unico stato turcico, indipendente e comunista. Quarto, il Congresso delle organizzazioni musulmane anti-bolsceviche, tenutosi nell‟aprile del 1922. Infine, la forte resistenza, riscontratasi specialmente in Kazakhstan, alle modifiche imposte ai vari alfabeti turchi, percepite come dirette ad acuire le differenze tra i vari idiomi e ad ostacolare lo sviluppo del panturchismo38.
Per questi motivi, nel corso degli anni Venti, la propaganda sovietica continuò sia verso il panturchismo che il panislamismo, i quali, già nel 1921, furono condannati nell‟ambito del X Congresso del Partito Comunista dell‟Unione Sovietica come deviazioni tendenti al nazionalismo democratico borghese39. Sul piano culturale il panturchismo venne combattuto attraverso la diffusione di libri a carattere erudito che sottolineavano quanto la minaccia panturca nel cuore della Russia fosse viva e significativa. Esemplare, in tal senso, possiamo considerare United and Independent Turania: Aims and Designs of the Turks40 (nella sua traduzione inglese del 1971), pubblicato originariamente in armeno, nel 1926, dai coniugi Zaven e Vartouhie Nalbandian; il libro, tradotto in russo nel 1930, ebbe un certo successo negli ambienti russofili41. La stessa Grande Enciclopedia Sovietica, nella sua seconda edizione,
36 In realtà, nei primissimi anni dopo la rivoluzione, i bolscevichi diressero i loro attacchi di stampo
ateista più che altro contro la Chiesa ortodossa, perseguendo invece un certo liberalismo nei confronti dell‟Islam. Per questo molti esponenti dello jadidismo furono cooptati all‟interno dei quadri bolscevichi, alcuni di essi propugnando l‟idea che non solo Islam e bolscevismo fossero compatibili, ma che l‟Islam avesse un‟essenza intrinsecamente comunista. G. Yemelianova, Islamic radicalisation: a post-Soviet, or a
global phenomenon?, in G. Yemelianova (ed.), Radical Islam in the Former Soviet Union, Abingdon-
New York, Routledge, 2010, p. 21.
37 A. A. Bennigsen, S. E. Wimbush, Muslim National Communism in the Soviet Union: A Revolutionary
Strategy for the Colonial World, Chicago, The University of Chicago Press, 1979, p. 111.
38 J. M. Landau, Pan-Turkism: From Irredentism to Cooperation…, cit., p. 18. 39 Ibidem.
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Zarevand (pseudonimo di Zaven Nalbandian e Vartouhie Nalbandian), United and Independent
Turania: Aims and Designs of the Turks, Leiden, E. J. Brill, 1971 (Miatzyal yev angach Turania gam intch gu dzrarken Turkeru, Boston, 1926).
41 Il timore turcofobo di un‟imminente invasione barbarica traspariva chiaramente dai toni apocalittici
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definiva il panturchismo come «la dottrina sciovinistica dei circoli reazionari borghesi turchi, il cui fine è estendere il dominio della Turchia sino ad includere tutti i popoli di lingua turca»42. In tempi successivi, si può ricordare Turkizmi da osmaletis sagares politika43 (“Il panturchismo e la politica estera dell‟Impero ottomano”), pubblicato nel 1963 dal georgiano Otar Gigineishvili, il quale metteva in guardia i popoli russofoni dalle ambizioni del movimento panturco, sempre soggetto ad essere sfruttato in funzione anti-russa da parte delle potenze capitaliste. Nei confronti delle popolazioni turco-musulmane, l‟Unione Sovietica perseguì le stesse politiche di russificazione già adottate dagli Zar. L‟introduzione del russo nei programmi educativi delle scuole centroasiatiche, il massiccio afflusso di russi in territori ad ampia maggioranza turca e la nomina di russi nelle posizioni politiche di maggior rilievo erano tutte misure atte ad indebolire il sentimento panturco e a frustrare le possibilità del movimento44. Durante gli anni Trenta l‟intellighenzia musulmana russa, a seguito di un decennio di progressivo inasprimento delle politiche adottate da Mosca, fu quasi del tutto liquidata sotto il sospetto di aver mantenuto una lealtà panislamica o panturca. La resistenza verso l‟assimilazione però restò sempre molto decisa, in particolar modo tra gli uzbeki, gli azeri e i tatari45. Proprio i tatari di Crimea, nel 1944, sarebbero stati oggetto di una drammatica deportazione verso l‟Asia centrale, accusati di connivenza con il nemico tedesco.
Nonostante i tentativi di russificazione, comunque, la popolazione di etnia turca all‟interno dei confini sovietici avrebbe sempre mantenuto le proprie peculiarità, incrementando per giunta il proprio numero. Secondo il censimento sovietico del 1979, infatti, in Russia vivevano più di 37 milioni di abitanti di ceppo turcico46. Tra questi, i gruppi più numerosi erano gli uzbeki, i kazaki, i tatari, gli azeri, i turkmeni, i kirghisi e i baschiri.
subsoil with a more or less thick Slavic topsoil, and had temporarily stopped its eruptions. But now that the concussions of the First and Second Russian revolutions have opened wide cracks in the Slavic superstructure , the thunder and the rumblings of the Turanian volcano are getting louder and more ominous. The smoke and the flames issuing from it have become more voluminous and threatening». Ivi, p. 3.
42 «the chauvinistic doctrine of the Turkish reactionary bourgeois circles, whose aim is to extend the rule
of Turkey to encompass all people speaking Turkic languages», cit. in J. M. Landau, Pan-Turkism: From
Irredentism to Cooperation…, cit., p. 18.
43 O. Gigineishvili, Turkizmi da osmaletis sagares politika, Tbilisi, s.e., 1963. 44
J. M. Landau, Pan-Turkism: From Irredentism to Cooperation…, cit., p. 19.
45 Espressioni di un sentimento marcatamente panturco si potevano riscontrare, ad esempio, negli scritti di
diversi autori uzbeki e tatari, che enfatizzavano il passato storico e culturale delle etnie turche. Queste avrebbero avuto una forte influenza sia sulla civiltà russa che su quella iranica.
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