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Il gruppo di lavoro della Regione Toscana sugli Enti Dipendenti

1. La Regione Toscana ed i suoi Enti Strumentali: stato dell’arte e prospettive future

1.6 Il gruppo di lavoro della Regione Toscana sugli Enti Dipendenti

Nel quadro di una riflessione che si è protratta per l’intero secondo mandato del governo Martini, il Comitato Tecnico di Direzione (CTD), composto dai Direttori Generali di ciascuna Direzione della Regione Toscana, ha istituito in data 24 settembre 2009 il gruppo di lavoro “Enti Dipendenti” con lo scopo di formulare linee di indirizzo comuni in ordine all’eventuale avanzo di amministrazione/utile conseguito nell’esercizio da parte di questi soggetti e, in generale, per il miglioramento della governance regionale.

Inizialmente previsto per la ridefinizione del patto di stabilità 2007-2009, tale organismo, coordinato dai dirigenti della Direzione Generale Bilancio e Finanze, ha esteso le sue analisi alla definizione di proposte sostanziali con riguardo al controllo strategico di questi soggetti, in particolare per quanto riguarda le operazioni di indebitamento, finanza di progetto e l’assunzione di partecipazioni societarie.

5. Si verificano le necessarie economie di scala sulle risorse e competenze necessarie?

SI NO

Il ricorso a consulenze esterne appare eccessivo

Fonte: Elaborazioni dell’autore

Legenda:

= Si

= Incertezza

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Dalla figura sottostante è possibile osservare le risultanze del gruppo di lavoro:

Giunta Regionale - GdL "Enti dipendenti" - Conclusioni presentate al CTD del 23/12/09 1

NUOVE REGOLE PATTO DI STABILITA’

2010-2012

a. contenimento dei costi di funzionamento della struttura (secondo le direttive impartite dalla Giunta regionale);

b. raggiungimento del pareggio di bilancio (enti che adottano la contabilità economica);

c. raggiungimento del pareggio nella gestione di competenza(enti che adottano la contabilità finanziaria)

Concorso degli enti al conseguimento di obiettivi di finanza pubblica

Giunta Regionale - GdL "Enti dipendenti" - Conclusioni presentate al CTD del 23/12/09 14

ESERCIZIO DELLA GOVERNACE

REGIONALE: NOVITA’

(a partire dall’approvazione della legge regionale)

preventiva AUTORIZZAZIONE della Giunta regionale per:

• Operazioni di indebitamento • Operazioni di finanza di progetto • Assunzioni di partecipazioni societarie

DIVIETO per:

• Operazioni in derivati finanziari

Il Patto di Stabilità Interno è un accordo tra Stato ed Enti Locali (Comuni, Province e Regioni) che impegna questi ultimi a rispettare i vincoli di bilancio posti dall’Unione Europea. Tale strumento, che può essere a tutti gli effetti considerato un meccanismo di governance, nasce dall'esigenza di convergenza delle economie degli Stati membri dell’ Unione europea verso specifici e condivisi parametri. Nel corso degli anni, ciascuno dei Paesi membri ha implementato il Patto seguendo criteri e regole proprie, in accordo con la normativa interna inerente la gestione delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. L’art. 1 comma 663 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 ha dato la possibilità agli enti locali di estendere le regole del patto nei confronti dei propri organismi strumentali. La Regione Toscana con la Legge Regionale n. 24 del 2007 si è avvalsa di tale facoltà andando a definire regole di governance concernenti in particolare obiettivi economico- finanziari.

La proposta di legge elaborata per il nuovo patto 2010-2012 è stata realizzata partendo dal presupposto che un organismo, avente come soggetto di riferimento un ente locale, quale la Regione, non possa avere, indipendentemente dalla propria natura giuridica, sia essa società per azioni o agenzia, come obiettivo quello del raggiungimento dell’utile di bilancio. Questo coerentemente sia con le finalità di realtà pubblicistica, sia in linea con la prevalente giurisprudenza in materia sia con il senso civico comune.

IL PATTO DI STABILITA’

Figura 7: Sintesi finale dello studio realizzato dal gruppo di lavoro sugli Enti Dipendenti

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Nell’ambito delle varie riunioni plenarie alle quali hanno partecipato anche i rappresentati degli enti oggetto di riforma, sono state fatte ulteriori riflessioni che hanno messo in discussione la struttura e i contenuti dei principali documenti di programmazione tra la Regione e tali soggetti.

Come detto, il prospetto di riferimento per la programmazione annuale, non prendendo in considerazione quella pluriennale, essendo la stessa presente in poche realtà, è il Piano di attività, previsto nella stragrande maggioranza degli Enti Dipendenti. Il piano redatto dagli organi regionali, in stretta collaborazione con gli enti stessi, rappresenta la necessaria premessa al Bilancio preventivo annuale. Tale piano manca di regole chiare sia dal punto di vista dei contenuti minimi sia per quanto riguarda gli aggiornamenti periodici infraannuali.

Per poter essere un documento importante e non meramente autorizzativo come invece risulta ancora oggi essere, nonostante il passaggio negli Enti Strumentali da sistemi di contabilità finanziaria a sistemi di contabilità economica, deve prevedere regole chiare per le integrazioni che nel corso dell’anno, le varie direzioni generali, possono richiedere nell’espletamento delle proprie funzioni operative delegate. Il rischio è infatti quello di trovare documenti preventivi talmente stravolti da non poter rappresentare un termine di paragone per il Bilancio consuntivo.

Per evitare tutto questo è fondamentale uno stretto rapporto collaborativo tra le direzioni generali e gli organismi dipendenti per far si che il piano di attività redatto nei mesi precedenti all’esercizio cui si riferisce rappresenti un effettivo punto di riferimento per la programmazione ed il controllo.

Compatibilmente con i tempi che il cambio di legislatura regionale richiede, il completamento degli interventi previsti dal gruppo di lavoro, si concretizzerà nell’approvazione di una nuova legge regionale, con conseguenti indirizzi attuativi della stessa da parte della nuova Giunta. Le Agenzie da parte loro hanno già iniziato a porre in essere interventi in linea con le nuove previsioni del patto di stabilità, al fine di non farsi trovare impreparate, soprattutto per quanto riguarda la contabilità analitica.

E’ importante sottolineare che, coerentemente con lo studio qui presentato, il lavoro del gruppo, muove dall’esigenza di un confronto sempre più costante fra le strutture centrali regionali e gli organismi dipendenti ed ha messo in evidenza che, per realizzare gli interventi previsti, oltre ai previsti passaggi di natura amministrativa, quali la legge regionale e la relativa delibera di giunta, sono di fondamentale importanza le innovazioni in termini di governance che dovranno essere

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introdotte per definire un sistema di programmazione e controllo tale da garantire agli Enti Dipendenti sia un quadro strategico all’interno del quale organizzare la propria attività sia una costante verifica del raggiungimento o meno degli obiettivi previsti.

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2. I sistemi di programmazione e controllo comunemente adottati