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1. INTRODUZIONE

1.7. Macro e micro nutrienti

1.8.6. Gruppo delle terre rare (REEs)

Tra gli altri elementi in traccia meno noti quelli appartenenti al gruppo delle terre rare stanno acquistando via via un maggiore interesse sia in campo agronomico-ambientale che per studi di tracciabilità. Questi elementi sono rilasciati nell’ambiente in seguito al loro utilizzo nell’industria elettronica (per la preparazione di fosfori rossi per TV-color, laser a infrarossi, vetri ottici, lampadine ad arco voltaico, produzione di particolari leghe, produzione di leghe piroforiche degli accendini…; Emsley, 2001) e, in particolari zone, come fertilizzanti ma, nonostante siano stati svolti vari studi, non è ancora ben noto il loro comportamento geochimico e biologico nel sistema suolo-pianta. La particolare similarità chimica tra gli elementi appartenenti al gruppo delle terre rare e la caratteristica composizione dei diversi tipi di terreno, riflesso della loro origine geologica, li rende potenzialmente ideali “marcatori di filiera” (Oddone et al., 2006): vari studi sembrano indicare infatti che il loro profilo distributivo si riscontra con poche modificazioni nella crosta terrestre, nel suolo e nei vegetali su di esso cresciuti (Ichihashi et al., 1992; Wang et al., 1997; Liang et al., 2005; Oddone et al., 2006; Fang et al., 2007b) anche se altri autori non hanno osservato l’esistenza di una relazione tra i contenuti nella pianta e nel rispettivo suolo o comunque hanno rilevato l’esistenza di un frazionamento dei vari elementi del gruppo durante l’assorbimento (Wyttenbach et al., 1998; Rossi et al., 2005).

Definizione e chimica del gruppo

Per lantanidi o più correttamente lantanoidi si intendono i 14 elementi che seguono il lantanio (La) nella tavola periodica e che derivano dall’aggiunta progressiva degli elettroni 4f alla configurazione del La ([Xe]5d6s2). In genere si include in questo gruppo anche il lantanio stesso, considerato come il “prototipo” o capostipite della serie (Cotton e Wilkinson, 1984). Secondo la definizione della International Union of Pure and Applied Chemistry (IUPAC), i lantanidi, insieme a ittrio (Y) e scandio (Sc), costituiscono il gruppo delle terre rare, anche se spesso tutti questi termini sono usati come sinonimi. La lista degli elementi del gruppo delle terre rare insieme al loro numero atomico, peso atomico e raggio ionico vengono riportati in Tab. 1.8-1)

Tab. 1.8-1 Principali caratteristiche chimico-fisiche delle terre rare (REEs), concentrazione media nella crosta terrestre (a: Lide, 1996) e range di concentrazione riscontrate in suoli e piante di diverso tipo e provenienza (b: Tyler e Olsson 2002; c: Kabata-Pendias 2001).

elemento sigla atomiconumero atomicopeso

raggio ione M+3 (Ǻ) abbondanza nella crosta terrestre (mg/kg)a

range nelle piante superiori terrestri (µg/kg p.s.) c scandio Sc 21 45 0.745 22 --- 0.5-46.4 2-630 ittrio Y 39 89 0.920 33 4.9-17.6 <10-150 10-3500 lantanio La 57 139 1.061 39 5.5-33.2 <2-120 0.4-15000 cerio Ce 58 140 1.034 66.5 11-68 <5-225 2-16000 praseodimio Pr 59 141 1.013 9.2 1.3-7.5 1.4-15.0 1-300 neodimio Nd 60 144 0.995 41.5 9.3-53 <4-120 10-300 promezio Pm 61 145 0.979 --- --- --- --- samario Sm 62 150 0.964 7.05 0.9-4.6 1.89-22.6 0.2-800 europio Eu 63 152 0.950 2 0.22-1 0.37-7.66 0.04-130 gadolinio Gd 64 157 0.938 6.2 1.0-4.8 0.7-15.0 <2-500 terbio Tb 65 159 0.923 1.2 0.15-0.65 0.49-1.66 0.1-120 disprosio Dy 66 163 0.908 5.2 0.9-3.7 0.8-12 8.6-600 olmio Ho 67 165 0.894 1.3 0.20-0.74 0.19-2.0 0.06-110 erbio Er 68 167 0.881 3.5 0.63-2.2 0.26-4.8 0.5-380 tulio Tm 69 169 0.869 0.52 0.09-0.33 0.39-0.80 0.2-70 itterbio Yb 70 173 0.858 3.2 0.6-2.3 0.81-6 0.08-600 lutezio Lu 71 175 0.848 0.8 0.09-0.34 0.10-0.72 0.01-60 range nei suoli (mg/kg)

b c

Tutti questi elementi formano un gruppo molto omogeneo, più di altri gruppi come quello dei metalli alcalini o alcalino terrosi, con proprietà in genere molto simili: per questo sono utilizzati in studi geochimici come traccianti. Lo Sc, in realtà, ha un raggio ionico decisamente minore e un comportamento chimico intermedio tra quello tipico dei lantanidi e quello dell’alluminio. L’affinità delle proprietà chimiche di tali elementi risulta dall’uguaglianza della loro configurazione elettronica esterna, infatti gli elettroni dell’orbitale f sono più vicini al nucleo di quanto non lo siano quelli degli orbitali d e s. Le REEs sono fortemente elettropositive e formano soprattutto ioni M+3 anche se sono noti altri stati di ossidazione in genere però meno stabili. In particolare solo il Ce è stabile nello stato di ossidazione (IV) e solo Eu è stabile in soluzioni acquose allo stato di ossidazione (II) presentando caratteristiche simili agli ioni alcalino-terrosi e specialmente al Ba+2 (Cotton e Wilkinson, 1984).

La serie è caratterizzata dalla cosiddetta “contrazione lantanoidica” cioè da una continua diminuzione delle dimensioni degli atomi e ioni all’aumentare del numero atomico (Tab. 1.8-1) a causa di una non perfetta schermatura tra gli elettroni dello strato f (Cotton e Wilkinson, 1984). I lantanidi in genere vengono distinti in 2 o 3 gruppi: le terre rare “leggere” (LREEs) date dagli elementi con peso atomico minore (Sc, La, Ce, Pr, Nd, Pm, Sm, Eu) più basiche e solubili e le terre rare “pesanti” (HREEs) date da Gd, Tb, Dy, Ho, Er, Tm, Yb, Lu e Y. L’Y, pur avendo un numero atomico pari a 89, ha un raggio ionico intermedio tra quelli del Tb e Dy e quindi caratteristiche più

simili alle HREEs. Talvolta viene distinto pure un terzo gruppo: quello delle terre rare “medie” (MREEs) comprendente Sm, Eu, Gd, Tb e Dy (Tyler, 2004a).

I lantanidi, in genere presenti nello stato +3 formano ossidi (M2O3), simili agli ossidi di Ca, Sr e Ba, e possono formare carbonati, idrossidi, ossalati e fosfati insolubili. Possono dare complessi solubili in acqua con ligandi chelanti quali acido citrico, tartarico e vari amminoacidi.

Distribuzione geologica e nel suolo

Si chiamano terre rare in quanto si trovano in natura sottoforma di miscele di ossidi (anticamente chiamati “terre”) e in bassa concentrazione. In realtà non sono elementi particolarmente rari in natura, in varie regioni (es. Cina, Canada, Scandinavia, India, USA, Russia) si trovano infatti giacimenti dati da diversi minerali e soprattutto dalla monazite, un ortofosfato di lantanidi (Hu et

al., 2004). Sono presenti anche dispersi in più di 250 minerali accessori in tutti i tipi di rocce e

soprattutto in graniti, pegmatiti, gneiss e altre rocce ignee e metamorfiche e nei sedimenti argillosi mentre concentrazioni minori sono riportate per le rocce ultramafiche e calcaree (Kabata-Pendias, 2001). Nella litosfera sono piuttosto abbondanti (con un contenuto medio pari allo 0.015%) più di altri elementi non considerati come rari e comunque più noti e studiati quali Sn, Co, Ag, As, Cd, Hg, Se e pari a Cu, Zn, Pb e Mo (Cotton e Wilkinson, 1984; Tyler, 2004a). La loro abbondanza media nella crosta terrestre evidenzia una caratteristica generale: il loro contenuto cala all’aumentare del peso atomico e, in accordo con la regola di Oddo-Harkins, gli elementi con numero atomico pari sono più frequenti del successivo elemento con numero atomico dispari (Oddo, 1914; Harkins 1917; Tab. 1.8-1). In genere, nei minerali, La, Ce, Pr e Nd costituiscono circa il 90% dei lantanidi totali. L’Eu, data la sua presenza come Eu+2, è spesso abbondante nei minerali del gruppo del Ca. Il Pm non esiste in natura se non in ultratracce nei minerali di U come prodotto della fissione spontanea di 238U (Cotton e Wilinson, 1984).

In Tab.1.8-1 sono riportati i range di concentrazioni riscontrati in suoli di diverso tipo e provenienza, riportati da vari autori. La concentrazione e mobilità delle REEs nei suoli varia in base al materiale geologico parentale, ai processi pedologici, al contenuto in sostanza organica e argille, pH, Eh, presenza di acqua e al loro raggio ionico (Price et al., 1991; Tyler 2004a).

In seguito ad una estrazione sequenziale di varie tipologie di suolo, Rossi et al. (2005) hanno quantificato il contenuto di REEs nelle diverse frazioni del suolo: la frazione solubile in acqua rappresenta meno dello 0.1% del contenuto totale. Seguono la frazione estraibile (<2.5%), quella legata alla sostanza organica (2-19%) e agli ossidi di Fe e Mn (con percentuali variabili tra il 5 e il 42%). Infine, la frazione residuale, ottenuta in seguito a digestione con HCl, HNO e HF, contiene

la maggior parte delle REEs: dal 51 al 92% del totale a seconda del tipo di suolo e dell’elemento considerato. Questi risultati sono in linea con quanto riportato anche da Cao et al. (2000) e Aubert

et al. (2004).

Per stabilire i contenuti di REEs biodisponibili del suolo, vari autori hanno utilizzato e confrontato diversi estraenti normalmente impiegati anche per lo studio di altri microelementi. Tra questi si possono ricordare CaCl2, DTPA, EDTA, acido acetico, miscele di acidi inorganici concentrati e recentemente miscele di acidi organici (Shan et al., 2003; Feng et al., 2005a e b; Fang et al., 2007a e b; Rao et al., 2008).

Concentrazione e distribuzione nelle piante

Fino a poco tempo fa le REEs non essendo classificate nè come elementi essenziali alla vita, nè come elementi tossici, non avevano ricevuto grande attenzione. Recentemente, la diffusione di tecniche analitiche adeguate ha facilitato sia l’indagine dei loro livelli di concentrazione nei suoli e nelle piante sia lo studio delle loro funzioni fisiologiche (Kabata-Pendias, 2001; Tyler, 2004a; Hu, 2004).

Le caratteristiche pedologiche e la presenza di agenti chelanti, influenzando il desorbimento delle REEs dal suolo, possono modificare l’assorbimento radicale (Yang et al., 1999). Il tasso di assorbimento dal suolo risulta in genere maggiore del tasso di traslocazione verso gli apici (Hu et

al., 2002): nella pianta infatti si osservano quantità maggiori di REEs a livello delle radici e poi via

via quantità minori nelle foglie, nei fusti, nei fiori e infine nei frutti (Li et al., 1998; Cao et al., 2000; Hu et al., 2004). Nel grano sono riportati livelli maggiori nelle glume e nella pula rispetto al seme (Sun et al., 1994). La traslocazione di questi cationi ad elevata carica sembra limitata, soprattutto a livello del floema (Ding et al., 2006).

Nel caso di trattamenti fogliari con REEs, l’assunzione attraverso i tessuti delle foglie può risultare importante e anche maggiore e più veloce rispetto all’assorbimento dal suolo. In questo caso, la maggior quantità di lantanidi può essere concentrate a livello delle foglie (Wei, 2001).

I contenuti di REEs variano considerevolmente, anche di alcuni ordini di grandezza (da <1 a 15000

µg/kg p.s., Kabata-Pendias, 2001) nelle diverse specie e i livelli maggiori sono riportati per briofite e licheni ma soprattutto per le felci e le specie del genere Carya (Juglandacee) indicate come piante accumulatrici (Robinson et al., 1958). In genere comunque, la maggior parte delle piante legnose, le specie erbacee e gli ortaggi di interesse commerciale, soprattutto a livello delle porzioni epigee, presentano livelli piuttosto bassi (Tab. 1.8-1).

Wyttenbach et al. (1994) hanno osservato che il contenuto di REEs negli aghi dell’abete rosso aumenta all’aumentare dell’età fogliare, come spesso succede per gli elementi non essenziali.

Nella pianta le REEs possono formare dei chelati con vari composti metabolici come proteine, acidi nucleici, amminoacidi, pigmenti e cellulosa (Hu et al., 2004). La citolocalizzazione risulta importante in quanto legata alla funzione stessa delle REEs. Osservazioni al microscopio elettronico a trasmissione indicano come La e Nd non possano penetrare attraverso la membrana cellulare ma si aggreghino sulla superficie esterna (Wei, 2001; Hu et al., 2004). Al contrario, nel salice è stato evidenziato che il Ce può entrare nel citoplasma e risulta concentrato soprattutto a livello del nucleo (Hu et al., 2004) mentre in mais il Gd è stato riscontrato, oltre che nello spazio extracellulare, anche nel citoplasma e nel vacuolo (Quiquampoix et al., 1990).

Aspetti fisiologici nelle piante ed importanza delle REEs in agricoltura

Nonostante siano note interazioni tra le REEs e i sistemi biologici ci sono evidenze e studi contrastanti sull’importanza, meccanismi di azione eco-fisiologici, ruolo ed effetti biologici delle REEs negli organismi viventi (Tyler, 2004a). Molti studi sono stati effettuati in Cina dove, a causa della presenza di depositi e dell’intensa estrazione mineraria, è sorta la necessità di verificare l’esistenza di effetti ambientali e tossicologici di questi elementi. Questi lavori sono però spesso disponibili solo in lingua originale (cinese) e riportati in alcune reviews (Brown et al., 1990a; Hu et

al., 2004; Tyler et al., 2004a). Alcuni studi sembrano indicare che basse concentrazioni di REEs

possono promuovere la crescita e la produzione di varie colture (Hu et al., 2004).

Questi risultati hanno portato, in particolare nell’agricoltura cinese, ad un ampio utilizzo di fertilizzanti contenenti anche REEs a partire dagli anni ’70 e, sempre in Cina, negli anni ’80 è stato prodotto il primo fertilizzante commerciale a base di nitrati di La, Ce, Pr e Nd dal nome CHANGLE-REEs. Nel tempo la superficie, il numero di colture trattate e di prodotti utilizzati sono aumentati significativamente e questa pratica si è diffusa in parte anche in USA e nel Regno Unito (Hu et al., 2004).

Molte altre ricerche non hanno evidenziato nessun particolare effetto sulla produzione dovuto alla presenza di REEs che, d’altra parte, come molti altri elementi pesanti, in alte concentrazioni possono risultare addirittura tossici per il metabolismo cellulare inibendo germinazione e crescita (Zhu, 1999; Tyler et al., 2004a).

Il fatto che i diversi ricercatori abbiano ottenuto risultati anche contradditori può essere dovuto all’utilizzo di fertilizzanti di vario tipo anche contenenti fonti azotate oltre alle REEs, allo studio di specie e ambienti diversi, all’utilizzo di metodi differenti (Tyler, 2004a): queste ricerche non

sembrano inoltre sempre verificabili e attendibili (White R, 2008, comunicazione personale, Convegno Terroir 2008, Nyon).

Vengono di seguito indicati più in dettaglio i principali ruoli ed effetti fisiologici delle REEs che sono stati riportati in letteratura:

- effetti sulla funzione del Ca. Le terre rare sembrano avere caratteristiche ed effetti simili a quelle del Ca: hanno raggi ionici paragonabili e sono localizzate negli stessi siti a livello della cellula (Hu

et al., 2004). Il La+3 può competere con i canali accettori del Ca a livello della membrana

citoplasmatica, può sostituire il Ca+2 a livello dei siti di legame extracellulari o in molti enzimi che possono così mantenere la stessa attività oppure essere inibiti (Brown et al., 1990a; Squier et al., 1990; Rangel, 1994). In plantule di pisello è stato osservato che L’Eu può sostituire il Ca nella calmodulina che mantiene comunque la sua capacità di attivare la NAD-chinasi (Amann et al., 1992).

- effetti sulla membrana citoplasmatica. Le REEs, similmente al Ca, presentano un effetto sulla stabilità e funzionalità della membrana citoplasmatica in particolare influenzandone la fluidità (Mikkelson, 1976; Brown et al., 1990a). In Crotalaria lium è stato osservato che La e Yb hanno un ruolo nel mantenimento dell’integrità della membrana plasmatica aumentando la resistenza della pianta alle basse temperature (Shen e Yan 2002). In grano è stato evidenziato un aumento della capacità della pianta a far fronte a stress osmotici dopo applicazione di La+3 (Zeng et al., 1999). - effetti sull’assorbimento e metabolismo degli altri elementi minerali. Le REEs influenzano in diversi modi l’assorbimento e i flussi di ioni (come NH4+, NO3-, K, P) nelle cellule ma vari autori hanno riportato risultati contrastanti probabilmente a causa dei complessi fenomeni coinvolti e dei differenti metodi o specie utilizzate (Hu et al., 2004).

- interazioni ormonali. Brown et al. (1990a) riportano che le REEs hanno un’azione sinergica con gli ormoni. Il trattamento con La(NO3)3 determina un aumento dell’acido indolacetico in giovani plantule di grano. E’ stato osservato che il NdCl3 applicato su colza favorisce la produzione di isopenteniladenina (una citochinina; Hu et al., 2004).

- effetti sulla fotosintesi. Vari autori sottolineano come il trattamento con nitrati delle REEs favorisca la fotosintesi e la produttività delle piante. In particolare è stato riportato un aumento dell’assimilazione della CO2 dal 35.8 al 79.8% nella barbabietola da zucchero ed una aumento della

fotosintesi netta del 11.5-31.2% nella soia e in altre piante. Su riso l’applicazione di REEs porta ad un incremento della traslocazione dei prodotti della fotosintesi anche del 149%. Questi benefici effetti sarebbero dovuti ad un aumento dello sviluppo e del numero dei cloroplasti, del contenuto di clorofilla e dell’attività enzimatica, soprattutto dell’Mg+2-ATPasi. In particolare, in seguito a trattamenti con REEs e a seconda della specie (grano, colza, soia, mais, barbabietola da zucchero) sono riportati incrementi del contenuto di clorofilla variabili dal 5 al 40% (Hu et al., 2004). Molte REEs, e in particolare La e Ce, come riportato per Dicranopteris dichotoma da Hong et al., (1999), sarebbero legate alla clorofilla. In tabacco, l’uso di LaCl3 favorisce l’attivazione della Rubisco (Chen et al., 2000).

- effetti sugli enzimi. Vari studi dimostrano come trattamenti con REEs possano influenzare l’attività enzimatica in diverse specie (Hu et al., 2004). In particolare nella barbabietola da zucchero, dopo trattamento con REEs sono stati evidenziati, rispetto al controllo non trattato, un calo del contenuto del saccarosio e un aumento di glucosio e fruttosio come conseguenza del decremento dell’attività dell’enzima deputato alla sintesi del saccarosio. Applicazioni di REEs sia su semi che durante fioritura o maturazione in soia portano ad un aumento della nitrato deossidasi mentre in cotone è stato osservato un incremento della nitrato riduttasi (Hu et al. 2004).

- effetti sull’efficienza dell’utilizzo dell’acqua. L’applicazione di REEs sembra aumentare la resistenza della pianta alla siccità con un incremento della produzione in condizioni di stress idrico. I lantanidi infatti avrebbero la capacità di ridurre i danni alla membrana causati dalla mancanza di acqua (Hu et al., 2004).

- effetti sulla germinazione e crescita. Come precedentemente accennato, in letteratura si trovano risultati discordanti sull’effetto delle REEs sulla crescita delle piante: presumibilmente, le terre rare, come altri microelementi, determinano effetti positivi a basse concentrazioni ma risultano tossiche se presenti in quantità elevate (Hu et al., 2004). Gia nel 1970 Pickard evidenziava che La+3 e Nd+3 inibivano l’elongazione del coleottile in avena. Qualche anno dopo, invece, altri autori riportavano per il La+3 (in concentrazioni pari a 0.02-50 mmoli/L) un effetto stimolante sulla velocità di crescita del coleottile (Harmet, 1979). La, Ce, Pr e Nd favoriscono la crescita radicale nella palma da cocco solo in basse concentrazioni mentre la inibiscono in concentrazioni elevate a causa di un calo nell’assorbimento di P e Zn da parte della pianta (Wahid et al., 2000). Un gruppo di ricercatori cinesi ha mostrato che peso fresco, volume, lunghezza e area delle radici della colza aumentano in seguito a trattamento con una soluzione di Nd(NO3)3 3 µM ma calano utilizzando concentrazioni

maggiori, pari a 60 µM (Hu et al., 2004). Basse concentrazioni di Ce (0.088 mg/L) portano ad un aumento di circa 2 volte nella lunghezza radicale in mais; al contrario, a maggiori concentrazioni (1.7 mg/L) è stato osservato un calo (Diatloff et al., 1995).

- effetti su produzione e qualità di alcune piante coltivate. In seguito a trattamenti con REEs sono stati riportati incrementi di produttività variabili dal 5 al 103% per varie colture tra cui barbabietola da zucchero, grano, colza, patata, soia, cotone, riso, mais, orzo, tabacco, cavolo. In particolare per la vite è riportato un aumento dell’8-12% (Hu et al., 2004).

Relazione suolo-pianta

In genere, come sopra descritto, il contenuto di REEs è decisamente superiore nel suolo rispetto alle piante; la frazione di ogni elemento assorbibile dalla pianta può essere indicata calcolando il fattore di trasferimento (transfer factor, TF), dato dal rapporto tra le concentrazioni nella pianta e nel suolo, espresse in peso secco. In vari studi su piante forestali questo rapporto per le REEs risulta pari a 0.04-0.1, con valori tendenzialmente minori all’aumentare del peso atomico (Markert e Li, 1991; Tyler 2004b). In altre specie vegetali sono riportati valori nettamente minori, circa 10-3-10-4 (Wyttenbach et al., 1996; Uchida et al., 2007). Tyler (2004b) ha riscontrato in Fagus, un valore di TF per Eu pari a circa 0.3, valore simile a quello dei cationi bivalenti.

La reazione del suolo influenza la biodisponibilità degli elementi: Diatloff et al. (1996) hanno misurato nella soluzione del suolo contenuti di REEs maggiori nel caso di suoli acidi che nei suoli ammendati con CaCO3 probabilmente perchè a pH acidi aumenta la solubilità di certi composti contenenti REEs quali fosfati, carbonati, ossidi e idrossidi. Tyler e Olsson, (2001b) hanno evidenziato una correlazione negativa tra la concentrazione di REEs nelle radici di Agrostis

capillaris e il pH.

Vari studi mostrano delle somiglianze nelle proporzioni e nella distribuzione dei vari elementi della serie delle terre rare nelle piante e nei suoli ma altri autori riportano risultati opposti. In genere, piante cresciute su suoli più ricchi di REEs, presentano maggiori contenuti di terre rare come evidenziato da Wen et al., (2001) in grano, riso e vari ortaggi. Wang et al. (1997), dopo aver studiato le relazioni tra i contenuti di REEs in 17 diverse specie vegetali e nei rispettivi suoli, affermano che in genere il profilo delle terre rare riscontrabile nelle piante riflette quello presente nel suolo. Tuttavia, ci sono casi di frazionamento con riduzione o arricchimento delle HREEs rispetto alle LREEs e casi di “anomali” assorbimenti di Ce e Eu (vedi sotto). Cao et al. (2000) riportano che i contenuti nelle frazioni solubili in acqua, scambiabile, legata ai carbonati e alla

sostanza organica ma non il contenuto totale del suolo sono significativamente correlati con le REEs assorbite da alfa-alfa (Medicago sativa L.) mentre i contenuti presenti in Citrus sembrano ben correlate al contenuto “pseudototale” misurabile nei rispettivi suoli di crescita della Florida (Wutscher e Perkins, 1993). L’estrazione del suolo rizosferico non seccato con una miscela di acidi organici a basso peso molecolare (acido acetico, formico, citrico e malico con concentrazione totale 10mM) permette di ottenere una soluzione la cui concentrazione di LREEs è ben correlata con il contenuto degli stessi elementi nelle piante di grano (Shan et al., 2003). Alcuni studi mostrano come la frazione di REEs estratta con acido acetico possa essere correlabile al contenuto misurato nelle foglie di mais, riso e grano (Li et al., 1998; Lu et al., 2003). Per quest’ultima specie è stata evidenziata una buona correlazione anche con la concentrazione di REEs estraibili mediante CaCl2 (Lu et al., 2003). Al contrario, recentemente Fang et al. (2007b) hanno riscontrato una correlazione significativa tra i contenuti di LREEs nelle piante di grano e negli estratti del suolo effettuati con DTPA e EDTA mentre acido acetico e CaCl2 non sembrano fornire utili indicazioni sulla frazione di LREEs assorbibili dalla pianta.

Wyttenbach et al. (1998) non trovano relazioni tra i contenuti di REEs in 6 piante forestali e nel rispettivo suolo ma, mentre la concentrazione riscontrata in piante della stessa specie raccolte in siti differenti è diversa, il profilo di distribuzione dei vai elementi risulta simile.

Anomalie del Ce e Eu

Spesso, Eu e Ce, presenti non solo con stato di ossidazione +3 ma anche rispettivamente +2 e +4, presentano una diversa mobilità a livello del suolo e vengono quindi assorbiti dalla pianta e