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ovvero la realizzazione di un “giusto” desiderio

5. Tra guarigione e formazione

Che il tema della malattia sia strettamente connesso con quello identitario è piuttosto evidente. Non solo perché, in generale, la dottrina umorale era sia una teoria della malattia che una teoria del temperamento, ma anche perché, nella commedia, la ‘guarigione’ di Katherina assume al tempo stesso i tratti di un percorso di ‘formazione’ (ciò almeno dal punto di vista del suo ‘educatore’).

Si può dunque ben comprendere come nella commedia si possano ascol- tare, accanto agli echi della trattatistica medico-umorale, anche le voci di un articolato dibattito etico-educativo, ripreso dalla contemporanea voga dei conduct-books, veri e propri prontuari di vita e manuali di com portamento sociale. Se opere quali Il libro del Cortegiano (1528) di Baldesar Castiglione (reso in inglese nel 1561 da Sir Thomas Hoby) o The Boke Named the Gover- nour (1531) di Thomas Elyot, dedicato a Enrico VIII, miravano a «formare» («facion») uomini di corte o statisti38, non mancavano manuali tendenti a

formare mogli e mariti, definendo con precisione i rispettivi ruoli coniugali. Tra questi, particolarmente influenti alcuni scritti latini di Juan Luis Vives (De institutione foeminae Christianae, 1524 e De officio mariti, 1528), diffusi in In- ghilterra grazie alle traduzioni di Hyrde e di Paynell39. Né va dimenticato

che la stessa cerimonia matrimoniale, consacrata nel Book of Common Prayer, prevedeva una formula liturgica leggermente ma significativamente diver- sa per i due sposi: mentre «the man» si limitava a una duplice promessa, mento ironico: naturalmente, infatti, la convinzione di Sly di essere un calderaio è corretta, mentre è al contrario fantasiosa la sua trasformazione in un Lord. Se dunque Sly non sogna, ma percepisce la realtà in maniera corretta, è la stessa commedia che gli viene presentata − appunto, The Taming of the Shrew − ad assumere i tratti del sogno.

38 Nella sua traduzione inglese del Cortegiano, Hoby traduce con facion («let us facion suche

a Courtier») il verbo formare di Castiglione («formiamo un cortegian tale, che quel principe che sarà degno d’esser da lui servito [...], si possa [...] chiamar grandissimo signore»): Baldesar Castiglione, Il libro del Cortegiano, a cura di W. Barberis, Einaudi, Torino 1998, pp. 16-17; Sir Thomas Hoby, The Book of the Courtier, ed. by V. Cox, Dent, London (1974), 1994, p. 22.

39 La prima delle due opere latine, dedicata a Caterina d’Aragona, fu tradotta da Richard

Hyrde nella seconda metà degli anni ’20 come The instruction of a christen woman; la seconda fu tradotta da Thomas Paynell con il titolo The office and duetie of an husband (1553).

quella cioè di «to love and to cheryshe», «the woman» si impegnava a una promessa triplice: «to love, cherish and to obey»40 − non solo «amare» e

«curare», ma anche «obbedire».

Insomma, se le fonti folcloriche alle quali si è già accennato rappresen- tavano in forma narrativa percorsi esemplari di sottomissione femminile, i conduct books − e, in certa misura, la stessa liturgia − a loro volta illustravano il comportamento sociale della donna, prescrivendone la subordinazione alla superiore autorità del marito.

Sfondo a una siffatta precettistica sociale era l’idea che il soggetto fosse plasmabile o modellabile. Idea che, come mostrato da Greenblatt in un suo fondamentale studio, ruotava intorno alla parola-chiave (to) fashion41 (a cui

si potrebbero aggiungere sinonimi quali mould, frame, e così via): appunto, “modellare”, “plasmare”, “forgiare”. Oltre ad essere rappresentato come un aggregato di umori da riequilibrare, il soggetto era dunque, alternativa- mente, descritto come una materia duttile (ad esempio, una tavola di cera) da plasmare attraverso uno stampo o un calco42.

Figure del genere puntellano la rappresentazione del percorso formativo di Katherina. In più parti dell’opera si fa riferimento allo stampo («mould») duro, poco malleabile della protagonista43. Tanto più arduo, dunque, il com-

pito ‘educativo’ del futuro marito. Compito assimilabile a quello del sovrano: come il principe modella i sudditi, così il marito ha, o si assume, il compito di forgiare la moglie. Da tale punto di vista, la scena del sarto che “scolpisce”, “modella”, “forgia” l’abito e il cappello di Katherina (scena attraversata da lemmi quali “mould”, “carve”, “fashion”)44 ripropone, attraverso la metafora

vestiaria, quei temi educativo-formativi che attraversano la commedia nel suo insieme.

Lo stesso Petruccio, nel definire il suo compito educativo nei confronti di Kate, dichiara di voler trasformare la moglie «from a wild Kate to a Kate /

40 Il testo al quale si fa riferimento è la versione del 1559: The Book of Common Prayer. The Texts

of 1549, 1559, and 1662, ed. by B. Cummings, Oxford University Press, Oxford 2011, p. 159.

41 S. Greenblatt, Renaissance Self-Fashioning. From More to Shakespeare, University of Chicago

Press, Chicago 1980.

42 Il soggetto, dunque, veniva modellato attraverso l’impressione di ‘forme’ nella ‘materia’ di

cui era composto. Nello stesso Shakespeare si trovano innumerevoli esempi di tale connubio tra la materia dell’io e le forme che lo modellano. Per un quadro generale della questione, cfr. M. Stanco, “Il linguaggio dell’io: il governo, la formazione, l’uso del sé”, in Rinascimento

inglese. Lessico della cultura e tecnologie della comunicazione, cit., pp. 13-44, 23-30.

43 Hortensio: «No mates for you / Unless you were of gentler, milder mould» («Nessun

marito per te finché non diventerai di pasta più malleabile»: I.i.59-60).

44 Cfr. la seconda parte della scena IV.iii: «moulded» (v. 66), «carved» (v. 91), «better-

Conformable as other household Kates»45. Compito, il suo, di natura pret-

tamente linguistica. Come aveva preannunciato il servo Grumio poco prima dell’incontro tra i due, Petruccio infatti “sfigura” la futura moglie attraverso una serie di ardite “figure” retoriche: «he’ll rail in his rope-tricks. [...] he will throw a figure in her face, and so disfigure her with it [...]»46. Se il senso

specifico di «rope-tricks» non è del tutto chiaro (il sostantivo, grosso modo, indica spericolati giochi verbali)47, è però palmare il significato complessivo

della profezia di Grumio: Petruccio avrebbe annientato linguisticamente e, dunque, caratterialmente, Katherina.

Per comprendere meglio il passo, che è tra quelli cruciali ai fini dell’in- terpretazione della commedia nel suo insieme, conviene ritrovare un’ulterio- re occorrenza lessicale di “figure”/ “disfigure”. In A Midsummer Night’s Dream, Teseo sostiene che il padre (Egeo) ha, nei confronti della figlia (Ermia), il potere «To leave the figure, or disfigure it» (I.i.49-51). Vale a dire, dal momento che il padre, attraverso l’atto generativo, ha creato («im printed») la forma o figura della figlia, egli godrebbe automaticamente del diritto di sfigurare quanto da lui stesso modellato48.

Significativamente, in The Taming of a Shrew al (futuro) marito viene attribuita quella stessa possibilità di “sfigurare” la moglie che nel Dream viene assegnata al padre nei confronti della figlia. Come Ermia appartiene al padre («within his power»: I.i.50), così Katherina appartiene al marito. E come il padre dà una forma alla materia della figlia («a form in a wax»), così il marito dà forma alla moglie, rendendola «conformable». Tuttavia, se nel Dream la coppia “figure”/”disfigure” ha una valenza di tipo naturalistico, riferendosi all’atto generativo col quale il padre dà forma alla figlia, in The Shrew essa ha una valenza prettamente educativo-retorica. Petruccio, cioè, ha il potere di “sfigurare” Katherina attraverso le “figure” del linguaggio. Ed è, infatti, attraverso il linguaggio che Petruccio riuscirà successivamente a dare una nuova “figura” o “forma” alla moglie, rendendola appunto “con- forme” alla sua idea di donna.

45 II.i.279-80: «da una Kate selvatica a una Kate conforme alle altre Kates domestiche». 46 I.ii. 110-112p: (Petruccio) «inveirà con roboanti invenzioni verbali. [...] Le getterà ad-

dosso tante di quelle figure retoriche da sfigurarla».

47 Rope-tricks è stato talvolta emendato in rhetorics − emendamento, però, inutile anzi sba-

gliato dal momento che Grumio storpia o stravolge deliberatamente rhetorics, mescolandovi per omofonia rope e tricks e coniando un neologismo in cui la retorica si mostra al tempo stesso come cappio (rope) e come trucco (tricks).

48 I.i.49-51: «To [your father] you are but as a form in a wax / By him imprinted, and within

his power / To leave the figure, or disfigure it» (“Nei confronti di tuo padre sei una forma in una tavoletta di cera da lui stesso impressa. È in suo potere lasciare la figura o sfigurarla”).

6. Formazione come educazione linguistica: removing