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di Guido Vincelli e Gioia Di Cristofaro

L’esigenza sentita dagli antropologi di organizzare ed interpretare siste­ maticamente i dati raccolti nell’analisi di una cultura, ha spinto Morris Edward Opler ad elaborare il concetto di «tema culturale», inteso essen­ zialmente come strumento organizzatore della conoscenza. Introducen lo questo nuovo concetto nell’antropologia culturale, l’Opler si è proposto di ovviare alle carenze insite negli altri metodi di ricerca, come, ad esempio, è dato riscontrare nella teoria del modello culturale (1).

L’Opler intende per tema culturale « un principio, dichiarato o non, che di solito regola il comportamento o stimola l’azione, tacitamente appro­ vato o apertamente incoraggiato in una società » (2). Il tema, quindi, può essere inteso come una frase, che a guisa di principio regola la condotta di determinati individui o di interi gruppi ed è in grado nello stesso tempo di mettere in evidenza la struttura di una società mediante la raccolta degli aspetti più salienti annodati intorno ad esso.

Ciò è reso possibile dal fatto che il tema culturale si articola concreta­ mente in expressioTis e in limiting factors.

Espressioni

Le « espressioni » non sono altro che « le attività o le proibizioni di attività o i richiami che risultano dall’accettazione o affermazione di un tema nella società ». Ne risulta, quindi, che « mentre il tema è un’astrazione o una

(1) Cfr. su questo argomento Tullio Tentori, Antropologia culturale. Uni­ versale Studium, Roma, 1960, pag. 56 segg.

(2) Morris Edward Opler, Themes as Dynamic Forces in Culture, in « Ame­ rican Journal of Sociology», voi. 51, n. 3, 1945, pag. 198 segg.; e più recente­ mente, ad opera dello stesso A., cfr. la voce Tema culturale, in Wilhelm

Bernsdorf e Friedrich Bulov, Vórterbuch der Soziologie, Enke, Stoccarda,

1962. Per l’applicazione del concetto di tema culturale all’esame di culture non primitive, cfr. Rhoda Metraux e Margaret Mead, Themes in French Culture. A Preface to a Study of French Community, Stanford, 1954. Sempre sul con­ cetto di tema culturale, cfr. anche Thomas Gladwin, Morris E. Opler’s Concept of Themes, in «American Anthropologist», voi. 49, n. 1, 1947, pag. 142 segg. e William Torrencee Paul Meadows, American Cultures Themes. An Analysis of Foreign Observer Literature, in « Sociology and Social Research », voi. 43, n. 1, 1958, pag. 3 segg.

sistemazione teorica in un certo senso svincolata dagli eventi ed utile per il raffronto con altri temi, le espressioni servono ad identificarlo e a colle­ garlo direttamente al comportamento » (3). In tal modo è possibile toccare i vari settori della organizzazione sociale (economia, politica, religione, ecc.) che altrimenti rimarrebbero occultati dalla semplice enunciazione del tema.

Alcuni esempi tratti dal costume italiano possono valere da chiarimento. In una comunità del Molise (Montorio nei Frentani) gli inviti ad una cerimonia nuziale, fatti a persone cui si tiene molto, devono essere effet­ tuati tre volte, a domicilio e in corrispondenza delle tre domeniche in cui vengono eseguite le « sgridazioni » (pubblicazioni orali) del matri­ monio. Questi inviti sono ritenuti essenziali per dimostrare la solennità del matrimonio, il grado di stima verso gli invitati e per assicurare nello stesso tempo la riuscita della cerimonia nuziale, in quanto gli invitati, non richiesti in quella forma, sentendosi poco considerati, potrebbero rifiutarsi di parteciparvi.

Tale comportamento convenzionale è secondo l’Opler una « espressione formale », termine che sta ad indicare un comportamento fissato nel tempo, in un dato luogo e a cui si deve rispondere senza una variazione signifi­ cativa, pena la sanzione. Invece, per « espressione informale » si intende quel comportamento che corrisponde allo spirito del tema, ma la cui realiz­ zazione è varia, non è definita, cioè, nel tipo, nel tempo e nel luogo.

Per « espressioni primarie » si intendono quelle che sono direttamente collegate al tema e ne sono la .conseguenza evidente. Così, ad esempio, la precedenza che viene data all’ospite di riguardo, sia a tavola che in altre occasioni, sta a dimostrare il tema della sacralità dell’ospite.

Le espressioni possono essere anche « simboliche », in quanto sostitutive della realizzazione di un tema, e possono manifestarsi in contenuti, gesti, idee e raffigurazioni, considerati come mezzi rappresentativi di un deter minato tema. E’ evidente che le espressioni simboliche possono essere sia materiali che non, formali o informali. Ad esempio, la tacca di contrassegno è un’espressione materiale formale del tema la paróla è sacra (4).

(3) Morris Edward Opler, Some Recently Developed Concepts Relating to Culture, in « Southwestern J ournal of Anthropology », voi. 4, n. 2, 1948, pag. 120. Cfr. anche, dello stesso A., The Context of Themes, in «American Anthropo­ logist», voi. 51, n. 2, 1949, pag. 323 segg.(4) La tacca di contrassegno è uno strumento di legno a madre e figlia, dove vengono effettuate le annotazioni mediante « tacche » tra venditore e compratore. E’ usato ancora in qualche comunità pastorale. Cfr. anche l’art. 2713 C.C., dove è detto che «le taglie o tacche di contrassegno corrispondenti al contras- segno di riscontro formano piena prova tra coloro che usano provare in tal modo le somministrazioni che fanno o ricevono al minuto ».

Bisogna, però tener presente che l’aver individuato un determinato tema non significa avergli attribuito una data importanza e un posto di fronte agli altri temi. A ciò si potrebbe arrivare verificando il numero delle espressioni che si riferiscono ad esso. Un tema con molte espressioni potrebbe, così, apparire più importante di uno che ne abbia meno, se si ritenesse che è l’importanza del tema che conduce alla molteplicità delle espressioni. E’ da notare, però, che « non solo il numero delle espressioni, ma la loro ripetizione costante dà l’indicazione dell’importanza del tema nell’ambito della cultura » (5). Le espressioni formalizzate, come nel caso del rispetto della tradizione (dettagli, condotta, etichetta), sono più facili da individuare; invece per l’identificazione delle espressioni non formali, per quelle simboliche e per quelle che sono la derivazione delle primarie è necessaria una conoscenza più profonda della cultura.

Fattori limitanti

Vanno quindi considerati i « fattori limitanti », che, in contrapposizione al tema principale, ne restringono la completa e libera manifestazione (6). Questi fattori limitanti, posti all’interno della cultura non rappresentano altro che la manifestazione di una tendenza al cambiamento promosso da forze opposte a quelle che si appoggiano al tema principale. Evidentemente i fattori limitanti possono a loro volta diventare temi principali, se l’im­ portanza e il numero delle espressioni di cui sono forniti lo consentono. Da questa contrapposizione dipende il grado di integrazione e di equilibrio raggiunto da una data cultura. Si tocca a questo punto la differenza più sostanziale tra modello e tema, che offre, mediante l’individuazione dei fattori limitanti, la possibilità di rendersi conto delle trasformazioni in atto, cioè del passaggio da un tipo di cultura ad un altro. E’ però da tener presente che il fattore limitante permette sì di rendersi conto delle trasformazioni in atto, ma solo in parte e solo per quel determinato aspetto considerato in funzione del tema principale, e quindi limitatamente dal punto di vista da cui ci si è posti.

Fin qui si è visto che i temi culturali in linea di massima hanno la funzione di rendere espliciti per l’antropologia quei princìpi socio-culturali che consentono la vita di una determinata comunità e di permettere la loro

(5) Morris Edward Oplek, voce Tema culturale, in Wilhelm Bernsdorf e Friedrich Bulow, op. cit.

misurabilità, mediante l’individuazione dei fattori limitanti e delle sanzioni col legate alla violazione del tema principale. Il quale, per essere bene inquadrato in una data cultura, dovrebbe essere presente con le sue espressioni in quasi tutti gli aspetti della struttura sociale o in molti di essi.

Se si considerano, però, le interrelazioni esistenti tra cultura e struttura socio-economica di un dato popolo, è dato osservare che esse non sempre vanno di pari passo, a causa del fatto che i due piani hanno tra loro velocità diverse di adattamento, così che ordinariamente lo sviluppo cul­ turale segue più lentamente quello socio-economico (7).

Si è visto anche che una cultura, intorno alla quale si hanno notevoli quantità di dati, può essere esaminata sistematicamente mediante il metodo che abbiamo esposto e con il risultato di poterne individuare la direzione e i nuclei (temi), intorno ai quali effettuare il raggruppamento di fatti significativi del comportamento di un dato gruppo umano. I dinamismi che regolano la vita di una società vengono in tal modo messi più esatta­ mente a fuoco, anche se si corre il rischio di uno schematismo che per la sua astrattezza non è in grado di comprendere tutti gli aspetti della cultura stessa.

Qui, però, va subito notato che contro il pericolo di una schematizza­ zione unilaterale, che considera soltanto il punto di vista da cui ci si è posti, è necessario che i temi vengano considerati in modo incrociato e non verticale, così da offrire un quadro unitario e completo della società in esame, che in definitiva è la risultante dei dinamismi e delle relazioni tra i temi e l’ambiente inteso in senso lato. Si deve tener conto, quindi,

(7) Un particolare studio condotto da G. G. Giordano, Interpretazione cultu-

ralistica dell’inadempienza scolastica massiva in una zona depressa, in « Igiene mentale », anno VI, n. 1, 1962, pag. 1 segg., invece, permette di stabilire nette correlazioni tra il livello socio-economico e quello culturale degli abitanti di alcuni quartieri di Napoli. Si è visto, cioè, che nel gruppo superiore da un punto di vista socio-economico esistono comportamenti e norme culturali iden­ tiche a quelle delle restanti famiglie napoletane, viventi negli altri quartieri della città. Mentre nel gruppo inferiore, sempre da un punto di vista socio- economico, si notano elementi culturali fondamentali (tendenza alla rinuncia, scarsa attitudine a porsi obiettivi a distanza), che lo fanno considerale una sub-cultura con temi culturali propri « pur se integrati nella comune ideologia della società in ordine alla quale esistono sottese varie determinanti: infime condizioni di vita, caratteristiche peculiari di base degli appartenenti al gruppo, influenza del costante rapporto col gruppo superiore». Evidentemente qui si è in presenza di gruppi che avevano raggiunto un certo equilibrio culturale ed erano abbastanza integrati nel contesto socio-economico generale.

di un numero considerevole di temi e delle loro interpenetrations, in modo da cogliere la natura di una data società, che è molto di più che una semplice elencazione di temi (8). In conclusione, l’indagine diretta, oltre che essere basata sull’analisi delle espressioni raccolte, deve tener conto anche delle interrelazioni esistenti tra esse, l’ambiente naturale e la strut­ tura economica e sociale. Non basta individuare i temi, ma è necessario inquadrarli nel contesto ambientale e socio-economico di cui fanno parte, così da mettere in luce la reciproca influenza e la direzione e velocità dei cambiamenti, precisando che le espressioni, intese come soluzioni pratiche ispirate dal tema per determinati problemi, risultano condizionate sia dall’ambiente naturale e dalla struttura socio-economica, sia dalla tradi­ zione culturale.

Sembrano a questo punto degni di nota alcuni problemi posti dall’Opler. E’ necessario per la validità del tema scoperto dall’antropologo che il portatore della cultura ne sia anche consapevole? Nella sua analisi della cultura Lipan, l’Opler riscontra che si è consapevoli solo di alcuni temi (la donna, è più debole dell’uomo), mentre di altri più astratti e di tono più filosofico egli dubita che ne esista la coscienza, per lo meno nella forma adottata dall’antropologo (9). I Lipan, infatti, non vedono alcuna ragione perché comportamenti stabiliti che arrivano a loro in modo tradizionale, cui essi si conformano naturalmente e facilmente, debbano essere ridotti ad un minimo comune denominatore verbale. L’Opler conclude affermando che per la validità della teoria dei temi non è necessaria la consapevolezza degli stessi.

Un altro quesito è se l’esistenza e il carattere dei temi sono suscettibili di verifica da parte di un altro ricercatore sociale interessato allo stesso metodo e allo stesso popolo, e se tale ricercatore, infine, possa offrire risultati equivalenti ed arrivare indipendentemente allo stesso numero e alla stessa sistemazione dei temi. Ciò può essere stabilito con certezza soltanto da un questionario, ma è opinione dell'Opler che, tra due ricercatori che adoperano lo stesso metodo, ciò che può cambiare è il linguaggio, ma non la sostanza, o per lo meno può accadere semplicemente che dove uno ha individuato uno o due temi, l’altro ne individui uno solo e viceversa (10).

(8) Mokkis Edward Opler, An Application of thè Theory of Themes in Culture, in «Journal of thè Washington Academy of Science», voi. 36, n. 5, 1946, pag. 161.

(9) Ibidem, pag. 162.

Rispondendo ad un’obiezione di Kurt H. Wolff, che chiedeva come si possa differenziare con certezza il tema dalle sue espressioni, l’Opler precisa che, se i temi sono proposizioni che servono come stimolo o razionalizzazioni di atti e credenze, gli atti e le credenze sono le espressioni. Conseguente­ mente, i temi possono essere considerati come le più larghe e naturali direttive implicite in una cultura, e « se un elemento o un tratto della cultura può essere spiegato e convalidato in termini di un altro concetto più ampio, certamente non si è in presenza di un tema » (11).

Alfred L. Kroeber, dal canto suo, afferma che il valore dell’applicazione della teoria dei temi ad un corpo di dati dipenderà da come è grande la parte della cultura cui viene applicato questo metodo. Scegliendo un certo numero di temi e tralasciandone altri, si potrà correre il rischio di non avere in mano uno strumento efficace. Invece, se si è in grado di toccare la maggior parte degli aspetti della cultura con una serie di temi per poi raggrupparli, si potrà avere in tal modo un metodo di organizzazione dei dati che potrebbe essere di fondamentale importanza (12).

A conclusione di questa esposizione sul concetto di tema culturale, pos­ siamo riportare le stesse parole dell’Opler, quando afferma: « Anything originai that I have done amounts to a synthesizing, refining and testing of thè ideas of others and an attempi systematieally to apply thè concepts that have resulted to a concrete body of material » (13).

“ Assemhlage ”

In una successiva elaborazione della teoria del tema culturale, l’Opler esamina il concetto di assemblage, che sta ad indicare un gruppo di idee, simboli, comportamenti ed a/rtifaets, che vengono chiamati in giuoco da un evento significativo da un punto di vista culturale, come, ad esempio, l’evento della morte esaminato nelle due tribù Apache degli Jicarilla e Lipan (14). « Facendo attenzione a ciò che accade in questa circostanza, si

(11) Morris Edward Opler, An Application of the Theory of Themes

(12) Ibidem.

Integration and Differentiation, in « American Anthropologist», vol. 61, n. 6, (13) Ibidem, pag. 164.

(14) Morris Edward Opler, Component, Assemblage and Theme in Cultural Integration and Differentiation, in «American Anthropologist», vol. 61, n. 6, 1959, pag. 955.

possono acquisire notevoli informazioni intorno a un sistema sociale, econo­ mico, rituale e ai rapporti di questi popoli con il mondo naturale. Forse que­ sta è la ragione per la quale noi ci fermiamo a considerare un evento signifi­ cativo dal punto di vista culturale e carico di emozioni come la morte, che in questa cultura come nelle altre interessa tutti ed esige risposte stabi­ lite » (15). L’Opler precisa anche che la scelta di un evento legato al ciclo della vita dell’uomo non deve dare l’impressione che siano questi gli unici eventi validi di una cultura per convincersi dell’utilità del concetto di assemblage. In favore di essi gioca il fatto che, come la Ruth Benedici ebbe a precisare, tali eventi rivestono un’indubbia efficacia nello studio dei modelli di comportamento per la loro vasta distribuzione, la loro fre­ quenza e l’inevitabilità del coinvolgimento di ogni individuo di una cultura in alcuni di questi eventi. Senza trascurare poi come l’analisi di tali gruppi di idee e di comportamenti intorno ad un evento importante nella vita culturale di un popolo conduca alla scoperta di importanti princìpi della cultura stessa e permetta di rendere evidente la complessità delle soluzioni rispetto a tale evento.

Le idee, i simboli, gli artifacts e comportamenti che formano per l’Opler Vassemblage, presi singolarmente sono chiamati components e possono essere, ovviamente, anche oggetti materiali o idee (16).

Tali components possono essere rispetto all’assemblage in posizione pri­ maria o secondaria. L’alternarsi o il sostituirsi dei components primari e secondari dà un differente accento all ’assemblage stesso e può dar conto di una gran parte di variazioni tra assemblages correlati storicamente. Il movimento dei components da una posizione centrale ad una periferica o viceversa in un assemblage, è chiamato dall’Opler placement.

E’, inoltre, da tener presente per un ampliamento della comprensione della cultura esaminata, il rapporto esistente tra il tema culturale, 1 assem­ blage e la cultura. Il tema culturale, infatti, viene ad essere l’anello di congiunzione tra la cultura e l’assemblage. Poiché, come sopra si è già detto, il tema è un principio dichiarato o non, che di solito regola il comportamento, necessariamente avviene che per mezzo di esso diventano evidenti il gruppo di idee, i simboli e i comportamenti che si riferiscono

(15) Morris Edward Opler, Component, Assemblage and Theme in Cultural Integration and Differentiation, op. cit., pag. 361.

(16) Ibidem. Oltre che nell’op. cit., il concetto di assemblage è usato anche dall’Opler nel suo studio Myth and Practice in Jicarilla Apache Eschatology, in « Journal of American Folklore », voi. 73, n. 288, 1966, pag. 133 segg.

ad un dato evento e che costituiscono Yassemblage. A questo proposito l’Opler (17) porta l’esempio del matrimonio che presso alcune tribù è cele­ brato con solennità, mentre crea un trambusto tra le tribù Apache, a causa del fatto che il concetto della continuità della famiglia è un tema più importante per le prime che non per le seconde (18).

Guido Vincelli Gioia Di Cristofaro

(17) Morris Edward Opler, Component, Assemblage and Theme in Cultural Integration and Differentiation, op. cit., pag. 963.

(18) Per una esemplificazione di come può essere effettuata una prima siste­ mazione dei dati riguardanti una comunità rurale con il metodo del tema culturale, cfr. Guido Vincelli, Una comunità meridionale (Montorio nei Fren- tani-Molisé). Preliminari ad un’analisi sociologico-culturale, Taylor, Torino, 1958.

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