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Holy Motors: una fantascienza sociologica distopica?

2. Per una nostalgia dei motori sacri del cinema

3.1. Holy Motors: una fantascienza sociologica distopica?

Quando al Festival di Locarno un giornalista chiede a Leos Carax perché abbia intitolato il suo film Holy Motors, egli, dopo aver detto di non ricordarsi più il motivo, ci ripensa e risponde:

[…] il m’est apparus, mais ça, ça apparaît après, que le film pouvait être vu comme un film d’anticipation, un film futuriste ou de science-fiction, où les hommes, les bêtes et les machines se liguaient en solidarité contre ce monde virtuel dont on parlait toute à l’heure. Et que donc ces êtres là – moi j’aime bien les machines – avaient un cœur et que j’ai appelé ce cœur «Moteurs sacrés», voilà239

.

Forse, più che un film di fantascienza Holy Motors potrebbe esser definito una fantascienza sociologica (o film d’anticipation240), ovvero un film che propone un’ipotesi di quello che potrebbe diventare il mondo in un futuro più o meno vicino e più o meno alternativo. Questa ipotesi di società può essere a tendenza utopistica (società ideale) o

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Trad.it «L’erba è diventata nera o sono i miei occhi», AZOURY Philippe, “Tokyo!”. Le trop rare Leos Carax explique son sketch rageur: “Merde”, cit.

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CAMPANA Paolo, Leos Carax. Lo schermo e il doppio, cit., p. 233. 239

Trad. it. «Mi sono reso conto, ma questo appare solo dopo, che il film poteva essere visto come una fantascienza sociologica, un film futuristico o di fantascienza, in cui gli uomini, gli animali e le macchine si coalizzavano contro questo mondo virtuale di cui parlavamo prima. E che quindi questi esseri – io voglio bene alle macchine – avevano un cuore e che avevo chiamato questo cuore “motori sacri”, ecco». Leos Carax intervistato in una Masterclass al festival di Locarno, cit.

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Informazioni sul film d’anticipation tratte dal sito web: https://gatacproduction.wordpress.com/apropos/, (consultato il 08/09/2016).

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distopica (società gestita da un potere totalitario, o perlomeno dannoso241). In generale, le fantascienze sociologiche s’incentrano più su dei temi politici e sociali che tecnologici – come farebbe un film di fantascienza. Questi tipi di film si basano anche su degli elementi provenienti dalla realtà, ad esempio dei fatti reali o di attualità, per poi proporre un’ipotesi immaginaria della loro evoluzione nella società. Questa ipotesi di società, anche se si svolge necessariamente nel futuro - a differenza della fantascienza – parla comunque sempre del presente. Tra le fantascienze sociologiche più famose c’è Farenheit 451 di Ray Bradbury e 1984 di George Orwell, due romanzi entrambi adattati al cinema: il primo da François Truffaut nel 1966, il secondo da Michael Radford nel 1984.

Holy Motors può esser considerato un film su un attore – un attore che passa da un

ruolo all’altro e interpreta un’ampia gamma di ruoli – così come può esser considerato un film che si svolge in un futuro prossimo, in cui un uomo passa da un’esperienza di vita all’altra. In questo futuro ipotizzato, certi uomini e donne eserciterebbero un mestiere ben particolare, il quale consisterebbe nel passare da una vita all’altra, o piuttosto da un’esperienza all’altra. In quest’impresa, sarebbero aiutati da macchine – le limousine – e a volte anche da animali - come nella penultima sequenza con le scimmie. Il loro lavoro verrebbe controllato da capi, come l’uomo dalla voglia rossa. Lo scopo di questi uomini, animali e macchine sarebbe quello di salvare l’esperienza, e, così facendo, di salvarsi loro stessi.

Questa possibile sceneggiatura di fantascienza sociologica si baserebbe anche su dei dettagli o personaggi provenienti dalla nostra società. Ad esempio, Leos Carax racconta di essersi ispirato al politico francese Dominique Strauss-Kahn (prima dell’affare di giustizia in cui è stato coinvolto) per il primo personaggio interpretato dal signor Oscar, ossia il banchiere. Lo ha fatto per «son physique, son costume, et le charme discret de la

haute finance»242. Anche la mendicante, il secondo personaggio interpretato dal signor Oscar, è ispirata a una persona reale - o piuttosto a delle persone reali: Carax racconta243 che ogni giorno sul Pont au Change, a Parigi, si può incrociare una simile mendicante. In realtà sono molte, solo che sono simile: hanno gli stessi vestiti, le stesse stampelle e, soprattutto, la stessa posizione con la schiena curva.

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Definizione del dizionario francese Larousse,

http://www.larousse.fr/dictionnaires/francais/dystopie/187699, (consultato il 01/09/2016). 242

Trad. it. «suo fisico, il suo completo, e il fascino discreto dell’alta finanza», CARAX Leos, Sacré Cœurs, cit., p. 93.

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Paolo Campana considera che in Holy Motors Leos Carax fa «incarnare ai suoi personaggi le contraddizioni stesse della nostra epoca vestite da parodia»244:

Il regista così non resiste a vestire M. Oscar da ricco faccendiere dell’alta finanza ispirandosi a Dominique Strauss-Kahn, l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale […] e a contrapporgli un terrorista mascherato che sa di «no global», o mettere in scena il travagliato conflitto generazionale padre-figlia […], o a rappresentare con i due avatar demoniaci proiettati sullo schermo nella scena di cyber-sesso una sessualità svuotata dominata dalla virtualità dei rapporti.245

Inoltre, in questa ipotesi di società, in cui uomini, macchine e animali lottano insieme per salvare l’esperienza, sembra che essi si stanno fondendo l’uno nell’altro, o meglio: gli uomini si stanno meccanizzando e le macchine e gli animali umanizzando.

A più riprese, gli uomini sembrano diventare parte delle macchine, o almeno agire come loro. Ad esempio, nella sequenza di Motion Capture, il signor Oscar obbedisce meccanicamente e ciecamente agli ordini dati da una voce artificiale e così facendo diventa parte integrante dell’ingranaggio digitale. Anche il modo in cui è vestito lo avvicina alla macchina: infatti sta luccicando, come se il suo corpo stesse alimentando le lampadine del suo vestito, un po’ come farebbe una batteria. Inoltre, la voce che dà gli ordini – che abbiamo descritta come «artificiale» - galleggia nell’aria come se fosse sconnessa da un corpo umano. Ormai, quindi, sono le macchine a comandare agli uomini di agire meccanicamente. Come fa notare Paolo Campana nel suo libro, anche il corpo del regista-dormiente (interpretato da Leos Carax nel prologo) si meccanizza o piuttosto si trasforma: uno delle sue dite diventa una chiave. Infine, anche Céline perde in parte la sua umanità quando indossa la maschera alla fine del film. Nell’autorimessa, diventa una tra le tante macchine e come loro, anche lei se ne torna a casa.

Nell’autorimessa, una volta che gli autisti sono andati via e che la luce è stata spenta, tocca alle macchine trasformarsi. Le limousine iniziano a parlare tra di loro, scambiando opinioni, dubbi e paure. Certe hanno delle voci femminili, altre maschili e parlano in inglese o in francese. Uno si arrabbia, l’altra scherza e una terza usa una metafora, ossia dei comportamenti tutti tipici della specie umana. Anche gli animali si comportano da uomini, come dimostra la sequenza precedente in cui il signor Oscar si reca

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CAMPANA Paolo, Leos Carax. Lo schermo e il doppio, cit., p. 232. 245

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al suo ultimo appuntamento. Il signor Oscar interpreta allora la parte di un padre di famiglia che torna a casa di sera, dopo il lavoro. Lì lo aspettano sua moglie e sua figlia che, in realtà, sono due scimmie, anche se però si comportano come persone. La moglie accoglie suo marito alla porta, poi vanno insieme a dare il bacio della buonanotte a una delle loro figlie. Infine, li vediamo guardare assieme dalla finestra.

Per quanto riguarda le limousine, esse affrontano degli argomenti anche seri nell’autorimessa. Dopo aver velocemente evocato le loro giornate, parlano della possibilità che gli uomini non vogliano più usarle. Secondo una vecchia limousine – una voce maschile che balbetta – gli uomini vogliono portarle allo sfasciacarrozze. Afferma che stanno diventando obsolete perché gli uomini non vogliono più motori né azione. Un’altra limousine aggiunge che gli uomini non vogliono più delle macchine visibili. Evidentemente, in questa sequenza Leos Carax torna a evocare uno dei soggetti che gli sta più a cuore, ossia la scomparsa delle grandi cineprese analogiche, ma non solo: Carax sta anche sollevando il tema delle esperienze visibili, tangibili e concrete, ovvero il tema del virtuale.