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1. Leos Carax, un «cineasta-erede» dalla memoria emozionale e nostalgica

1.3. Oltre la cinefilia: la letteratura, la pittura e la musica

1.3.2. Riferimenti pittorici

I riferimenti di Leos Carax alla pittura iniziano con Rosso Sangue e continuano con

Gli Amanti del Pont-Neuf e Pola x, facendosi sempre più evidenti. Da Strangulation Blues

a Rosso Sangue, tutti i protagonisti maschili, ossia Paul e i due Alex, vogliono aver a che fare con il cinema e in questo sembrano riflettere le aspirazioni del giovane Carax. Le cose cambiano da Gli Amanti del Pont-Neuf in poi. In Gli Amanti del Pont-Neuf, Alex vuole soltanto vivere sul ponte con Michèle, la donna che ama e che, tra l’altro, è una pittrice. In

Pola x, Pierre è uno scrittore.

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Trad. it. « Mi piacciono le frasi degli altri […]. La mia scrittura è il legame tra le frasi degli altri, ho pochissimo la sensazione di scrivere», CAMPANA Paolo, Leos Carax. Lo schermo e il doppio, cit., p. 31.

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In Rosso Sangue, è interessante fermarsi sul particolare sistema cromatico usato da Carax. Il regista mette all’onore il rosso, blu e giallo (o bianco), una scelta che sembra direttamente presa in prestito dal cinema da Jean-Luc Godard, il quale usava e attribuiva a ciascuno di essi un preciso significato nel Disprezzo e Il Bandito delle 11. Nel Disprezzo, ad esempio, il rosso è sinonimo di passione, il blu di tragico e il bianco di ciò che non è né passione né tragico. I tre colori rimandano anche a tre pittori: Renoir, Matisse e Picasso e ai pittori fauves. Fanno anche riferimento ai colori della bandiera francese, colori che Godard fa esplodere alla fine di Il Bandito delle 11. In Rosso Sangue, è, quindi, molto probabile che Leos Carax abbia voluto rendere omaggio a Godard. Secondo Marie-Thérèse Journot, però, Godard non è la fonte primaria. A suo parere, «la recherche de Carax sur les

couleurs paraît directement inspirée, via Godard, par les mouvements picturaux du début du siècle, avec une influence prédominante du Blaue Reiter et de Kandinski»162, i quali desideravano liberare l’arte dell’illusione realistica. Per quanto riguarda il film di Carax, è chiaro che il regista sia ben lontano dall’illusione realistica. Marie-Thérèse Journot parla anche di «rythmes colorés» - ovvero «ritmi colorati»163 - affermando che in Rosso Sangue Carax cerca di raggiungere dei movimenti colorati, proprio come faceva il pittore Kandinski. Evocando Kandinski è difficile non pensare a Piet Mondrian, un altro pioniere dell’astrazione il quale, per allontanare le forme e colori naturali, decide di basarsi solo su linee dritte e su colori primari, realizzando, così, delle composizioni molto geometriche con il rosso, il giallo, il blu, il bianco e il nero.

Secondo Paolo Campana, il terzo lungo-metraggio di Carax, Gli Amanti del

Pont-Neuf, si riferisce principalmente a tre pittori o gruppi di pittori. Per primo, Paolo Campana

cita il pittore olandese del diciassettesimo secolo Rembrandt per le sue scene notturne e il suo uso caravaggesco del chiaroscuro. Due sequenze in particolare ricordano il pittore olandese: quella in cui Alex cammina di notte tornando da Saint-Cloud - con in mano una lampada che illumina il suo viso e il suo corpo, mentre attorno a lui è tutto buio – e quella in cui Michèle osserva un dipinto al Louvre grazie alla luce di una candela [vedere allegato 9, fig. 1]. Di seguito, Paolo Campana evoca Van Gogh, ma anche Munch e Kokoshka, per descrivere i ritratti fatti da Michèle, che, di fatto, sono quelli di Juliette Binoche. I tratti grossolani e le forme appena abbozzate sembrano testimoniare delle immagini mentali

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Trad. it. «la ricerca di Carax sui colori sembra direttamente ispirata, via Godard, dai movimenti pittorici dell’inizio del secolo, con un’influenza predominante del Blaue Reiter e di Kandinski», JOURNOT Marie-Thérèse, L'esthétique publicitaire dans le cinéma francais des années 80: La modernité en crise. Beinex, Besson, Carax, cit., p. 85.

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abbastanza turbate e proprio per questo motivo i ritratti ricordano le opere del pittore impressionista e dei due espressionisti [vedere allegato 9, fig. 2 e 3]. Infine, l’intero film ricorda a Paolo Campana l’opera del pittore olandese Bram Van Velde, il quale, dopo un breve periodo espressionista, si orienta verso l’astrattismo. Per il teorico, «nei suoi quadri si sente il peso dell’esistenza, di una realtà simile a quella che Carax intende mostrare»164

. Anche Jean-Yves Escoffier, il direttore della fotografia di Carax per Gli Amanti del

Pont-Neuf, spiegava a proposito di Bram Van Velde: «[…] le sue opere sono fatte di semplicità

e di grande disperazione… ha avuto una vita piena di privazioni. In questo senso lui c’entra con il film (per la povertà)…»165

.

Per quanto riguarda Pola x, l’intero film è attraversato dal tema della menzogna e della verità, caratteristica che si traduce visivamente in una ricorrente dicotomia tra luce e ombra. La prima parte del film, prima che Pierre abbia la lunga discussione di notte con Isabelle, si svolge nella luce, invece, dal momento in cui si reca a Parigi in poi, prevale l’oscurità. Il teorico Paolo Campana segna diverse possibili ispirazioni pittoriche anche per questo film. Egli afferma che:

Sebbene l’autore non specifichi quali siano state le fonti dirette d’ispirazione per la sua ricerca iconografica, ogni inquadratura sia del film che della serie rivela un’attenzione ed una sensibilità alle questioni cromatiche e prospettiche che non lascia nulla al caso e in cui anche la collocazione delle singole figure nello spazio cerca un senso estetico compiuto, anche quando si tratta di sole comparse.166

Nella prima parte del film ci sono diversi paesaggi di campagna che sembrano richiamare i paesaggi naturalisti di Camille Corot o più generalmente della scuola di Barbizon, un gruppo di pittori naturalisti dell’Ottocento [vedere Allegato 9, fig . 4]. Nel momento in cui Pierre e Isabelle arrivano in città poco a poco scompare la luce, sebbene ci siano sempre delle ambientazioni abbastanza realistiche. Certe inquadrature possono anche ricordare le scene notturne di Edward Hopper, dalle quali emergono una fredda artificialità e una certa malinconia [vedere Allegato 9, fig. 5]. Infine, la sequenza del sogno di Pierre, in cui lui e Isabelle si ritrovano prigionieri in un fiume di sangue, sembra trarre ispirazione dal surrealismo. Secondo Paolo Campana, infatti, le diverse sequenze di sogni (più numerose nella versione televisiva) sono proprio d’ispirazione espressionista e surrealista e possono

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CAMPANA Paolo, Leos Carax. Lo schermo e il doppio, cit., p. 104. 165

Jean-Yves Escoffier (in) Ivi, p. 104. 166

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ricordare pittori come Anselm Kiefer o Salvador Dalì. Le sequenze notturne della villa della famiglia di Pierre, la famiglia Vallombreuse, possono anche ricordare certe scene notturne di Magritte [vedere Allegato 9, fig. 6 e 7].