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7.1. Introduzione

I principi e le fasi del programma HF vengono attuati in maniera differente a seconda del contesto presso cui il programma viene implementato. Nei capitoli precedenti è stato descritto il programma in quattro realtà differenti: Inghilterra, Portogallo, Danimarca e Italia.

In questo capitolo conclusivo si tenterà di mettere a confronto queste realtà e di evidenziare come il modello originale di HF è stato adattato nei diversi contesti. Si tratterà di comprendere fino a quanto è stato possibile rispettare il modello originale e quanto, invece, è stato necessario un riadattamento che in alcuni casi ha rappresentato un limite nella corretta attuazione del programma stesso e un allontanamento significativo dal modello originale.

Si prenderanno come termini di confronto le fasi del programma tenendo in considerazione che in qualsiasi contesto dovrebbero essere attuate in maniera flessibile a seconda delle esigenze.

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7.2. La scelta degli utenti da includere nel programma

In Inghilterra e in particolare nel quartiere londinese di Camden il programma HF ha coinvolto un numero molto alto di utenti. Il limite minimo di età previsto era di 35 anni. Si trattava di PSD croniche “bloccate” all’interno del modello a gradini. Erano persone che vivevano in gravi condizioni di multiproblematicità e che godevano del reddito di cittadinanza.

In Portogallo, in questo caso nelle città di Cascais e Lisbona, il numero degli utenti era di 60 persone. Si trattava di persone dai 30 ai 67 anni con problemi di malattia mentale e tossicodipendenza. Anche in questo caso erano PSD croniche che avevano un reddito di cittadinanza o comunque un’occupazione.

In Danimarca il programma è molto grande, ha coinvolto 17 Comuni e più di mille utenti. Erano persone gravemente emarginate e con multiproblematicità.

In Italia e particolarmente nella città di Pisa il programma include due utenti. Si tratta di PSD croniche con più di 65 anni. Sono persone autosufficienti e con una piccola disponibilità economica proveniente dalla pensione ricevuta in seguito al lavoro prestato o dalla pensione per invalidità. Sono stati scelti utenti italiani in quanto per entrare nel programma era necessario avere i documenti regolari.

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Mentre in Inghilterra e in Danimarca i programmi HF hanno coinvolto molte persone, in Portogallo il numero degli utenti è stato più contenuto. A Pisa si è trattato di un programma in sperimentazione che ha coinvolto pochi utenti (solamente due). Oltre al fatto che le risorse investite sono state inferiori, un limite all’entrata nel progetto di molte persone è stato che in Italia, ad oggi, non è presente il reddito di cittadinanza che permetterebbe agli utenti di rispettare uno dei principi di HF che è quello di contribuire al pagamento dell’affitto dell’abitazione.

Questo è stato anche il motivo per cui gli utenti a Pisa hanno un’età più alta rispetto agli utenti coinvolti negli altri Paesi.

I diversi programmi, invece, condividono la cronicità delle PSD e la loro multiproblematicità.

7.3. La scelta dell’abitazione e l’ingresso in casa

In Inghilterra le abitazioni sono state scelte nel settore privato e, come prevede il modello originale di HF la scelta è stata fatta insieme agli utenti e sono stati quest’ultimi a firmare il contratto direttamente con i proprietari. Uno dei problemi principali nella ricerca delle abitazioni è stato l’alto prezzo degli affitti. Nonostante questo è stato possibile

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trovare delle case vicino al centro di Camden ad un costo non eccessivo.

Anche in Portogallo la ricerca è stata fatta nel settore privato nelle zone centrali delle due città.

In Danimarca come in Inghilterra un grande ostacolo è stato l’alto prezzo degli affitti. Le case sono state trovate sia all’interno del settore pubblico che in quello privato. Si è tratto soprattutto di case indipendenti ma alcuni posti letto sono stati trovati in luoghi più istituzionalizzati.

Anche a Pisa le case sono state trovate nel settore privato e nelle zone centrali della città. Gli operatori hanno scelto le abitazioni in autonomia, senza il coinvolgimento degli utenti. Le case erano bilocali in cui gli utenti vivevano singolarmente.

In tutti i casi, tranne che in Danimarca, le case sono state scelte all’interno del settore privato e si è trattato di case indipendenti. È stata rispettata l’idea di trovare abitazioni in zone centrali per permettere l’integrazione degli utenti all’interno della comunità. Un problema comune è stato quello dell’alto prezzo degli affitti e della scetticità dei proprietari, soprattutto nei primi periodi, ad affittare le proprie abitazioni a PSD, per cui è stata importante la mediazione degli operatori.

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A Pisa le abitazioni sono state scelte dagli operatori senza il coinvolgimento degli utenti. Questo va contro il modello originale di HF ma la scelta era poca e, ad esempio, in uno dei due casi l’abitazione è stata messa a disposizione di un conoscente della Cooperativa che gestisce il progetto.

7.4. L’accompagnamento sociale

Per quanto riguarda l’accompagnamento sociale in tutte le realtà prese in esame c'è stata una particolare attenzione a fornire supporto nel raggiungimento dell’autonomia e dell’integrazione sociale. Gli utenti sono stati accompagnati nella gestione della casa e dell’igiene personale, nei servizi di cui necessitavano per migliorare le loro condizioni sociali e di salute, nonché nella gestione dei rapporti con il vicinato e nell’integrazione all’interno della comunità.

7.5. L’equipe di HF

In Inghilterra per ogni dieci utenti erano previsti due operatori. Gli operatori erano disponibili per 75 ore settimanali nelle normali ore lavorative ma erano reperibili in caso di necessità 24h su 24. A sostegno degli operatori c’era uno dei manager del SHP. L’equipe ha potuto avere un’importante consultazione con il Camden Cuncil.

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Venivano tenute riunioni regolari tra i rappresentanti dei commissari dei sevizi del Camden Cuncil e i dirigenti del SHP durante cui si discuteva sia dei progressi del servizio nel suo complesso, sia del percorso di ogni singolo utente.

Anche in Portogallo l’equipe era disponibile 24h su 24 ed era prevista una riunione settimanale che includeva sia i partecipanti al programma sia gli operatori. Durante la riunione si discuteva dell’andamento del programma.

Per quanto riguarda l’equipe, sul caso della Danimarca non sono stati trovati dati disponibili.

A Pisa l’equipe è composta da tre operatori, un coordinatore e un amministrativo. A differenza dell’Inghilterra e del Portogallo gli operatori sono disponibili solamente negli orari lavorativi e questo può rappresentare un limite nel supporto agli utenti del progetto.

Un punto di forza nella realtà pisana come in quella inglese è stato che gli operatori avevano una lunga esperienza nel settore della grave marginalità adulta.

A differenza dell’Inghilterra e del Portogallo, a Pisa, l’equipe si riuniva settimanalmente solo nei primi periodi dell’implementazione del progetto. Oggi l’equipe si riunisce solamente nei casi eccezionali in quanto, trattandosi di una piccola realtà, gli operatori lavorano tutti

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nello stesso ufficio ed hanno modo di confrontarsi quotidianamente sull’andamento del progetto.

La supervisione e la formazione vengono fatte durante gli incontri nazionali degli operatori che lavorano nel programma HF in Italia e all’estero.

Come sottolineano le ricerche svolte in Portogallo e a Pisa, l’equipe è stata costante nell’effettuare almeno una visita settimanale presso l’abitazione dei partecipanti al progetto. Questo si è rivelato molto importante per poter monitorare la situazione e attuare il processo di autodeterminazione della persona.

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INGH PORTOG DANIM PISA

SCELTA DEGLI UTENTI - alto numero utenti - età minima 35 anni - PSD croniche e multiproblemati che - reddito di cittadinanza - 60 utenti - età dai 30 ai 67 anni - PSD croniche - malattia mentale e tossicodipende nza -reddito di cittadinanza o occupazione . - più di 1000 utenti - persone gravemente emarginate e multiproblemati che - 2 utenti - PSD croniche e multiproblemati che - + di 65 anni - autosufficienti - con pensione - italiani SCELTA ABITAZIONE E INGRESSO IN CASA - settore privato - condotta con l’utente - contratto firmato dagli utenti - abitazioni vicine al centro - alto prezzo degli affitti - settore privato - centro città -settore pubblico e privato - alto prezzo degli affitti - case indipendenti e non - settore privato - centro città - scelta fatta dagli operatori - abitazioni indipendenti - solo l’utente vive in casa ACCOMPAGNAME NTO SOCIALE - supporto nel raggiungimento dell’autonomia - accompagname nto nella gestione della casa e dell’igiene personale - accompagname nto servizi sociali e sanitari - supporto nella gestione dei rapporti con il vicinato e integrazione sociale - supporto nel raggiungimento dell’autonomia - accompagname nto nella gestione della casa e dell’igiene personale - accompagname nto servizi sociali e sanitari - supporto nella gestione dei rapporti con il vicinato e integrazione sociale - supporto nel raggiungimento dell’autonomia - accompagname nto nella gestione della casa e dell’igiene personale - accompagname nto servizi sociali e sanitari - supporto nella gestione dei rapporti con il vicinato e integrazione sociale - supporto nel raggiungimento dell’autonomia - accompagname nto nella gestione della casa e dell’igiene personale - accompagname nto servizi sociali e sanitari - supporto nella gestione dei rapporti con il vicinato e integrazione sociale

EQUIPE - 2 operatori per

10 utenti - disponibilità h 24 - lunga esperienza nell’ambito da parte degli operatori - riunioni regolari - disponibilità h 24 - riunione settimanale che includeva i partecipanti

Non sono state trovate informazioni - 3 operatori, un coordinatore, un amministrativo - disponibilità nei consueti orari lavorativi - lunga esperienza nell’ambito da parte degli operatori - riunioni di equipe in casi di eccezionalità

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7.6. Conclusioni

Come si può vedere dalla tabella riportata qui sotto in ogni Paese il modello HF viene adattato in base alle esigenze e alle risorse del territorio. Per questo motivo non di può parlare di un unico modello di HF ma semmai di approcci differenti.

NEW YORK

INGH PORT DANIM PISA

ALTO NUMERO UTENTI x x X VISITA SETTIMANALE x ? x ? x RICERCA CASA CONCORDATA x x x DISPONIBILITA’ H24 x x x ? L’UTENTE VIVE DA SOLO x x x x INTEGRAZIONE SOCIALE x x x

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Conclusioni

Cerchiamo adesso di rispondere alle domande che ci siamo posti nell’introduzione della tesi.

In ogni Paese in cui il modello HF è adottato è difficile trovare una perfetta somiglianza con il modello originale di New York. Questo perché, come è stato descritto nell’analisi delle valutazioni dei diversi Paesi europei, ogni contesto è differente e di conseguenza è necessario applicare il modello HF in base alle esigenze e alle risorse del territorio. I modelli europei sono, dunque, differenti da quello americano che rispetta tutti i criteri dell’HF. Seguendo lo stesso ragionamento, non è possibile parlare di un unico modello europeo di HF. In ogni Paese l’implementazione di questo approccio avviene in maniera differente sulla base dei contesti socio-economici e istituzionali. Dalle valutazioni prese in esame in questa tesi è possibile distinguere come il modello inglese e quello danese si differenziano rispetto ai modelli di Paesi mediterranei quali il Portogallo e l’Italia che hanno una struttura di welfare di tipo assistenzialistico. In particolare per il caso italiano, che include anche quello pisano, adottare il modello HF è stata una grande sfida. Un importante limite per questo modello è la mancanza del reddito di cittadinanza. Considerando che uno dei principali criteri per poter accedere al programma è quello del pagamento da parte dell’utente di una parte della quota dell’affitto, si comprenderà la difficoltà nell’attuazione del programma. Questo è stato uno dei motivi per cui a Pisa sono stati solamente due gli utenti che hanno potuto partecipare al programma. I due utenti hanno potuto pagare il 30% dell’affitto grazie alle loro pensioni. Un altro limite dell’Italia per l’HF è stato che, a differenza

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degli Stati Uniti e degli altri Paesi europei, in cui il programma è stato commissionato dall’ “alto”, ossia dalle istituzioni nazionali, in Italia sono stati gli enti del terzo settore a proporre alle istituzioni di permettergli l’implementazione di questo nuovo progetto. Questa è stata una causa importante delle ridotte risorse messe a disposizione per il programma rispetto agli altri Paesi. Le ridotte risorse hanno comportato alcuni limiti quali l’impossibilità di rendere partecipi gli utenti nella scelta dell’abitazione e della disponibilità dell’equipe 24 h su 24.

Allo stesso modo, il modello HF di Pisa non può essere considerato rappresentativo del modello adottato in Italia in quanto nella nazione c’è un’articolazione molto forte del programma. In ogni città il modello viene adattato in base al contesto, in particolare in base alle esigenze del territorio e alle risorse che esso può mettere a disposizione. Per fare un esempio comparativo anche sul territorio nazionale, il modello pisano si differenzia sostanzialmente dal modello bolognese che ha un numero molto maggiore di utenti ma che include anche le famiglie e fa partecipare le persone alla spesa dell’affitto in base alle loro disponibilità economiche. Questo dimostra come, oltre alle risorse e alle esigenze del territorio i criteri attraverso cui viene impostato HF, dipendono dalle scelte di chi si occupa del programma. Anche in questo caso si può evidenziare come influisce su questo aspetto la mancanza di una linea istituzionale a livello nazionale sull’implementazione del programma.

Detto ciò, il modello HF può essere comunque considerato migliorativo rispetto al modello tradizionale sia in Europa che in Italia. Innanzitutto questo approccio rispetta uno dei diritti fondamentali dell’uomo che è il diritto alla casa. Più nello specifico il modello HF, rispetto al modello a gradini, permette alla persona di

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uscire dai servizi di bassa soglia in cui è difficile la personalizzazione degli interventi e c’è l’alto rischio della cronicizzazione della condizione di senza dimora. Inoltre, il modello HF fa sì che sia la persona a scegliere se partecipare ai programmi di recupero in base alle sue problematiche e che decida insieme al team HF come aderirvi. Questo permette di rispettare i tempi di cui ogni persona necessita per poter impegnarsi nel migliorare la propria condizione senza correre il rischio di perdere l’abitazione in cui vive.

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RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare innanzitutto il Professor Gabriele Tomei per avermi seguita durante la stesura di questa tesi.

Ringrazio, inoltre, Alessandro Carta, Massimo Ceriale e Gianluca Ambrosino della Cooperativa Sociale Il Simbolo per avermi fornito informazioni e dati indispensabili per la realizzazione di questo lavoro.

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