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HYPTIS SUAVEOLENS (POIT.)

1 Introduzione

1.7 SPECIE AD ATTIVITA’ BIOCIDA OGGETTO DELLA RICERCA

1.7.3 FAMIGLIA LAMIACEAE

1.7.3.4 HYPTIS SUAVEOLENS (POIT.)

Endemica dell’India, si è diffusa nella parte Nord orientale di questo Paese e nella Penisola del Decan, dove si trova comunemente lungo le vie di scoririmento e sul ciglio delle strade, nelle foreste e nelle zone desertiche, particolarmente aride con substrato roccioso.

Pianta annuale di natura aggressiva, inizia la crescita sia per seme, disperso lungo le strade, sia per via vegetativa, quando iniziano le piogge monsoniche, giungendo fino a 2 metri e mezzo di altezza nella stagione piovosa.

Caratteristiche botaniche

Lo stelo è quadrangolare e ricoperto da peluria, le foglie sono ovate o obovate, lunghe 3-5 cm e larghe 2-4 cm, picciolate e con margini serrati, con la pagina inferiore rivestita di peli.

I fiori, ascellari, di colore blu, compaiono nel giro di due o tre mesi, raccolti in piccole cime sulle branche che terminano con foglie ridotte; il calice è peloso alla fauce ed è lungo circa 5 mm durante la fioritura, 10 mm durante la fruttificazione, quando diventa costoluto; la corolla è blu, fortemente zigomorfa e bilabiata, pendula e lunga circa 8 mm, con un diametro di 5 mm.

I fiori hanno 4 stami e sono impollinati da un gran numero di insetti; i frutti (nucule) sono lunghi circa 1,2-1,5 mm ed i semi, protetti da un involucro spinoso che ne facilita la dispersione, sono leggermente incavati all'estremità, caratteristicamente dimorfi anche nella dimensione.

E' stata osservata una relazione inversa tra la dimensione del seme e la richiesta di luce. I semi riescono a germinare in condizioni molto varie di temperatura, tra 10°C e 40°C, con un ottimo tra 25 e 30°C, e producono mucillagini dopo essersi imbibiti di acqua.

La propagazione ha luogo grazie all’intensa crescita dopo le piogge, attraverso la riproduzione autogama ed allogama, con produzione di una buona quantità di seme vitale, almeno negli habitat di origine. Qui, H. suaveolens copre una grande area dopo la stagione delle piogge ed impedisce la fioritura delle specie native che le crescono vicino.

Come altre specie, essa elabora stategie per possibili colonizzazioni future di campi coltivati e di terreni incolti, attraverso la propagazione in breve tempo, grazie ai semi, piccoli, dimorfi, vitali e prodotti in grande quantità, attraverso l’autogamia e l’allogamia, le radici perennanti, la presenza di probabili agenti allelochimici e di oli essenziali, cosa che spiegherebbe la resistenza della pianta

ad una grande varietà di patogeni.

Il piccolo calibro facilita la penetrazione dei semi nel suolo attraverso fessurazioni o piccolie fenditure, considerato da alcuni anche un espediente per poter sfuggire ai predatori. Il dimorfismo è di aiuto nella germinazione a diversi valori di temperatura nell’arco dell’anno. Inoltre, i semi piccoli hanno un rapporto superficie/volume e una percentuale di germinabilità maggiore di quelli più grandi.

Il loro polimorfismo è utile nella risposta germinativa alle diverse condizioni fisiche del terreno e alla diversa qualità dello spettro della luce che arriva al suolo, cosicché la specie può essere favorita nell’esplorazione di micrositi diversi, grazie alla differenza delle dimensioni dei semi, che possono essere dispersi in regioni più ampie ed in diversi luoghi. Le spine che hanno li fanno rimanere attaccati al vello delle pecore, ai peli e al corpo degli animali, li fanno galleggiare sull’acqua e ne favoriscono in vario modo la diffusione.

Attività biologica ed impieghi

Gli effetti allelopatici di questa specie non sono ancora ben documentati, ma gli oli essenziali presenti potrebbero portare vantaggi nella competizione, come accade in altre specie della Famiglia delle Lamiaceae, che possiedono proprietà allelopatiche, dovute alla presenza di oli essenziali, oli volatili, essudati, zone di accumulo e di inibizione.

Negli oli essenziali di H. suaveolens è presente quasi il 2.3 % di terpinene 4-olo, un agente allelopatico, che forse le conferisce la resistenza e il potere soffocante sulle piante e il fatto che non è gradita al bestiame. Gli animali quindi si nutrono di altre specie di foraggere, determinando la scomparsa della flora nativa, che presenta comunque attributi biologici, riproduttivi, di dispersione e di allelopatia inferiori a H. suaveolens stessa.

Dalla idrodistillazione delle sue foglie, si ottiene una resa media dello 0.1% e i costituenti principali del distillato sono 1.8-cineolo (32%) e cariofillene (29%).

Conosciuta nella medicina tradizionale per il trattamento di varie malattie, recentemente è stata studiata per approfondire le sue proprietà farmacologiche e antitumorali, oltrechè le sue attività micotossiche, antibatteriche, insetticide e repellenti verso le mosche.

Le proprietà medicinali di H. suaveolens non sono molto sfruttate per i danni che provoca alla biodiversità delle aree vicine a dove viene coltivata. Per evitarne la diffusione, se ne dovrebbe limitare la coltivazione, utilizzando colture soffocanti a sviluppo rapido, come Pennisetum glaucum oppure ospiti appropriati, che la parassitizzino, in modo tale che nel prossimo futuro non diventi invasiva, come lo è stata nelle foreste indiane (Raizada P., 2006).

L’olio essenziale, ottenuto da idrodistillazione di foglie fresche, raccolte in Camerun, è stato analizzato attraverso GC e GC/MS e risulta ricco in sabinene (20.6%), β-cariofillene (17.5%) e bergamotolo (10.9%) (Tchoumbougnang F. et

Altre analisi GC e GC/MS hanno evidenziato la presenza di 24 composti, i principali dei quali sono 1,8-cineolo (44.4%), β-pinene (11.7%), β-cariofillene (10.0%), canfene (5.7%) e β-mircene (5.3%) (Sharma N. & Tripathi A., 2008).

In Brasile sono state condotte analisi sugli oli essenziali estratti con idrodistillazione e solventi organici dalle parti aeree di piante di H. suaveolens, conosciuta localmente come “bamburral” e “erva-canudo”, di diversa età, coltivate in serra in un periodo tra marzo ed agosto, a vari livelli di fertilizzazione chimica. I principali costituenti sono risultati mono e sesquiterpeni, tra cui spatulenolo (8.43-24.70%), globulolo (6.89-14.55%), dehydroabietol (3.84- 11.40%), α- cadinolo (4.25-8.05%) e β-fellandrene (2.91-4.40%).

La quantità e la composizione dell’olio essenziali variano in funzione, oltreché dell’origine geografica e del patrimonio genetico, anche dei fattori edafici, della disponibilità di macronutrienti quali azoto e fosforo, dello stadio vitale, della lunghezza del fotoperiodo e dell’età della pianta da cui viene estratto l’olio stesso.

Il gruppo principale di composti è rappresentato generalmente da sesquiterpeni ossigenati (33.09-49.55%), mentre i diterpeni ossigenati (5.68- 18.07%) aumentano con l’età della pianta (60 o 135 gg dall’emergenza) (Martins F.T. et al., 2007).

Sono state condotte prove per valutare l’efficacia delle foglie polverizzate nel controllo degli adulti di Sitophilus zeamais Mots, infestante della granella di mais conservata, e di Callosobruchus maculatus Fab, che attacca i semi del fagiolo dall’occhio (Vigna unguiculata) in magazzino.

La mortalità degli adulti di C. maculatus oscilla tra il 93.3 e il 96.6%, mentre quella di S. zeamais tra il 13.3 ed il 30%, in funzione della concentrazione. Dopo 42 giorni dal trattamento, la comparsa di nuovi insetti adulti risultava ben controllata (Iloba B.N. & Ekrakene T., 2006).

Estratti acquosi crudi di foglie sono stati testati per valutarne l’efficacia contro gli insetti che infestano il fagiolo dall’occhio in post-fioritura nella savana guineiana della Nigeria, sulla base del numero di insetti osservati dopo intervalli settimanali di trattamento, del danno ai baccelli e della produzione unitaria. H.

suaveolens (African bush tea) ha mostrato una significativa riduzione del danno

ai baccelli ed ha assicurato un buon livello di produzione, anche rispetto ad altre lamiacee ed agli insetticidi sintetici (Cypermethrin+Dimetoato) (Oparaeke A.M., 2006).

Da prove condotte in vitro su steli artificiali di gladiolo, risulta che gli oli essenziali riescono a controllare anche la germinazione dei conidi di Fusarium

oxysporum sp. gladioli dopo 4 o 12 settimane di conservazione. Analogamente,

un trattamento in vivo di 2 settimane è risultato efficace nel controllo della popolazione patogena durante la conservazione del prodotto (Sharma N. & Tripathi A., 2008).

Anche in Italia sono stati condotti biosaggi su accessioni di H. suaveolens e

H. spicigera, coltivate a livello sperimentale dal 2008 in Toscana, per indagare

importante parassita dei cereali immagazzinati: Sitophilus granarius (L.)

(Coleoptera: Dryophthoridae). A distanza di 1 ora dal trattamento, entrambe le

specie hanno sostanzialmente esplicato una buona attività insettifuga a tutte le dosi testate, mentre dopo 24 ore solamente l’olio essenziale di H. suaveolens ha manifestato un significativo effetto repellente, solo alla dose massima dello 0.1%. Tuttavia, l’attività repellente è risultata non dipendere in maniera significativa sia dalla specie vegetale o dalla accessione sia dalla dose (Conti B.

et al., 2010).

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