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1. Storia delle immissioni

1.5 I calchi Vassalli e i reperti non acquistati

A questo gruppo di reperti si devono aggiungere anche le riproduzioni in gesso di monumenti di varia natura custoditi presso il Museo Vicereale del Cairo128. Poiché nel 1870 non era più possibile esportare antichità dall’Egitto129, per incrementare ulteriormente le collezioni egittologiche italiane, tra il marzo e il maggio 1871 Luigi Vassalli (1812-1887)130, con l’aiuto del restauratore Mi-chel Ange Floris e per conto del Ministro della Pubblica Istruzione Cesare Cor-renti, fece realizzare calchi in carta e cartone di stele e bassorilievi parietali conservati nel Museo di Boulaq131. Da queste riproduzioni, pochi anni più

125 ASSAN IV B 10, 16.

126 Per i reperti vedi Guida 2016, 120-21, n. 8.

127 Per lo scarabeo vedi Cozzolino 1989, 204-5, n. 28.82.

128 Pozzi Battaglia 2011a, 20-30; Guida 2016, 17-19.

129 Già negli anni 30, a causa delle depredazioni selvagge da parte dell’Europa ai monumenti egiziani, Champollion indirizzò una petizione a Mohammed Ali affinché fosse creata un’istitu-zione per la proteun’istitu-zione delle antichità. Bisognerà però aspettare il 1858 (1 giugno), anno dell’isti-tuzione del Servizio delle Antichità con lo scopo di arginare la dispersione del patrimonio egi-ziano e decidere quali antichità dovessero restare in Egitto e quali potessero essere donate o ven-dute all’estero. Piacentini 2010, 13-21.

130 Luigi Vassalli, conosciuto per aver partecipato nel 1863 alla creazione del museo di Boulaq – il primo museo di antichià egiziane del Paese –, fu, seppur per breve tempo, Conservatore di Prima Classe del Museo Nazionale di Antichità di Napoli (1860-1861). Sulla figura di Vassalli vedi La Guardia 1994, 11-44; La Guardia, Tiradritti (a cura di) 2012.

131 ASSAN XXI A, 4; per i calchi vedi Pozzi Battaglia 2011a, 20-30. Una selezione di questi calchi è oggi esposta nelle sale XVII e XVIII della sezione egiziana del MANN, in Guida 2016, 1721, nn. 1-4, 42-43, n. 6.

tardi, verranno effettuati da Casaglia, della Galleria dell’Accademia di Fi-renze, 179 calchi in gesso che giunsero a Napoli nel giugno 1874132. Dieci anni più tardi (1884) tali riproduzioni vennero classificate e organizzate da Ernesto Schiaparelli secondo criteri cronologici, geografici ed estetici133.

Oltre a questa donazione e alle effettive immissioni, è opportuno menzio-nare anche quei reperti che, nel corso degli anni, furono proposti al Museo, ma che per varie ragioni non furono mai acquisiti:

- il 27 luglio 1821 il “Sign. Forquet da Livorno” propose a Sua Maestà la vendita di una “mummia femminile fasciata con cassa e controcassa originale”, probabilmente acquistata a Roma per 1000 ducati, considerata “tra le più belle e degna del Museo Borbonico”134. Di questo atto, fino a ora sconosciuto, sopravvivono solo pochi righi in un documento conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli135 e lo stesso

“Forquet da Livorno” non è stato ancora identificato con certezza136. Probabilmente tale acquisto non fu mai approvato poiché, seppur il Museo non possedesse al tempo mummie umane, aveva avviato le operazioni di ricerca dei due corpi della Farmacia del Monastero di San Francesco di Paola a Porta Capuana (v. supra, § 1.2) che erano già

“destinati per il Museo Reale”;

- nel 1845 Demetrio Papandriopulo, noto come Giovanni Anastasi, offrì in vendita dei papiri egiziani. Tuttavia il venditore, “non essendo sod-disfatto del prezzo di ducati 150 fornito dalla Commissione di Antichità

132 L’Archivio della Soprintendenza possiede un ricco carteggio tra l’allora Ministro della Pubblica Istruzione, Ruggiero Bonghi, e il soprintendente e Direttore del Museo, Fiorelli, sulla spedizione dei calchi da Firenze a Napoli, in Pozzi Battaglia 2011b, 31-37.

133 Nel faldone ASSAN IV B 10, 23 sono contenute anche le impronte su carta realizzate da Schiaparelli sui calchi. Vedi anche Pozzi Battaglia 2011a, 20-30.

134 ASNa: Min. Aff. Int. -Belle Arti, inv. II, cont. 2050, un. 251.

135 ASNa: Min. Aff. Int. -Belle Arti, inv. II, cont. 2050, un. 251.

136 Molto probabilmente si tratta del commerciante Carlo Forquet conosciuto per i commerci con Alessandria d’Egitto. Vedi Relazione circa il rifiuto di un carico di favette di Alessandria d'Egitto pervenuto sul brigantino l'Emanuele capitanato da Jansen Andrea per dedotta avaria. Parti in causa: For-quet Carlo e Giusso Luigi contro Cuomo Francesco, 1821 lug. 27, ASNa: Tribunale di Commercio di Napoli, vol. 246 (1818 giu. 14 - 1822 set. 20), 242r-v in Milanese 2014.

e Belle Arti”, ne richiese la restituzione attraverso il suo procuratore,

“comm. Demetrio Lena”137;

- nel 1847 H. Berkeley Hamilton offrì un’ampia collezione di cui si con-serva un interessante catalogo a stampa redatto da Joseph Bonomi138; - il 1858 fu restituita anche la collezione di “oggetti di Archeologia

Egi-ziana presentati alla commissione di antichità e Belle Arti, dall’Artista Pittore Vincenzo Marinelli”139. La raccolta era composta da circa 500 oggetti tra cui “due lapidi con iscrizioni e figure egizie, due mummie e 10 frammenti di papiri”;

- nel 1907 le scoperte in Egitto di “suppellettile storica e artistica”140 in-dussero il Ministero a ripartire il materiale giunto a Torino fra i Musei Archeologici che possedevano “una speciale sezione di antichità egi-ziane o uno spazio conveniente per collocarle e ordinarle”141. Nono-stante la proposta fosse stata approvata con un decreto del 27 agosto 1907, tale immissione non avvenne mai142. La scelta di incrementare le collezioni italiane minori derivò probabilmente dalla carenza di mate-riale e alla conseguente esistenza di lacune cronologiche e/ o tipologi-che in alcune raccolte, tra le quali si inserisce antipologi-che quella di Napoli;

- nel 1909 venne proposto in dono un coccodrillo mummificato da parte di Eugenee Galdés143. L’animale, proveniente dall’Egitto e risalente se-condo Maspero a “settemila anni addietro”, non fu mai immesso nella collezione probabilmente perché il Museo Borbonico già possedeva un

137 ASSAN IV B 10, 9. Giovanni Anastasi (1780-1860) fu console in Egitto dal 1828 per conto del governo Svedese-Norvegese, ma fu anche mercante e antiquario stanziato ad Alessandria d’Egitto dal 1797. Le sue collezioni - principalmente papiri, tra cui i famosi papiri magici da Tebe - furono vendute a Leida (1828), a Londra (1839) e alla Francia (1857). Dawson 1949, 158-60; Chry- sikopoulos 2008.

138 In Guida 2016, 10-11. Per il catalogo vedi Bonomi 1846.

139 ASSAN IV B 10, 12. Vincenzo Marinelli (San Martino d’Agri 1819 - Napoli 1892), artista di primo piano nel panorama ottocentesco, conosciuto principalmente per la sua produzione pittorica di carattere orientalista (Il ballo dell’ape nell’harem, il Ricordo dell’Alto Egitto, la Tratta delle schiave sul Mar Rosso e La toilette di Cleopatra). Nel 1854 si trasferisce ad Alessandria d’Egitto dove stringe amicizia con l’egittologo Luigi Vassalli, ispettore degli scavi e vicedirettore del Museo del Cairo, che lo introduce al khedivé Said Pascià. Nel 1856, quest’ultimo, committente del taglio dell’istmo di Suez, lo ingaggerà per la spedizione in Sudan (1956-1857). Fusco 1998, 27-40; Minopoli 2005.

140 ASSAN IV B 10, 18.

141 ASSAN IV B 10, 18.

142 ASSAN IV B 10, 18.

143 ASSAN III C 7, 25.

reperto simile. Data l’importanza del “monumento”, però, sappiamo che il Museo napoletano suggerì l’acquisto del coccodrillo al direttore del Museo di Torino nel febbraio 1909144.

Probabilmente questo ‘suggerimento’ di acquisto è legato ad un episodio av-venuto pochi anni prima. Nel 1899 il Direttore del Museo Egizio di Torino propose uno scambio di reperti tra Napoli e la città Piemontese. Tali reperti avrebbero accresciuto “la raccolta di antichità egizie per la quale (Torino) è insigne”145. In cambio di un papiro funerario con scene illustrative dipinte e di una serie di 15 oggetti dell’età preistorica (tra cui vasi, selci e braccialetti d’osso), il Museo di Torino faceva richiesta a Napoli di reperti vari146:

“185: testa frammento di piccola statua147; 237: statuetta virile sedente in gra- nito148; 248: statuetta virile in bronzo con testa di cane149; 253: immagine in bronzo di una sacerdotessa recante sulla spalla la dea Best150: 273: testa, frammento di statuetta muliebre in pietra nera151; 382: frammento di statuetta virile in pietra gialla152; 387: testa frammento di statuetta in pietra grigia153; 389: coperchio di piccolo vaso canopo154; 400: frammento di statuetta in granito155; 997: vaso in pietra156; 1062: frammento di piccola statua muliebre in pietra157; 1076: piccola statua virile sedente in pietra158“.

A detta del Direttore Schiaparelli, il cambio non avrebbe arrecato alcun “tur-bamento sensibile” nelle raccolte del museo di Napoli, soprattutto perché i

144 Il documento è custodito presso l’Archivio del Museo Egizio di Torino. Si ringrazia Fede-rico Poole per la segnalazione.

145 ASSAN IV B 10, 17.

146 Nonostante alcune incertezze (invv. gen. 185, 248) è stato possibilie riconocere la maggior parte dei reperti elencati.

147 Statuetta di Osiride, collezione Borgia, inv. gen. 185 (?).

148 Statuetta di Horemakhbit, collezione Borgia, inv. gen. 237.

149 Statuetta di Iside lactans, collezione Borgia, inv. gen. 248 (?).

150 Statuetta di figurina muliebre con Bastet, collezione Borgia, inv. gen. 253.

151 Testa maschile, collezione Borgia, inv. gen. 273.

152 “Busto” del IV sacerdote di Amon, Padi..(?), collezione Borgia, inv. gen. 382.

153 Testa di una sfinge di Sesostri III/Amenemhat III, collezione Borgia, inv. gen. 387.

154 Testa di un funzionario, collezione Borgia, inv. gen. 389.

155 Testa virile, collezione Borgia, inv. gen. 400.

156 Vaso globulare in grandiorite, collezione Picchianti, inv. gen. 997.

157 Statua di funzionario, collezione Borgia, inv. gen. 1062.

158 Dama di Napoli, collezione Borgia, inv. gen. 1076.

reperti, presi isolatamente, non avevano “quella importanza che avrebbero acquistato invece nel Museo Egizio di Torino, nel quale già trovansi più nu-merosi anelli della catena di cui facevano parte, ricevendo da questi una luce che altrimenti non potrebbero avere”159. Fortunatamente la proposta non fu mai accettata in quanto “significa(va) disgregare la raccolta borgiana del mu-seo e scemarne (dunque) la grande importanza storica”160.