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I codici legati a Triclinio: Par gr 463 (Ps) e Vat gr 1294 (Vat)

Una breve ricostruzione dell’edizione thomana

VI. I codici legati a Triclinio: Par gr 463 (Ps) e Vat gr 1294 (Vat)

Come Massimo Planude, Manuele Moscopulo e Thomas Magister, Demetrio Triclinio è senza dubbio uno dei protagonisti della cosiddetta “rinascenza” paleologa; ritenuto da Basta Donzelli “precursore della moderna critica testuale”1, l’erudito ha lavorato per lo più su autori classici e del suo lavoro rimane traccia negli apparati critici di molte edizioni moderne.

La sua attività ecdotica è testimoniata dalla presenza di manoscritti autografi che consentono di valutare le lezioni preferite dallo studioso, le sue innovazioni e il materiale prefatorio e scoliastico, di cui i testi sono corredati.2

A partire da Turyn, gli studi su Triclinio hanno permesso di definire con sempre maggiore acribia il modus operandi dell’erudito, riassumibile in alcuni punti nodali: la ricerca in antichi manoscritti di varianti e tradizioni poco note, il continuo ritornare su testi già studiati per applicare i risultati dei suoi studi, le competenze metriche acquisite in seguito alla fortunata scoperta del manuale di Efestione e allo studio degli scoli di Pindaro e del poemetto De metricis Pindaricis di Isacco Tzetzes3. Le cosiddette “edizioni prototricliniane”, come ribadisce Bianconi, “hanno offerto la possibilità, forse unica per il mondo bizantino, di seguire passo per passo la carriera dell’erudito, dai primi e spesso ingenui tentativi che, ancorati alla tradizione moscopuleana e tomana, prevedevano tutt’al più “la mera etichettatura complessiva delle masse liriche”, fino alla riscoperta della responsione strofica, alla constitutio di un testo valutato e corretto criticamente, all’adozione di un sistema di segni diacritici talora originali.”4

Anche per Aristofane siamo in grado di ricostruire la sua attività, avendo individuato la sua protoedizione nel Par. gr.463 (Ps) e la seconda revisione del testo nei codici Vat. gr.1294 (Vat) e Holkam gr.88 (L). Dopo l’identificazione di Zacher del materiale tricliniano contenuto in Vat, Wilson in una pubblicazione del 1962 segnala il ritrovamento di un nuovo codice tricliniano (L) del XV sec. da ritenersi gemello di Vat

1

Cf. BASTA DONZELLI 1994, p.8.

2

Una descrizione accurata della scrittura di Triclinio e uno studio approfondito sulla sua attività e la sua cerchia si deve al lavoro di Bianconi pubblicato nel 2005. Lo studioso passa in rassegna tutti i codici ritenuti autografi di Triclinio e, sulla base di elementi paleografici, propone un repertorio dettagliato e una cronologia relativa dei manoscritti di Triclinio. Cf. BIANCONI 2005, pp.107-118 e p. 248-249.

3

Sul progresso di Demetrio Triclinio nelle conoscenze metriche e nella conseguente attività editoriale cf. TESSIER 1999, pp. 31-49.

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per la sezione di testo condivisa (la triade e i Cavalieri). La scoperta di Wilson dimostrava che Triclinio aveva lavorato anche su altre quattro commedie (Acarnesi, Vespe, Uccelli e Pace).

In questo capitolo ho preso in esame i codici Ps e Vat, ampiamente studiati in modo particolare da Koster che dedica all’argomento un’intera monografia, preceduta da altri contributi preliminari. 5

Già nella parte introduttiva si è visto come Ps sia al centro di un dibattito paleografico sull’identificazione del copista principale: mentre Koster sostiene che la scrittura sia proprio di Triclinio, Turyn, Smith e recentemente lo stesso Bianconi ritengono che a vergare Ps sia il copista di Ang. gr. 14 (testimone T di Euripide) e che Triclinio sia intervenuto in più riprese su un codice già allestito.

Ciò nonostante, il codice è da ritenersi un testimone fondamentale per lo studio dell’edizione tricliniana di Aristofane. Non intendo tuttavia affrontare l’analisi dell’attività di Triclinio sul testo, di cui ho già parlato sinteticamente nella parte introduttiva e riguardo alla quale rimando alla trattazione approfondita di Koster6; piuttosto cercherò di servirmi dei risultati più significativi di questi studi e di ulteriori spunti ricavati dalle collazioni dei codici ai fini della costruzione stemmatica.

Al di là delle abilità filologiche e delle conoscenze metriche riconosciute a Triclinio, due elementi risultano alquanto interessanti per l’impostazione del nostro lavoro:

1) l’origine thomana di Ps. La collazione del codice parigino ante correctionem evidenzia strette relazioni con i codici thomani, lasciando supporre ragionevolmente, come ha concluso Koster, che Triclinio avesse a disposizione un esemplare thomano. Tenendo conto di quanto detto a proposito dell’edizione di Thomas Magister, si cercherà di verificare la natura thomana di Ps e di individuare, se possibile, relazioni più precise con questo gruppo.

2) l’individuazione di relazioni di Ps e Vat con le edizioni tzetziane, in particolare con K: Koster ritiene che Thomas Magister si sia servito di materiale legato a Tzetzes, ma alcune lezioni dei codici tricliniani, sebbene presenti anche in K, sono considerate dallo studioso congetture tricliniane. La recente retrodatazione di Mazzucchi del manoscritto ambrosiano al XII sec. impone di riaprire il

5

Cf. KOSTER 1955, p.24 e l’edizione degli scoli.

6

La monografia di Koster ha messo in evidenza gli interventi del dotto bizantino sulla triade aristofanea, tenendo conto delle varianti testuali e degli scoli ed evidenziando le competenze del dotto sulla base delle differenze tra le due edizioni.

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dibattito intorno alla fonti tricliniane e spinge ad analizzare in che misura Triclinio possa essere entrato in contatto con il materiale di Tzetzes.

I manoscritti

1)

Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia, Par. gr. suppl. 463 (Ps). Manoscritto cartaceo (175 x 120 mm), costituito da 14 quaternioni per un numero complessivo di 118 fogli. L’ordine dei primi fascicoli non è rispettato: la successione corretta è 2, 3, 7, 5, 6, 4, 8, 9. Contiene Pluto, Nuvole e Rane, vergati con 19 versi per pagina.

L’analisi comparata della scrittura di Ps con i codici considerati concordemente autografi tricliniani (New College 258 contenente Aftonio ed Ermogene e Marc. gr. 464 contenente Le opere e i giorni e la Teogonia di Esiodo) ha indotto Koster a considerare il codice autografo tricliniano; anzi, Ps, secondo lo studioso, offre “une occasion unique d’étudier les variations de l’écriture d’un seul scribe”.7

Nel manoscritto, infatti, vengono identificate tre variazioni di scrittura riconducibili a tre fasi diverse del lavoro di Triclinio: 1) la prima fase si differenzia per il colore nero scuro dell’ inchiostro con cui sono vergati il testo delle commedie, la maggior parte degli scoli e le glosse; 2) la seconda è caratterizzata da un inchiostro più chiaro e da un modulo di scrittura più piccolo e più inclinato; 3) la terza si distingue dal tratto meno regolare e dal contrasto tra gli elementi spessi e quelli meno spessi delle lettere. Il codice è inteso come il risultato di una complessa stratigrafia di interventi e rappresenta in fieri il lavoro del dotto, lo status nascendi8 della sua edizione. Gli studi di Turyn, invece, hanno dimostrato che le variazioni della scrittura non si spiegano come l’evoluzione grafica della stessa mano, ma sono il segno della presenza di un'altra mano che ha vergato interamente il testo e che è stata identificata con quella che ha trascritto Ang. gr. 14 di Euripide. Tale interpretazione viene accettata da Smith e Bianconi, che escludono la possibilità che possa trattarsi di un manoscritto autografo di Triclinio. Il copista di Ps, secondo Bianconi, esibisce una scrittura che, sebbene confondibile con quella tricliniana per la ricerca di ordine, bilanciamento e qualità estetica, si distingue per un maggiore contrasto di modulo e per il prevalere di elementi di indole corsiva. La coincidenza nell’impressione d’insieme tra la mano di Triclinio e il copista di Ps e Ang. gr. 14 e l’assenza in quest’ultimo di elementi di modernità hanno fatto ritenere che il copista anonimo dovesse essere rappresentante della generazione di Triclinio e non un suo

7

Cf. KOSTER 1957, p. 3.

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allievo.9 L’affinità di questa mano con quelle che hanno vergato la miscellanea poetica risultante dall’unione di tre manoscritti (Cantabr. Nn III 14, III.15, III.17 A) e dei codici Vat. gr. 1333 e Vat. gr.1823 sembra rimandare ad un ambiente erudito, localizzabile a Tessalonica all’inizio del XIV sec., che non si identifica in toto né con quello di Thomas Magister né con quello di Triclinio.

Sebbene non autografo, gli studiosi sono però concordi nel ritenere tricliniane le correzioni, databili su base paleografica a prima del 1316.10

Il codice appartiene al gruppo di manoscritti recuperati da Mynoides Myna dal monte Athos.11

2) Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 1294 (Vat). Manoscritto cartaceo (300 x 250 mm), costituito da 279 fogli. Contiene Pluto, Nuvole, Rane e Cavalieri (vv.1-270). Si tratta di un codex compositus: alla sezione aristofanea sono state aggiunte altre parti risalenti al XV sec. (contenenti Organon di Aristotele, Isagoga di Porfirio). La parte più antica del codice risale alla metà del XIV sec.: Holzinger ritiene la filigrana molto simile a Briquet 3187 (databile al 1328) e 3171 (databile al 1371). La sezione originaria del manoscritto è mutila all’inizio e alla fine: il primo foglio del primo quaternione, che molto probabilmente doveva contenere i Prolegomena, è andato perduto così come l’ultima parte del codice, dal momento che i Cavalieri sono trascritti fino al v.270.12

Il Pluto (ff. 4r-34r) è vergato con 20 versi per pagina; i titoli, le sigle dei personaggi e i segni colometrici sono trascritti con inchiostro rosso; gli scoli sono disposti ai margini: quelli metrici lunghi sul margine esterno, quelli metrici brevi apposti prima del verso a cui si riferiscono, tutti gli altri nello spazio compreso tra il testo e gli scoli metrici del margine.

9

Bianconi evidenzia che la dimensione dei codici (180 x 125/130 mm) risulta eccentrica rispetto alla taglia dei manoscritti allestiti da Triclinio e che la parte euripidea per motivazioni testuali e materiali è datata al 1300-1310 circa allo stesso modo della trascrizione del testo di Aristofane nel Parigino. Considerando che la fase più antica del lavoro di Triclinio risale al massimo al 1315, si deve escludere la collaborazione tra Triclinio e il copista di Ps e Ang. gr. 14, da ritenersi per questo della stessa generazione di Triclinio, ma non appartenente alla sua cerchia. Cf. BIANCONI 2005, pp.121-122.

10

La datazione proposta è basata sul criterio dell’evoluzione grafica degli spiriti: Smith, seguendo Fraenkel, ritiene che tra il 1316 e il 1319 debba collocarsi il passaggio dagli spiriti rotondi a quelli angolari insieme alla cambiamento nel tracciare la lettera beta (dal beta biovulare al beta maiuscolo). In particolare il nucleo originario di Ps e Ang. gr.14 sembra datarsi al 1300-1310. Cf. SMITH 1994, p.244 e p.247 e cf. BIANCONI 2005, p. 98 e p.116.

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Cf. MENCHELLI 2001, pp. 145-165.

12

Zacher ritiene Vat il modello del codice Laur. Pl. 31,4; il codice laurenziano doveva essere stato copiato dopo che Vat aveva già perso i fogli finali (anche in questo esemplare i Cavalieri sono trascritti fino al v.270), ma conserva i Prolegomena che precedono il testo delle commedie. Cf. ZACHER 1888, pp.603-605.

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Una nota di Fulvio Orsini, possessore del manoscritto, al f. Iav stabilisce che il codice era stato scritto da Demetrio Triclinio, ma l’attribuzione è concordemente ritenuta falsa dagli studiosi. Smith ha individuato una similarità tra lo stile di Vat e quello di Demetrio Pyroules, sulla quale Eberline non concorda.13