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2. I termini del problema

2.3. I limiti del metodo eidetico: la critica di Natorp

Anche da parte di Paul Natorp giunsero critiche alla prospettiva husserliana della visione d'essenza. Nel suo testo del 1917-1918, Husserls “Ideen zu einer reinen

148 Phänomenologie”, Natorp sottolinea la problematicità della tesi husserliana, della quale l'autore neokantiano non accetta il carattere di immediatezza del coglimento del senso. Ripercorrendo gli aspetti più salienti della prospettiva husserliana relativa all'eidetica e alla concezione della Bewusstsein, messa in dialogo con la propria pro- spettiva, espressa da Natorp nel testo Allgemeine Psychologie, del 1912, egli si chiede: «Ist somit Wesenserkenntnis nicht durch Erfahrung zu begründen, was ist die Grundlage ihrer Gewissheit?»280. Ad avviso di Husserl, fa notare Natorp, «Wesenser- kentnis wird begründet, erstens und hauptsächlich: durch Intuition; ein unmittelba- res Sehen, Anschauen, “Sichtigsein”, “Wesenserschauung, ein Erfassen in unmittel- barer Einsicht»281. L'aspetto dell'immediatezza (unmittelbares Sehen) viene messo in discussione dall'autore, il quale ritiene il contenuto colto vada articolato in un Denk-prozess282 e non meramente attinto nel suo darsi. Natorp riconosce dunque nella posizione husserliana un limite, rispetto al quale si esprime con chiarezza, so- stenendo che «so wäre freilich von einem Gegeben sein ohne gebenden Prozess und vor allem Prozess des Denkens zu reden. Aber eben so ist es falsch»283. Come ad av- viso del collega Rickert, anche agli occhi di Natorp relativamente al contenuto ideale si impone la necessità di una articolazione dello stesso. Questa articolazione implica una componente di processualità, una vera e propria attività. Il contenuto di senso non viene colto “in un colpo”, come sosterrebbe Husserl. Nell'ottica di entrambi gli esponenti del neokantismo, dunque, l'accesso alle essenze non può essere né intui- tivo né immediato: non è intuitivo perché le essenze non appartengono al dominio dell'esperienza percettiva, alla quale, e alla quale soltanto, si riferisce l'intuizione; non è immediato perché i contenuti di senso non consistendo in oggetti percettivi sono coglibili soltanto in seguito ad una attività analitica, e non “in un colpo”. Come metteremo in seguito nei paragrafi seguenti, Husserl si sarebbe trovato d'accordo con la critica avanzatagli dai colleghi neokantiani, dal momento che nemmeno ad avviso dell'autore moravo la conoscenza si esaurirebbe nella visione immediate

280P. Natorp, Husserls “Ideen zu einer reinen Phänomenologie”, Logos 7. 224-246. Reprinted in Hermann

Noack (ed.), Husserl, Darmstadt: WBG, 1973. 281Ibidem.

282Cfr. Ivi, p. 230. 283Ivi, p. 232.

149 delle essenze. Queste vengono, ad avviso del padre della fenomenologia, co-intuite nell'intuizione percettiva, la quale non è mai soltanto intuizione di dati sensoriali a se stanti. I caratteri essenziali del dato percettivo in questione, come per esempio il suono, richiedono dunque una vera e propria attività analitica, riflessiva, in virtù della quale soltanto essi sono compresi, articolati e comunicabili in una forma che possa ambire al consenso intersoggettivo ed accrescere i risultati della ricerca scien- tifica. La questione per Husserl sarà, per tutta la vita, individuare il “basso” a partire dal quale, e a partire dal quale soltanto, i successivi “alti” possono costituirsi e venire articolati. La nozione di intuizione indica un livello dell'esperienza innegabile, livello nel quale i contenuti si offrono e possono essere distinti e colti in quanto tali. I con- tenuti ai quali è possibile avere accesso intuitivo non sono soltanto quelli propri dell'esperienza percettiva, ma anche quelli ideali. L'intuizione categoriale e l'intui- zione d'essenza richiedono, tuttavia, una componente di attività specifica. Questa di- stinzione verrà esplicitata da Husserl in un testo successivo, ovvero il secondo vo- lume di Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie. In esso troviamo le basi teoriche a partire dalle quali individuare una distinzione tra Wesensschau e Wesenserkenntnis, ovvero tra la visione intuitiva dell'essenza e la co- noscenza concettuale della stessa. In questo testo, infatti, l'autore articolando il pro- prium di mondo naturale e mondo spirituale si pone alla ricerca di categorie teoriche che possano correttamente descrivere una scienza eidetica tanto del mondo della natura che di quello dello spirito. Porsi alla ricerca della concettualità che possa cor- rettamente descrivere un determinato livello d'esperienza implica il riconoscimento di un livello di visione, intuizione, d'essenza, implicato nell'esperienza del livello in questione (naturale o spirituale), e, al contempo, di un livello di articolazione con- cettuale di quanto viene intuito nel primo livello. Non soltanto, dunque, Husserl ri- conobbe la presenza e l'imprescindibilità di una componente di articolazione anali- tica del contenuto intuitivo. Egli comprese anche, ed in questo mi trovo concorde con il giudizio di superiorità della fenomenologia husserliana, espresso da A. Staiti nel suo già citato Husserl's Transcendental Phenomenology, che occorra fondare l'ac- cordo individuato tra descrizione concettuale ed esperienza intuitiva corrispon- dente. Con grande efficacia Staiti esprime come segue l'urgenza di elaborare una concettualità che si accordi con il fenomeno preso in cosiderazione dalla stessa:

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We can of course employ the conceptuality of mechani- stic causality to explain the connection between two mental events, say (A) “reading in the newspaper about the economic crisis” and (B) “deciding to run to the bank to withdraw all my money”. We could, for instance, observe the configurations of neuronal activity in the brain in A and B and (…) finally discover the causal law regulating the transition from A-like states to B-like states. The kind of knowledge attained in this case is by no means false or trivial for a phenomenologist284.

Le configurazioni neuronali sottese al passaggio da uno stato A ad uno stato B costi- tuiscono, dunque, un quadro concettuale lecito e ricco di senso. Tuttavia, esso si ri- vela inadeguato relativamente alla spiegazione di fenomeni che implichino un aspetto di motivazione nel passaggio dallo stato A allo stato B. La tristezza suscitata dalla visione di una vecchia foto nella quale eravamo in compagnia di persone amate, non più tra noi, non è, per esempio, giustificabile in modo esauriente ricorrendo esclusivamente ad una spiegazione di matrice deterministica. Allo stesso modo, il comportamento di un anziano che nel bel mezzo di un improvviso terremoto not- turno decida di salvare non il proprio portafoglio, ma, per esempio, un vecchio ri- cordo di famiglia, eccederebbe la spiegazione offerta da un modello meccanicistico di causalità, come quello sotteso ai modelli delle configurazioni neuronali. Lo iato individuato da Husserl tra una determinata esperienza e la concettualità articolata a riguardo mostra la consapevolezza husserliana tanto dell'irriducibilità del concet- tuale all'intuitivo quanto del porsi di diversi quadri concettuali sulla base di conte- nuti d'esperienza attinti intuitivamente. La critica neokantiana, dunque, coglie degli aspetti di effettiva problematicità all'interno della fenomenologia husserliana e che nel testo del 1913 non avevano trovato compiuta chiarezza. Tuttavia un approfondi- mento della prospettiva husserliana che ne comprenda i motivi profondi e non resti “alla lettera” svela una vicinanza tra le due prospettive più consistente di quanto emerse agli occhi dei due colleghi. Come espresso con estrema chiarezza da Staiti, agli occhi di Husserl «essential knowledge is concept-formation in accord with an

151 underlying vision of essence»285. Si cade in errore quando si pretende di erigere qua- dri teorici in disaccordo con le direzioni suggerite dalle essenze intuite (co-intuite a livello percettivo). Come messo in eviednza con estrema chiarezza in Husserl's Trans- cendental Phenomenology la Wesensschau va dunque intesa come la Wesenserkennt- nis prima che venga attuato il tentativo di giustificare concettualmente e logicamente quanto intuito.

285Ivi, p. 120.

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