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I modelli demografici delle popolazioni zootecniche

I L CALCOLO DEI RLS DELLE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

3.3 I modelli demografici delle popolazioni zootecniche

può ritenersi del tutto accettabile14. Ultima informazione da fornire relativamente al modello demografico riguarda i bufalini. Ai fini del calcolo dei RLS questi devono essere assimilati ai bovini. L’ISTAT rileva gli animali in questione suddividendoli solo in due categorie: Bufale e Altri bufalini. Quindi, per adempiere alle disposizioni comunitarie, è stato necessario ripartire la categoria Altri bufalini tra le stesse categorie previste per i bovini. La ripartizione in esame è sta-ta effettuasta-ta sulla base della stessa composizione percentuale delle categorie dei bovini.

La Tabella 3.3.b presenta il modello demografico della popolazione suinicola nazionale. I dati in essa illustrati provengono dalla stessa fonte e sono stati ottenuti con la stessa metodologia già descritta per il modello demografico dei bovini. L’unica eccezione risiede nel fatto che, in questo caso, la capacità produttiva degli allevamenti a ciclo chiuso è stata stimata non sulla base della numerosità delle scrofe bensì su quella dei lattonzoli. I motivi che hanno indotto all’adozio-ne di questa diversa modalità di approccio sono, sostanzialmente, i seguenti:

– fatta eccezione per usanze locali che non incidono in modo significativo sul costume alimentare italiano (vedi ad esempio l’allevamento e il consumo delporceddu sardo), la macellazione dei suini viene effettuata per la categoria di peso > di 50 kg. La necessità di stimare la percentuale degli animali provenienti da allevamenti a ciclo aperto, pertan-to, è limitata a questa categoria;

– data la delicatezza costituzionale dei lattonzoli, la pratica del loro svezzamento precoce è, ad oggi, del tutto marginale. Si può realisticamente affermare, quindi, che la compra-vendita dei suini inizi non prima che gli stessi abbiano fatto ingresso nella categoria dei magroni (animali appena svezzati, 20-25 kg di peso);

– a differenza dei bovini, nei quali è facilmente ipotizzabile un rapporto annuo prossimo alla parità tra vacche e vitelli, le caratteristiche riproduttive dei suini (unite alle usanze locali di macellazione dei lattonzoli) non sono tali da consentire l’individuazione imme-diata del rapporto annuo esistente tra scrofe e lattonzoli. La stima della capacità pro-duttiva degli allevamenti a ciclo chiuso a partire dalla numerosità delle scrofe, pertanto, avrebbe comportato la necessità di una ulteriore stima per la determinazione del nume-ro di lattonzoli pnume-rodotti da queste scnume-rofe.

In considerazione di quanto sopra, la numerosità dei suini destinati al macello e provenien-ti da allevamenprovenien-ti a ciclo aperto è stata sprovenien-timata per semplice differenza tra la numerosità comples-siva della categoria in esame (da ingrasso) e quella dei lattonzoli15. Da notare che sia il criterio di stima adottato che i risultati ottenuti trovano supporto, seppure indiretto, rispettivamente nel rap-porto esistente tra lattonzoli e scrofe e nell’incidenza delle aziende suinicole a ciclo aperto sul totale delle aziende suinicole italiane. Il rapporto lattonzoli/scrofe, evidenziato nel modello demo-grafico e calcolato sulla base degli stessi dati in esso riportati, infatti, rileva, seppure nell’ambito di una accettabile variabilità regionale, una sostanziale perequazione della numerosità delle cate-gorie di animali messe a confronto. L’incidenza percentuale delle aziende suinicole a ciclo aperto sul totale delle aziende suinicole italiane, inoltre, pur riferendosi a un fenomeno diverso da quel-lo in esame (numero di aziende e non numero di animali), pur provenendo da una fonte dati diversa (censimento e non statistiche congiunturali) e pur essendo riferita a un periodo diverso (2000 e non media 2003-05), si correla abbastanza bene con i risultati della stima effettuata, ovvero con l’incidenza percentuale dei suini da ingrasso provenienti da allevamenti a ciclo aper-to sul aper-totale dei suini da ingrasso. La correlazione in esame è mostrata nel grafico 3.3.b.

14In considerazione del fatto che più volte nello svolgimento dello studio si è dovuto fare ricorso a semplificazioni o ad “aggiusta-menti”, compito degli Autori è stato anche quello di analizzare l’effetto degli stessi sul risultato finale e, quindi, di valutare i risul-tati raggiunti con i diversi aggiustamenti.

15Dati i presupposti della stima, i risultati della stessa indicano anche l’entità delle importazioni degli animali in esame.

Tabella 3.3.a - Modello demografico della popolazione bovina a bufalina italiana (Percentuali sul totale regionale o della categoria alla quale il “di cui” è riferito, salvo diversa indicazione) Bovini < di 1 anno17,631,334,120,219,139,924,427,820,531,734,533,623,131,032,028,631,424,625,429,930,331,0 - destinati al macello4,714,230,67,74,728,87,913,07,724,920,025,415,717,517,113,626,114,020,017,230,022,8 - da allevamenti “aperti”3,72,729,57,13,828,26,50,05,112,30,59,24,35,68,52,57,08,53,50,02,515,6 - altri95,385,869,492,395,371,292,187,092,375,180,074,684,382,582,986,473,986,080,082,870,077,2 - maschi19,646,830,131,313,647,331,139,024,837,547,542,533,545,345,346,044,837,039,745,435,638,1 - femmine75,739,039,361,081,723,961,048,067,537,632,532,050,737,237,740,429,249,040,237,434,439,1 Bovini da 1 a 2 anni18,726,822,319,818,034,924,317,023,622,622,621,218,719,417,619,118,718,016,216,313,923,6 - maschi8,555,133,621,55,069,435,336,231,952,663,058,630,453,450,450,262,328,238,442,333,346,5 - femmine91,544,966,478,595,030,664,763,868,147,437,041,469,646,649,649,837,771,861,657,766,753,5 - destinati al macello1,112,58,95,52,210,77,919,87,320,112,611,79,38,513,815,010,55,87,911,28,410,0 - da allevamenti “aperti”0,11,07,84,91,210,16,50,04,87,50,00,00,00,05,33,90,00,40,00,00,02,8 - da allevamento90,432,457,572,992,819,956,743,960,727,324,329,760,338,135,734,827,266,053,646,558,343,5 Bovini > di 2 anni13,09,18,46,710,13,77,214,59,217,911,913,313,011,46,38,514,49,312,212,615,69,1 - maschi6,913,68,63,16,310,76,414,49,011,214,914,313,410,810,016,320,117,318,017,822,512,6 - femmine93,186,491,496,993,789,393,685,691,088,885,185,786,689,290,083,779,982,782,082,277,587,4 - da macello0,98,03,73,84,612,612,37,55,37,36,06,88,19,313,612,68,46,99,16,56,16,7 - da allevamenti “aperti”0,00,02,63,13,611,910,90,02,80,00,00,00,00,05,01,50,01,40,00,00,00,0 - da allevamento92,278,387,793,289,176,881,278,185,781,579,078,978,579,876,471,171,575,972,975,871,480,7 Vacche da latte49,821,334,152,751,820,942,719,644,215,211,515,633,826,235,632,716,442,729,615,512,629,2 Bufale/vacche da latte %0,00,20,62,70,00,80,90,20,22,14,11,532,70,22,5157,20,35,41,51,02,98,4 Altre vacche1,011,51,10,71,00,61,421,12,612,619,516,311,411,98,511,119,15,516,525,727,57,2 Totale bovini 1.000 capi418381.685501509801041962711079652508759219114163823202656.305 Totale bufalini "015102101110390115105011210 Totale bovini e bufalini "418381.690511509821041962811180652908759370114168833202666.515 Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT V alle d’Aosta

Piemonte Lombardia

Trentino Alto Adige

V eneto Friuli-V .G.

Liguria Emilia-Romagna

T oscana Marche Umbria Lazio Abruzzo Molise Campania Calabria Puglia Basilicata Sicilia Sardegna Italia

Tabella 3.3.b - Modello demografico della popolazione suinicola italiana (Percentuali sul totale regionale o della categoria alla quale il “di cui” è riferito, salvo diversa indicazione) Di peso da kg 50 ed oltreAziende suinicole Da ingrassoDa riproduzione (suini leggeri e pesanti)Scrofe Regioni< 20 kg da 20 a Totaledi cui da VerriTotaledi cui Totale RapportoTotaledi cui a (Lattonzoli)50 kgallevamentimontate(1.000 capi)lattonzoli/ciclo aperto (Magroni)“aperti”scrofe(numero)(%) Valle d’Aosta17,921,752,866,00,17,583,00,7 2,9 3591,4 Piemonte15,822,454,470,90,17,383,3954,1 2,6 1.24972,9 Lombardia19,921,051,261,10,17,782,63.962,1 3,1 3.52180,6 Trentino10,417,469,685,10,12,691,59,0 4,3 35254,3 Alto Adige7,88,679,090,10,44,170,716,9 2,7 Veneto22,221,247,152,90,19,484,5719,3 2,8 5.58389,8 Friuli-V.G.20,719,750,258,80,19,373,4212,8 3,0 1.96992,1 Liguria16,312,755,270,50,515,327,32,9 3,9 10084,0 Emilia-Romagna19,820,951,761,80,17,581,41.595,3 3,3 2.59083,1 Toscana14,820,658,174,60,26,388,4187,7 2,6 2.90385,2 Marche13,419,760,777,90,16,188,9163,7 2,5 9.11693,7 Umbria9,119,167,586,50,14,285,0254,9 2,6 3.70389,5 Lazio8,69,977,788,90,33,580,791,8 3,0 7.42991,3 Abruzzo15,715,362,474,80,26,482,2113,7 3,0 9.48595,7 Molise5,512,379,193,00,22,984,451,6 2,2 4.46895,2 Campania13,212,465,980,00,28,388,6145,0 1,8 18.35797,3 Calabria8,99,974,588,10,46,375,1120,8 1,9 9.77591,3 Puglia16,620,754,569,60,77,489,125,9 2,5 24558,4 Basilicata7,015,673,490,40,23,885,873,0 2,2 7.51888,6 Sicilia17,923,846,761,70,910,776,846,0 2,2 61476,2 Sardegna26,013,626,93,53,530,084,8224,6 1,0 6.00413,0 Italia18,620,352,864,70,28,182,78.971,8 2,8 95.01686,6 Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT

Grafico 3.3.b - Distribuzione regionale delle aziende suinicole e dei suini “a ciclo aperto”

La Tabella 3.3.c, infine, presenta i modelli demografici delle popolazioni equina e ovicaprina.

Come si vede, le informazioni in essa riportate sono estremamente sintetiche e coincidono con la composizione percentuale delle mandrie degli animali in esame, stimata a mezzo dei dati rinvenibi-li in letteratura. Nonostante la loro sinteticità, queste informazioni sono sufficienti agrinvenibi-li obiettivi pre-cedentemente esplicitati in quanto, almeno in Italia, l’allevamento di queste specie in allevamenti a ciclo aperto è privo di significato statistico, così come è priva di significato statistico l’eventuale variabilità nella composizione delle diverse mandrie che può riscontrarsi tra le diverse regioni.

Tabella 3.3.c - Modello demografico delle popolazioni equina e ovicaprina

Specie Categoria % sulla popolazione

Equini Cavalle fattrici 50

Stalloni 2

Puledri 48

Ovini Pecore fattrici 60

Arieti 5

Agnelloni e castrati 15

Agnelli 20

Caprini Capre fattrici 60

Becchi 5

Caprettoni e castrati 15

Capretti 20

Fonte: nostra elaborazione su dati bibliografici

Al contrario di quanto detto per gli allevamenti equini e ovicaprini, per le produzioni cuni-cole e avicuni-cole il peso economico degli allevamenti a ciclo chiuso (allevamenti rurali) sul totale dei rispettivi allevamenti è irrilevante. Per queste ultime produzioni, quindi, la predisposizione del modello demografico non ha alcun significato ed è stata pertanto tralasciata.

Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT 0,0

20,0 40,0 60,0 80,0 100,0 120,0

Valle d’Aosta Piemonte Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli-V.G. Liguria Emilia-R. Toscana Marche Umbria Lazio Abruzzo Molise Campania Calabria Puglia Basilicata Sicilia Sardegna Italia

% di suini da ingrasso da allevamenti “aperti” % di aziende suinicole a ciclo aperto

3.4 Il calcolo della produzione lorda