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Le principali variazioni nei coefficienti di classificazione

C ENNI SULLA NUOVA T IPOLOGIA DI CLASSIFICAZIONE DELL ’ AZIENDA AGRICOLA

5.4 Le principali variazioni nei coefficienti di classificazione

Tabella 5.3.c - Classi di importanza delle OGA

Classi Limiti in percentuale

I Dallo 0% al 10%

II Da più del 10% al 50%

III Da più del 50% a meno del 100%

Essendo molto difficile immaginare una lista esaustiva di tutte le forme che le OGA posso-no assumere nei diversi contesti dell’agricoltura europea, la scelta della Commissione europea è stata quella di elencare una serie di generiche attività ascrivibili alla tipologia delle OGA e forni-re per ognuna di esse una descrizione che permetta, caso per caso, di stabiliforni-re se la particolaforni-re attività svolta si può connaturare come OGA o se si tratta di attività non agricola e per questo da non considerare ai nostri fini. Le voci riportate nell’elenco39includono, tra gli altri, le attività turi-stiche e ricreative svolte utilizzando le strutture agricole dell’azienda, la lavorazione di prodotti agricoli e la loro trasformazione da prodotti primari in prodotti secondari, la produzione di ener-gia attraverso l’utilizzo di strutture agricole o prodotti dell’attività agricola, l’acquacoltura svolta utilizzando strutture e prodotti dell’azienda (perciò non la semplice attività di pesca), le prestazio-ni di lavoro a contratto svolte utilizzando i mezzi dell’azienda.

L’allegato al presente testo presenta tutti i risultati ottenuti per i RLS 2004 e per gli SO 2004 e il calcolo della variazione percentuale registrata in seguito al passaggio da RLS a SO.

Tenendo presenti le precisazioni di cui sopra, si possono comunque analizzare brevemente le principali variazioni intervenute per alcune produzioni agricole.

In generale si può affermare che per frumento tenero, frumento duro, segale, orzo, avena e mais le modifiche intervenute nella metodologia hanno comportato per lo più cambiamenti in negativo, con la maggioranza dei casi in cui il valore dello SO registra una flessione rispetto a quello del RLS, con valori che spaziano da 47% per il frumento duro in Friuli Venezia Giulia a -0,4 per il mais in Basilicata.

Per il riso, gli altri cereali e le leguminose da granella la situazione è opposta a quella regi-strata per le precedenti colture, infatti in questo caso nella maggioranza dei casi si registrano incrementi positivi, generalmente tra il 20 e il 60%, e solo in pochi casi si nota una flessione del valore del coefficiente. Un dato molto distante dal resto dei risultati è rappresentato dal 357%

delle leguminose da granella in Sardegna.

Incrementi tutti positivi si registrano per patate, barbabietola da zucchero, piante sarchiate foraggere, orticole, fiori, prati, pascoli e foraggere.

Un leggero incremento pari al 5% si registra nel passaggio da RLS a SO per semi e pianti-ne per seminativi, mentre per le altre colture per seminativi si registra gepianti-neralmente una leggera flessione.

Il tabacco è, naturalmente, la coltura che in assoluto registra il maggiore decremento nel passaggio da RLS a SO, dal 55 al 78%, in quanto per questa coltura avevano un peso molto rile-vante i sussidi legati alla produzione.

Per luppolo, colza e girasole non ci sono notevoli cambiamenti, con variazioni massime intorno al 20% in positivo o negativo, a seconda dei casi, mentre per la soia le variazioni più rile-vanti (81%) si registrano nelle regioni del Sud Italia. Incrementi si registrano con il passaggio allo SO per altre oleaginose erbacee (10%), lino (35%), canapa (229%), altre colture tessili (19%), piante aromatiche, medicinali e da condimento (dal 6% del Lazio al 31% della Basilicata).

Per le altre piante industriali, prati permanenti e pascoli e pascoli magri si registrano varia-zioni di segno opposto, dal -17% dei pascoli magri in Sardegna e dei prati permanenti e pascoli in Trentino, al 43% delle altre piante industriali nelle regioni del Sud Italia.

Per i frutteti e gli agrumeti il passaggio alla nuova metodologia comporta generalmente un incremento del coefficiente, tranne che per la frutta a guscio nella maggioranza delle regioni. Per gli oliveti i cambiamenti sono di portata minore, generalmente di segno positivo. Maggiori sono invece gli incrementi registrati per i vigneti, con valori che variano in genere dal 20 al 60% circa, e pari a oltre il 100% per i vigneti per uva da vino di qualità in Friuli Venezia Giulia e Molise.

Mentre per i vivai il passaggio da RLS a SO comporta un incremento molto rilevante soprattutto per alcune regioni del Sud Italia, l’incremento è pari a circa il 20% per le colture per-manenti in serra (frutteti di origine temperata) e per i funghi, mentre una variazione minima si registra per le altre colture permanenti. Il set aside non è preso in considerazione con la nuova metodologia.

Per le attività agricole zootecniche la sostituzione dei RLS con gli SO comporta un genera-le incremento dei coefficienti, tranne che nel caso dei caprini fattrici.

Come prevedibile, per gli equini, non beneficiari di sussidi legati alla produzione, l’elimi-nazione dei costi dal calcolo dei coefficienti comporta un notevole incremento: dal 111% del-l’Emilia Romagna al 173% del Trentino.

Per le categorie di bovini fino a due anni gli incrementi vanno dal 20-40% circa registrato per i bovini di meno di un anno e crescono fino al 37% in media per i bovini maschi tra uno e due anni e al 104% in media per i bovini femmine tra uno e due anni. Per i bovini maschi maggiori di due anni il coefficiente registra un incremento notevole soprattutto nelle regioni del Nord Italia, mentre per le giovenche superiori a due anni gli incrementi variano dal 26% delle Marche al 176% della Valle d’Aosta e per le vacche da latte dal 59% del Lazio al 190% della Valle d’Aosta.

Per le altre vacche le variazioni sono tra le più rilevanti, fino a raggiungere il 441% registrato nella Lombardia.

Per entrambe le categorie di ovini il passaggio da RLS a SO comporta un incremento medio del coefficiente di classificazione pari al 25%, mentre per i caprini la nuova metodologia fa registrare un decremento medio del 15% del coefficiente per le capre e un incremento medio pari al 52% per gli altri caprini.

Per il resto delle attività produttive zootecniche (suini, avicunicoli e api), non beneficiarie di sussidi legati alla produzione, i nuovi coefficienti sono più alti dei precedenti, in alcuni casi in maniera rilevante.

Per i lattonzoli lo SO è mediamente più alto del 10% rispetto al RLS, mentre per le scrofe tale incremento medio è pari al 60% e per gli altri suini è pari a oltre il 350%.

Per tutti gli avicoli gli incrementi nel passaggio alla nuova Tipologia sono notevoli, in par-ticolare per le categorie delle ovaiole (oltre il 700% in media) e dei tacchini (circa il 270% in media).

Per i conigli fattrici gli incrementi variano dal 66% della Sardegna al 186% dell’Abruzzo.

Infine, per le api la variazione passa dal 27% registrato per il Piemonte al 128% registrato per l’Umbria.