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FOCUS SULLE STRUTTURE RICETTIVE DELLE DOLOMIT

IV.6 Gli ambiti strettamente montani: rifugi e malghe

IV.6.2 I rifugi delle Dolomiti e l’educazione alla sostenibilità

I rifugi nell’ambito delle Dolomiti patrimonio Mondiale UNESCO offrono non di rado delle proposte educative, essendo in alcuni casi anche dei «centri di educazione ambientale».

Ci sono rifugi, poi, che in collaborazione con diverse figure del mondo montano come ad esempio CAI, Soccorso Alpino e Guide, propongono serate a tema: un esempio può essere il Rifugio B. Carestiato, con la sua proposta di serate a tema sulla sicurezza in caso di neve.

In questo contesto sarebbe però interessante riuscire ad attuare un’educazione più specificamente rivolta al Patrimonio Mondiale di riferimento, così da farne cogliere le peculiarità e portare l’attenzione del turista sul concetto di rispetto del territorio e la necessità di un approccio sostenibile. Si può affermare che, nel momento in cui un rifugio è inserito nel circuito del CAI o, comunque, ne appoggia la filosofia sopra esplicata, è già orientato verso l’educazione e la sostenibilità. Chi decide di dormire in rifugio, poi, è di per sé portato ad accettare anche alcune regole di convivenza e di rispetto verso l’altro. Certo, non tutti i rifugi hanno mantenuto lo stile un po’ rustico: ne esistono con saune e servizi che si possono equiparare a degli hotel a 4 stelle (al Rifugio Lagazuoi, Cortina, c’è la sauna più alta delle Dolomiti); in questi casi l’impostazione è talmente all’opposto di quella tipica semplicità che caratterizza la montagna, che sarebbe difficile attuare delle metodologie educative efficaci. Ma nella netta maggioranza dei rifugi dolomitici, dove l’innovazione – necessaria – non ha soffocato la tradizione, è possibile ricordare certi necessari accorgimenti e insegnarne di nuovi. Un punto imprescindibile su cui si sente la necessità di insistere è quello dei rifiuti: le montagne, infatti, sono spesso piene di rifiuti abbandonati da chi le frequenta. Probabilmente, una scusante usata da chi lascia i rifiuti, è quella di diminuire il peso negli zaini. In questo senso i rifugi possono offrire un’educazione mirata sia per chi soggiorna che per chi è semplicemente di passaggio. Incentivare l’uso di prodotti con meno imballaggi possibili può costituire un’alternativa: i rifugi potrebbero organizzarsi con prodotti in vendita particolarmente a basso impatto e senza imballaggi di plastica. La scelta di prodotti a km 0 e dotati di certificazioni sicuramente darebbe un segnale di aver attuato una scelta consapevole. Si consideri anche il fatto che i turisti che lasciano i rifiuti presso i rifugi creano anch’essi delle problematiche. Come si evince dal testo dell’Unione Europea sulla gestione dei rifiuti negli ambiti montani, la questione non si riduce solamente all’abbandono di questi, ma la loro stessa produzione è all’origine delle problematiche. Le località turistiche devono adeguarsi ai periodi di afflusso turistico e proporzionare la gestione in modo che riesca a gestire la massima produzione di rifiuti. In questo modo, però, durante il resto dell’anno le strutture

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risultano sovradimensionate e quindi più inquinanti del necessario. Il trasporto dei rifiuti per poterli smaltire, inoltre, causa un forte inquinamento che va ad alterare l’ambiente montano: puntare alla diminuzione della produzione stessa dei rifiuti è sicuramente un’azione importante (Commissione europea Direzione generale Ambiente, 2010).

Viste anche queste considerazioni la creazione di depliant potrebbe essere utile per informare quanto per inquinare ulteriormente. L’ambiente montano comunica molto attraverso la cartellonistica. Un esempio di affissione educativa è stata ideata nell’ambito dolomitico del Cadore (Fig. 4.28): questo è un buon esempio in cui si è voluto istruire l’avventore facendolo in parte ragionare sulle conseguenze del suo agire. Di ispirazione è anche il fatto che il cartello è stato distribuito a tutti i rifugi presenti in Cadore e, per di più, a titolo gratuito. Un’azione capillare è l’unico modo per ottenere risultati veramente performanti.

Un altro elemento da considerare nei rifugi è l’utilizzo delle risorse, in particolar modo dell’acqua.

Un bene che troppo spesso viene dato per scontato è invece un elemento prezioso da tutelare. Ecco perché, in chi soggiorna nei rifugi, bisogna stimolare un rispetto a tutto tondo. Anche nelle pretese che possono o non possono avere i turisti ci sarebbe molto da ragionare. I rifugi, come le malghe, sono ambienti che, vista la loro posizione di alta montagna, possono presentare alcune difficoltà relative agli spostamenti e agli approvvigionamenti. Serve quindi una cultura di partenza per capire questi dettagli e accettarli. Oggi risulta difficile comunicare questi fattori visto che la realtà spesso propone ristoranti e hotel invece di malghe e rifugi. Ma in un contesto tutto da valorizzare come sono le

Dolomiti bisognerebbe prefiggersi obiettivi di manutenzione della cultura. Non è infatti solo

Figura 4.28_Cartellonistica ideata da Nuovo Cadore e distribuita gratuitamente a tutti i rifugi

della zona.

(Fonte: www.nuovocadore.it)

Figura 4.29_Cartello affisso al Rifugio C. Franchetti

(Fonte:

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l’ambiente che necessita di tutela ma anche la cultura abbisogna di essere riconosciuta e valorizzata. Ed è attraverso questa che anche l’ambiente ne può trarre forti benefici. Fuori dal contesto delle Dolomiti, il Rifugio Carlo Franchetti (Gran Sasso), è un esempio di luogo di montagna che vuole mantenere lo stile semplice tipico dell’alta quota. Lo dimostra il cartello (Fig. 4.29), tra l’ironico e il serio, che invita a non avere pretese fuori dalla portata dell’ambiente. Va considerato che questo è un rifugio raggiungibile unicamente a piedi, privo di acqua calda e di docce, con il bagno posto all’esterno della struttura. Ma l’esigenza dei gestori di evidenziare il fatto che, in un simile contesto, non si possono avere particolari pretese e comodità, fa cogliere il fatto che gli escursionisti di passaggio, spesso, hanno pretese fuori luogo. Questo avviene in moltissimi rifugi e malghe. In questo senso sarebbe interessante proporre attraverso la Fondazione Dolomiti UNESCO un piano orientato alla cultura dell’ospitalità tra le cime dolomitiche.