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FOCUS SULLE STRUTTURE RICETTIVE DELLE DOLOMIT

IV.5 Una caso innovativo: l’Ospitalità Diffusa 1 Inquadramento

IV.5.5 Il ruolo educativo dell’Ospitalità Diffusa nelle Dolomit

L’approfondimento sull’ospitalità diffusa sin qui condotto è servito per capire quanto questa alternativa possa essere funzionale ad un’educazione del turista. Rispetto al precedente modello di ospitalità, molto più rigido e con scarse relazioni personali e dirette con l’ambiente dolomitico, questo approccio offre il modo di entrare in contatto e di «lavorare» con il turista- residente. È già stato visto come il turista che giunge nelle Dolomiti abbia un approccio maggiormente legato alla natura e ad un concetto slow della vacanza. Va quindi ipotizzata una base di conoscenze già acquisite su tematiche ormai di dominio pubblico: bisogna porre attenzione a non insistere su tematiche già interiorizzate. Tale situazione causerebbe noia e si perderebbe l’attenzione alla novità e alle informazioni date. La scelta delle tematiche è fondamentale per catturare l’attenzione e fornire informazioni utili che colpiscano: la novità, se stimola curiosità, incentiva l’acquisizione di nuove informazioni. In linea generale si può affermare che un turista disposto a vivere la realtà di un piccolo paese è presumibilmente ben disposto a imparare ciò che questo paese vuol comunicare. In questo senso le tematiche affrontabili per renderlo un cittadino più sostenibile sono molteplici. Ma, viste le peculiarità del luogo, si possono ipotizzare delle tematiche maggiormente specifiche e che possano dare risultati migliori. Non compiere una scelta rischia di creare caos e disordine, condizioni che disincentivano l’attenzione e l’apprendimento.

Vista la particolarità della ricettività diffusa di essere, molto più di ogni altra tipologia ricettiva, orientata verso la conoscenza del luogo dove si va a soggiornare, derivandone un’alta sostenibilità dal punto di vista sociale, può essere utile innescare alcuni ragionamenti su questo aspetto. Risulterebbe difatti vano spiegare come si fa la raccolta differenziata o, comunque, sarebbe una tematica rilevante per una bassa percentuale di ospiti. Se l’idea di

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sostenibilità ambientale è abbastanza conosciuta grazie agli anni di lavoro sull’educazione ambientale, le altre sfaccettature inerenti allo sviluppo sostenibile risultano più oscure e di difficile comprensione.

Il concetto di sostenibilità sociale, ad esempio, risulta molto meno conosciuto e considerato. Ma visto che il turismo in queste strutture è definito come «socialmente equo», perché non approfittare di questa dimensione per far sì che il turista si renda conto di questo concetto e lo faccia proprio? Le Dolomiti nel loro complesso offrono svariate possibilità di entrare in contatto con tradizioni ancora non mercificate. Il rispetto delle popolazioni autoctone passa anche attraverso la comprensione e il rispetto delle loro tradizioni ed è anche questa una modalità di giustizia sociale. In questo senso bisognerebbe incentivare il territorio a dare una corretta informazione riguardo alle tradizioni che coinvolgono i turisti: si pensi alle numerose desmontegade72 (Fig.4.22, 4.23, 4.24), o all’Om salvarech73 o, ancora, ai piatti poveri della tradizione e ai seggiolai dell’agordino con il loro scapelament dei conza74

. Non devono essere semplici attrazioni turistiche ma devono rappresentare uno strumento di comunicazione, bisogna far cogliere ai turisti che le vivono come momenti di festa che dietro a queste pratiche c’è la storia delle popolazioni dolomitiche, una storia diversa di vallata in vallata.

Figure 4.22, 4.23, 4.24_Momenti della tradizionale festa «Se desmonteghea» (ovvero «si scende dall’alpeggio») a Falcade (BL), 2011.(Foto di G.Frigimelica)

72 La desmontegada è la pratica per cui, finita la stagione estiva, gli animali che hanno trascorso l’estate in

alpeggio con i pastori vengono riportati a valle e riconsegnati ai relativi proprietari. Allora come oggi sono momenti di festa. Ma, se oggi esistono leggi e accorgimenti particolari, fino a pochi decenni fa la vita nelle malghe non era certamente facile. I bambini con i pastori passavano mesi in quota dove il cibo era quasi sempre polenta e latte e l’igiene non rappresentava una priorità. In questo contesto si può veramente capire cosa significhi la desmontegada, altrimenti rimane solo un momento in cui i turisti possono vedere gli animali «vestiti a festa».

73 L’Om salvarech è un personaggio tipico della tradizione bellunese; è un «uomo» di imponenti dimensioni

tutto ricoperto di Licopodio, un’erba particolare che cresce in alta montagna. Secondo la leggenda, che lo vuole anche propiziatore della primavera, si trovò nel bel messo di un forte temporale e trovò asilo di alcuni pastori e margari. In quest’occasione insegnò a produrre il burro e altre tecniche casearie ma, ancora più importante, insegnò come si filtra il latte usando i fili d’erba di cui è ricoperto (www.ilgazzettino.it/PAY/BELLUNO_PAY/sacro_magia_e_danze_con_l_om_salvarech/notizie/787957.shtml).

74 Lo scapelament dei conza è il linguaggio segreto che usavano i caregheta (seggiolai) di Rivamonte Agordino

per comunicare tra di loro senza essere capiti dagli altri. Era un vero e proprio linguaggio segreto (www.mimbelluno.it/luoghi-dellemigrazione/rivamonte-agordino-museo-dei-seggiolai/).

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Se un turista sceglie l’ambito dell’ospitalità diffusa è probabile che apprezzi tutte queste iniziative legate al territorio, ma è necessario offrire una chiave di lettura più approfondita al fine di renderlo ancora più cosciente delle scelte attuabili sia durante la specifica vacanza nelle Dolomiti che nel contesto del quotidiano, se anche non come scelta praticabile, almeno come livello di consapevolezza. In questo caso, contrariamente al target analizzato nell’ambito degli hotel, si può aspirare ad impegnare maggiormente il tempo e l’attenzione del turista. Lo strumento prioritario deve essere la comunicazione diretta tra cittadini e turisti: questo tipo di turista vuole vivere il luogo da residente ed è quindi questo il mezzo più importante per riuscire ad attivare un’educazione alla sostenibilità. Sarà compito di chi organizza la ricettività far cogliere ai vari stakeholders interni l’importanza di essere disponibili alla comunicazione e, non meno importante, offrire ai cittadini stessi una forma di educazione.

Richiamando il concetto sopra trattato della sostenibilità sociale, è importante evidenziare al turista che, grazie alla scelta compiuta, egli si rende socialmente sostenibile. Rendere consapevole il turista del potere che può avere attraverso le sue scelte di svago, lo invoglierà a ripetere l’esperienza anche in altre località, stimolando così la nascita e lo sviluppo di forme turistiche responsabili. Il fatto di mantenere vitali piccole località montane con le loro iniziative commerciali, ad esempio, fa sì che tutto il territorio circostante ne benefici. I servizi vengono mantenuti così come il territorio sotto tutti i suoi aspetti, scongiurando abbandono e degrado. Allo stesso modo si incentiva un’economia sostenibile, che valorizza le attività locali, mantiene i residenti e, attraverso un circolo virtuoso del denaro, migliora tutta la località nel suo complesso.

Questi elementi di sostenibilità economica e sociale sono importanti quanto la sostenibilità ambientale. Ecco quindi che, in un contesto favorevole come quello dell’ospitalità diffusa, è possibile affrontare anche queste tematiche fortemente trascurate. Oltre alla comunicazione tra ospite e residente che permette di «toccare con mano» questi fattori, potrebbe essere utile approfondire queste tematiche attraverso delle brochure create

ad hoc, ovviamente realizzate con il minor impiego di risorse possibili. Le pubblicazioni

locali di questo tipo hanno però una problematica che si riscontra molto spesso: vengono realizzate e stampate, magari grazie a dei contributi, e una volta esaurite vengono dimenticate e mai più stampate. Per scongiurare lo spreco delle energie e del lavoro necessario per studiare una brochure e realizzarla, sarebbe utile, ad esempio, creare una rete locale di strutture ricettive diffuse. Le macrotematiche riguardanti le Dolomiti possono trovare una linea comune e, in tal maniera, sviluppare un progetto grafico e dei contenuti comuni. La

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partecipazione alla rete può garantire una continuazione dell’offerta, impedendo, attraverso il controllo e lo stimolo reciproci, che l’iniziativa si esaurisca dopo la prima stampa del prodotto. La rete potrà fungere altresì da scambio di buone pratiche e da generatore di idee per migliorare via via i contenuti stessi della pubblicazione. La brochure dovrebbe essere ideata in due chiavi grafiche e contenutistiche, ovvero una dedicata al turista adulto e una ripensata per un target di bambini: non va infatti dimenticato che, proprio loro, si troveranno fra qualche anno ad affrontare problematiche sempre più pressanti. Offrire loro il materiale per un pensiero critico è tra le soluzioni ai problemi che impediscono la concretezza dello sviluppo sostenibile. Chiaramente non si può spiegare ad un bambino le implicazioni della sostenibilità sociale, con i concetti di partecipazione alle scelte, di coinvolgimento e tematiche che risultano molto politiche. Ma si può stimolare la naturale inclinazione verso la curiosità: l’ambiente dell’ospitalità diffusa può fungere da stimolo per la scoperta di posti diversi ma che, nel momento della vacanza, diventano anch’essi «casa». E quindi attraverso questa situazione si riesce a far cogliere al bambino l’importanza del rispetto per l’ambiente, le persone e, in generale, il contesto in cui si trova.