• Non ci sono risultati.

I Simpson e l’Italia

Internal direction versus Outer direction in Italia e in Russia

2. Caso di studio: stereotipi italiani e russi a confronto attraverso l’Edutainment Analisi del fenomeno sociale dei Simpson e dei Griffin.

2.1 I Simpson e i Griffin come strumento di analis

2.1.1 I Simpson e l’Italia

Stagione 27: episodio 12.

Titolo italiano: “molto Apù per nulla”.

Titolo originale: “much Apù about something”. Sceneggiatura di M. Price.

Regia di B. Anderson.

Messa in onda: in USA il 17/01/2016; in Italia il 28/10/2016. Dal min. 11.28 al min. 12.49.

La scena si apre con l’inquadratura di un ristorante italiano, l’unico della cittadina americana di Springfield. Il ristorante non può che avere il nome di Luigi’s (Da Luigi), nome estremamente diffuso per i ristoranti italiani nella filmografia americana.

A gestirlo è uno degli abitanti della città, Luigi Risotto, che pur essendo solo una comparsa è una costante nel cartone animato, poiché è appunto un prototipo dell’italiano medio che si trasferisce in America per fare il pizzaiolo in un ristorante che ostenta ‹italianità›, pur avendo poco della vera Italia. Infatti come si può osservare nella scena presa in analisi le tavole sono imbandite con tovaglie a scacchi bianchi e rossi, ricollegandosi alle tradizionali, semplici e anche un po’ rozze trattorie dei primi migranti italiani in suolo americano. Rappresentazione di una tradizione stantia, che in Italia di certo non è comune, ma che all’estero (non solo in America) è assolutamente viva. Una rappresentazione dell’Italia che nel cartone è portata all’esagerazione ed è quindi fonte di stereotipo.

112 Non solo le tovaglie e l’insegna su di un tendone ma anche i quadri rappresentanti le più conosciute città italiane come Roma e Venezia, i grappoli d’uva attaccati al soffitto, le mensole con diverse varietà di vino esposte e ovviamente le lasagne che i protagonisti stanno consumando, sottolineano questa accentuazione di ‹italianità›.

Questa scena in particolare la si può definire come uno stereotipo dentro un altro stereotipo: i protagonisti sono zio e nipote Nahasapeemapetilon, la famiglia indiana nei Simpson. Il nipote infatti, rimprovera lo zio di dare adito allo stereotipo dell’indiano dal forte accento e lo scimmiotta dicendo: “prendi penny, lascia penny, sono indiano, faccio yoga”.

Al sentire la parola ‹stereotipo› ecco che subito compare Luigi Risotto, basso, grasso, con i baffoni neri e il nasone (volutamente identico Super Mario, videogioco Nintendo degli anni 80) che gesticolando ampliamente dice: “stereotipo? Chi sarebbe questo stereotipo? Questa è un’accusa che io non capisco proprio”. Gli autori creano, così, un’espediente comico che serve proprio a evidenziare il citato ‹stereotipo nello stereotipo›.

Luigi come tutti i migranti di seconda generazione, in realtà, di italiano capisce poco, infatti parla prettamente in dialetto napoletano e accentua ogni gesto come fosse parte del parlare italiano. Alla conferma dei classici e conosciuti stereotipi italiani, dalla cucina esce la mamma di Luigi, baffuta con un fazzoletto in testa e gli zoccoli ai piedi che lo malmena con un mestolo dicendo: “marò e che boccaccia che tieni!”. La figura della mamma onnipresente anche quando i figli sono adulti e che rimprovera il figlio con la ‹cucchiarella› (il mestolo in dialetto napoletano) è un’immagine comune dell’italiano ‹cocco di mamma›.

Stagione 27: episodio 12 “Molto Apù per nulla”

Stagione 22: episodio 19 .

Titolo italiano: “le vere casalinghe di Tony Ciccione”. Titolo originale: “the real housewives of Fat Tony”. Sceneggiatura di D. Blasucci.

Regia di L. Kramer.

Messa in onda: in USA 1/05/2011; in Italia 17/02/2012.

Questa puntata, come denota il titolo, è quasi interamente dedicata ad uno dei personaggi più noti e più stereotipati dei Simpson, Anthony D’Amico, chiamato Tony Ciccione o Fat Tony in originale. Tony Ciccione è il boss della mafia di Springfield, tutto è nelle sue mani e tutti, compreso il sindaco della città, rispondono a lui.

Infatti come si vede in una delle prime scene della puntata (dal min. 1.42 al min. 2.38), Lisa e Homer Simpson sono in fila alla motorizzazione dove lavora zia Selma e Tony Ciccione sorpassa la fila ma tutti tacciono. Quando Selma si rivolge a Tony con aria sprezzante, Lisa spaventata e sorpresa dice a suo padre: “Papo, zia Selma tratta un boss mafioso come un vero contribuente”. Un’amara ironia che

113 indica che non si può trattare la mafia così come si tratterebbe un qualunque cittadino che paga le tasse e che in realtà andrebbe trattato meglio e non peggio di un boss.

Tony è un uomo tozzo, grassoccio, con scure e pesanti occhiaie, indossa grossi anelli e collane d’oro su un petto villoso che si intravede dalla camicia aperta, porta sempre con sé la pistola e un sigaro accesso. Quindi nulla di più che la classica descrizione di un mafioso alla maniera de “il Padrino” (di F. F. Coppola, 1972). Seguendo questa linea, ovviamente, il mafioso springfieldiano non potrà che parlare in dialetto siciliano, accento che mantiene anche nella versione originale americana.

Il personaggio in questione è molto presente nella serie animata, ma questa puntata in particolare è stata presa in esame, oltre che per la caratterizzazione del personaggio stesso, anche perché si vede una realtà specifica, cioè quella degli italoamericani. Nei film e cartoni stranieri ed in particolare americani, spesso l’Italia e gli italiani sono rappresentati attraverso la lente della realtà italoamericana, quella delle seconde generazioni di immigrati, che di italiano ormai non hanno molto.

Soprattutto ci si rifà spesso ad un tipo peculiare di italoamericano, quello che ben rappresenta lo show televisivo americano Jersey Shore, trasmesso su MTV dal 2009 al 2012, presente nella puntata analizzata (dal min. 14.30 al min. 15.50). Nella villa di Tony Ciccione, vige il lusso, lo sfarzo e la stravaganza. Tony presenta ai Simpson i suoi parenti, che sono, i suddetti personaggi del Jersey Shore, ragazzi super muscolosi, tatuati i cui unici obbiettivi nella vita solo l’abbronzatura, le feste e l’alcool.

“Ciappi (nipote di Tony) a Marge e Homer Simpson: Ma voi siete mega pallidi, tranquilli qui le luci sono lampade abbronzati.

Marge: ci si può leggere!

Ciappi: nessuno ci ha mai provato”. (Dal min. 14.53 al min. 15.02).

Stagione 22: episodio 19 “Le vere casalinghe di Tony Ciccione” Stagione 16: episodio 21.

Titolo italiano: “padre, figlio e spirito pratico”.

Titolo originale: “the father, the son & the holy guest star”. Sceneggiatura di M. Warburton.

Regia di M. Polcino.

Messa in onda: in USA 15/05/2005, in Italia 22/03/2006.

Ad essere messa alla berlina dall’irriverente serie animata dei Simpson questa volta è la fede cattolica. Ovviamente la fede cattolica non ‹appartiene› solo agli italiani ma spesso nella cinematografia sono gli italiani a rappresentarla, essendone i maggiori esponenti. Inoltre la religione cattolica è una parte molto importante della vita degli italiani (per i credenti o non) e non si può escludere dallo loro raffigurazione e quindi neanche quando si parla di stereotipi sugli italiani.

114 Nella puntata analizzata, il prete cattolico protagonista è un siciliano di bell’aspetto, che con il suo charme da ex ragazzaccio riesce con facilità a rendere il cattolicesimo come la religione più spassosa. Padre Sean, infatti, convince il piccolo Bart a convertirsi grazie a fumetti che raccontano la storia della chiesa romana, con tratti violenti e quindi intriganti per un ragazzino scalmanato come lui. In seguito, quando Homer Simpson, cerca di portare Bart lontano da quella fede, resta anch’egli affascinato dal prete che lo coinvolge con pancakes a volontà, il gioco del bingo e assoluzioni rapide per tutti i suoi peccati.

“Homer: “è vero che voi prete non potete mai…?”

Padre Sean: “ammetto che il celibato sia una delle nostre sfide più dure.”

Homer: “celibato? Io mi riferivo al mangiare carne di venerdì…caspita le vostre regole sono più sregolate di una regola sregolata!”

Padre Sean: “questo è vero! Ma se infrangi una regola, puoi sempre avere l’assoluzione con il sacramento della confessione.”

Homer: “Aspe…aspe…non importa cosa ho fatto, non importa quanta gente ha perso la pensione, vengo perdonato così (schiocco di dita).”

[…]

Padre Sean: “posso assolvere solo chi è cattolico.”

Homer: “come faccio a diventarlo? Devo picchiare degli atei?”.” (Dal min. 10.27 al min. 11.31).

Qui lo stereotipo sta nel descrivere, in un modo decisamente sopra le righe, la chiesa romana cattolica come bigotta e bacchettona ma che quando si tratta di convertire nuovi fedeli si dà al vino, al cibo e al gioco d’azzardo e come dice Marge ad Homer: “sapevo che avrebbero tentato di convertirti è la loro specialità” (min. 11.38).

Viene, quindi, rappresentata una chiesa in cui le suore picchiano i ragazzini con il metro perché credono che le punizioni corporali avvicinino a Dio (dal min. 5.55 al min. 6.46); i preti corrotti fanno di tutto per attirare fedeli e promettano l’assoluzione qualunque sia il peccato purché si sia pentiti; una chiesa in cui le donne non hanno voce in capitolo, come dice Bart alla madre: “scusa mamma ma questa è la chiesa cattolica, le pupe non hanno poteri” (min. 15.09); una religione, infine, colma di riti stupidi e regole che non hanno alcun senso:

“Marge: “Bart sono contenta che tu ti diverta ma non vorrei che ti dessi alla chiesa cattolica, con tutti i suoi seduti, in piedi e in ginocchio è come avere l’abbonamento in palestra.”

Bart: “mamma stai bestemmiando! Dirò un rosario per te.”

Marge: “stai fermo con quel coso! Homer, forse dovremmo preoccuparci, i cattolici sono così caratteristici: niente contraccettivi e niente carne di venerdì.”

Homer: “niente carne e cosa mangiano, lampadine?”” (Dal min. 8.36 al min. 9.00).

115 Stagione 16: episodio 21 “Padre, figlio e spirito pratico”