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I Sintomi principal

Nel documento Percezione Visiva e Dislessia Evolutiva (pagine 85-89)

DISLESSIA EVOLUTIVA

2.2 LA DISLESSIA EVOLUTIVA

2.2.3 I Sintomi principal

La DE è caratterizzata da un insieme di problematiche che raccolgono difficoltà di lettura, di scrittura e del linguaggio orale. Ricordiamo che la DE è un disturbo che ha un pattern d’espressività che si modifica nel tempo. Un soggetto dislessico spesso presenta alcuni dei seguenti sintomi:

Difficoltà di lettura che si evidenziano nella difficoltà ad imparare a leggere, ad identificare o produrre parole in rima oppure a contare le sillabe di una parola (consapevolezza fonologica); difficoltà nell’apprendimento dei fonemi, nell’ascolto, nella manipolazione e nella distinzione dei suoni nelle

parole (consapevolezza e discriminazione fonemica); difficoltà nel ricordare i nomi o le forme dei grafemi; lettura lenta, stentata e scorretta, frequenti inversioni nelle lettere delle parole, omissioni di funtori grammaticali, e difficoltà di comprensione durante la lettura del testo.

Difficoltà di scrittura la quale risulta “ricca” di errori grammaticali, anche nelle parole più comuni.

Difficoltà nel linguaggio orale che si evidenzia nei problemi di pronuncia, nell’acquisizione, spesso tardiva, di un vocabolario adeguato all’età. Frequentemente il bambino confonde gli avverbi di tempo, ha difficoltà nella memorizzazione di canzoni, rime o poesie e difficoltà di comprensione dei concetti espressi durante le conversazioni con gli amici.

Sulla base di studi neuroanatomici e genetici, si ritiene che la DE sia frutto di un deficit funzionale che deriva da piccole alterazioni cerebrali, relative alla morfologia o alla funzionalità stessa delle strutture interessate e considerate di natura funzionale presentandosi in soggetti senza lesioni clinicamente evidenziabili. Proprio alla luce del fatto che il disturbo non è riconducibile ad alcun episodio causale specifico e si manifesta in soggetti che non hanno mai raggiunto un’efficienza completa nella lettura, esso viene definito “evolutivo” e si differenzia dalla dislessia “acquisita”, la quale sopravviene in seguito a patologie o lesioni a carico del sistema nervoso centrale (traumi, encefaliti, tumori, ipossie, ..) e che interessa soggetti in età evolutiva o adulta.

Quando si parla di dislessia ci si riferisce alla lettura strumentale, cioè alla capacità di base del leggere. Si tratta cioè di quel tipo di abilità, le cui basi sono

costruite nei primi anni di scuola elementare, che consente di riconoscere e di denominare le parole contenute in un testo in modo scorrevole e accurato. Nei soggetti dislessici, spesso si riscontrano difficoltà nella comprensione di un testo, intesa come capacità di coglierne il significato, recuperando ed elaborando le rappresentazioni mentali di quanto si è letto. Tale difficoltà di comprensione non è legata all’acquisizione del significato in senso stretto, ma alla decodifica troppo lenta e stentata del testo scritto.

Le difficoltà nell’automatizzare i processi di decodifica del linguaggio scritto si manifestano con una minore rapidità e/o una minore accuratezza nella lettura; in particolare gli errori più frequentemente osservati nei soggetti dislessici sono: omissioni, sostituzioni, distorsioni e addizioni di parole o di loro parti;

false partenze, lunghe esitazioni e perdita della posizione nel testo;

inversione di lettere all’interno delle parole o di parole all’interno di frasi; e lessicalizzazione.

Sebbene la DE venga considerata come un disturbo altamente specifico, perché si presenta in bambini solitamente molto intelligenti, brillanti e aventi un quadro generale cognitivo nella norma, spesso si trova associata ad altri disturbi quali la discalculia (Disturbo del calcolo), a disgrafia (disturbo della scrittura), a ADHD (Disturbo di Attenzione e iperattività), a disturbi emotivi di vario genere, si possono riscontrare anche problematiche relative all’acquisizione di informazioni in sequenza (per esempio, lettere dell’alfabeto, tabelline e mesi dell’anno), ai rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani), o a quelle abilità motorie che richiedono una coordinazione oculo-motoria fine (per esempio, allacciarsi le scarpe).

La spiegazione dell’elevata comorbidità è facilmente intuibile in quanto le varie funzioni che spesso coesistono nel quadro clinico del bambino sono altamente intercorrelate e legate fra loro; in altre parole per la corretta “formazione” di un abilità sottesa a funzioni cognitive specifiche, necessita della contemporanea e/O precedente adeguata funzionalità di altre abilità cognitive. Per esempio la consapevolezza fonologica è necessaria alla lettura quanto alla scrittura, mentre la capacità di decodifica di simboli è fondamentale anche per le abilità matematiche. Le problematiche relative alla comprensione risiedono nel fatto che una buona comprensione del testo facilità la sua decodifica e, d’altro canto se non c’è una corretta ed accurata decodifica non può esserci un’adeguata comprensione del testo. Il disturbo tende a permanere nel tempo, nonostante possa assumere diversi gradi di espressività in relazione alla gravità, alle caratteristiche cognitive del soggetto e alle opportunità educative, relazionali e ri/abilitative che riceve. E’ importante sottolineare che, durante la crescita, intervengono una serie di modificazioni, apprendimenti automatici definibili come meccanismi di compensazione che, solitamente,

Esiste anche una forma di dislessia negli adulti, che, essendo stati bambini dislessici…..Alcuni dislessici evolutivi, anche da adulti, mostrano difficoltà di lettura significative rispetto ai controlli di pari livello di istruzione; altri migliorano fino a divenire normolettori, grazie allo sviluppo di strategie compensatorie.

Al momento della diagnosi, la prognosi è buona se il successivo intervento risulta precoce e mirato, in grado di coinvolgere anche familiari e insegnanti. Affinché questi si pongano in modo costruttivo nei confronti del soggetto con

DE, è essenziale che ne comprendano la reale natura, poiché essa si configura come un disturbo vero e proprio, distinto dalle problematiche relative alle normali variazioni dei risultati scolastici o alla carenza di impegno del soggetto. Ciò risulta fondamentale anche per garantire il benessere in senso lato del bambino e prevenire condizioni di disagio; infatti la DE si associa frequentemente a scarsa autostima, demoralizzazione, problemi di inserimento sociale e aumentata percentuale di abbandono della scuola. Inoltre le difficoltà scolastiche e relazionali del bambino dislessico possono evolvere in difficoltà lavorative e d’integrazione sociale in età adulta.

Nel documento Percezione Visiva e Dislessia Evolutiva (pagine 85-89)