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Il caso croato

Nel documento DOTTORANDO: ADRIANA HRELJA (pagine 41-48)

Capitolo I Quadro Teorico

3. Le regioni:analisi storico - teorica

3.1. Il caso croato

Se si analizza l’Europa da un punto di vista socioculturale, in modo generale, si può notare che gli stati dell’Europa centrale (in senso lato) sono meno centralizzati rispetto il resto, dove, come già visto, il regionalismo si è maggiormente sviluppato solo negli ultimi decenni. In tale contesto è possibile collocare anche le condizione in cui si è formato lo stato croata; in tale logica è possibile evidenziare vari centri economici e culturali in Dalmazia, Slavonia e in altre regioni croate, già ben conosciuti nell’antichità. Anche nell’organizzazione amministrativa si nota l’importanza e le libertà che nel passato venivano concesse alle regioni croate; così nei territori croati, oltre al re, notevoli poteri detenevano il Bano105 seguito da i vari župani che amministravano le corrispettive regioni (županije106) . A partire dall'unione della Croazia con l'Ungheria nel 1102, il titolo di bano detiene il significato di viceré, in quanto nominato direttamente dal re di fronte alla dieta reale (Reichstag), sebbene non a vita. Il bano fu, a partire dal XIV secolo il massimo rappresentante in Croazia, subito al di sotto dei monarchi residenti a Vienna, per tanto tale titolo viene ritenuto quale prova della tradizionale autonomia dello stato croato nel corso dei secoli107.

Le vicende passate di questi territori hanno fatto si, che da una parte, si sono formate e sono tutt’ora visibili le numerose differenze tra le varie regioni croate, e dall’altra, si riconosce l’importanza dell’ubicazione centrale di Zagabria, capace di

105 „Si ritiene che la parola "bano" derivi dalla parola slava „ban“: principe, signore, dominatore. Tale

termine è affine al boemo e al polacco pan, all'antico slavo panu "signore" e al persiano ban "principe, signore, capo, governatore": dalla radice indoeuropea pâ "nutrire, custodire, difendere". Secondo altri, il termine trae invece origine dal sarmatico "bajan", che significa "condottiero". Esiste anche una certa somiglianza con la parola turco–mongola khan. Altre teorie fanno riferimento all'origine illirica e al nome illirico "Banius", la cui esistenza si presume sulla base di ritrovamenti bosniaci Secondo una teoria, il titolo di bano derivava da unkhagan avaro ("Bajan").Titolo di bano (in ungherese "Bán") fu utilizzato in numerosi paesi dell'Europa centrale ed orientale tra il VII e il XX secolo ed è di origine avvarica o illirica. Il territorio sul quale governava un bano veniva chiamato „banato“ (ungherese: "bánság";in croato: "banovina"). Il termine "banato" (modellato su altre entità politico-geografiche come emirato, califfato, sultanato, voivodato) designava una provincia di frontiera governata da un bano. Nel Medioevo, nel Regno d'Ungheria vi erano numerosi banati, che scomparvero con le conquiste dei Veneziano e l'avanzata dell'Impero Ottomano.

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coordinare adeguatamente tutte le regioni. Il desiderio croato di creare uno Stato unitario si può percepire nei lavori di vari scrittori e intellettuali croati del passato; tali autori ricercavano l’unita ma allo stesso tempo lodavano le differenze culturali e le specificità delle varie regioni croate, percepite come ricchezza di tali luoghi. La posizione delle regioni nello stato unitario croato e la loro specificità va custodita quale patrimonio socioculturale e ci si auspica che, come in Europa, venga posto come fondamento il principio di sussidiarità108 secondo cui il potere va organizzato dal basso, ed il fulcro dell'ordinamento giuridico è la persona.

Come si è già fatto notare, oggi in Europa esistono stati più o meno centralizzati. Anche se la vicinanza/lontananza dal centro può dipendere da fattori naturali o geografici, ciò non sempre denota il quadro culturale e politico di tali aree. Gli stati dell’Europa occidentale (in senso stretto) quali la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna; e orientali (in senso stretto) quali la Russia e altri stati minori dell’est Europa tra cui la Grecia e la Serbia, presentano un centralismo nel senso tradizionale; invece, si può notare che negli stati che si trovano tra questi due blocchi, quindi l’Europa centrale, presentano un maggior decentramento. Qui possiamo ricordare la Germania, L’Italia, il Belgio, i Paesi Bassi, la Svizzera, l’Austria, la Polonia, e vi rientra pure il caso croato. Gli stati dell’Europa centrale presentano un maggior numero di centri culturali, universitari, amministrativi, economici che nel corso della storia di tali paesi hanno giocato ruoli di distinto interesse; a differenza degli altri paesi dove la differenza tra centro e periferia si fa più notare, basti pensare al proliferare di Parigi, Mosca o S. Pietrisburgo e il contrasto che si crea quando si pensa alle loro province. Tali differenze non sono concepibili in paesi quali ad es. l’Italia, la Germania, e neppure la Croazia. 107 A riprova di ciò, va osservato che la Croazia, rimanendo un regno indipendente in unione personale con l'Ungheria, non fu mai qualificata come banovina (banato).

108 Tale principio può essere ricondotto già ad es Aristotele che analizza il rapporto tra governo e libertà, ma pure a T. D'Aquinno e J, Althusisus, ma viene espressamente enunciato nel XVX secolo. Le prime definizioni del principio di sussidiarità và ricercate nella dottrina sociale della chiesa, e precisamente negli scritti di Papa Leone XIII e Papa Pio XI, i quali professano la necessità „che l'autorità suprema dello

Stato rimetta ad assemblee minori ed inferiori il disbrigo degli affari e delle cure di minore importanza in modo che esso possa eseguire con più libertà, con più forza ed efficacia le parti che a lei sola spettano ...di direzione, di vigilanza, di incitamento, di repressione, a seconda dei casi e delle necessità”. Col

tempo il principio si è affermato anche nelle scienze giuridiche e il suo significato cambia asconda del contesto usato.

L’idea di un Europa unita è stata plasmata attraverso la storia; così ricordiamo i sei tentativi maggiori di formare un Europa unitaria, già evidenziati da Richard von Coudenhove-Kalegri nella sua opera Paneuropa del 1923109: l’Impero romano, i Franchi e Carlo Magno, Bisanzio, l’autorità papale nel medio evo e soprattutto il periodo di Innocenzio III, gli assolutismi del barocco e del classicismo soprattutto Napoleone, ed infine l’Unione Europea nell’era contemporanea. I momenti storici che maggiormente hanno influenzato la formazione di una cultura europea sono sicuramente i dieci secolo di governo romano, seguiti dalle influenze lasciate dal Sacro Romano Impero, entrambi con centro nell’Europa centrale. Il territorio della Croazia era parte integrante del primo, mentre con il secondo Impero deteneva stretti rapporti durante il governo degli Asburgo e delle dinastie dei Lussemburgo.

Mentre da una parte gli stati dell’Europa occidentale (in senso stretto) erano concentrati all’allargamento dei propri possedimenti attraverso la creazione di imperi coloniali, l’Europa orientale e, in primis la Russia, ha cercato di creare un impero continentale eurasiatico110. Queste pretese imperiali hanno rallentato la formazione degli stati nazionali. Con l’introduzione delle lingue nazionali (soprattutto il francese e l’inglese) a scapito del latino nell’uso diplomatico e scientifico si sono fatte avanti nuove entità e nuove pretese. Tale periodo è caratterizzato da un difficile fase economica e dall’insoddisfazione sociale che hanno portato ad uno dei periodi più buoi della storia europea, contrassegnato da ideologie quali il nazionalsocialismi111 e i totalitarismi112. Per questo motivo, nell’età presente, che si distingue per il desiderio di un Europa unita e pacifica, si deve tenere conto dell’esperienze del passato che devono servire a costruire un futuro migliore. Sta proprio qui il ruolo cruciale delle regioni, che sin dal passato si sono distinte per la loro specificità. Se si prendono in considerazione tutti questi fatti appare chiaro il perché sempre più spesso si parli di un Europa delle regioni. Il processo

109 R.von Coudenhove-Kalegri, Paneuropa, Vienna, 1982, p. 31-34

110 Si è trovata a concorrere senza successo con la Gran Bretagna nella conquista dell’Asia. Un altro insuccesso e’ collegabile all’espansionismo francese, incapace di rapportarsi all’impero coloniale Britannico si è volto alla conquista dell’Europa durante Napoleone.

111 Si possono ricordare i desideri imperiali dell’Italia fascista e della Germania nazista

112 La storia offre vari esempi di piccole e grandi ideologie totalitariste trasformate in marxiste : la Russia nell’URSS, la Serbia in Jugoslavia, e al di fuori dell’Europa la Cina con le sue pretese in Tibet, Turkestan, Mongolia.

è tuttavia in corso (anche se notevoli riforme sono stati introdotti dalla strategia di Lisbona) e ciò porta alla formulazione di nuove teorie riferenti le politiche regionali e il regionalismo stesso. Numerosi autori concordano sull’importanza del ruolo delle regioni non solo all’interno dell’UE , ma anche negli schemi che accompagnano il mercato economico globale.

La Croazia oggi si presenta come stato candidato all’UE113, ma i suoi orientamenti europei si possono scorgere già nel passato. Quale esempio si può prendere in considerazione il mantenimento del latino quale lingua diplomatica fino al 1847, ma anche la scelta di unire i regnati croati a diversi sovrani provenienti da dinasti europee114. La storia croata è caratterizzata da secoli di lotte continue per difendersi dall’avanzamento dell’Impero ottomano, e tali vicende la portano a una dimensione più vicina ad una identità europea cristiana, tanto che questi territori vengono definiti da diversi autori come “antemurale christianitatis”.

La storia, e soprattutto i vari cambiamenti delle dinastie accompagnate dal loro bagaglio culturale, hanno concorso nella formazione di una realtà politico culturale che differisce dalla naturale suddivisone regionale dell’area croata. La Croazia è geograficamente suddivisa a nord, nella pianura tra i fiumi Drava e Sava, la zona montuosa nel centro, e le coste adriatiche a meridione. I monti rappresentano un confine, un limite che suddivide la pianura Pannonica e le coste, ma, allo stesso tempo, i sentieri montuosi e i corsi dei fiumi 115 che li sorpassano fungono da unione tra le due zone. Con il nome Croazia ( Hrvatska) si intendeva all’origine della formazione dello stato croato,

113 La Croazia,nonostante sia uscita dalla guerra nel 1995, causa il governo autoritario e nazionalista portato avanti da Tudman, è rimasta isolata politicamente ed economicamente fino alla fine degli anni novanta, e precisamente fino al momento della morte di Tudman e le nuove elezioni del 2000 che portano al governo il centro sinistra. Grazie alla politica del primo ministro Racan e del nuovo presidente Mesic, la Croazia è stata capace di portare avanti un costante processo di trasformazione economica e politica, un apertura verso l'esterno tanto da ottenere lo status di candidato EU nel 2004

114 Dopo gli Arpadovic, nella maggior parte dei casi contro la volontà ungherese, si è scelta la nobiltà croata, che si è unita agli Angiò, alle dinastie dei Lussemburgo, Jegelovic e degli Asburgo, scelti invece dell’opzione ungherese in tre occasioni: durante il sabor tenutosi a Cetingradu nel 1527, con l’adozione della sanzione pragmatica del 1712, e la guerra a sostegno di Ban Jelacic. Solo quando gli Asburgo hanno cessato di sostenere gli interessi croati, soprattutto con la decisione di giustiziare a morte i conti Zrinski e Frankopan nel 1671, l’introduzione delle leggi assolutistiche tedesche, e l’accordo di formare un unico impero con l’Ungheria nel 1867, è nata la resistenza croata. Infatti con l’accordo croato - ungherese del 1867 il bano della Croazia e Slavonia diveniva di nuovo uno dei luogotenenti subordinati al governo ungherese e da questo nominati.

la zona che si stendeva lungo le coste adriatiche dal fiume Rasa/Arsia fino al fiume Cetina, e nell’interno da Velika Kapela e Vrbasa fino vicino alla Neretva. La pianura Panonica tra il fiume Drava e Sava si chiamava Slavine o Slavonija. Dell’estesa Dalmazia romana e quella bizantina erano rimasti solo le città di Zara, Trogir, Spalato, Dubrovnik, Kotor e le isole di Krk, Cres, Losinj, Rab. Nel X secolo il nome Bosna stava ad indicare il territorio da Travnik a Sarajevo e, in seguito, con il passare degli anni, l’utilizzo del nome si è esteso inglobando anche il territorio della Drina. La parte orientale dell’Istria (sotto il fiume Rasa/Arsia) era già nel medio evo abitata da popolazioni Iliri ed è diventata parte dello stato croato nel 1947. Durante il dominio del re Tomislav, la Slavonia si è unita al territorio Croato116, e durante il concilio della chiesa tenutasi a Spalato accade un riavvicinamento con le altre città dalmate. Durante il 13 secolo però, la dinastia degli Arpadovici introduce due ban: quello della Slavonia e quello croato-dalmata. Ludovico Angiò introduce nel 1359, dopo la sconfitta di Venezia in Dalmazia, la suddivisone in regna Croatiae et Dalmatiae. Si crea cosi sotto il governo di sovrani stranieri l’unione di tre parti: Croazia, Slavonia e Dalmazia. All’inizio del 15 secolo la Dalmazia viene riconquistata dagli Veneziani e rimane sotto l’influenza degli stessi per più secoli. Tale periodo è caratterizzati da invasioni turche tanto che nel 16 secolo quello che rimane delle Croazia è “ reliquiae reliquiarum olim magni et incliti regni Croatiae”. Si dovrà aspettare i secoli XVII e XVIII per una “Croatia rediviva” e la liberazione della Croazia e Slavonia117. Nello stesso periodo la Dalmazia è segnata dalle guerre napoleoniche, che cancellano la repubblica Veneta e, nel 1813 cade sotto dominio Austriaco. Nonostante il fatto che tutte è tre le aree erano soggette al dominio austriaco, non si concedeva la loro unificazione e tale atto viene concepito dalla parte croata come uno dei motivi che portano alla cessata fiducia al governo austriaco dopo la prima 115 I corsi del fiume Sava scorrono dai monti verso nord, e il fiume Neretva scorre verso sud

116 La Croazia fu governata dal bano "vicereale" dal 1102 al 1225, quando fu divisa in due banati distinti: Slavonia e Croazia, con nomina rispettiva di due bani diversi fino al 1476, quando venne di nuovo ripristinata la nomina di un unico bano, situazione che durò fino al 1918. Tra i ban croati ricordiamo Ban Toma II Erdody che dichiaro: „Regnum regno non praescribit leges (un regno non può imporre leggi ad un altro regno)".

117 La costituzione imperiale austriaca del 1849 trasformava infatti la Croazia, la Slavonia e la Dalmazia in un territorio della corona separato, il bano, nonostante fosse nominato dall'imperatore austriaco, diveniva indipendente e luogotenente autonomo della sua regione(Statthalter)

guerra mondiale. Al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni118 apparteneva tutto il territorio dell’odierna Croazia fuorché l’Istria, Fiume, Cherso, Lussino, Zara e Lastovo che diventano parte del Regno italiano. Durante la seconda guerra mondiale viene a crearsi la NDH119 alleata ai governi nazisti tedesco e fascista italiano. Con l’arrivo della Jugoslavia si forma la Repubblica Croata, una delle sette repubbliche federali jugoslave. Il suo territorio comprende la Croazia (in senso stretti), la Slavonia, la Dalmazia e Dubrovnik con le isole, e l’Istria. Lo stesso territorio viene rivendicato dopo la guerra di indipendenza negli anni novanta. La Croazia decide di dividere il proprio territorio in base alle specificità storico culturali di tali zone, che si elevano a contee. Vengono istituite così 20 Županije più la città di Zagabria. Da precisare la differenza tra Županija e regione. Il fine ultimo della Žaupania, organo amministrativo dello stato, è quello di rendere omogenee tute le sue parti, mentre la funzione delle regione e più di tipo ecologico con il fine di far ri-emergere i connotati culturali ed etnici di tale luogo, ed esaltare la sua specificità. Entrambe si riferiscono allo stesso territorio, ma la Županija è limitata, i suoi confini sono ben noti mentre la ragione si estende ben oltre e dipende dal rapporto che si instaura tra l’individuo e il territorio.

Tale illustrazione storica è importante per capire come gli suddetti avvenimenti storici abbiano influenzato la creazione di identità regionali specifiche all’interno del territorio croato, e come le influenze del passato si facciano ancora sentire nella cultura regionale (ad es. Istria, Fiume e Dalmazia presentano un maggiore tasso di popolazione appartenente alla minoranza italiana, ma anche a quella serba dovuta alla politica militare jugoslava e la posizione strategica degli stabilimenti militari in tali territorio durante il periodo della guerra fredda). Tutto ciò ci porta a concludere che si possa parlare di specificità regionali createsi attraverso influenze storico culturali, ma anche ad interpretazioni politiche in una era più vicina a noi. Così i croati vengono definiti sia Iliri e slavi. Iliri per il patrimonio culturale, per l’area dove si sono stabiliti, per l’uso della lingua latina dal 9 al 19 sec. Slavi per la lingua, per l’uso del alfabeto glagolitico dal 9 secolo. La cultura di queste genti si denota per l’apertura ad assimilare le altre

118 Creatosi alla fine della prima Guerra Mondiale nel 1918, riamne tale fino al 1929 quando assume la denominazione di Regno Jugoslavo.

culture: basta pensare al fatto che nel corso della storia i croati si sono esperissi scrivendo in 4 modi diversi: come Slaveni seguendo gli insegnamenti di Metodo in glagolitico( dal 9sec), sotto l’influenza greca in cirillico, causa l’influenza romana in latino (i primi documenti in lingua croata in latino risalgono al 14 secolo), e causa all’influenza musulmana anche in arabico( es. ne è l’autore musulmano Hasan Kaimija Sarajlija del XVII sec che si riteneva un croato). Oltre a ciò, si possono notare le influenza dei popoli limitrofi, che tutt’oggi sono ben visibili nei connotati culturali delle genti che abitano tali territori: tra i molteplici esempi possiamo ricordare la cultura mediterranea e italiana nel litorale, quella tedesca e ungherese nell’interno, ma anche quella musulmana. Prove di ciò le troviamo nel lessico quotidiano120 (parole croate che trovano radici in diverse lingue sono numerose, anche se predominano parole provenienti dal tedesco o dal turco/persiano. Lungo il confine, soprattutto nella lingua dialettale incontriamo radici lessicali italiane o ungheresi. Ad es maneštra(minestra in italiano), sofa (poltrona) in tedesco, ungherese gulaš/gulyás (spezzatino di manzo), turche ( pamuk=cotone)121 ; ma anche nell’arte, in letteratura, musica, architettura, nel modo di vivere quotidiano e soprattutto nella dieta alimentare122.

120 La complessità della lingua croata è stata soggetta a intrusioni politiche. Infatti, dopo la scissione dalla Jugoslavia, se è cercato di croatizzare la lingua in uso( fino ad allora veniva insegnato il serbo croato), tanto da riportare in uso molti vocaboli (arcaici), si sono create nuove regole grammaticali , nel tentativo di ottenere una lingua „pura-„ conosciuta in priis solo dagli esperti e che ha creato notevoli problemi alla popolazione nel loro vivere quotidiano

121 Attraverso le conquiste turche, anche se ci si riferisce a parole provenienti dalla lingua persiana

122 La cucina croata è caratterizzata da ricette Austriaca ( e quasi ogni casalinga possiede a casa un ricettario della cucina viennese) infatti ad es. il strudel è ritenuto un dolce tipico croato; Ungherese es. è il gulaš che spesso è presente sulla tavola croata accompagnato da vari tipi di pasta o patate e ritentato cibo tradizionale croato , ma anche i dolci ungheresi sono molto apprezzati e spesso serviti sulle tavole come propri; Italiana- sopratutto presente nel litorale dove se la può riconoscere nelle ricette di pasta, minestre e pesce; musulmana: cibi quali muasaka( carne macinata e patate in forno a file) oppure burek (pasta sfoglia con carne, o formaggio o mele) e dolci quali baklava rientrano nel mangiare quotidiano croato.

Nel documento DOTTORANDO: ADRIANA HRELJA (pagine 41-48)