Capitolo IV. GLI STUPRI DI MASSA NELLA GERMANIA DEL 1945 NELLA LETTERATURA
4.1 Le memorie del secondo conflitto mondiale
4.1.3 Il cinema come strumento didascalico: Taiga
All’interno dello sforzo politico di portare avanti una memoria selettiva del passato si inserisce anche il mezzo cinematografico. Per conoscere la storia recente del popolo tedesco non fu necessario seguire il dibattito pubblico o comprare i quotidiani, bastava recarsi nelle sale cinematografiche. Come afferma la studiosa di storia del cinema post-bellico Heide Fehrenbach, il cinema fu essenziale per la “ricostruzione dell’identità nazionale dopo Hitler”. 269 La produzione
cinematografica tedesca si presentò come una risposta alle produzioni straniere, in particolare statunitense, che diedero un’immagine di una Germania colpevole. Nonostante nell’immediato dopoguerra fossero stati proiettati film che sollevarono la questione delle responsabilità tedesche, il pubblico si mostrò restio a questo tipo di storie. Per tale motivo l’industria cinematografica si concentrò nella produzione di pellicole che infondessero un maggiore senso di fiducia: furono create commedie, storie legate ad un passato glorioso, ambientate ai tempi dei Kaiser e dei re. Come scrisse un recensore del tempo, era giunto il tempo di un “rinnovamento spirituale”. 270 Tuttavia, nonostante i tentativi di prendere le
distanze dal secondo conflitto mondiale, i suoi effetti furono più o meno presenti. In particolare il continuo flusso di veterani di ritorno dalla prigionia sovietica fece della sofferenza del popolo tedesco il simbolo della Germania occidentale. Se nella prima metà degli anni cinquanta le esperienze di guerra furono solo accennate, nella seconda metà divennero le protagoniste dello schermo tedesco.
Film come Der Arzt von Stalingrad, Taiga, Liebe 47 e Der Teufel spielt Balalaika271 non furono gli unici film a trattare la storia dei prigionieri di guerra ma ciò che li rende noti è il successo che riscossero in quegli anni. I soldati sovietici furono
268 Elizabeth Heineman, The Hour of the Woman, op.cit.,pp. 384-385.
269 Heide Fehrenbach, Cinema in Democratizing Germany in Robert G. Möller, War Stories, p. 124. 270 “Überholte Filme,” Wirtschaftszeitung, 16 July 1949 in Robert G. Möller, War Stories, p.125. 271 Robert G. Möller, War Stories, op.cit.,p.127.
spesso rappresentati con le caratteristiche proposte dalla propaganda del Terzo Reich. Questo tipo di rappresentazioni contribuì alla costruzione della memoria pubblica nella Germania degli anni Cinquanta. Ogni discorso sulla colpa e sulla complicità fu rimosso e al suo posto furono proiettate storie di eroi in grado di impartire lezioni morali a milioni di tedeschi. Non si trattava di storie che illustravano le emozioni violente della guerra ma di dimostrare come i tedeschi avessero avuto la forza e la capacità di resistere al Terzo Reich e alla violenza del comunismo sovietico. Furono raccontate storie con un lieto fine per infondere sentimenti di ottimismo per il futuro. 272
Un esempio che ben si inquadra in queste finalità è dato da Taiga, un film di Liebeneiner del 1958 basato su un romanzo che fece la sua prima apparizione sul settimanale illustrato Revenue. Il film, ambientato a pochi anni di distanza dalla fine del secondo conflitto mondiale, vede come protagonisti trecento uomini tedeschi detenuti dalle autorità sovietiche presso un campo di lavoro ai confini della foresta siberiana Taiga. Gli uomini rappresentati sono afflitti dal dolore e la loro speranza di affrancarsi dalla prigionia è ormai tramontata. Il colpo di scena avviene con l’arrivo di una giovane donna, Hanna Dietrich, interpretata dall’attrice Ruth Leuwerik che, a seguito della sua apparizione nella pellicola, fu ribattezzata dalle riviste come “angelo della Siberia”273 e “donna per trecento uomini” .274
Hanna, trasferita da un altro campo di lavoro, sembra scossa e sull’orlo della resa. Nonostante il suo abbigliamento non valorizzasse i suoi tratti femminili ed i suoi capelli fossero scompigliati, temeva che la sua presenza all’interno del nuovo campo di lavoro potesse suscitare il desiderio sessuale degli uomini. Già in passato alcuni uomini sovietici avevano abusato di lei ed il dolore per quelle esperienze si era trasformata in paura. In effetti un giorno si imbatte in un taglialegna che tenta di violentarla ma ben presto si rende conto di avere un protettore all’interno del campo, Ernst. Quando Hanna sembra sul punto di soccombere, i dialoghi con i compagni, il ricordo delle case, delle famiglie e del periodo pre-bellico donano ai detenuti un rinnovato senso di ottimismo e riportano alla luce i vecchi valori
272 Robert G. Möller, War Stories, op.cit.,p.127.
273 “Engel von Sibirien,” Star-Revue, no. 13 (1958) in Robert G. Möller, War Stories, p. 156. 274 Robert G. Möller, War Stories, op.cit.,p.156.
occidentali che la guerra aveva minacciato di distruggere. I trecento uomini divennero fratelli e padri per Hanna e, per aiutarla a ritrovare la sua femminilità sepolta dagli anni della guerra, decidono di cucirle un vestito. Grazie alla presenza e alle attenzioni di Ernst, Hanna ritrova l’amore. Una sera però Hanna viene convocata alla stazione di commando: i compagni, a conoscenza delle violenze sovietiche contro le donne tedesche, si prepararono a difendere il suo onore. Hanna non fu minacciata ma le fu comunicato che presto avrebbe potuto fare ritorno in patria. Nelle scene conclusive della pellicola i compagni commossi ringraziano Hanna per la speranza che aveva donato loro mentre i due amanti si ripromisero di aspettare la fine della guerra per ritrovarsi e costruire una nuova vita insieme. Molti critici del tempo apprezzarono l’opera, non solo per il suo realismo ma soprattutto per la sua funzione didascalica: il film avrebbe potuto trasmettere alla nuova generazione la storia dei padri e dei nonni. Quattro anni dopo l’uscita, Taiga continuò ad essere giudicato “il miglior film sul tema dell’esperienza dei prigionieri di guerra dalla fine del conflitto”.275 Ancora una
volta l’immagine della donna fu quella di una donna al contempo vittima ed eroina: mentre da un lato tenta di superare il passato caratterizzato dalle violenze, dall’altro aiuta l’uomo a riscoprire la sua mascolinità perduta. 276