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Capitolo IV. GLI STUPRI DI MASSA NELLA GERMANIA DEL 1945 NELLA LETTERATURA

4.1 Le memorie del secondo conflitto mondiale

4.1.2 Il racconto delle donne e la loro vittimizzazione

Tra le persone chiamate a lasciare la loro deposizione non vi furono solo i prigionieri di guerra, ma anche le donne. Il lavoro di registrazione e di documentazione fu presentato dal governo come una necessità per non dimenticare la sorte a cui andarono incontro milioni di donne all’arrivo dell’Armata Rossa. I redattori dell’introduzione al primo volume offrirono un’analisi del fenomeno degli stupri di massa basato su un discorso razziale, definendoli come: « il frutto di un modo di comportarsi e di una mentalità che, per la sensibilità europea, è inconcepibile e ripugnante.» La ferocia sovietica fu ricondotta alle tradizioni asiatiche presenti in Russia secondo cui le donne non furono che un bottino di guerra. Ricordare il crollo del fronte orientale significò mostrare al mondo come la civiltà occidentale fosse stata brutalmente violata da una cultura asiatica, “barbara”. Lo stupro fu un mezzo per dimostrare l’opposizione tra l’est violento e l’occidente civilizzato. L’emergere di questi discorsi consentì ai tedeschi di vedere la guerra, almeno nella fase finale, come un mezzo necessario per la difesa dei valori e della civiltà occidentale nel suo insieme.262

Nei primi anni del dopoguerra, quindi, il governo federale offrì alle donne tedesche la possibilità di riportare alla luce le memorie degli anni della liberazione e della successiva occupazione. Grazie a questa iniziativa, molte donne ebbero modo di elaborare il loro dolore e di rendere note le loro ferite fisiche e psicologiche. Mentre da una parte i racconti si caratterizzarono per il desiderio di raccontare la loro esperienza, dall’altra rievocare il ricordo di quei tempi fu motivo di grande angoscia. Ciò che le donne narrarono furono principalmente racconti di fuga e di abbandono delle loro case, di lunghe marce, di morte e di violenza sessuale. 263 Le

violenze, variamente descritte, colpirono molte delle donne chiamate a testimoniare. Benché nella maggior parte dei casi le violenze sessuali perpetrate dai soldati sovietici siano solamente accennate, queste costituiscono il cuore dell’opera. Se le donne si presentarono quindi come vittime, d’altro canto non ci furono riferimenti allo sterminio degli ebrei, dei lavori forzati, della schiavitù nel

262 Elizabeth Heineman, The Hour of the Woman,op.cit.,pp. 370-371. 263 Robert G. Möller, War Stories, op.cit.,p.65.

Reich o dei trattamenti disumani nei campi di concentramento. Sicuramente le omissioni furono una conseguenza dei traumi che si trovarono a vivere: fino ad allora le donne furono costrette a soffocare i loro sentimenti di dolore e sofferenze e la deposizione delle loro testimonianze fu una prima attenzione pubblica al loro disagio. Tuttavia, queste donne trascurarono una delle maggiori cause che spinse i sovietici alla violenza: il loro ampio consenso al regime nazista e alla guerra. Come fa notare Elizabeth Heineman, ci fu una generale tendenza delle donne a minimizzare il loro appoggio al regime nazista, in realtà il largo consenso femminile fu anche una conseguenza del miglioramento della loro condizione: grazie alla riforma del sistema familiare, centinaia di migliaia di donne poterono lasciare il proprio impiego per dedicarsi al focolare.264

La propensione delle donne tedesche della Germania occidentale a legare questo periodo della loro vita al vittimismo è dimostrata anche dalle risposte differenti al trauma da parte delle donne ebree. Mentre le donne tedesche sorvolarono sul male arrecato dai nazisti al popolo ebraico per sottolineare la loro condizione di vittime del conflitto, le donne ebree sentirono il bisogno di superare il trauma contraendo nuovi matrimonio e incrementando il numero delle nascite. I bambini divennero il simbolo della rinascita e, allo stesso tempo, si presentarono come una vendetta contro il regime nazista che avrebbe voluto la loro estinzione.265

Aldilà del reale interesse da parte delle autorità pubbliche verso il racconto delle donne, questo meccanismo consentì al governo di portare avanti i propri obiettivi politici, ovvero allontanare i tedeschi dal loro passato nazista. In questi anni di crisi in cui i tedeschi furono chiamati a darsi una nuova identità il governo federale si appropriò dei racconti delle donne: il dolore, i sacrifici ed i traumi divennero il simbolo della nuova nazione. Essendo la Germania nel periodo bellico e post- conflittuale un territorio abitato in prevalenza da donne, le loro esperienze segnarono la storia della Germania intera. La nazione si appropriò delle esperienze delle donne e si passò gradualmente dallo “stupro delle donne” allo “stupro della Germania intera”. Attraverso l’iniziativa del governo federale l’immagine della Germania stuprata entrò a far parte della storia ufficiale.

264 Elizabeth Heineman, The Hour of the Woman,op.cit.,p. 359.

Se a livello politico e mediatico le donne tedesche degli anni Cinquanta furono prima rappresentate come vittime innocenti e successivamente come artefici della rinascita del paese, il loro mito dovette presto confrontarsi una critica molto diffusa tra gli uomini: la promiscuità sessuale. Il confronto tra la realtà e le testimonianze delle donne non fece altro che creare confusione: da una parte il mondo delle donne era stato investito dalla brutalità sovietica, dall’altra la fraternizzazione con i soldati fu percepita dagli uomini come prostituzione di massa. Le relazioni fugaci con i rifugiati, la condivisione delle abitazioni con altri uomini in attesa del ritorno dei mariti dal fronte, così come la prostituzione in cambio di beni materiali furono la causa delle accuse mosse dagli uomini.

Le critiche più aspre furono mosse alle donne che intrattennero relazioni con i soldati americani: soprannominate Ami-liebchen (innamorate degli americani), queste donne non apparirono come eroine ma furono accusate di essere la causa del declino morale della Germania. Gli uomini tedeschi pensarono che le donne non avessero opposto abbastanza resistenza e che avessero ceduto troppo facilmente alle lusinghe dei soldati. 266

Nel dicembre del 1945 le autorità statunitensi sollevarono il primo gruppo di soldati dai loro incarichi e al loro posto arrivarono nuove forze di occupazione, uomini giovani senza esperienza di guerra e con poco risentimento nei confronti del popolo tedesco. Il contatto con le donne locali si diffuse rapidamente e divenne parte della routine quotidiana: si stima che dal 50 al 90% delle donne fraternizzarono con gli americani e che un americano su otto avesse trovato fissa dimora in Germania. In realtà le diffuse relazioni con gli americani furono anche una conseguenza della fine del conflitto: da una parte l’estrema povertà spinse molte donne ad intrecciare relazioni con i soldati in cambio di beni materiali, dall’altra gli americani costituirono la maggioranza degli uomini presenti sul territorio tedesco e apparirono più stimolanti e attraenti rispetto agli uomini tedeschi feriti ed emotivamente segnati dalla guerra. 267 La donna che dormiva con

l’antico nemico, fu motivo di estrema vergogna per l’uomo tedesco. All’interno di questa visione si inserisce il dipinto di Erwin Öhl Fraternizzazione del 1946 che

266 Elizabeth Heineman, The Hour of the Woman, op.cit.,p. 381. 267 Robert G. Möller, War Stories, op.cit.,pp. 106-109.

vede al centro della rappresentazione una donna intenta a calciare un veterano di guerra tedesco ferito ed invecchiato dagli anni del conflitto.

Erwin Öhl, Fraternization, 1946, Münchner Stadtmuseum

La gamba della donna, posta al centro della raffigurazione e rappresentata con colori più chiari, è al contempo simbolo della violenza e della sessualità. Alle spalle della ragazza vi è un soldato che afferra il volto della ragazza e la manipola a suo piacimento: la donna è strumento di piacere per il soldato. Nonostante la donna sia rappresentata con un sorriso, la sua espressione non deve trarre in inganno: se si considera lo sfondo in cui si inseriscono le tre figure, si nota un paesaggio distrutto dai bombardamenti. La smorfia della donna cela il dolore personale ed il suo

atteggiamento è dettato solamente dall’istinto alla sopravvivenza. 268 In

conclusione, sia che le donne fossero presentate come eroine, vittime o peccatrici, discorsi come questi allontanarono il regime dal confronto con il passato.