Capitolo II. LE VIOLENZE SESSUALI CONTRO LE DONNE DEL REICH
2.5 Indisciplina dell’Armata Rossa e atti di Banditismo
Nella liberazione dei territori tedeschi le truppe sovietiche furono agevolate dall’acquiescenza di numerosi comandanti che, nonostante la presenza di precise disposizioni punitive nei codici penali militari, preferirono ignorare la violenza dei propri sottoposti ritenendo tali comportamenti “giusti” se inseriti nell’ottica della vendetta154. Nonostante i leader sovietici fossero informati dai comandanti locali
circa le infrazioni dei soldati non vi fu alcun intervento pratico dall’alto per disciplinare le forze in campo. La tacita sospensione della disciplina militare contribuì ad alimentare tra i soldati l’idea di un’incondizionata libertà di azione.155
Nondimeno, nel clima di anarchie e di disordine che caratterizzò i combattimenti e la prima fase post-bellica, un certo numero di uomini non appartenenti alla forze sovietiche regolari approfittò dello scompiglio della liberazione per commettere atti di violenza sessuale a danno delle donne tedesche. La vastità degli stupri e la
152 Laura Engelstein, Gender and the Juridical Subject: Prostitution and Rape in Nineteenth-Century Russian Criminal Codes, Journal of Modern History, n 60, settembre 1988, 469, pp.471-473.
153Norman M. Naimark, The Russian in Germany, op.cit.,p.115.
154 H. Nawratil, Schwarzbuch der Vertreibung 1945 bis 1948: das letzte Kapitel unbewältiger Vergangenheit, Universitats, München, 2001, pp. 100-104.
155 Catherine Merridale, Ivan’s War, the Red Army 1939-1945, Faber and Faber, London, 2005, pp.
mancanza di educazione sessuale sovietica portò anche al rapido emergere delle malattie veneree e delle gravidanze indesiderate. Le autorità sovietiche si trovarono costrette ad affrontare il problema, non per fini umanitari ma in quanto l’indisciplina stava portando l’Armata Rossa a compromettere la sua immagine di “esercito liberatore” e far vacillare le basi del comunismo in Germania. Per reagire a questa situazione così delicata, tutte le maggiori riviste militari nella zona di occupazione sovietica presentarono il comportamento dell’Armata Rossa come esemplare, un’armata dall’alto grado disciplinare e con un elevato senso politico e militare. Un esempio del modo in cui la stampa sovietica trascurò il problema degli eccessi lo si ha nel seguente articolo:
«Alla fine noi abbiamo sofferto per mano tedesca, il desiderio di ripagarli per le lacrime e le sofferenze del popolo sovietico è un’emozione umana genuina. Ma i soldati dell’Armata Rossa sono migliori e molto più nobili per permettersi il cieco sentimento della rivincita. Abbiamo occupato la Germania come vincitori…I soldati dell’Armata Rossa sono fieri della nostra grande vittoria, nel potere e nella gloria della nostra terra madre sovietica, e non farebbero nulla per minare la loro autorità di vincitori. L’esecuzione più radicale di tutte le leggi e codici, disciplina di ferro, alta organizzazione, ordine severo- questa è la legge infrangibile di tutti i soldati sovietici, ed in particolare per coloro che si trovano all’estero. Si distinguono per la loro correttezza ineccepibile, collettività, il loro aspetto elegante, sia singolarmente presi che come gruppo, ispirano il rispetto di coloro che li circondano. Una corretta vigilanza avrebbe contribuito i soldati sovietici a perseverare nei loro compiti in Germania contro coloro che avessero cercato di infangare la loro moralità.»156
Secondo Beevor è difficile capire se a quei tempi gli ufficiali fossero accecati dall’idealismo o se la guerra aveva reso questi uomini cinici. Un luogotenente dichiarò ad ufficiale:
156Krasnaia zvezda, 9 settembre 1945 in Norman M. Naimark, The Russian in Germany,
«L’Armata Rossa è l’armata moralmente più avanzata del mondo. I nostri soldati attaccano solamente il nemico armato. Non importa dove siamo, mettiamo sempre in pratica esempi di umanità nei confronti della popolazione ed ogni manifestazione di violenza e saccheggio sono assolutamente estranee a noi.»157
Le autorità sovietiche impedirono la pubblicazione di articoli che trattassero l’indisciplina dei soldati. Nel frattempo, i media della zona di occupazione occidentale diedero vita ad una campagna diffamatoria: pubblicarono articoli che misero in cattiva luce il prestigio dell’Armata Rossa, trattando della persistenza di stupri, saccheggi e omicidi. Per far fronte alle critiche sollevate dai media occidentali, i mezzi di comunicazione di massa sovietici presentarono rapporto straniero che trattasse della brutalità sovietica come “calunnia ignorante”, “chiacchiere” o come “ bugia senza fondamento”. Per giustificare la presenza di crimini le autorità sovietiche fecero ricadere le responsabilità sui “banditi tedeschi”. In effetti le donne che si recavano presso le stazioni di polizia tendevano ad identificare i perpetratori di stupri con “uomini con l’uniforme dell’Armata Rossa” o “persone con l’uniforme russa”158. La stampa tedesca nelle zone orientali
diede alla luce una serie di articoli in cui incriminò gli uomini tedeschi accusandoli di mascherarsi dietro l’immagine dei russi per compiere degli atti criminali. La rivista del partito comunista Deutsche Volkszeiutung scrisse un articolo su un presunto gruppo di banditi a Eberswalde:
«Secondo la tendenza criminale, hanno cercato di creare l’impressione che i misfatti [saccheggi, stupri] fossero stati commessi dai soldati dell’Armata Rossa. Hanno persino usato parole russe per rafforzare l’impressione tra le vittime che si trattasse di russi. In questo modo gli accusati non solo hanno bollato il popolo tedesco, ma hanno tentato di screditare il prestigio dell’Armata Rossa nel modo più meschino.»159
157 Antony Beevor, Berlin: The downfall 1945, op.cit.,cap.27, Vae Victis!. 158 Gordon Schaffer, Russian Zone, Allen and Unwin, 1947, p.13.
159 “Der Prozess in Eberswalde”, Deutsche Volkszeitung, 8 gennaio, 1946 in Norman M. Naimark,
Chiaramente articoli come questi servirono alla propaganda sovietica. Rimane comunque difficile da stabilire quanti di questi crimini fossero effettivamente commessi da banditi tedeschi, ma la mancanza di una motivazione valida fa pensare che fossero solo una minima percentuale. Atti come questi potrebbero anche essere legati a disertori sovietici, profughi, o prigionieri di guerra liberati o russi che erano stati costretti a lavorare nei campi di lavoro tedeschi e che non volevano tornare nella loro patria dove sarebbero stati comunque perseguiti. Parte degli atti di banditismo e di stupro potrebbero essere ascritti a questo gruppo, tuttavia non ci sono abbastanza documenti per determinarlo. 160