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CAPITOLO VI EL DESENCANTO

6.2 IL DESENCANTO AL FEMMINILE

Per la donna spagnola, che vive negli anni Settanta, è molto difficile ricostruire la propria identità di soggetto indipendente, dal momento che la società in cui ha vissuto fino ad allora è strutturata su un sistema patriarcale basato sulla supremazia del maschio e sulla formulazione di categorie fisse; queste ultime stabiliscono il modello ideale di donna definito nel suo aspetto fisico, nel suo comportamento, nel suo atteggiamento verso l’uomo, al punto da essere, persino, guidata nella gestione delle emozioni, ingabbiata in un ruolo, così definito, nella società e all’interno del matrimonio. Per questa ragione, la donna lotta per trovare degli spazi in cui potersi realizzare pienamente, autoaffermarsi come essere libero e indipendente e, in questo modo, liberarsi dagli stereotipi che la vogliono passiva ed eternamente dipendente. In Crónica la donna cerca di distaccarsi da questa visione del femminile per costruire un soggetto autonomo, con il proprio posto nella società e nelle relazioni, senza avere modelli da seguire, ma anzi, fuggendo dai

188 P. CORROTO, Entrevista a Rosa Montero, “Escribir ficción forma parte de mi manera de ser. El

periodismo forma parte de mi ser social’, in Letras libres, 07 enero 2018 [http://www.letraslibres.com; ultima consultazione il 04/07/2019].

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riferimenti a sua disposizione, ovvero quelli materni. Ana e le sue amiche vogliono veramente ricostruire loro stesse, ma non hanno gli strumenti adatti e questo senso di inadeguatezza e smarrimento genera il desencanto. Come sostiene Charlon190, le donne della Transizione hanno più opzioni e possibilità rispetto a quelle dell’epoca franchista, ma i loro ruoli risultano, purtroppo, più vaghi e indefiniti tanto da provocare un malessere generale. La ricerca della donna è rivolta sia a individuare il suo posto nella società, che il suo mondo interiore, ovvero alla realizzazione dei suoi sentimenti all’interno della coppia, compresa la parte sessuale. È, infatti, parte integrante dell’identità femminile anche la sessualità, che la società patriarcale ha cercato di controllare portando la donna a considerare la componente intima di una relazione d’amore solo all’interno della struttura-famiglia e, unicamente, in funzione della procreazione. Risulta quindi evidente quanto sia difficile per la donna, considerata un essere subordinato e dipendente, cercare di ricavarsi uno spazio in cui possa affermare la propria identità, realizzare i propri desideri e decidere per la propria vita.

Durante la Transizione si ha il rifiuto di una visione univoca e ferma della società: è, infatti, il periodo storico associato al cambiamento e alla trasformazione ed è proprio per questo che offre l’opportunità alla donna di provare a riesaminare e modificare la propria vita. In questo nuovo contesto i pilastri della società patriarcale vengono messi in discussione, il franchismo perde la sua legittimità, si ha la percezione e la speranza che tutto possa essere capovolto. È proprio in questo momento che la donna si rende conto di aver bisogno di uno spazio in cui possa esprimersi liberamente, formarsi come soggetto, riprendere il controllo di sé stessa e distaccarsi dalla visione che la definiva sempre in relazione all’uomo. È appunto questa coscienza di sé che apre il passo alla costruzione del soggetto femminile191. La donna, si è detto, ha bisogno di liberarsi, acquisire autonomia, controllare la propria vita e per farlo deve spogliarsi dalle imposizioni della società patriarcale franchista che ha interiorizzato e assunto come verità univoca: con il vento di cambiamento portato dalla Transizione, inizia quindi a rifiutare la visione di sé stessa definita partendo dal soggetto maschile mettendo così in discussione i parametri con cui, fino a quel momento, era stata identificata. L’educazione sentimentale ricevuta

190 A. CHARLON, Cambios y permanencias del rol femenino en las relaciones de pareja, in Roles de

género y cambio social en la literatura española del siglo XX, a cura di P. NIEVA-DE LA PAZ, Editions

Rodopi, Amsterdam-New York, 2009, pp. 45-64.

191 A. AMELL, Una crónica de la marginación: la narrativa en Rosa Montero, in Letras Femeninas, Tomo

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dalla donna è finalizzata all’incontro con il principe azzurro, con il quale potrà realizzare la sua felicità e attraverso il quale potrà completare sé stessa, come illustra Nieva-de la Paz nel suo saggio sui modelli femminili di rottura nella letteratura spagnola192: quando la donna incontra l’amore della sua vita crede che il suo sogno si trasformi in realtà attraverso il matrimonio. Ma per la donna che vive la Transizione non è più sufficiente, infatti per realizzarsi ha bisogno di altro, che va oltre le limitazioni che la tradizione le ha imposto: la dedizione verso la famiglia, l’esaltazione al sacrificio per il matrimonio e la maternità.

Nel primo romanzo di Rosa Montero trovano espressione la desesperanza, la

desilusión, il desengaño e la soledad, sentimenti questi che hanno in comune il desencanto dell’individuo di fronte ai grandi temi della vita. Si legge, nelle vite dei

personaggi, la distruzione di ogni speranza, di ogni sogno e illusione, incluso l’amore, che si è trasformato in desamor. Ma è presente anche il desencanto della donna rispetto al passare del tempo, all’arrivo della vecchiaia, che si esprime nel corpo che cambia e nei segni dell’età che segnano il viso: questi non vengono letti come testimonianza di maturità e saggezza, bensì, più duramente, come rivelazione dell’arrivo del tramonto della vita.

6.2.1 Desamor

La sessualità femminile è sempre stata sotto lo sguardo attento della società, nella misura in cui si è andata costruendo come risposta alle necessità del sistema patriarcale, che permette alla donna lo sviluppo di essa con l’unico obiettivo della procreazione, ovvero, le si concede di esistere sessualmente solo in funzione della sua capacità riproduttiva. Ne consegue che il luogo in cui si consente alla donna di esprimere il suo desiderio sessuale è solo all’interno dell’unione legalmente stabilita e socialmente riconosciuta: il matrimonio. Questa concezione dei rapporti intimi implica che alla donna non è concesso il piacere e il godimento fisico fine a sé stesso, mentre questo è permesso agli uomini in modo più ampio e libero. Nel già citato studio di Montejo si mette in

192 P. NIEVA-DE LA PAZ, Modelos femeninos de ruptura en la literatura de las escritoras españolas del

siglo XX: Concha Méndez (1898-1986), Carmen Martín Gaite (1925-2000), y Rosa Montero (1951-), in Roles de género y cambio social en la literatura española del siglo XX, a cura di P. NIEVA-DE LA PAZ,

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evidenza quanto la sessualità sia considerata un tabù dal franchismo e come la figura femminile assuma un ruolo passivo e subordinato rispetto all’uomo, il quale detiene l’esclusiva del piacere: «El placer […] monopolizado por el hombre le será prohibido y aparecerá en la ficción como un motivo de angustia y de frustración»193. La sessualità non è solo legata alla maternità o al desiderio, ma è anche una modalità con cui si esplora il proprio corpo, si sperimenta il piacere erotico ed è anche attraverso i rapporti affettivi che si costruisce la personalità di ognuno, in relazione con sé stessi e con gli altri194. Durante il regime franchista, l’educazione alla sessualità non era prevista, né tra le materie d’insegnamento nelle scuole, né, tantomeno, all’interno della famiglia si parlava dell’argomento. Lo testimonia il racconto reso dalla protagonista di Crónica, Ana, quando, all’età di tredici o quattordici anni, a scuola non viene considerata dai ragazzi perché magra e ancora senza forme, mentre le sue amiche, che già avevano avuto la prima mestruazione, ricevono tutte le attenzioni maschili. Così, Ana è cresciuta pensando di non essere normale e che il suo primo ciclo non sarebbe mai arrivato, per questo motivo, segue i consigli delle amiche: «[…] comía mucho pan porque le habían dicho que la miga hacía crecer las tetas»195, mentre sua madre insiste con le proibizioni banali, quanto inutili: non fare il bagno, non prendere il sole, non magiare né bere cose fredde e non correre durante il ciclo. Per non parlare dell’autoerotismo, atto censurato, vietato e peccaminoso: Pulga, una delle amiche di Ana, ricorda ancora che, nel collegio di suore in cui è cresciuta, la masturbazione non veniva neanche nominata, non sapeva cosa fosse, ma era, comunque, un atto associato all’inferno e al peccato. L’educazione ricevuta dalle ragazze trasmette loro il principio di esistere per soddisfare il marito e dedicare la propria vita alla felicità familiare, anche a costo dei propri desideri, quindi, in una posizione di totale dipendenza nei confronti dell’uomo196. In Crónica si rappresenta sia il momento in cui la donna obbedisce ai canoni dettati dall’educazione, sia quando li rifiuta in cerca di una nuova strada.

Infatti, nel matrimonio fra Julita e Antonio, la moglie mette al centro del suo mondo il marito, la sua vita si realizza nella famiglia, ma quando questo amore finisce e Antonio decide di lasciarla, per lei è la fine: Julita perde la sua identità, essendo abituata

193 L. MONTEJO GURRUCHAGA, cit., p.192.

194 A. TOURAINE, Un nuevo paradigma para comprender el mundo de hoy, Paidos, Buenos Aires, 2005,

pp. 236-237.

195 R. MONTERO, op. cit., p. 152. 196 Cfr. Capitolo V di questo elaborato.

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a definirsi in relazione al marito e a soddisfare ogni suo bisogno per essere amata, come le è stato insegnato. Quando questo tipo di rapporto finisce, la donna vive una delusione lacerante, s’infrange un sogno a cui ha dedicato la vita, non riesce a vedere un futuro senza il marito e, di conseguenza, tutto diventa triste e doloroso. A distanza di sei mesi dalla separazione dal marito, Julita non riesce né a reagire, né a farsene una ragione, infatti, confida all’amica Ana: «[…] me siento como perdida, como si todo se hundiera, llena de miedo, ay, ay, Ana. […] Qué mal estoy, como me duele»197. Sono sei mesi che Julita ripete le stesse cose, ha trentasette anni, di cui quindici vissuti col marito, dal quale ha avuto tre figli, e, a differenza di Antonio, non riesce a vedere un futuro per sé, si sente vecchia, le sue aspettative e i suoi progetti sono naufragati, insieme al matrimonio:

Malos sueños de vejez, de años perdidos, de sentirme fea, incapaz, fuera del mundo. ¿Podré gustar de nuevo a alguien? A Antonio no le gusto, es como un insulto, un fracaso, algo vergonzoso198.

Al contrario, la vicina di casa di Ana, Ana María, medico quarantenne, in una delle loro colazioni rituali del fine settimana le confida di vivere il dolore di un amore mai sbocciato, che, ancora non riesce a superare: situazione ben rappresentata dal mazzo di rose appassite che ancora ha sul tavolo di cucina, fiori che il suo corteggiatore le ha mandato per scusarsi di non essersi presentato a un appuntamento, senza poi farsi più rivedere. Ana María è cosciente che non vale la pena soffrire per una persona del genere, lo chiama persino «la bestia»199, ma, ciononostante, non riesce ancora a disfarsi delle rose appassite, perché, come confida ad Ana, non le aveva mai ricevute prima: «Buf, come ves no tengo remedio, soy idiota…Lo que pasa es que me da pena tirarlas […]. Pero es que nunca me había mandado flores nadie.»200. Questo non voler buttare i fiori ormai appassiti testimonia quanto sia faticoso e penoso il sentimento del desamor e dimostra, anche, quanto sia forte il bisogno di essere amati e di ricevere delle attenzioni. Ma Ana María

197R. MONTERO, op. cit., p. 100. 198 Ivi, p. 103.

199 Ivi, p. 69. 200 Ivi, p. 70.

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riesce ad andare oltre quel dolore: una sera, rientrando a casa, Ana vede nella pattumiera, sul pianerottolo, i fiori secchi dell’amica. In inverno Ana María decide, inoltre, di lasciare la Spagna per trasferirsi in Inghilterra, ironia della sorte, proprio con “la bestia”.

Ci sono invece i casi in cui l’io femminile rifiuta la visione tradizionale della società, che la concepisce come essere eternamente passivo e ricevente, in opposizione all’uomo, che prende l’iniziativa, ha il controllo del piacere della compagna e decide anche quando deve terminare. Ebbene, l’uomo rimane spiazzato, sorpreso e, a volte, anche inibito, dall’atteggiamento intraprendente della donna. Questo è proprio il caso di Elena, quando decide di avere la sua prima esperienza sessuale. Elena sceglie di perdere la verginità con un compagno di facoltà, Miguel Ángel: lo conosce da una settimana, ma sente che è il momento giusto per compiere quel passo. Mentre vanno allo chalet di montagna della famiglia di Miguel Ángel, Elena è serena, sa che sarà il suo primo ragazzo, ma anche che non sarà l’ultimo; la serata va secondo i piani, il calore del camino acceso, le risa, le carezze e l’intimità aumenta, fino a che la ragazza, candidamente e sinceramente, lo avverte di essere vergine e di non prendere anticoncezionali ed ecco che l’atmosfera cambia, infatti, lui si fa serio e muta il suo atteggiamento:

Miguel Ángel se separa de ella, semiincorporado sobre el codo, «¿tú virgen?», se ha puesto repentinamente serio y en su voz hay desconfianza. [...] Él duda, ensaya varios gestos - sonríe, se pone serio, abre la boca, la cierra, parpadea - sin decidirse por ninguno, está desorientado, «no es posible» [...]201.

Elena stenta a credere che l’intesa che si era creata si sia rotta per così poco, ma è proprio così, Miguel Ángel non riesce ad andare avanti ripetendo di non sentirsi degno di lei.

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Questo è un esempio sia di quanto l’uomo non sappia come reagire di fronte a una donna disinvolta, che vuole, semplicemente, fare l’amore, sia di quanto la donna rimanga sorpresa delle reazioni dell’uomo, di fronte al suo prendere l’iniziativa rompendo i tabù. Questo episodio non fa altro che sottolineare quanto la visione tradizionale sia ancora radicata nella società della Transizione, come rimarca Glenn: «[…] el cuerpo de ellas debe existir para satisfacer los deseos del los hombres porque el deseo es prerogativa de ellos»202. Ma per Rosa Montero la vera disillusione, nelle relazioni, arriva quando si rende conto che l’uomo non è ancora pronto alla costruzione di una relazione d’amore paritaria, perché se è vero che la donna scopre l’atto sessuale, anche come semplice momento di piacere e desiderio, questo non la soddisfa pienamente, ricerca anche altro: l’affettività, la comprensione e la costruzione di un rapporto paritetico. Quando Ana termina la storia con Juan, il padre di suo figlio, perde la fiducia nel rapporto di coppia, ma apprezza i suoi spazi ritrovati all’interno della casa, il non dover rendere conto a nessuno di come impiega il suo tempo, la possibilità di frequentare i suoi amici, quando vuole, insomma, apprezza più l’individualità ritrovata che la condivisione della vita di coppia: «Suya su individualidad, […] todo ese mundo que durante tres años fue plural»203. A distanza di tempo, Ana si ritrova nella sua casa, sola, con la cupa sensazione che il tempo scorra troppo velocemente, in compagnia della noia e della solitudine, mentre confessa a sé stessa che avrebbe veramente bisogno di avere vicino l’affetto e l’abbraccio tenero di un compagno:

Ana se dice con angustia que hay días que parecen desvanecerse, inexistentes. Que hay semanas crepuscolares y malditas, abrasadas por el tedio, de las que sólo logra recordar la abrigadora cama, como si los días se escapasen, borrosos, convertidos en una sucesíon de noches somnolientas. […] En realidad lo que querría hoy es la cálida, cariñosa sensusalidad de una larga noche juntos, dormir

202 K. M. GLENN, Trasgresiones génericas en unas narraciones de Carme Riera, Inma Monsó, Marina

Mayoral Y Cristina Fernández Cubas, in Roles de género y cambio social en la literatura española del siglo XX, a cura di P. NIEVA-DE LA PAZ, Editions Rodopi, Amsterdam-New York, 2009, p. 304.

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abrazados y sentir entre sueños un beso en el hombro204.

Ana si preoccupa anche per il figlio, che non ha una figura paterna di riferimento, mentre lei non ha una persona con cui condividere i problemi che, quotidianamente, le si presentano in quanto madre single.

In Crónica non si dedica molto spazio alla nascita di un amore, caratterizzato dalla felicità iniziale, con la sua passione incontrollata, ma, anzi, l’inizio di una storia viene usato come amaro confronto con il momento delle incomprensioni, delle tensioni, ovvero, della fine di una relazione. L’amore non viene, quindi, analizzato nella sua potente vitalità, quella che dà una forza capace di superare ogni ostacolo, ma, piuttosto, viene fotografato nel momento in cui si trasforma in desamor: arriva, spesso, il giorno in cui la passione sfuma, la presenza dell’altro, prima necessaria, diventa insopportabile e la spinta creatrice della passione si trasforma in distruzione e insoddisfazione. Questa frustrazione incrocia la vita dei personaggi di Crónica, obbligandoli ad approfondire, a scavare nel complicato e doloroso mondo delle relazioni affettive. Di fronte alla fine di un amore si può scegliere l’odio o il rancore verso l’altra persona, oppure è possibile iniziare una nuova storia o anche imparare a camminare da soli nella vita. Quando, col passare del tempo, si perde l’esaltazione romantica e la fase dell’innamoramento è passata, se non si è costruito una profonda intesa, rimane la quotidianità, che uccide la relazione. È il caso di Elena e Javier che s’innamorano perdutamente, tanto che lui lascia la moglie e il figlio per presentarsi, senza preavviso, alla porta di Elena con la valigia in mano e viene accolto con tanta allegria, unita a una dose di paura. Dopo solo un anno di convivenza, Elena è assalita dalla malinconia e dalla consapevolezza che la relazione con Javier sta finendo, ormai, anche il sesso è diventato un «automatismo doloroso»205: lui cerca l’intimità ogni notte, senza tener conto delle discussioni del giorno e dei problemi di coppia irrisolti. Elena preferisce la casa vuota, alla presenza di Javier e ai continui litigi con il compagno, di conseguenza, i suoi pensieri sono rivolti alle occasioni perdute e ha la sensazione di aver sprecato la parte migliore di sé, consumandosi.

204 Ivi, p. 41. 205 Ivi, p. 63.

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Elena vive el desamor con melancolía y sin lágrimas, solo con agobiante cansancio, con el convencimiento de lo irreversible, de la pérdida definitiva [...]. Cuando eres joven, el amor y la ilusión llegan de improviso, te sorprenden, te alienan y te arrebatan [...]. Luego, poco a poco, año tras año, has de ir empeñando más voluntarismo en los afectos, [...] has de forzarte a sentir, a enamorarte de un hombre o una idea. Los siguientes. Ahora, Elena está viviendo los siguientes de los siguientes, los subsiguientes, y se encuentra cansada del esfuerzo206.

Questo passo del romanzo sintetizza come la relazione amorosa, nella vita di Elena, non abbia dato continuità alla sua felicità e voglia di vivere di ventottenne libera e indipendente, bensì abbia alimentato una grande desolazione che l’ha portata a riflettere sulla sua vita e sul senso della sua esistenza, sperimentando su di sé il desencanto generato dal desamor.

L’amore, questo sentimento profondo, sul quale si costruiscono molti sogni e illusioni, che dà senso e felicità alla vita, può anche diventare motivo di angoscia e dolore. Rosa Montero, in Crónica, spoglia l’amore di ogni idealizzazione e lo mostra trafitto dalla quotidianità, dal vivere giorno dopo giorno con la stessa persona. L’amore si può incontrare, ma quando le speranze si troncano e i sogni svaniscono, perché l’amore non risulta essere quello sperato, quando finisce o quando se ne va, allora, diventa desamor e può provocare la desolazione più profonda e portare alla frustrazione. Nel momento in cui Ana riflette sui suoi amori, li paragona a quelli dell’amica Pulga, che frequenta ragazzi più giovani di lei, pienamente consapevole che sarebbe meglio avesse relazioni con uomini della sua età, con interessi comuni e, magari, che parlassero anche la stessa

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lingua207, ma l’amica, candidamente, confessa ad Ana: «Ya sé que todo esto es un horror,

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