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9. Il dialogo fra pari: il pensiero subalterno

Da parte di autori ormai classici, come Habermas, ma anche di autori della più recente corrente del South Global Movement, la diagnosi tratteggiata è quella di un sistema sociale in crisi. Tutti questi autori parlano di relazioni di potere che emarginano la maggior parte dei potenziali attori sociali. Di fronte a questa crisi, si propongono delle alternative. Habermas propone la ricostruzione del sistema sociale, in termini di azione comunicativa, e del sistema giuridico e politico, per riarticolare le diverse eticità presenti nel tessuto sociale frantumato. Santos, rappresentante del South Global, riconosce addirittura l'esistenza effettiva di un movimento che dal basso costruisce la globalizzazione contro-egemonica, e nei sui ultimi scritti si impegna nella costruzione di un sapere che la possa accompagnare, avendo già ipotizzato almeno due dei principi che la orientano: il principio di uguaglianza materiale e il principio di riconoscimento della differenza.

Questo nuovo sapere, chiamato anche “studi cosmopoliti subalterni della globalizzazione", corrisponderebbe epistemologicamente alla “sociologia dell'emergente”, cioè allo studio di esperienze fragili che nel loro spirito costruttivo vengono spesso abbattute dal peso dell'egemonico.

Con Gramsci, gli autori del South Global evidenziano che è necessario creare visioni alternative contro-egemoniche, capaci di supportare le pratiche quotidiane e le affinità sociali dei cittadini e dei vari gruppi sociali. È da sottolineare che queste visioni alternative devono erodere spazi della quotidianità, e in termini gramsciani ciò vuol dire proporre un nuovo senso comune.

Gli Studi Subalterni fanno parte della presente tesi, nella quale si sostiene che la forma in cui essi si avvicinano alle azioni quotidiane e alla produzione di conoscenza nelle aree meno favoreggiate del mondo ha realmente il potere di diagnosticare e modificare le dinamiche nocive che si sviluppano

in tali zone. Il collegamento tra questi pensatori e coloro che si analizzeranno nei capitoli finali della presente tesi è chiaramente visibile: l'analisi del discorso, nelle sue differenti manifestazioni, nelle pratiche quotidiane ci riporterà alla categoria di egemonia, che è alla base, questa volta, dei lavori dei cultural studies, e alla possibilità di declinare queste categorie in campo cinematografico e, più genericamente, audiovisivo. (Tota, 1999; Pravadelli, 2000).

Habermas si può includere tra i subalterni? No. Ciononostante, è molto interessante notare come, nel suo particolare stile e dal suo punto di vista, l’autore tedesco delinea l’idea di base che da origine al pensiero subalterno: la divisione tra il centro e la periferia non è solo transazionale; è, anche, intra-locale.

In Problemi di legittimazione nel tardo capitalismo, Habermas inizia una fondamentale riflessione, che trova il suo sviluppo più rappresentativo in

Teoria dell'Azione Comunicativa, in cui questi fa una descrizione

trasversale del comportamento delle società contemporanee, affermando che le diverse eticità si riconoscono sempre meno nel linguaggio e nelle azioni istituzionali, scegliendo quindi di ritrarsi in nicchie private per difendere il proprio modus vivendi; preferiscono allontanarsi dalla sfera pubblica istituzionale e sviluppano un proprio linguaggio pseudo- istituzionale. Il risultato: delle società completamente frantumate nella sfera privata, sempre più distanti dalla sfera pubblica, e inoltre non in comunicazione con il linguaggio istituzionale (Habermas, 1975; 1981). Secondo Habermas:

“Nel lungo processo di colonizzazione del mondo della vita, il sistema sociale ha sostituito l'integrazione sociale con l'integrazione sistemica. La riproduzione simbolica del mondo della vita si è vista perturbata, e sono sempre più frequenti i fenomeni di freddezza e disumanizzazione. Anche

se la società percepisce questi fenomeni come patologie, queste sono inevitabili risultati del processo di modernizzazione.

L'integrazione sociale così concepita confonde la sfera privata con la sfera pubblica, e lo scambio fra mondo della vita e sistema scorre attraverso il soggetto-consumatore e il soggetto-cittadino, nessuno dei quali è più umano, ma soltanto un mezzo.

Di fronte allo spazio dell'opinione pubblica politica, l'individuo perde la capacità di dare un orientamento unitario alla sua vita. In questo stadio avanzato del capitalismo, c'è un confronto fra la dinamica evolutiva (mondo della vita) e la logica evolutiva (sistema) dell'integrazione sociale. Questa colonizzazione riduce le relazioni di scambio fra le due sfere, cioè fra l'essere umano e i sistemi creati dall'umanità per la sua auto- soddisfazione, a un rapporto di dominio, nei cui limiti i soggetti si trovano costretti ad iniziare una pseudo-relazione con il sistema, nei termini in cui la logica del sistema la impone loro e contro le proprie necessità, aspirazioni e progetti alternativi, e senza possibilità effettive di contestare tale relazione e di originare cambiamenti strategici sostanziali nella dinamica auto-referente del sistema.

Così, tutte le forme di scambio fra sistema e mondo della vita sfociano in una frantumazione della coscienza quotidiana, la massima espressione della colonizzazione del mondo della vita, che si manifesta in una cultura scettica e disincantata, in fenomeni di frustrazione e in un sapere intersoggettivo che rimane diffuso e sottomesso a una falsa coscienza supportata e per una cultura di esperti, ugualmente alienata dagli ambiti mondo-vitali” (Mejía, Cuéllar, 2003: 40-41).

Nel 1992, accettando le critiche di Alexy, secondo il quale non è realistico pensare alla ricostruzione del mondo della vita con le categorie dell'azione comunicativa, come se si potesse prescindere dal sistema giuridico, Habermas propone in Between norms and facts una ri-articolazione della

concezione di Democrazia. Qui, Habermas descrive i sistemi sociali con la metafora della tensione centro-periferia, in cui il centro corrisponde alle istituzioni politiche centrali, e la periferia alle diverse eticità formatesi dopo il processo di colonizzazione del mondo della vita. Tra il centro e la periferia si trovano le forme istituzionali non centrali (locali, amministrative, e la società civile organizzata), la cui funzione è articolare non solo i discorsi, ma anche i linguaggi centrali e periferici.

Letta in termini propositivi, la diagnosi di Habermas può essere tradotta nella seguente domanda: “In società altamente frammentate, in cui ogni

eticità crea una propria nicchia, con codici propri che non entrano in contatto con gli altri, come si può riarticolare il tessuto sociale?”.

Habermas, chiaramente, sta pensando alla descrizione e riarticolazione delle democrazie liberali occidentali, ma la metafora descrittiva del centro-

periferia del sistema sociale non è esclusiva della sua teoria. Già dal 1979

Immanuel Wallertstein, formulando la teoria del sistema-mondo, ha criticato la natura disuguale del capitalismo globale, che per funzionare colloca necessariamente alcuni paesi al centro, altri nella semiperiferia, ed altri nella periferia, con un livello di mobilità molto scarso (Wallerstein, 1979). Sulla stessa linea, molto familiare al pensiero subalterno in generale, più recentemente ha preso forma la corrente del South Global Movement, che ha fra i suoi principali rappresentanti Boaventura de Sousa Santos. In questo e nel prossimo capitolo, ci avvicineremo agli studi subalterni in generale ed a Boa in particolare.

CONTESTO: 1992 – AMERICA LATINA