1.7: Il disastro di Darién
Il 20 giugno 1695, William permise la creazione di una Compagnia scozzese delle Indie Orientali (“Scottish East India Company”), simbolica protagonista di un’avventura commerciale che un difficile ultimo quarto di secolo aveva spinto la Scozia a intraprendere: il paese si era trovato in una posizione debole nei confronti dell’Inghilterra a causa delle inferiori dimensioni della sua economia e delle sue esportazioni, a cui si erano aggiunti i limiti imposti alla, un tempo, fiorente industria navale e gli anni di carestia che portarono parte della popolazione alla fame. Se da un lato si sentiva la necessità di un’unione politica con l’Inghilterra che servisse a tutelare la Scozia da simili crisi, da un altro vi era il forte desiderio che il paese potesse crescere in una grande potenza mercantile e coloniale tale da poter rapportarsi all’Inghilterra da pari. Il parlamento scozzese prese così misure per procedere alla fondazione di una Banca di Scozia (Bank of Scotland), un’educazione pubblica e una compagnia d’iniziativa commerciale e scambio con l’estero (Company of Scotland). Vittima di pressioni e rivalità da parte dell’English East India Company, detentrice del monopolio sul commercio estero inglese, e ostacolata dal governo inglese, la cui mancanza di supporto (dovuta alla guerra con la Francia e al desiderio di non farsi coinvolgere negli affari della Spagna) aveva spinto gli investitori inglesi a ritirarsi, la compagnia venne presto costretta a rinunciare al finanziamento esterno da Londra, Amsterdam e Amburgo, e a dover contare solo sulle sue finanze interne. £400,000 sterline da ogni parte della società, un totale complessivo che raggiungeva quasi un terzo dell’intero capitale scozzese, vennero così raccolte e usate per finanziare un’iniziativa con lo scopo manifesto di favorire l’esportazione diretta di merci dalla Scozia, e quello segreto di stabilire una colonia di produzione e distribuzione a Darién, nell’istmo di Panamá, un luogo sotto l’egida spagnola in cui l’azione scozzese era con ogni probabilità sconosciuta a Re William. Il piano, ideato e promosso dal banchiere William Paterson e
conosciuto come “Darien Scheme”, si compose di due spedizioni. La prima fu composta da cinque navi che salparono dal porto di Leith, con 1200 persone tra civili ed ex militari a bordo, nel luglio 1698. Furono molti meno coloro che riuscirono a giungere al golfo di Darién, a causa delle malattie che avevano colpito l’equipaggio durante il tragitto. La zona raggiunta fu ribattezzata Nuova Caledonia, fu scavato un canale che connettesse il porto della baia all’oceano, furono edificati di un fortino di difesa (Fort St. Andrew) e un insediamento abitativo (New Edinburgh); fu infine bonificato il terreno e posto a coltivazione di patate dolci e mais. Tuttavia, il maltempo rese ogni progetto di espansione edilizia e di efficienza agricola impossibili, e le tribù indie, sebbene pacifiche, non s’intrattennero come sperato nello scambio di preziosi e spezie con le merci, usualmente di poco valore, offerte dagli scozzesi. La malattia e l’afa estiva portarono la mortalità a livelli estremamente alti (fino a dieci decessi al giorno). La cronica mancanza di cibo (che le colonie inglesi in America e nei caraibi erano state ordinate da William di non fornire) e gli attacchi degli spagnoli (presso le cui miniere e proprietà gli scozzesi si erano illusi di poter permanere indisturbati) segnarono il destino della prima spedizione coloniale scozzese: nel luglio 1699, a sette mesi dall’arrivo, 300 era il numero totale dei coloni sopravvissuti, e soltanto una fu la nave che riuscì a tornare in Scozia (una seconda sbarcò a Port Royal, in Giamaica, ma, su ordine del governo inglese, non gli fu data alcuna assistenza).
Comunicazione del disastro non giunse in Scozia, o comunque arrivò troppo tardi per fermare una seconda spedizione di quattro navi, la quale s’imbarco in un viaggio di due mesi (la metà del precedente), ma un livello di mortalità tale da causare la morte in mare di 160 persone. Coloro che raggiunsero Darién il 30 novembre 1699 vi trovarono solo “a vast, howling wilderness”22. In seguito a una riunione tenuta nella Rising Sun per discutere della difficile situazione (che comprendeva la massima durabilità di sei mesi delle riserve alimentari), fu deciso che i nuovi coloni rimanessero almeno fino alla ricostruzione completa del forte, a seguito di ciò 500 sarebbero rimasti a presiedere nella colonia e i restanti sarebbero salpati verso la Giamaica alla ricerca di provviste. L’elemento della
22 Borland F., The History of Darien 1700, (Oxford University collection, 1779), p.29 Retrieved at <http://archive.org/details/historydarien00borlgoog>
scarsità alimentare divenne presto motivo di vari dissensi interni che misero i coloni l’uno contro l’altro. I ministri della Chiesa, riorganizzatisi in un presbiterio con membri nominati per l’occasione, avevano sin dai primi giorni stabilito un calendario di celebrazioni, e condannato la mancanza di moralità dei coloni per il loro “Atheistical swearing and cursing, brutish drunkenness, detestable lying and prevaricating, obscene and filthy talking”23. Furono fatti alcuni tentativi di evangelizzazione dei nativi Tule, senza visibili risultati, mentre l’ostilità crescente, dovuta alle condizioni sempre peggiori della salute, nutrizione e coesione decisionale dei coloni, portò a moti disperati di ribellione e diserzione. Nuovi attacchi da parte degli spagnoli furono respinti per oltre un mese, finché i continui e sempre più feroci assalti per terra e per mare non obbligarono gli scozzesi ad arrendersi. Il 31 marzo 1700 fu firmata la resa, e agli scozzesi furono date due settimane per prepararsi ad abbandonare l’istmo. Il prezzo in vite umane della seconda spedizione era stato ancora peggiore della prima: nella sua History of
Darien, il ministro reverendo sopravvissuto Francis Borland parlò di 300 morti nei
primi quattro mesi e dodici giorni, per una media di 2.3 al giorno, e un numero totale di vittime pari a 460, il 35% dei 1300 che erano partiti in agosto24. Il 12 aprile Caledonia fu abbandonata, e tre di cinque navi di sopravvissuti arrivarono in Giamaica dopo un viaggio in condizioni disumane, dove la concentrazione nelle stive di donne e uomini sani e ammalati aveva provocato 250 morti. Altri 100, tra cui il ministro Alexander Shields, trovarono la morte nell’isola per la mancanza di aiuti e mezzi di sussistenza. Di tutte le imbarcazioni solo la Speedy Return, nave di soccorso giunta dopo la resa agli spagnoli, e il mezzo di Campbell of Fonab tornarono in Scozia. La Rising Sun, il vascello più prezioso della flotta scozzese, salpò da Giamaica il 21 luglio, e riuscì a giungere sulla costa della Carolina prima di venire distrutta da un uragano il 3 settembre, causando la morte del capitano James Gibson, del politico ed economista Alexander Hamilton e altri 120. Alla fine del viaggio, 11 delle 14 navi della Company erano state distrutte o vendute, e il numero documentato delle vittime dell’impresa si aggirava sulle 1500.25
23 Ibid. p.40 24 Ibid. p.57 25 Ibid. p.86
Il terribile disastro umano ed economico che l’avventura di Darién si era rivelata colpì duramente l’orgoglio nazionale, ed ebbe gravissime conseguenze in tutti i settori che ne avevano contribuito al finanziamento. Furono in molti a considerare gli inglesi come la vera causa del fallimento. All’apertura della sessione parlamentare del 21 maggio, Re William manifestò dispiacere per l’esito dell’impresa e si offrì di promuovere il commercio scozzese e fornire assistenza per tamponare le perdite economiche, consigliando tuttavia alla Scozia di concentrarsi da quel momento in poi sulla produzione interna, e rifiutandosi di intervenire con l’Inghilterra alla conquista di Darién (il Council raccomandò che il parlamento “Vindicat, Support and Protect” la Company per preservare il “just right and title” al possesso di Caledonia)26. Un’azione del re riguardo Darién avrebbe portato a contrasti con gli spagnoli che avrebbero potuto facilmente ingrandirsi fino a causare una guerra con la Spagna, ma ciò non fu sufficiente a giustificare la posiziona della corona agli occhi dei cittadini scozzesi, i quali trovarono sfogo ideale nel risentimento nei confronti delle decisioni del re e degli inglesi in generale. Il malcontento popolare raggiunse il suo apice in una serie di manifestazioni vandaliche il 20 giugno 1700, e ad esse corrispose un infuocato confronto tra le forze parlamentari il 14 gennaio 1701. In quest’occasione, furono approvate delle riforme della legislazione mercantilista, tra cui degli atti contro l’imprigionamento ingiusto, il divieto d’importare e indossare abiti di manifattura estera e vini e liquori francesi. Fu inoltre cercato un finanziamento per la ricapitalizzazione della Company, che non passò, in virtù di un’estensione dei suoi privilegi. Decisi a non ostacolare l’ondata d’odio contro l’Inghilterra anziché prendere atto delle responsabilità di coloro che avevano promosso l’impresa, i membri del Privy Council scozzese acconsentirono all’impiccagione del capitano, del nostromo e dell’artigliere del mercantile inglese Worcester che, secondo l’interpretazione di Roderick McKenzie, segretario dell’East India Company, avevano commesso un atto di pirateria nei confronti di una nave scozzese. La conseguente esecuzione sommaria fu l’ultimo atto di sfida che la Scozia lanciò all’Inghilterra prima di cedere la propria indipendenza politica.
26 The Records of the Parliaments of Scotland to 1707, K.M. Brown et al eds (St Andrews, 2007-‐2013), 1700/5/40. Retrieved: 9/4/2013.
CHAPTER II: L’unione d’Inghilterra e Scozia
2.1: Le conseguenze dell’esperienza di Darién
Darién aveva lasciato l’economia scozzese in uno stato miserevole, che il mancato sostegno di re William rese ancora più difficile da superare: il suo rifiuto di riconoscere come legale l’insediamento coloniale era motivato dal desiderio di non inimicarsi la Spagna, tuttavia era controbattuto dal fatto che l’operazione scozzese aveva rispettato i termini dell’”Act of Patent”27. Quando, nel 1701 fu preteso che il re accordasse un risarcimento per le perdite monetarie subite dalla Scozia sulla base che la colonia di Darién fosse stata fondata legalmente, egli trovò il momento adatto per proporre un compromesso che prevedesse una possibile unione tra i due stati. La guerra con la Francia intrapresa per il controllo dell’impero spagnolo nel 1702 rendeva particolarmente problematica la possibilità che la Scozia, così economicamente e politicamente indebolita, finisse con il dare voce alle frange estreme e il procedere ferocemente a difesa della propria indipendenza, andando forse a rinverdire l’antica alleanza con il nemico d’oltremanica. Lo svantaggio militare nei confronti di un eventuale avamposto francese nel nord avrebbe generato una situazione minacciosa per la stabilità dell’Unione delle Corone e dell’Inghilterra, perciò neutralizzare il parlamento scozzese e garantire contemporaneamente un successore protestante al trono divennero gli obiettivi del piano di William e Anne, nella speranza di portare nuova stabilità in un contesto dove la disparità tra l’Inghilterra e la Scozia era ormai oltre ogni possibilità di lasciare le cose immutate.
All’inizio del diciottesimo secolo, la popolazione scozzese constava di un quinto di quella inglese, e, nonostante la geografia poco avesse da offrire oltre a zone da pascolo per quasi due terzi del territorio, era molto meno concentrata in aree urbane come Glasgow, Edimburgo e Dundee o zone fertili come le Lowlands di Aberdeen e Angus rispetto come lo sarebbe stata nei secoli seguenti. La società
27 Lang A., A Short History of Scotland (Hamburg: Tredition Classics, 2012), chapter XXVIII. Retrieved online on 1/3/2013 at