cercare asilo in Inghilterra, dove la regina Elisabetta non tardò a vederla come rivale per il trono, e la imprigionò. Una ribellione guidata dai “Queen’s Lords”, nobili fedeli alla regina, li portò in possesso di Edinburgh Castle per il periodo che coprì la crescita e l’apprendimento delle mansioni di governo di James VI, la morte per assassinio di due reggenti e quella per cause naturali di un terzo. Il quarto, Morton, riuscì a riconquistare il maniero prima di essere eliminato dal Duca di Lennox, sotto l’accusa di aver assassinato lord Darnley quattordici anni prima. Promosso Alto Ciambellano dal giovane Re e desideroso di educare il sovrano e il paese al cattolicesimo, per poi portare alla conversione l’Inghilterra con l’aiuto della Francia e della Spagna, Lennox fu costretto a fuggire in Francia quando un gruppo di nobili presbiteriani rapirono James il 22 agosto 1582, con l’intento di riformare il governo di Scozia a favore di una politica anti-‐cattolica. La cospirazione politica che portò al rapimento fu chiamata il “Raid of Ruthven”.
Nel 1583, fuggito dai suoi rapitori e fattosi proclamare Re a Edimburgo, James ebbe subito grossi problemi a contenere le fazioni opposte dei cattolici e dei protestanti, nonché le trame dei nobili. Il giovane Re decise di rimanere protestante per poter più facilmente raggiungere un sodalizio con l’Inghilterra. Fermo e cauto nelle sue decisioni, anche quando la madre fu giustiziata da Elisabetta nel 1587, James pose fiducia nei consigli del gallese Robert Cecil, primo ministro della Regina. Sposò così nel 1589 una principessa protestante, Ann di Danimarca. Protestante ma non presbiteriano, James desiderava restaurare la posizione dei Vescovi e di ridurre l’influenza della Chiesa negli affari di Stato, nonostante l’opposizione al riguardo della General Assembly e di Andrew Melville, successore di John Knox. Tentò inoltre, senza riuscirci, di impedire che i ministri si riunissero senza suo previo consenso, e costretto a permettere che presbiteri, sinodi e assemblee generali potessero avvenire liberamente.
1.5: L’unione delle corone
15 Un castello situato su un’isola in mezzo a un lago (“Loch Leven”) nella regione di Perth e Kinross.
Nel marzo 1603, in Inghilterra era giunto alla fine il regno di Elisabetta, e James di Scozia venne indicato come suo legittimo erede. Il re giunse a Londra per essere incoronato come James I Re d’Inghilterra, e da lì si operò a lungo per favorire un’unione dei due regni. A impedire il disegno del re furono le numerose opposizioni che si sollevarono da entrambe le parti, dove un ruolo prominente giocò almeno all’inizio la componente ideologica: per gli inglesi avere un re in comune con la Scozia equivaleva a fondersi con una popolazione barbara, guerresca, poco civilizzata e precedente alleata della Francia e della Spagna. Che l’Inghilterra fosse un paese governato da un re venuto dal nord non era di per sé motivo di rancore, ma il pesante cambiamento di rapporti tra il re e l’apparato amministrativo in entrambi gli stati comportò misure, come l’aggiunta di componenti scozzesi agli uffici di governo inglesi, che vennero accolte con grande ostilità. Veniva così a nascere una situazione che nei piani avrebbe dovuto vedere una collaborazione tra inglesi e scozzesi per il funzionamento e il mantenimento di un sistema che portasse benefici a entrambi, ma che nei fatti si traduceva in costante rivalità e mutua mancanza di fiducia tra chi vedeva minacciata la propria società e chi si sentiva sgradito nel luogo che presiedeva. James desiderava fornire una politica aperta, basata sulla fiducia data agli ufficiali addetti all’amministrazione, sia che fossero vicini, sia, come naturalmente nel caso del trono in Scozia, che fossero lontani. Il suo desiderio di raggiungere un’unione sempre più concreta e meno legata solo alla funzione di legame della figura reale passava per un vero interesse nei confronti del suo regno scozzese, che – dichiarava -‐ non voleva diventasse “as the northern shires, seldom seen and saluted by their king.”16
Maggiori per James furono i problemi con i presbiteriani scozzesi. Per occuparsene, chiamò e in seguito incarcerò Melville, con il quale ogni tentativo di compromesso era stato infruttuoso, e si recò in Scozia per implementare più a fondo la sua politica religiosa. Il suo tentativo di imporre i “Five Articles of Perth”17
16 Wormald J., Confidence and Perplexity, in Wormald J. (ed.), Scotland: a History (Oxford: University Press, 2005), p.147
17 cinque articoli di cui constava il tentativo di James di integrare la Church of Scotland con l’episcopaliana Church of England. Essi recitavano:
trovo però fortissima opposizione, e le sue proposte di riforma, presentate alla General Assembly di Perth nel 1618, furono sistematicamente ignorate. Durante il regno di James il regno di Scozia e d’Inghilterra rimasero separati, ognuno con un proprio parlamento che approvava le proprie leggi, una Chiesa nazionale e un proprio sistema fiscale. La Scozia stessa, all’interno, presentava una fortissima divisione tra le Highlands e le Lowlands, e i clan vivevano rifacendosi a usi ancestrali come la lingua gaelica, ed ostili verso ogni rinnovamento proveniente dall’esterno (come la fede protestante che James non riuscì a fargli adottare).
James morì nel 1625 e fu succeduto da Charles I. Il nuovo re era nato in Scozia, ma aveva poca conoscenza del funzionamento delle cose nel regno. Episcopaliano devoto, egli dimostrò in varie occasioni disapprovazione per i Presbiteriani e le assemblee democratiche. Si diede la missione, in qualità di re per diritto divino, di portare la Chiesa di Scozia più in linea con quella d’Inghilterra. Tramite l’”Act of Revocation” del 1625, Charles decretò che le terre e i possedimenti distribuiti tra i nobili durante gli anni della Riforma fossero restituiti alla Chiesa, privandosi istantaneamente di ogni supporto da parte di chi avrebbe potuto assisterlo nel venire incontro alle esigenze del suo regno. Pari esito gli portò nel 1629 il voler conformare la pratica religiosa scozzese a quella inglese. Per Charles, incoronato Re di Scozia nel 1633 nella cattedrale di St. Giles a Edimburgo tramite una cerimonia che la congregazione lì riunita trovò di carattere estremamente “papale”, il momento era giusto per introdurre una riforma della liturgia, ma la prima lettura del Revised Book of Common Prayer18 nel luglio 1637 gli dimostrò che per il resto del paese non lo era affatto: la sommossa che si
-‐baptism administered within one day, and privately when necessary; -‐private communion for the sick or infirm;
-‐confirmation by a Bishop;
-‐the observance of Holy Days such as Christmas and Easter.
Source: “The Five Articles of Perth (1618)”, (Reformation History). Retrieved: 2/3/2013 < http://reformationhistory.org/fivearticlesofperth.html>
18 Un libro di preghiere commissionato da Charles ai vescovi scozzesi nel tentativo di estendere una forma di preghiera d’ispirazione anglicana in Scozia.
Fonte: “The Book of Common Prayer for Scotland (1637)”, (Anglican.org). Retrieved: 15/2/2013
scatenò all’evento fu tale che il Privy Council19 dovette cercare rifugio a Holyroodhouse e il vescovo presenziante poté procedere solo puntando le pistole alla congregazione. Charles rispose al fatto con l’ordine di punire chiunque non avesse accettato l’utilizzo del libro, facendo sì che, di conseguenza, coloro che si riunivano per manifestare dissenso al riguardo furono fatti disperdere, e i nobili contrari furono obbligati a sottomettersi alla volontà del re. La situazione portò alla creazione di una commissione di rappresentanti del clero, della nobiltà, dei cittadini e dei borghi che, in un giorno da essi chiamato “the great marriage Day of this Nation with God”, stillarono a Edimburgo il National Covenant, un documento destinato a mantenere la “vera religione”, che di fatto fungeva da dichiarazione d’indipendenza dalla regola inglese. Di questo testo, chiamato anche The Tables, molte copie furono inviate per tutta la Scozia, e molti signori fecero uso nel prendere le decisioni, scavalcando i rappresentanti di Charles in Scozia.
Quando il re incontrò la General Assembly nel novembre 1638, egli fu posto davanti alla decisione dell’assemblea di deporre o scomunicare tutti i vescovi e di abolire il Prayer Book. Contrario a ogni forma di compromesso riguardo la sua posizione sulla Chiesa, il re invalidò tutte le decisioni dell’Assembly, e decise di contare sull’intervento militare per assicurare che i suoi ordini venissero portati a compimento. Tuttavia, quando si giunse allo scontro armato nell’estate del 1639, Charles, a capo di un’armata inglese, si trovò a fronteggiare un esercito nel quale militavano numerosi veterani di grande esperienza di ritorno dalle campagne d’oltremanica. La prima “Bishop’s War”, come fu chiamata, si risolse con l’armistizio di Berwick, in cui il re acconsentiva a deferire alla General Assembly o al parlamento scozzese tutte le decisioni riguardo le questioni che avevano scatenato la battaglia. Charles aveva istituito una commissione, chiamata Committee of Articles, che aveva il compito di sottomettere l’azione legislativa del
19 Concilio composto da fedeli alla Corona nominati dal Re o dalla regina, adibiti a fornire consiglio riguardo affari di stato. Con poteri consiliari, giudiziari ed esecutivi nel tardo quindicesimo secolo, il concilio divenne esecutore delle volontà del Re dal regno di James VI a quello di Charles II e James VII, con il periodo di Charles I come unica interruzione a causa dell’occupazione di Cromwell. Il Privy Council venne smembrato il 1 maggio 1708, poco dopo l’Unione di Scozia e Inghilterra.
Fonte: “Privy Council Records” (The National Archives of Scotland). Retrieved: 16/2/2013 < http://www.nas.gov.uk/guides/privyCouncil.asp>
parlamento scozzese al vaglio del re, ma la cui autorità era mal accetta in Scozia. Quando il parlamento scozzese intervenne per indebolire la, commissione che Charles aveva istituito e utilizzato per perpetrare la sua influenza, il re corse nuovamente alle armi e fu così che ebbe luogo una seconda “Bishop’s War”. Il re si trovò presto costretto a chiedere finanziamenti al parlamento inglese, ma il Long Parliament decise invece per la cattura e l’esecuzione di due dei suoi principali sostenitori. Con venti di guerra civile che minacciavano l’Inghilterra, Charles si recò in Scozia in cerca di supporto, e lì dovette giocoforza accettare le richieste e decisioni della General Assembly e del parlamento scozzese. Il rapporto conflittuale tra il re e il Long Parliament in Inghilterra, con il primo non disposto a trattare sul suo diritto divino di regnare, creò le condizioni per lo scoppio della guerra civile nel 1642.
Grazie al supporto guadagnato, Charles collezionò numerose vittorie contro le forze del Parlamento. Anche questa volta la Scozia giocò un ruolo di supporto, ma stavolta sotto richiesta del parlamento inglese, e non dal re: volendo i Covenanters avere la possibilità di stabilire il presbiterianismo in Irlanda e Inghilterra, nel 1643 fu garantito, tramite un accordo chiamato il “Solemn League and Covenant”, l’intervento di un esercito scozzese che attaccasse le forze di Charles in Inghilterra in cambio di una riforma della dottrina, dell’esercizio e del governo della religione nei regni d’Inghilterra e Irlanda, e il pagamento di 30.000 sterline al mese. L’accordo prevedeva inoltre l’eliminazione dell’autorità del papato e dei prelati. Le condizioni dell’accordo furono rapidamente applicate al di fuori della Scozia, e altrettanto rapidamente trovarono ostacoli, solo in parte mitigati dalla sconfitta dei “Royalists”, i seguaci del re, a Marston Moor da parte di una forza parlamentare guidata dal comandante Oliver Cromwell e rinforzata da numerosi e capaci soldati scozzesi.
Nello stesso momento, in Scozia, un dibattito teologico aveva portato alla scissione in due frange distinte tra le fila dei Covenanters: gli estremisti e i moderati, questi ultimi aventi a capo James Graham, primo marchese di Montrose. Preoccupato dalle vittorie intellettuali degli estremisti riguardo il diritto divino dei re, e convinto sostenitore del fatto che i religiosi dovessero occuparsi unicamente di mansioni spirituali, il lord decise di radunare un’armata di Highlanders, a cui si
aggiunsero alcuni Lowlanders e irlandesi, per conquistare la Scozia in nome del re. L’esercito, privo di cavalleria e artiglieria, riuscì a sconfiggere un’armata di Covenanters a Tippermuir, e marciò poi verso Aberdeen, quindi invase Inverary con l’aiuto dei Macdonalds e dei Macleans, sconfisse nuovamente i Covenanters a Inverlochy, a Dundee, a Auldearn a Kilsyth. Mentre le forze di Montrose procedevano all’occupazione di Glasgow, Oliver Cromwell in Inghilterra mieteva altrettanti successi contro i Royalists. Dopo aver vinto un’altra battaglia contro Charles a Naseby, Cromwell si diresse a nord e riuscì a fermare l’avanzata di Montrose a Philipaugh. Quando, nel maggio 1646, al nobile scozzese giunse la notizia che il re si era arreso a Newark, egli decise di salpare verso la Norvegia mentre i suoi sostenitori si ritiravano ai loro paesi. L’esercito scozzese consegnò Charles al parlamento inglese e tornò in Scozia. La situazione, per quanto apparentemente sistemata, non appariva tale ai Covenanters: dubbiosi che Cromwell avrebbe effettivamente istituito il presbiterianismo in Inghilterra, essi decisero di accordarsi con il re, il quale avrebbe introdotto per tre anni il presbiterianismo in cambio di un esercito che lo aiutasse a combattere i
Parliamentarians, le forze militari del parlamento inglese. Tuttavia, gli eventi
presero una piega inaspettata quando l’armata scozzese guidata dal duca di Hamilton fu sconfitta da Cromwell a Preston. Il malcontento dei Covenanters estremisti di fronte agli scarsi progressi in Inghilterra sfociò in una marcia a Edimburgo, dove il governo moderato fu rovesciato e il leader estremista Archibald Campbell, primo marchese di Argyll, prese virtualmente possesso del potere. L’arrivo di Cromwell, ricevuto da eroe, portò con sé anche la notizia dell’esecuzione di Charles, generando grande costernazione tra gli scozzesi. L’avvenuto regicidio, atto ancora considerato sacrilego e per di più perpetrato contro uno che era stato il re di Scozia avrebbe facilmente potuto diventare causa di tensione, senonché Argyll fece sì che il diciottenne principe Charles fosse proclamato Re a Edimburgo. Nel 1650 Charles II giunse in Scozia per prendere ufficiale possesso del suo regno, e venne così a dover sfidare Oliver Cromwell, che aveva assunto il titolo di “Lord Protector”20. Per rispondere alla conseguente
invasione della Scozia da parte di Cromwell, i Covenanters incoronarono Charles a Scone e riunirono un esercito per difenderlo. Un’armata principalmente composta da Highlanders combatté, e perdette, a Inverkeithing e Worcester. Charles fuggì in Francia.
Con Cromwell al potere, fu istituito nel 1652 un “Treaty of Union” (trattato d’unione) per unire la Scozia al Commonwealth. Artefice dell’abolizione della monarchia, Cromwell si rese un governatore impopolare a causa della sua durezza e il suo carattere da puritano. Alla sua morte nel 1658, il popolo spinse il generale Monk, braccio destro di Cromwell, a invitare re Charles II a riprendere il suo posto come monarca del Regno. Disinteressato, come il padre, al regnare in Scozia, cosa per la quale si serviva del Privy Council a Edimburgo, Charles II aveva una bassa considerazione del presbiterianismo, e il suo non farne mistero di fronte ai Covenanters, i quali avrebbero combattuto anche con le armi la previsione di un ritorno dei vescovi, gli avrebbe portato enormi difficoltà in tempi successivi.
Nel 1649, da re di Scozia, Charles si riprese la prerogativa di scegliere i membri della “Commitee of Articles”, con l’intenzione di rinforzare la propria posizione di fronte al parlamento, e di poter ripristinare il precedente sistema di selezione dei ministri, obbligandoli a dimettersi e richiedere il proprio seggio ai redivivi vescovi e ai lairds (i nobili locali). La cosa incontrò l’opposizione di un terzo del parlamento, quindi il re inviò dei soldati perché la sua volontà venisse rispettata. La cosa, di rimando, provocò un intervento dei Covenanters calvinisti, che nel 1679 assassinarono l’arcivescovo di St. Andrews James Sharp, che, da presbiteriano in origine, era passato a operare per la ristorazione dei vescovati in Scozia e perché la Chiesa venisse sottomessa all’autorità del re. Il governo intervenne allora organizzando un’armata che sconfisse e trucidò i Covenanters a Bothwell Brig. Nei primi anni ottanta del diciassettesimo secolo iniziò un periodo
Scotland and Ireland, dato al capo dello stato durante il primo periodo del Commonwealth.
Fu detenuto da Oliver Cromwell nel periodo 1653-‐1658, e dal figlio e successore Richard Cromwell tra il settembre 1658 e il maggio 1659. Il termine “protector” si riferisce al “Protectorate”, la prima denominazione del Commonwealth fino al 1659.
Fonte: “Protectorate” (Oxford Index). Retrieved: 7/5/2013
ancora più intenso di persecuzioni, a cui lo storico Robert Wodrow diede il nome di “The Killing Time”21.