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III) La rappresentazione russa del Giappone e dei giapponesi durante e

5. Il Giappone: la nuova meta turistica russa

La superiorità militare e l’inaspettata vittoria giapponese nella guerra contro l’Impero russo stimolò di gran lunga l’interesse di alcuni russi verso il recente avversario: il Giappone351. Come conseguenza di ciò, negli anni immediatamente successivi al conflitto,

iniziarono a cambiare le pratiche di viaggio di quegli abitanti dell’Impero russo che decidevano di dirigersi in Giappone. Questi, infatti, non erano più portati a raggiungere i territori giapponesi per motivi di studio o commerciali, come era accaduto per tutto il periodo pre-bellico, bensì gli stessi iniziarono ad esser spinti dalla curiosità di visitare e conoscere questo Paese in veste di turisti, nonostante negli ambienti di potere e tra le masse popolari questo continuasse ad essere ritenuto un nemico352. Grazie agli accordi di tipo politico ed economico siglati tra le due Potenze al termine degli scontri, di cui se ne parlerà nell’ultimo capitolo di questo elaborato, ed allo sviluppo della rete ferroviaria giapponese, che permetteva di raggiungere luoghi lontani in meno tempo, per i visitatori russi recarsi e viaggiare per il Paese asiatico diventò ancora più agevole. Col passare degli

350 Y. M. Osmanov, Yaponskiy shpionazh v tsarskoy Rossii. Sbornik dokumentov, Iz istorii russko-

yaponskoy voyny 1904–1905 gg.:p. 342.

351 A. Renner, Watching foreign neighbours: p. 43.

anni ed il sempre più elevato numero di viaggiatori russi in Giappone, per lo più appartenenti alle classi superiori della società, il Paese del Sol Levante stava divenendo gradualmente una nuova meta turistica russa353.

Nonostante la storia del turismo russo riconosca i viaggi intrapresi da russi verso il Giappone come una pratica prettamente svolta dall’élite fino alla Rivoluzione del 1917, lo specialista delle scritture di viaggio zariste e sovietiche nell’ambito del turismo Renner, nel suo articolo Watching foreign neighbours: Russian and Soviet travel writing about Japan

in the first half of the twentieth century, ha riconosciuto che già negli anni successivi alla

guerra russo-giapponese i resoconti di viaggio russi contribuirono notevolmente alla costruzione dell’immagine del Giappone come una nuova meta turistica354. A

dimostrazione di ciò, nelle testimonianze russe del dopoguerra, prese in esame in questo capitolo, iniziò a comparire un glossario prettamente turistico mai utilizzato prima e formato da termini come: “guida”, “cicerone”, “turista”, “attrazione” e “luogo di interesse”355. Lo stesso Vlinov nel 1915, nelle prime righe della sua testimonianza,

affermò: “Dieci anni fa abbiamo combattuto con i giapponesi e ora siamo amici, alleati e andiamo a visitarli”356. Con l’aumentare delle informazione e delle conoscenze riguardo il

territorio e la popolazione giapponese, quindi, già nei primi anni successivi alla guerra il Giappone iniziò a diventare una nuova destinazione ambita dal turismo russo, per lo più di tipo culturale, d’affari e sanitario357.

Tra i viaggiatori zaristi, colei che per prima riconobbe il ruolo fondamentale del Giappone come nuova meta d’interesse per i turisti russi fu Kobiakova (1914)358. A partire

353 A. Renner, Watching foreign neighbours: p. 45.

354 Ibid.

355 N. Azbelev, V strane pobeditelei: p. 81, K.T. Veber, Iaponiia seichas. Vpechatleniia

i fakty: p. 15 e E. Kobiakova, Pervyi den’ v Iaponii: p. 206.

356 V. Vlinov, V Iaponii v 1915 godu: p. 64.

357 A. Renner, Watching foreign neighbours: p. 39.

358 E. Kobiakova, Pervyi den’ v Iaponii, Russkie uchitelia za granitsei, god piatyi, Moskva:

dal 1909, la Società per la propagazione della conoscenza tecnica, che aveva sede a Mosca, iniziò ad organizzare per i propri membri un’esperienza formativa all’estero, principalmente in Europa. Chiunque poteva prenderne parte, anche se a partecipare furono per lo più insegnanti di scuola elementare e personale paramedico, a cui fu offerto un notevole sconto sul prezzo del viaggio. Nei primi tre anni vennero organizzate ottantotto escursioni, alle quali parteciparono un totale di 4029 persone, provenienti da tutto l'Impero russo. Nell’estate del 1913, la Società offrì per la prima volta un viaggio in Giappone. Un gruppo di quarantanove insegnanti di varie province russe, tra i quali la professoressa Kobiakova, visitarono il Giappone per ventitré giorni. Dopo l'arrivo a Tsuruga, viaggiarono in treno per Gifu, Tōkyō, Nikkō, Kamakura, Kyōto, Nara ed Ōsaka, e poi raggiunsero Nagasaki per ripartire e tornare nell’Impero russo359. Tornata in Patria, la professoressa decise di pubblicare le sue personali impressioni che aveva riportato durante il suo primo giorno di viaggio a Gifu. L’insegnante descrisse che arrivata nella rada di Tsuruga venne accolta da un gruppo giapponesi che salirono a bordo del suo piroscafo. Interessante constatare che Kobiakova fu la prima viaggiatrice zarista che riportò il fatto che a salire bordo sulla sua nave non furono solo uomini giapponesi, com’era stato descritto fino a quel momento, bensì anche donne. La professoressa constatò che tutti i giapponesi sorridevano e, pur essendo incuriositi dai turisti russi, dimostrarono fin da subito rispetto inchinandosi al loro cospetto360. Il gruppo d’insegnanti continuò il suo

viaggio verso Gifu attraverso la ferrovia, dove poterono ammirare “la bellezza del paesaggio giapponese”, in particolare le sue risaie coltivate “con tanta cura e precisione”361. Giunta nell’albergo a Gifu, Kobiakova descrisse la sua stanza per lo più in

stile giapponese, anche se erano presenti arredamenti europei per garantire un certo livello di comfort ai turisti russi362. Il resoconto dell’insegnate proseguì con il racconto

dell’escursione di pesca notturna con i cormorani a cui partecipò, che era stata organizzata

359 D. N. Wells. Russian views of Japan, 1792-1913: An anthology of travel writing: p. 204

360 E. Kobiakova, Pervyi den’ v Iaponii: p. 205.

361 Ibid p. 206.

appositamente dalla città di Gifu per accogliere gli ospiti russi363. In questa testimonianza,

quindi, Kobiakova riportò in egual maniera le rappresentazioni “tipiche” sul Giappone e sui giapponesi evidenziate nei resoconti di viaggio precedenti anche alla guerra stessa, come ad esempio il fatto che la popolazione sorridesse sempre oppure la bellezza dei paesaggi giapponesi. Anche se durante il suo viaggio Kobiakova constatò che alcune cose della cultura giapponese non le appartenessero, per esempio il cibo che a suo giudizio si allontanava troppo dai gusti europei, in generale nella testimonianza prevalse il richiamo all’autenticità della sua esperienza in un Paese straniero totalmente diverso dal proprio364.

Il fatto di adattarsi alla cultura giapponese, ad esempio togliendosi le scarpe prima di entrare nella stanza d’albergo, per il collettivo di insegnanti russi fu un’esperienza nuova ed allo stesso tempo “divertente”, come affermerà la Kobiakova stessa365. A dimostrazione

di ciò, l’insegnante si prefissò di “vivere almeno alcune settimane come non abbiamo mai vissuto prima, per assaporare in prima persona la vera cultura giapponese”366. Anche se il

breve resoconto di Kobiakova diede una prima visione generale di quella che poteva essere l’esperienza di soggiornare in Giappone per un certo periodo di tempo, questa testimonianza si può tutt’ora ritenere di notevole importanza, in quanto andò ad accrescere negli anni l’interesse dei russi verso questa nuova meta367.

Anche i viaggiatori Veber ed Azbelev, con i loro resoconti, andarono a contribuire alla costruzione dell’immagine del Giappone come nuova meta turistica russa. Entrambi riconobbero come durante ed, in maniera maggiore, dopo la guerra nel territorio giapponese fosse possibile trovare numerosi turisti. Veber nel suo viaggio in treno incontrò più volte persone di nazionalità tedesca, mentre Azbelev, in un hotel a Nikkō, riconobbe

363 E. Kobiakova, Pervyi den’ v Iaponii: p. 208.

364 A. Renner, Watching foreign neighbours: p. 39.

365 Ibid.

366 E. Kobiakova, Pervyi den’ v Iaponii: p. 205.

americani, inglesi, francesi tedeschi e cinesi368. I due viaggiatori zaristi concordarono che

il Giappone si fosse e si stesse adattando nell’accogliere gli stranieri. I due russi, infatti, notarono che la maggior parte dei giapponesi che risiedevano in grandi città visitate frequentemente da turisti, come ad esempio Nagasaki, parlassero inglese369. Inoltre,

entrambi i viaggiatori osservarono come fosse semplice trovare una guida turistica, mestiere che oramai si stava sempre di più diffondendo tra i giapponesi, e come venissero organizzate numerose mostre rivolte ai visitatori stranieri, prevalentemente con temi attinenti la guerra russo-giapponese o la pesca, in quanto una delle attività più fruttuose dell’economia giapponese370. Veber, grazie al consiglio ricevuto dall’Ambasciata russa,

riuscì ad iscriversi alla Kihinkwai (tradotto “Welcome Society”), un’associazione giapponese che aveva l’obiettivo di fornire assistenza ai turisti e che, entrandone a far parte come membro grazie ad una lettera di raccomandazione, offriva loro il privilegio di visitare posti comunemente non aperti ai turisti ordinari371. Sia Veber che Azbelev

descrissero come i turisti russi, come ad esempio Kobiakova, cercassero di vivere esperienze uniche, immergendosi completamente nella cultura e nelle usanze giapponesi, tanto da dispiacersi quando ciò non accadeva372. A tutto ciò Azbelev aggiunse che durante

il suo soggiorno constatò che il Giappone non stava diventando una nuova destinazione turistica solo per l’élite russa, ma anche per i rappresentanti del mondo commerciale che si incontravano qui per discutere di lavoro ed affari in “un’atmosfera più rilassata”373.

368 K.T. Veber, Iaponiia seichas. Vpechatleniia i fakty: p. 25 e N. Azbelev, V strane

pobeditelei: p. 95.

369 K.T. Veber, Iaponiia seichas. Vpechatleniia i fakty: p. 25 e N. Azbelev, V strane

pobeditelei: p. 81.

370 K.T. Veber, Iaponiia seichas. Vpechatleniia i fakty: pp. 16, 52 e N. Azbelev, V

strane pobeditelei: pp. 85-86.

371 The Imperial Japanese Government Railwails , An official guide to Eastern Asia: Trans-

continental connections between Europe and Asia, Volume II, 1914: p. LXXVII.

372 K.T. Veber, Iaponiia seichas. Vpechatleniia i fakty: p. 17 e N. Azbelev, V strane

pobeditelei: p. 85.

In generale, quindi, è possibile desumere che già a partire dall’immediato dopoguerra il Giappone si stesse trasformando in una nuova meta turistica russa, nonostante molti continuassero a ritenerlo un nemico dell’Impero russo. Questa nuova rappresentazione del Paese del Sol Levante fu ampiamente influenzata dai resoconti di viaggio russi, nei quali i visitatori raccontavano la loro personale esperienza nel Paese, mettendo in discussione anche stereotipi popolari sui giapponesi, come ad esempio il fatto che potessero rappresentare un “pericolo giallo”, come si vedrà nel capitolo finale di questo elaborato374.

Di norma, gli autori nelle loro testimonianze descrissero il Giappone come un Paese ambivalente, diviso tra tradizione, rappresentata comunemente dal risciò, e modernizzazione, simboleggiata dalla moderna rete ferroviaria giapponese375. Ciò che

continuò, tuttavia, a persistere non solo nei decenni precedenti al conflitto, ma anche in quelli successivi, fu quell’idea di esotismo legata a questo territorio, che incuriosì sempre più russi desiderosi di visitarlo. Interessante osservare, inoltre, che i viaggiatori russi, oramai affascinati dai precedenti racconti sul Giappone e la sua popolazione, richiesero esplicitamente la possibilità di immergersi nella cultura e nello stile di vita giapponese puro, ad esempio alloggiando in alberghi tradizionali giapponesi. L’obiettivo comune a tutti questi autori, infatti, fu la ricerca dell’autenticità giapponese, ovvero il desiderio di vivere l’incontro con l’alterità come un’esperienza unica ed incontaminata da influenze esterne, con lo scopo di creare un’immagine veritiera di questo Paese e del suo popolo, basata sulle proprie impressioni ed esperienze376.