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CAPITOLO III: ASKA E IL LUPO

3.2. Il lupo tra vukodlak e vampirismo

Da quanto detto finora possiamo affermare che il lupo è un animale legato alla morte e alla sua manifestazione. Risulta quindi inaspettato che all’interno delle tužbalice, lamentazioni tradizionali funebri, la figura del lupo sia scarsamente presente: la ritroviamo infatti solo in alcuni testi propri della tradizione bosniaco-erzegovese e montenegrina. Questo particolare risulta ancor più sorprendente se consideriamo la contingenza della Romania: nelle regioni montuose dell’Oltenia, il lupo è un elemento ricorsivo delle lamentazioni funebri.

Nel culto funerario romeno il morto può essere soggetto ad una serie di accadimenti e trasformazioni, ad esempio può tramutarsi in un lupo mannaro. La licantropia è molto diffusa presso le popolazioni slave, comprese quelle dei Balcani, come testimoniato da Erodoto (485 a.c.–430 a.c.) nel IV libro delle Storie. Lo storico della Grecia Antica, riteneva che i Neuri, considerati gli antenati degli Slavi, potessero assumere le sembianze di lupo per un determinato periodo di tempo grazie alle loro abilità di stregoneria (Erodoto – “Storie” (Lib. IV c. 105)). I riti funebri coinvolgono la licantropia presso gli Slavi meridionali e gli accorgimenti da utilizzare per scacciare eventuali forme di licantropia o “non-morti”. Il corpo del defunto può tramutarsi in forme specifiche di animali per tormentare i vivi: «Nei Balcani si crede che questi uomini-lupi succhino il sangue; e quando muore un individuo sospetto di poter essere trasformato in lupo, gli si tagliano le

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vene sotto il ginocchio per impedirgli di tornare» (Brückner 2015: 163). Le parole di Erodoto evidenziano una vivida presenza della licantropia e della sua manifestazione presso gli Slavi meridionali. Il lupo e la licantropia sono spesso associati alla cultura sciamanica:

Le credenze di certe società segrete cannibali e così pure, in generale, tutto ciò che è licantropia, implicano la trasformazione magica dell'affiliato in cane o in lupo. Anche gli sciamani possono trasformarsi in lupi, ma in un senso diverso di quello proprio alla licantropia (Eliade 1992: 496).

Sebbene vi siano tracce di cultura sciamanica presso gli slavi si ritiene che «un vero e proprio sciamanesimo non sia mai stato praticato» (Brückner 2015: 163). Una traccia dello sciamanesimo all’interno della cultura slava ci proviene dalla preistoria di questo popolo: gli slavi hanno sempre avuto contatti con le popolazioni asiatiche, dalle quali hanno assorbito in parte concetti e motivi dello sciamanesimo. Il continuo raffronto con le popolazioni asiatiche durante la storia degli slavi, fino ai nostri giorni, ha contribuito alla penetrazione di credenze sciamaniche presso gli slavi. Risulta determinante, in tal senso, il contatto avvenuto nel II secolo fra gli Sciti, transitati temporaneamente in Crimea, e Slavi: la popolazione nomade proveniente dall’Iran diede vita ad una «simbiosi irano-slava» (Conte 1991: 319) all’interno dell’Eurasia. Gli Anti, popolazione del IV-VII secolo stanziata fra il Dnepr e il Nistro, presentavano una componente slava e una iranica76. In questa direzione si può affermare che un’origine delle credenze sciamaniche presso gli slavi provenga dagli Sciti iranici, poiché queste popolazioni conservano una radicata cultura sciamanica nelle proprie credenze77.

Oltre alla contingenza fra sciamanismo e licantropia, nell’area della Slavia meridionale è altresì rintracciabile una “morte dalla connotazione demoniaca”. Questa può essere caratterizzata da forme di vampirismo o licantropia (vukodlak); il vampirismo, come lo sciamanesimo, ha colpito gli slavi per la loro convivenza storica con altre popolazioni: in questo specifico caso la vicinanza con l’area magiara e romena, regioni nella quali il vampirismo è assolutamente consolidato. La divinità del pantheon slavo Stribog è associata al vampirismo: Stribog è il dio del vento, dell’aria e della tempesta: agenti

76 Per un approfondimento si veda Conte 1991: 314-330.

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atmosferici associati alla manifestazione di vampiri e streghe. Vi era dunque l’uso di offrire sacrifici umani ai vampiri e alle streghe per poterselo ingraziare.

Come osserva Veselin Čajkanović, nei Balcani licantropia e il vampirismo divengono facce della medesima medaglia, si confondono: il vampiro, ovvero la creatura che si risveglia dalla tomba e assetata di sangue, viene spesso denominata vukodlak (Licantropo) fra gli slavi dei Balcani (Čajkanović 1941: 19-20). Nella fattispecie, in Montenegro ed Erzegovina, i vampiri vengono chiamati vuk, mentre nella regione di Kuči, nel Montenegro orientale, si crede che i vampiri possano assumere le sembianze di lupo per un lasco di tempo determinato. Una ragione alla base di questa somiglianza fra le due creature è dettata da processi di evoluzione linguistica ben delineati: nell’area štokava i termini vampir (vampiro) e vukodlak sono sinonimi. Vukodlak originalmente designava il lupo mannaro, ovvero un vivente in grado di trasformarsi temporaneamente in un lupo. Il termine è stato soggetto ad un cambiamento semantico ed associato alla figura del vampiro, in quanto individuo in grado di cambiare il proprio aspetto esteriore. Il termine vukodlak è in forte connessione con la stregoneria, poiché evoca poteri magici in grado di mutare le forme e le sembianze degli individui. Questo spiega perché in determinate aree della Slavia meridionale i vampiri vengono denominati vještice/štrigun (streghe). Il defunto diviene vampiro per una serie di ragioni disparate fra di loro: rituali funebri mal eseguiti, dispute fra il morto e i vivi ancora in atto, morte durante un periodo dell’anno solare non propizio e “morte peccaminosa”: questo caso specifico di dipartita si collega alla visione del lupo sopracitata, come animale traghettatore di anime ree nell’aldilà. Il vampiro può assumere molteplici forme animali, ma quella che possiede un’incidenza maggiore è rappresentata dal lupo78:

When it appears as an animal, people usually believe that it is that same animal that has leapt over the dead person on the bier; therefore the vampire most often appears as a dog, cat, chicken, mouse, or some other domestic animal. Also, it is believed that it can turn into a setting hen, a sow, a black ox, frog, goat, butterfly. Still, most of all it is believed that it assumes the form of a wolf (Plas 2011: 10).

Una correlazione di questa entità, sancisce, di fatto, un continuo dialogo fra il lupo e la morte. La credenza secondo cui il vampiro può assumere sembianze di lupo è rintracciabile nelle regioni di Kuči e nel villaggio serbo di Radanovci. In queste aree, la

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licantropia risulta essere una componente della trasformazione del vampiro. In alcuni villaggi dell’Erzegovina, invece, le due figure non si distinguono, ma assumono tratti caratteristici l’una dell’altra: il vampiro, ad esempio, è coperto da un’ispida peluria, tipica del lupo mannaro. Nella Croazia settentrionale, sono piuttosto i bambini deceduti nel ventre della madre o prima del battesimo ad essere soggetti ad una particolare forma di vampirismo, caratterizzata da una trasformazione in un mastodontico lupo dal comportamento brutale e sanguinario. Un’ultima testimonianza, esplicabile nuovamente con i principi della magia omeopatica, proviene dalla Bosnia, dove numerose popolazioni credono che il sangue di una persona bevuto da un cane o da un lupo, può far trasformare quell’individuo in un lupo mannaro o in uno dei due animali.

Sempre dalla Bosnia ci giungono, seppur in numero esiguo, alcuni esempi di come i lupi e vampiri vengano a contatto. Una leggenda, registrata da Vuk Vrčević (1811-1882)79, vede i protagonisti scacciare la possibilità di avere un vampiro nella propria famiglia tramite formule magiche: «Mini vuče, nečini nam zla, vije ć amo ti prvo mokro kumstvo što bude u kući! (Vai via, lupo, non farci del male, ti concediamo il prossimo padrino in questa casa!)» (Plas 2011: 11). Il vampiro, che in questo caso si trova nel grembo della protagonista della leggenda, viene apostrofato come lupo ad ulteriore esemplificazione di un legame ferreo fra le due creature. Anche in Erzegovina e nel Montenegro vengono utilizzate contro i fenomeni atmosferici negativi (burrasche, trombe d’aria, bufere etc.) delle formule apotropaiche che hanno per soggetto il lupo: «Mini, vuče, [s Bogom,] ne učini mi zla! ("Vai via, lupo, [con Dio,] non farmi del male!")» (Plas 2011: 11). Questi accadimenti appaiono, nella cultura popolare, come le conseguenze dello scontro fra vjedogonje (stregoni), ovvero vampiri connotati dai tratti tipici della licantropia. L’associazione fra lupo e vampiro risulta anche in questo caso consolidata e certifica un dialogo imperterrito fra la morte e l’animale. Il manifestarsi di trombe d’aria e burrasche rievoca la morte dei peccatori, adducendo le medesime condizioni e la vivida presenza dell’animale psicopompo.

Presso gli Slavi meridionali il lupo e il vampiro non sono solamente associati, ma talvolta combattono fra di loro. Il lupo, o il cane, in questo specifico caso, possono essere considerati come dei cacciatori di vampiri, rappresentando un rimedio contro questi

79 Vuk Vrčević fu un rinomato linguista e contribuì alla riforma della lingua letteraria serba. Collaborò a lungo con Vuk Karadžić.

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ultimi. In Montenegro Vrčević registra una serie di formule e rituali magici riguardanti la nascita che vengono denominate da Pieter Plas: «wolf formulae» (Plas 2011: 12). Questi riti erano volti ad allontanare la possibilità che il nascituro potesse divenire un vampiro. Analogamente, nel sud-est della Serbia, in occasione di riti funebri, il morto veniva apostrofato e spaventato verbalmente tramite l’evocazione del lupo. Questo rituale veniva eseguito per prevenire un possibile “risveglio” del defunto come vampiro:

pratili ti zdravicu da ideš na svadbu u […], a ti nemoj da ideš, kuća ti je nova i ubava. Ako pođeš, kuću će ti vuci rasturiv, postelju će ti iscepiv. Kuću novu da čuvaš

(they’ve sent you an invitation to a wedding in (…), but you mustn’t go, your house is new and nice. If you go, the wolves will destroy your house and tear up your bed. You must guard your new home) (Plas 2011: 12).

Una riflessione successiva sul binomio che vede protagonisti il lupo e il vampiro è spendibile sul fatto che il lupo, presentato in una visione psicopompa di, è un’animale di “confine”.

Una creatura che agisce sul limite, quello umano e quello della natura selvatica, può facilmente essere associata a creature ibride che non riescono a completare il passaggio da un mondo rispetto ad un altro, come ad esempio il vampiro. Il lupo è per questo un animale associato alla dimensione sciamanica ed è spesso strettamente connesso al dialogo fra il mondo terreno ed ultraterreno. Nel vasto panorama della letteratura slava, il “Canto della di Igor’”80, rievoca elementi dello sciamanesimo e delle trasformazioni sciamaniche. All’interno dell’opera, il protagonista riesce a scappare dalla prigionia alla quale è sottoposto grazie alla metamorfosi in diversi animali, fra cui il lupo:

188 E Igor’ Svjatoslavič principe // ermellino / nel canneto balzò // nell’acqua / anatra bianca

189 Si gettò / sul veloce destriero // lupo scalzo / Ne balzò

190 E alla riva / corse del Donèc // sotto le brume / falco volò / abbattendo oche e cigni / a colazione / a pranzo / a cena

191 Se Igor’ Svjatoslavič / falco volò // lupo allora / corse Vlur / da sé scuotendo / la fredda rugiada […] (Saronne 2015: 372).

80Il “Canto della schiera di Igor’” è un poema epico anonimo scritto in antico slavo orientale e approssimativamente risalente alla fine del XII secolo.

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Il lupo scalzo, o lupo grigio, simboleggia nella tradizione popolare l’anima di un debitore. In linea generale, la figura del lupo nelle sue declinazioni sciamaniche ha un ruolo positivo: l’animale è d’aiuto nei confronti dell’uomo o lo sciamano è rappresentato propriamente da un lupo.