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L’antenato balcanico: Zidanje Skadra

CAPITOLO IV: IL PONTE SULLA DRINA

4.1. Il sacrificio di costruzione

4.1.1. L’antenato balcanico: Zidanje Skadra

La tradizione popolare conserva antiche credenze e una vasta letteratura che ha come tema la ritualità nella costruzione di edifici, precipuamente luoghi di culto, ma anche roccaforti, castelli e ponti. Costruttori e mastri si sono dovuti confrontare con forze ctonie o divine e hanno operato per compiacerle e per ottenerne la benevolenza, secondo uno schema ricorsivo all’interno del processo di costruzione92. Una metodologia ricorsiva, come è stato detto, consiste nel sacrificio animale o umano, secondo un costume diffuso in tutto il globo che possiamo rintracciare anche presso gli Slavi meridionali, come testimonia il seguente frammento: «In Lubjana a skeleton of a cat, which was immured to protect the building and the people living in it form supernatural forces, was discovered in a wall of a house from the 17th century» (Kropej 2011: 61). Vi erano luoghi precisi laddove eseguire il sacrificio, poiché questo aveva luogo sulla soglia dell’edificio o nelle fondamenta, in quanto questi punti costituiscono le componenti principali della struttura

92 Il folclorista statunitense Alan Dundes (1934-2005) divide i nuclei della costruzione all’interno delle storie popolari in sei parti: 1) la scelta del luogo dove verrà costruita la struttura, 2) distruzione di ogni cosa costruita durante il giorno quando cala la notte, 3) richiesta sovrannaturale di un sacrificio per completare la costruzione, 4) immurazione della vittima sacrificale, 5) il sacrificio del murator e 6) eziologia del sacrificio.

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e quelle più soventemente sacralizzate: la porta d’entrata di un edificio, del resto, è speso soggetta a riti apotropaici in quanto punto d’ingresso verso un altro mondo.

Il ponte sulla Drina non rappresenta un unicum letterario dei Balcani per ciò che concerne il sacrificio rituale. Approfondire la diffusione circa questa specifica credenza e le testimonianze letterarie ad essa legate ci permetterà di comprendere al meglio il testo di Andrić e di evidenziarne i suoi connotati mitici e sfaccettature popolari. Innanzitutto, non si può non ricordare come il sacrificio rituale sia presente in una delle ballate più famose dei Balcani, ovvero Zidanje Skadra (La costruzione di Scutari)93. La ballata è stata registrata da Vuk Karadžić nel 1804 e pubblicata nel 1814 all’interno della raccolta Mala prostonarodnja slaveno-serbska pjesnarica94. Grazie all’opera di Vuk il testo catturò l’attenzione di individualità di spicco del panorama europeo dell’epoca, come i fratelli Grimm e lo stesso Goethe. Considerato uno dei testi più eccezionali della tradizione orale balcanica, Zidanje Skadra è stato a lungo studiato dai folcloristi dal punto di vista diacronico al fine di analizzarne la diffusione e la sua origine. Successivamente il testo è stato oggetto di studi anche di tipo sincronico, volti ad evidenziarne la sua struttura, funzione e significato.

La ballata Zidanje Skadra racconta della costruzione di Scutari, città dell’Albania settentrionale che nel XIV secolo costituiva la residenza dello zar dei serbi Vukašin Mrnjavčević (1320-1371). Protagonisti sono i tre fratelli Mrnjavčević,Vukašin, Uglješa e Gojko, i quali, aiutati da trecento costruttori, sono intenti a costruire la città. Nonostante i lavori vadano avanti da tre anni non vi sono progressi, poiché quello che viene costruito di giorno viene distrutto durante la notte. Dopo quattro anni di fatiche, una vila suggerisce ai muratori di sacrificare nelle fondamenta della città i fratelli Stoja e Ostoja, rispettivamente sorella e fratello. I costruttori li cercano per quattro anni, senza però trovarli. Lo zar fa riprendere la costruzione della città, ma il tentativo risulta nuovamente vano. A questo punto si presenta nuovamente la vila, la quale chiede che sia immolata una fra le mogli dei tre fratelli in cambio della sua benevolenza:

93 Zidanje Skadra è largamente diffusa nei Balcani e viene intonata come canto di Natale in Bulgaria, o durante le cerimonie di matrimonio.

94 La raccolta rappresenta un’opera di importanza cruciale per la letteratura serba, poiché, per la prima volta, sono state collezionate all’interno di un unico testo un numero notevole di canti e racconti popolari della letteratua balcanica.

97 Tre i fratellli Mrljavčevići

Tre anni sul fiume Bojana

Trecento uomini costruiscono le mura di Scutari I manovali lavorano per tre lunghi anni.

Invano tentano di erigere le mura, Invan tentano di costruire il forte: Quello che i manovali erigono di notte, La vila distrugge durante la notte

Dalle alte montagne la vila chiama: “Vukašin, ascoltami, devi stare a sentire,

la fine del tuo tormento, nessuno spreco di ricchezze. Non puoi edificare le fondamenta, Re,

O innalzare le mura di Scutari. Ci sono qui tre fratelli fedeli, E ognuno ha una moglie devota: Domani chiunque viene

a portare al proprio uomo il pasto giornaliero, Immurala nella torre:

A quel punto le punto le fondamenta saranno solide, A quel punto la città potrà crescere95.

I tre fratelli decidono di non dire nulla alle proprie mogli e lasciare scegliere al destino: la prima moglie a presentarsi sarebbe stata sacrificata. Tuttavia solo Gojko, il fratello minore, mantiene questa promessa. Con una scusa, le mogli dei due fratelli maggiori rimangono nelle proprie abitazioni, mentre la moglie di Gojko esce di casa per prendere l’acqua, necessaria per nutrire il figlio della coppia, Jovan, nato da poche settimane. La donna viene così catturata: inizialmente credendo che si tratti di uno scherzo, ma successivamente comprende il proprio triste destino. Chiede allora al fratello Rade di non immurarle il petto in modo da poter comunque allattare il figlio e di non coprirle un occhio per poter vedere Jovan quando sarà portato da lei. Il nome del fratello della vittima viene ripreso nel romanzo di Andrić: ne Il ponte sulla Drina Rade è infatti l’architetto del ponte voluto dal Visir. Il desiderio della donna viene mantenuto e per un anno ella riesce ad accudire il proprio figlioletto. Una fonte d’acqua si genera dalle aperture lasciate dai muratori:

95 Mrljavčevići brothers three …/ Three years on River Bojana/ Three hundred men build Skadar’s walls,/ The workmen labor three long years./ In vain they try to raise the walls,/ In vain they try to build the fort:/ What workmen raise throughout the day,/ The vila razes in the night/ …/ From mountains high the vila calls:/ “Vukašin, listen, you must hear,/ your torment end,/ no treasure waste./ You cannot lay foundations, King,/ Or ever raise Fort Skadar’s walls./ There are three royal brothers here,/ And each one has a faithful wife:/ Tomorrow whosoever comes To bring the men their daily meal,/ Immure her in the tower walls:/ At once the groundwork will be strong,/ At once the citadel can grow (Aleksić 2018: 1). La traduzione italiana è mia [E.B.].

98 Lontano possa vedere la mia dimora E quando mi porteranno il bambino

E quando me lo porteranno a casa! (Eliade 2017: 25)