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Capitolo 2. ATTUARE LA DEMOCRAZIA

2.4 Il mercato “malvagio”

La riflessione sulla democrazia ha incluso, negli ultimi due secoli, una approfondita analisi dei rapporti che questo sistema politico intrattiene con il sistema economico. Esiste un rapporto necessario tra democrazia e economia di mercato? La democrazia pianificata o socialista è compatibile con l’ideale e con il funzionamento di un sistema democratico? Anche Sartori affronta questo tema, giungendo a conclusioni che si inseriscono coerentemente nell’ambito della sua teoria democratica.

Struttura politica e struttura economica sono ovviamente due concetti differenti.

Sistematicamente la scelta più corretta può ritenersi, come fatto da Sartori, considerare prima i due fattori separatamente per poi vederne i possibili rapporti.

Dovendo definire il sistema economico, l'autore considera in primis forse le tre accezioni più dibattute nel corso della storia: economia pianificata; sistema c.d. “misto”; economia di mercato.

Quando si tratta di pianificazione economica, generalmente si immagina un sistema nel quale lo Stato col suo comando vada a sostituire il mercato.1

A ben vedere però, è più corretta la bipartizione fatta dal politologo fiorentino tra

− pianificazione limitata − pianificazione totale

in quanto meglio determina le due possibili “varianti” dell'economia pianificata.

È limitata quella pianificazione nella quale, pur avendosi dal minimo rappresentato da singoli interventi mirati (ad es. singoli piani di sviluppo per determinati settori) al massimo dirigismo statale, la

determinazione dei costi e dei prezzi resta al mercato.2

Invece è pianificazione totale la suddetta generalmente intesa: un sistema caratterizzato da un’economia centralizzata in cui “una

master mind, una mente sovrana soppianta il mercato”.3

Per quanto concerne la definizione di sistema “misto”, Sartori prende a modello l'idea di Lindblom del market planning, ossia la sovranità statale sopra il mercato,4 per far notare giustamente come un eventuale sistema così pensato, data la corruttibilità del pianificatore e l'obbligato adattarsi del mercato alle scelte del primo, darebbe origine ad una struttura forse la peggiore possibile in cui lo spreco e le ruberie la farebbero da padroni.5

È altrettanto giusto credere che in effetti un sistema di tal genere non può esistere, in quanto comporterebbe collusione diffusa e comunque la perdita di ogni imprenditorialità per l'assoggettamento del mercato alle scelte statali.6

L'economia di mercato invece identifica logicamente, per Sartori, il migliore sistema realizzabile.

Al di là delle teorie offerte dai vari studiosi, ciò che forse è utile sottolineare nel pensiero dell’autore fiorentino è il ritenere il mercato un sottosistema del sistema economico.7

Partendo dalla considerazione che in un'economia di mercato ci sono a prescindere esigenze che la stessa non è in grado di

2 (Ibidem) “Finchè è così la pianificazione è ‹‹salvata›› dal mercato, ed è pur sempre

il mercato che rivela le preferenze dei consumatori”.

3 Ivi, p. 214.

4 C. Lindblom, Politica e Mercato, Etas, Milano, 1979 “Tutta la produzione, beni di

consumo inclusi, sarebbe guidata dagli acquisti di un governo che ha rimpiazzato il consumatore quale suo ‹‹sovrano››...L’autorità del governo dirigerebbe l’investimento delle risorse nel processo produttivo comprando o non comprando i prodotti finali, o comprandone in maggiore o minore quantità”.

5 G. Sartori, Democrazia: cosa è, cit., p. 220. 6

(Ibidem) “A Lindblom va riconosciuto il merito – indiretto e involontario – di aver mostrato non solo che veri e propri sistemi misti non esistono, ma anche di aver mostrato quanto sia difficile progettarli”.

soddisfare (servizi pubblici, “esternalità”), Sartori arriva a concludere appunto che il mercato non è altro che un sottoinsieme del contenitore economico il quale permette a consumatori e produttori di rapportarsi in modo da arrivare alla reciproca soddisfazione.

Il sistema di mercato consente “spontaneamente” gli scambi, si adatta alle richieste ed offerte di consumatori e produttori generando continue alternative che consentono in ogni momento di esercitare un potere di scelta.8

È a questo punto che bisogna considerarne le implicazioni dal punto di vista politico-sociale.

È noto che storicamente il rifiuto del mercato è legato a due ordini di riflessioni. La prima è che non consente la compiuta affermazione del valore ugualitario. La seconda è che esiste per essere al servizio del capitalista.

Sartori, anche in questo caso, tiene a specificare meglio quale il senso di tali “critiche” in realtà inconsistenti.

Innanzitutto, non è che il mercato vada contro l'uguaglianza, semplicemente rifiuta l'idea della garanzia dell'uguale punto di partenza per ciascuno, che genera trattamenti disuguali.9

In un'economia di mercato si privilegia la concorrenza, si afferma l'idea di uguaglianza “di merito”.

Per quanto riguarda invece il rapporto col capitalismo, partendo dal riconoscere il mercato quale entità crudele, perché fondato sulla legge dell'affermazione del più capace e meritevole, l’autore fa notare come più che per un individualismo esasperato sia malvagio in quanto “spietata macchina al servizio della società”.

8 G. Sartori, Democrazia: cosa è, cit., p. 222. 9

Sartori fa appositamente riferimento al ‹‹progetto egualitario›› di Raymond Aron per intendere correttamente l’alternativa considerata nel confronto con l’economia di mercato. (Le delusioni del progresso. Saggio sulla dialettica della modernità, Roma, Armando Editore, 1991.)

Il mercato, afferma Sartori, è indifferente ai bisogni dell'individuo10, lo lascia tranquillamente soccombere in nome dell'affermazione dell'interesse collettivo quale precipuo da soddisfare.

Ecco dunque che ai fini del risanamento del suo lato crudele è del mercato che si dovrebbe parlare. Secondo Sartori, è errato concentrarsi sulla solita ‹‹caccia al capitalista››. Il capitalista è un semplice attore del mercato, è sottomesso alle sue leggi, e la sua “eliminazione” non porterebbe certo a sanare le distorsioni del sistema di mercato che vive a prescindere dal capitalismo. 11

Fatte queste considerazioni può passarsi ad analizzare i rapporti tra sistema economico e sistema politico e, date le conclusioni espresse, tra mercato e democrazia.

Lo studioso ritiene errato pensare a questi come due semplici fattori dei quali cercare di capire quale viene prima e quale segue. Più che altro tiene a traslare il discorso dal punto di vista delle condizioni facilitanti l'affermazione dell'ideale democratico.12

Fa notare come, essendoci sistemi di mercato senza democrazia, e al contrario tutte le liberal-democrazie legate a un'economia di mercato, quest'ultima è condizione necessaria ma non sufficiente di democrazia.

Il ragionamento va impostato sia dal punto di vista economico che politico.

Per quanto riguarda l'economia, Sartori precisa che quanto più una democrazia richieda una società in crescita, delle condizioni che garantiscano lo sviluppo, tanto più necessita del mercato.

È vera l'obiezione che anche questo può non riuscire nell'intento:

10 G. Sartori, The Theory of Democracy Revisited, Chatam, Chatam House, 1987, pp.

376-379 considera l’‹‹individualismo possessivo›› descritto da C. B. Macpherson (The Political Theory of Possessive Individualism: Hobbes to Locke, Clarendon Press, Oxford, 1972) nozione utile ai fini del problema-mercato, ma inaccettabile come motivo all’origine del liberalismo.

11 Cfr. G. Sartori, Democrazia: cosa è, cit., pp. 225-226. 12 Ivi, p. 238.

ma, per quanto visto, sicuramente garantisce più possibilità rispetto a presunti sistemi misti o pianificazioni.13

Dal punto di vista politico, diversamente, sostiene il rifiuto da parte della democrazia di sistemi pianificati in quanto qualsiasi concentrazione di potere, che sia privata o statale, lascia l'individuo senza difese.

La tesi del Politologo, condivisibile, è che i sudditi diventano cittadini soltanto nell'ambito di strutture economico-sociali caratterizzate da più centri di potere intermediari e bilancianti. Solo a questa necessaria condizione, dunque, anche economie pianificate, di “socialismo di mercato” e persino miste possono considerarsi compatibili con la democrazia.14

13 Sartori scrive del “collasso di sistemi di economia pianificata e dell’economia di

ispirazione marxista che la difendeva [...]. Della sostituibilità del capitalismo – e soprattutto del capitalista – si continuerà a discutere; ma di quella del mercato no: la vittoria di quest’ultimo è schiacciante”.

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