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2.NURSULTAN NAZARBAE

3. IL “MULTIVETTORIALISMO” KAZAKO.

3.1 Introduzione

Trattare del Kazakistan di oggi vuol dire necessariamente parlare del suo crescente ruolo all’interno del panorama geopolitico internazionale. Un ruolo che si è accresciuto negli anni grazie alla particolare politica estera che Nazarbaev ha saputo adottare sin dall’ottenimento dell’indipendenza quasi trent’anni fa. Una politica unica nel suo genere, particolarmente flessibile da adattarsi ai cambiamenti che via via si sono succeduti in questi decenni, e tale da mantenere ottimi rapporti con tutti i principali attori della scena mondiale, stringendo o allentando il proprio rapporto senza mai dipendere unicamente da una nazione.

Tale orientamento ha assunto il nome di Multivettorialismo o Politica multivettoriale. Come ci suggerisce il termine essa fa riferimento alla diversificazione della politica estera in modo da perseguire molteplici interessi politico-economici a livello internazionale. Trovare una definizione di politica multivettoriale non è cosa semplice, poiché tale termine non compare in nessuno dei più importanti dizionari di politica. Dunque per ben comprendere che cosa significhi possiamo prendere a prestito le parole dello stesso Nazarbaev tratte dal suo discorso alla nazione del 2012 con il quale veniva lanciata la “Strategia Kazakistan 2050” che analizzeremo in seguito:

“Our priorities remain unchanged – development of partnership with our neighbours – Russia, China, Central Asian countries as well as USA, European Union and Asian nations […] Our balanced foreign policy means we are developing friendly and predictable relations with all states

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and playing a significant role in the global agenda that represents the interests of all Kazakhstan”1

Un principio poi confermato l’anno successivo durante la visita di Xi Jinping, durante la quale il leader kazako parlando proprio dell’azione esterna, sostenne la necessità di continuare su questa strada non soltanto nell’ottica di un’ulteriore crescita economica ma anche per eliminare qualsiasi minaccia esterna2.

Possiamo quindi dire che la politica multivettoriale si basa sull’instaurazione di molteplici amichevoli ed interessate relazioni con vari partner internazionali, ovvero con le più importanti potenze mondiali, conducendo così una politica estera non improntata su schemi ideologici astratti bensì essenzialmente pragmatica. Particolarmente adatto al contesto è questa definizione adottata nel 2014 che afferma “Kazkahstan’s foreign policy is based on the principles of multi-vector, balance, pragmatism, mutual benefit, and solid defense of its national interests"3.

Tutto ciò è facilmente riscontrabile nell’agire kazako. Un osservatore esterno potrebbe infatti pensare che, per ragioni storiche e culturali, il Kazakistan sia un mero satellite di una più ampia politica estera russa. Mentre a ben vedere l’obbiettivo pienamente centrato da parte di Nazarbaev è stato quello di rimanere certamente legato a Mosca, ma mai così tanto da esserne irrimediabilmente dipendente e sottomesso. Ciò gli ha permesso di conseguire i due principali obbiettivi che egli si era preposto: il raggiungimento ed il mantenimento di una

1 N.Nazarbaev, Kazakhstan’s Strategy 2050 - New political course of the established state,

discorso sullo stato della nazione, 14 dicembre 2012. Il testo intero è consultabile sul sito ufficiale del Presidente della Repubblica del Kazakistan: http://www.akorda.kz/en.

2 La visita di Xi Jinping in Kazakhstan si è svolta nella città di Astana dal 6 all’8 settembre 2013.

Tale evento viene trattato nell’articolo del “The Astana Times”, 22 years of balanced foreign

policy yield success - Lady Ground for Future, e nel policy brief Kazakh multivector foreign policy action, di K.Diyarbakirhoglu e S.Yigit, pag.73.

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forte e durevole stabilità interna (un argomento non di poco conto come visto nel primo capitolo poiché il grande mosaico etnico kazako, a dispetto delle riforme introdotte, sarebbe un pericolo troppo grande nel caso in cui il Kazakistan decidesse di non mantenere buoni legami con alcuni partner, specialmente la Russia); il raggiungimento di uno sviluppo economico tale da poter permettere al paese di ergersi come prima potenza tra i paesi centroasiatici.

Il multivettorialismo venne adottato sin dai primi anni, precisamente dopo la crisi economica che toccò il paese tra il 1991 e il 1994, un’instabilità che caratterizzò tutto il periodo post indipendenza aggravata dall’arretratezza dei mezzi di produzione e della distribuzione economica settoriale4. Crisi che per un breve periodo aveva fatto persino ipotizzare la creazione di una confederazione con la Russia, idea ben presto abbandonata per non rimanere ancora ed eccessivamente succubi di Mosca.

Per fare ciò Nazarbaev volse lo sguardo verso occidente e, in particolar modo, verso aiuti economici provenienti dagli Stati Uniti, dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Con questa scelta iniziava il multivettorialismo kazako. Atteggiamento che venne poi confermato a metà degli anni Novanta con le riforme economiche annunciate nel documento “Kazakistan 2030: prosperità, sicurezza e sviluppo del benessere dei cittadini del Kazakistan”, in cui furono messe per iscritto le sette priorità da seguire.

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In questa tabella possiamo notare l’importanza dell’agricoltura nell’economia kazaka. J.F. Larsson, The transition in Kazakhstan – From command to market economy, in “Minor Field Study Series”, n.199, Dipartimento di Economia dell’Università di Lund, gennaio 2010, p.16.

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Il primo periodo, come vedremo, sarebbe stato all’insegna di un liberismo che, per qualche anno, avrebbe fatto pensare ad un graduale integrazione del Kazakistan nel panorama occidentale. Le basi dalle quali si intendeva partire erano: un grande progetto di privatizzazione delle società di proprietà statale, l’apertura del mercato agli investimenti esteri, l’eliminazione delle restrizioni sulle transazioni commerciali e valutarie, una modernizzazione del sistema finanziario, l’aggiornamento delle leggi sul lavoro, una maggiore trasparenza ed infine un graduale adeguamento dell’amministrazione fiscale e finanziaria a quelle di tipo occidentale5.

Ben presto quelli che sulla carta erano solo dei progetti vennero messi in atto, e gli anni Novanta, complice anche la debolezza della Russia eltsiniana videro una grande crescita economica kazaka, con un’economia marcatamente neoliberista:

Figura 3. Crescita PIL 1992-20066.

5 Y.N.Bastas, The Foreign Policy of Kazakhstan: an analaysis of Kazakhstan’s multivectoral

policy, Tesi di Laurea Magistrale presso l’Università di Oslo, anno 2013, p.19.

6 Grafico preso da J.F. Larsson, The transition in Kazakhstan – From command to market

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A riprova di ciò, le forti liberalizzazioni attrassero grandi investimenti stranieri, al contempo stimolati da varie riforme come quella bancaria, della privatizzazione della gestione del sistema pensionistico, la soppressione di molti sussidi industriali, la riduzione del personale della pubblica amministrazione e la privatizzazione di molte strutture un tempo statali7. Ed i numeri dimostrano la validità in campo economico di queste scelte, come il quarantunesimo posto ottenuto nel 2016 per quanto riguarda il PIL, con 474 miliardi di dollari8. Oppure i livelli di quello che a tutti gli effetti è il cavallo di battaglia kazako, ossia l’export che superò quota 40 miliardi di dollari9, di cui oltre la metà riguardava la vendita di petrolio10. Sorprenderà a questo punto notare come il primo paese destinatario sia ancora oggi l’Italia che ha speso due anni fa quasi otto miliardi11 di dollari. Davanti a Russia e Cina.

Dunque il multivettorialismo nel corso di questi ultimi quasi ventisette anni dall’indipendenza si è realizzato concentrandosi in particolar modo su

7 Queste le riforme economiche: Liberalizzazione del mercato interno attraverso la rimozione

delle restrizioni (1992); Liberalizzazione dei prezzi, circa l’80% ; Privatizzazione delle società statali: il primo atto ufficiale è datato 1991, ma partì veramente tra il 1992 ed il 1993. Una seconda ondata di privatizzazioni tra il 1995-1996; Liberalizzazione degli investimenti esteri attraverso l’abolizione del monopolio statale, una semplificazione legislativa ed un tasso di cambio unificato (1992-1996); Iniziale rimozione delle tariffe sulle importazioni, successivamente reintrodotte ad un livello molto basso; Riduzione tasse sull’esportazione (1991- 1992); Introduzione di una moneta nazionale, il Tenge kazakho che nel 1993 sostituì il rublo russo; Riforma del mercato del lavoro: introduzione della flessibilità salariale ed una tassazione basata sul reddito; Legal reforms (1991-1992): introduzione della proprietà privata e del commercio libero; Riforma della tassazione (1992-1995): norme fiscali basate sugli standard internazionali; Controllo della spesa pubblica attraverso una riduzione significativa del deficit (1992-1994) e con l’introduzione di rigidi vincoli sul budget disponibile per le aziende pubbliche (1993-1994); Venne resa indipendente la Banca Centrale e le venne aumentata l’autonomia (1993-1995). Dati raccolti da J.F. Larsson, The transition in Kazakhstan – From command to

market economy, op.cit., pag.17-23.

8 Dati raccolti sul sito: https://www.indexmundi.com/.

9 Dati raccolti sul sito Macro Market e probabilmente riferibili al 2017.

10 Bisogna però dire che negli ultimi anni a causa del crollo del prezzo del petrolio e del

deprezzamento della valuta nazionale, il tenge, la crescita del Kazakistan è rallentata. Per questo da parte di Nazarbaev è stata adottata una politica economica chiamata Nurly Zhol, letteralmente “la via verso il futuro”, che ha visto porre in essere un programma di finanziamento all’economia di diciotto miliardi. Nove provenienti dallo stato kazako e nove da istituzioni finanziarie internazionali.

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politiche di carattere economico, ma non solo. Importante è stato anche il ruolo di primaria importanza assunto dalla politica di sicurezza, a causa della posizione geografica in cui si trova il paese.

3.2 La Politica di Sicurezza

Dal punto di vista geografico è bene ricordare che Astana non soltanto condivide con la Russia tutto il confine nord, ma è al contempo confinante con la Cina. Inoltre, importante soprattutto per le scelte che, come vedremo il governo ha assunto ad inizio anni Duemila, la vicinanza del paese con l’Afghanistan lo ha reso particolarmente interessante per gli Stati Uniti d’America e per la stessa NATO. Proprio per questa ragione il Kazakistan, trovandosi al centro di un triangolo di fuoco, ha voluto assumere un atteggiamento particolarmente flessibile, capace di adattarsi di volta in volta ai vari cambiamenti in atto. E tutto ciò è avvenuto non soltanto con l’instaurazione di legami bilaterali o con l’ingresso in organizzazioni internazionali, ma anche attraverso una serie di dottrine sulla politica di sicurezza che rivelano le ragioni di un orientamento così duttile dell’azione esterna kazaka.

Dall’indipendenza ad oggi in Kazakistan sono state elaborate cinque diverse “dottrine militari”: la prima nel 1993, nel 2000, nel 2007, nel 201112 per arrivare all’ultima del settembre 2017. L’aspetto interessante nell’analisi di queste dottrine è notare che, a partire soprattutto dagli anni Novanta, vi è stata dapprima forte cooperazione con l’Occidente, per passare poi a percorrere una strada ben diversa.

La prima Dottrina Militare dell’Aprile 1993 si sviluppò attorno a due necessità che premevano al governo kazako: da un lato slegarsi dal suo passato politico,

12 R.N. McDermott, Kazakhstan’s 2011 Military Doctrine: Reassessing Regional and I

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dall’altro puntare alla creazione di un vero e proprio esercito pienamente operativo, con militari ben addestrati e una dirigenza all’altezza entro il duemila. Obbiettivo che però non venne raggiunto a causa delle condizioni economiche che allora non permisero grandi sviluppi in tal senso13.

La seconda Dottrina, che venne resa pubblica nel 2000, si concretizzò in un contesto economico e politico notevolmente cambiato, basti soltanto pensare alla crescita del PIL che, rispetto a sette anni prima, aveva fatto registrare un incremento del 10%, e al rapporto con la Russia notevolmente ridimensionato. L’obbiettivo di questo secondo documento era quello di creare forze militari in grado di poter affrontare le minacce sia interne che esterne, minacce che vennero individuate in tre forme: la prima quella di una possibile guerra tra superpotenze militari e\o economiche; quella di un conflitto tra paesi in via di sviluppo, le cui cause scatenanti si sarebbero potute rinvenire nella lotta per accaparrarsi materie prime o nuove tecnologie necessarie per il loro progresso; quella interna di conflitti di bassa intensità di natura politica, sociale o etnica14.

Nel 2007 si ebbe la terza Dottrina, la quale rappresentò un punto di svolta nel modo di concepire le relazioni esterne del paese e che si può dunque considerare come la nascita del multivettorialismo anche nella politica di sicurezza. Essa fu conseguente alla nomina da parte di Nazarbaev del nuovo Ministro della difesa, individuato nella persona di Danyal Akhmetov15, molto vicino al Presidente. L’obbiettivo diventava ora quello di rendere il Kazakistan il paese leader della regione centro-asiatica, che a sua volta, sotto la sua guida, si sarebbe dovuta rendere gradualmente indipendente dalla Russia. Dal punto di vista interno, particolare enfasi veniva posta nella lotta contro il terrorismo. Minacce esterne venivano invece considerati quei paesi vicini che avevano

13 E.Marat, The Military and the State in Central Asia: From Red Army to Independence – From

Red Army to Indipendence, , Routledge, 2010, pp.66-70.

14 Ibid.

15 Danyal Akhmetov è dal 2014 governatore della regione del Kazakistan Orientale. Prima di

divenire Ministro della Difesa, carica che ricoprirà sino al 2009, è stata Primo Ministro dal 2003 al 2007.

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intenzione di portare avanti lo sviluppo di armi di distruzione di massa e quelli che tolleravano al loro interno la presenza di movimenti estremisti, soprattutto religiosi. Il multivettorialismo si manifestò in tutto il suo splendore nella sezione dedicata alle strategie d’azione del Kazakistan, le quali si dovevano basare sull’instaurazione di relazioni bilaterali con la Federazione Russa, la Cina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Le riforme che seguirono questa dottrina resero in effetti il Kazakistan lo stato più evoluto militarmente e tecnologicamente della regione centro-asiatica16.

Rispetto a quella del 2007, la Dottrina Militare del 2011 segnò invece un cambio di rotta ancor più evidente che vide porre in secondo piano la NATO e gli alleati occidentali, a favore di un rapporto più stretto con la Russia, la Cina e gli altri paesi dell’area. I punti fondamentali di questa dottrina furono in generale la volontà di rafforzare la fiducia degli altri attori nei confronti del Kazakistan attraverso un programma di maggiore trasparenza nonché di lavorare contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Più nello specifico, l’ulteriore rafforzamento dei rapporti con la Russia e la Cina si sarebbe dovuto realizzare attraverso la creazione di uno spazio di difesa unico e di un unico esercito. Per realizzare ciò si sarebbe dovuto agire prima nell’ambito dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva17, e poi nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai18. I riferimenti alla NATO19 ed agli Stati Uniti diminuirono notevolmente rispetto alle dottrine precedenti, e con un valore più formale che sostanziale ci si limitava ad auspicare una maggiore cooperazione militare e tecnologica con gli USA, ed un miglioramento della compatibilità

16 Ibid.

17 Al momento ci basti sapere che è un’organizzazione di carattere difensivo creata nel 1992, e

che vede coinvolti alcuni paesi dell’ex Unione Sovietica. Tale argomento verrà poi affrontato nel capitolo relativo alle relazioni tra Kazakhstan e Federazione Russa.

18 Organizzazione di stampo intergovernativo nata nel 2001, che vede coinvolte tra le altre

Kazakhstan, Russia e Cina. Anche in questo caso vale il discorso fatto alla nota precedente.

19 Il Kazakhstan non è membro della NATO, ma dal 2006 ha instaurato un Individual Partnership

Action Plan, ovvero un accordo di natura bilaterale con l’organizzazione. Inoltre dal 1994 fa

56 operativa e metodologica con la NATO20.

Il ventinove settembre del 2017 Nursultan Nazarbaev ha firmato il decreto istitutivo della quinta ed al momento ultima dottrina militare del paese. Un documento che conferma la strada intrapresa sei anni prima, criticando determinate azioni dell’Occidente (in special modo le azioni condotte in Libia, Siria ed Afghanistan, ree di aver reso ancora più infuocata la situazione), ma che al contempo non risparmia critiche neppure alla Russia, seppur in maniera velata ed indiretta, per i fatti ucraini. Per alcuni analisti tale dottrina ricalca quella adottata dalla Bielorussia un anno prima21. La novità qui ripresa è il concetto di “guerra ibrida” la quale viene definita come “ways of achieving military- political and military-strategic objectives of an integrated military force (including special operations forces, private military security companies on the territory of the opposing side), via non-military means, as well as by using the potential of other states, terrorist and extremist organizations, and separatist movements to destabilize the situation in the territory of the opposing state”22.

Dalla definizione che viene data a questa nuova tipologia di conflitto è facile notare il palese richiamo a quanto avvenuto in Ucraina, tanto più se leggiamo le parole che lo stesso Nazarbaev aveva rilasciato nel 2016, quando aveva dichiarato che il popolo kazakho non avrebbe mai voluto al suo interno uno scenario simile a quello verificatosi in Ucraina23. Altra minaccia rilevante è stata individuata nel rischio di attentati ai sistemi di trasporto di gas e petrolio, ed è per questo motivo che si è posto l’accento ancora una volta sull’importanza della diversificazione delle rotte dei gasdotti. Ed infine la cyber-security, per la quale si è deciso di creare gruppi specializzati all’interno delle forze armate.

20 Y.N.Bastas, The Foreign Policy of Kazakhstan: an analaysis of Kazakhstan’s multivectoral

policy, op.cit., pp.44-45.

21 Nella Dottrina Militare della Bielorussia, firmata nel 2016 da Alexander Lukashenko, viene

espressa preoccupazione per il clima da guerra fredda che si sta creando attorno ai rapporti tra Russia e Occidente, e del modo di agire russo in Ucraina con l’introduzione di una nuova tipologia di conflitto: la guerra ibrida.

22A.Gussarova, Kazakhstan adopts new military doctrine, in “Eurasia Daily Monitor”,

consultabile su The Jamestown Foundation – Global Research and Analysis, 23 Ottobre 2017.

23L’articolo di cui sopra riporta la seguente dichiarazione di Nazarbaev “The people of

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Per far fronte a queste minacce il Kazakistan ha annunciato che potenzierà gli le forze armate impegnate a difendere i propri confini investendo sullo sviluppo tecnologico. E’ stata ribadita la necessità di una migliore collaborazione con la Comunità degli Stati Indipendenti e con l’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai innanzitutto, ed in secondo piano con la NATO.

3.3 La politica energetica e commerciale

Il settore energetico è fuor di dubbio il cardine dell’economia del Kazakistan e a riprova di ciò vi sono i numeri e le classifiche mondiali a testimoniarlo. I dati rilasciati dall’Eia Information Administration – International Energy Statistics nel 2017 dimostrano come, per quanto riguarda il petrolio24, il Kazakistan producendo circa 1880 barili al giorno sia al sedicesimo posto della classifica mondiale25 mentre, grazie alla stima di trenta miliardi di barili, sia al dodicesimo posto della classifica sulle riserve di petrolio. Il rapporto che influisce positivamente sulla sua economia è quello tra produzione – consumo, quest’ultimo a 253 mila barili al giorno.

Positivissimo è inoltre il rapporto tra import ed export: se, da un lato, le importazioni, secondo la stima questa volta della Central Intelligence Agency – The World Factbook, nel 2016 hanno visto una media di 145 mila barili al giorno, le esportazioni sono state circa 1,2 milioni di barili al giorno facendo entrare di diritto Astana tra i primi dieci paesi al mondo. Al secondo posto fra i paesi dell’ex Unione Sovietica, dopo la Federazione Russa26.

24Dati raccolti su EIA - International Energy Statistics aggiornati al 2017, e su CIA – The World

Factbook aggiornati al 2016

25 Circa il 3% della produzione mondiale.

26 La Russia è la seconda Potenza mondiale per esportazioni di petrolio con più di 5 milioni di

barili al giorno, dietro all’Arabia Saufita con circa 7 milioni. Dati CIA – The World Factbook aggiornati al 2016

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Figura 4. Destinazioni del petrolio kazako nel 201627.

Per quanto riguarda la produzione del gas naturale, invece, il paese vanta numeri meno altisonanti ma pur sempre importanti, specialmente in materia di produzione, piazzandosi infatti al ventinovesimo posto, il Kazakistan produce circa 749 miliardi cubi a fronte di 481 miliardi consumati. Numeri naturalmente molto alti, ma dietro ad altri paesi ex sovietici, come la Russia, ma anche il Turkmenistan e l’Uzbekistan28. Il rapporto import-export è anche questa volta a

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