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Il "Multivettorialismo" kazako: dal dominio sovietico all'affermazione internazionale della Repubblica del Kazakistan

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

La Repubblica del Kazakistan, fulcro dell’Asia Centrale confinante allo stesso tempo con Russia e Cina, nonché uno dei cinque stati costieri del Mar Caspio, negli ultimi anni si è attestata come una delle principali realtà della regione euroasiatica grazie alla particolare politica estera multivettoriale che le ha permesso di instaurare buone relazioni con i principali attori internazionali: la Russia, la Cina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea, in particolare con l’Italia. Il Kazakistan ad oggi rappresenta il paese che più di ogni altro tra le ex repubbliche dell’Unione Sovietica è riuscito ad attestarsi a livello internazionale.

Il dominio sovietico sul Kazakistan iniziò nel 1920 con l’istituzione della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma kirghisa, dopo una breve parentesi dell’Autonomia di Alash. La RSSA kirghisa rimase in vita sino al 1925 quando, a seguito della politica di nativizzazione, la “korenizacija”, vennero riorganizzate le varie repubbliche cercando di dare maggiore valore alle radici culturali delle molteplici etnie presenti. Nel luglio del 1925 venne così creata la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma kazaka che rimase tale sino alla definitiva denominazione in Repubblica Socialista Sovietica del Kazakistan nel 1936 a seguito della promulgazione della Costituzione dell’Unione Sovietica. La RSSK fu oggetto di importanti migrazioni figlie prima delle politiche di collettivizzazione, poi delle grandi purghe staliniane ed infine della “Campagna delle terre vergini”, che ridefinirono indelebilmente l’aspetto etnico della regione a tal punto che a seguito del crollo dell’Unione Sovietica le persone di etnia kazaka era meno della metà della popolazione. Una popolazione variegata, composta da russi, ucraini, tedeschi, uiguri e tanti altri.

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L’indipendenza venne raggiunta il 16 dicembre del 1991, dopo che un anno prima era stata pubblicata la Dichiarazione d’Indipendenza. Alla guida della neonata repubblica si pose Nursultan Nazarbaev, ultimo segretario del Partito Comunista kazako nonché esponente di lungo corso della nomenklatura sovietica, rimanendo Presidente della Repubblica sino ai giorni nostri. Una presidenza che non è stata quasi mai messa in discussione grazie anche alla capacità del leader kazako di non concedere potere agli oligarchi, accentrandolo su di sé, sulla sua famiglia e su un limitato numero di fedelissimi.

La particolare politica estera adottata da Nazarbaev, che prende il nome di politica multivettoriale, è alla base del successo kazako e della sua affermazione internazionale. La politica multivettoriale si basa sull’instaurazione una rete di relazioni economiche ed in materia di sicurezza con molteplici partner internazionali. Essa si realizza su tre pilastri: la politica di sicurezza, la politica commerciale e la politica energetica. Il rapporto con la Russia è certamente il più stretto, e non potrebbe essere altrimenti visti gli oltre settant’anni di dominio sovietico. La Russia è il primo partner commerciale ed energetico del Kazakistan ed ha provveduto ad assistere Astana nei primi anni post-indipendenza nella formazione di un esercito e nello sviluppo tecnologico militare ed infrastrutturale. Negli ultimi anni però la Cina si sta ritagliando un ruolo da protagonista nell’Asia Centrale e soprattutto nella cooperazione con il Kazakistan. Con gli Stati Uniti il rapporto è sempre stato altalenante, alternando buone relazioni come nei primi anni post-indipendenza ed in seguito all’ undici settembre, a momenti di distacco come nell’ultimo periodo. Infine vi è l’Unione Europea che rimane oggi un’importante partner economico di Astana ed in particolare l’Italia, primo destinatario dei prodotti kazaki.

Questa tesi si pone come obbiettivo quello di ricercare le cause che hanno permesso al Kazakistan di affermarsi come leader de facto dell’Asia Centrale e partner politico ed economico di primo piano di tuti i maggiori stati del mondo. Per ragioni di trattazione lo scritto si limiterà all’analisi dei rapporti bilaterali

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con le potenze globali, tralasciando invece le relazioni con gli altri attori regionali, quali: Turkmenistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Iran. Per fare ciò la tesi è stata così divisa: il primo capitolo analizzerà l’evoluzione storica del Kazakistan, dall’inizio del dominio sovietico sino all’indipendenza, prestando particolare attenzione al fenomeno migratorio nel paese, al suo ruolo di fulcro dell’industria sovietica e allo sviluppo costituzionale che la Repubblica del Kazakistan ha avuto dagli anni Novanta fino ai nostri giorni. Il secondo capitolo verterà sulla figura del primo ed unico leader kazako, Nursultan Nazarbaev. Le origini, la scalata al potere ed il suo atteggiamento nei confronti degli oligarchi, tale da estrometterli dalla cosa pubblica concentrando tutto il potere attorno a sé ed alla sua famiglia. Con il terzo capitolo, invece, inizierà l’analisi del “Multivettorialismo kazako”: come è nato, come si è affermato quali sono le sue caratteristiche, nonché le conseguenze a livello nazionale ed internazionale che da esso sono derivate. Prima fra tutte l’affermazione del Kazakistan quale attore di primaria importanza geostrategica. Infine i capitoli quattro, cinque e sei analizzeranno i rapporti bilaterali che la Repubblica del Kazakistan ha instaurato dalla sua indipendenza con i maggiori attori internazionali: lo stretto legame che la unisce alla Federazione Russa, in un continuo equilibrio tra sovranità ed indipendenza. La crescente importanza della Repubblica Popolare Cinese e la sua rapida espansione nel mercato centroasiatico, il discontinuo rapporto con gli Stati Uniti e da ultimo le relazioni con l’Unione Europea, ed in particolar modo con l’Italia, prima meta dei prodotti kazaki.

Le domande alle quali questa tesi cercherà di rispondere saranno dunque: quale è stato il ruolo della politica estera multivettoriale nell’affermazione internazionale della Repubblica del Kazakistan, e quanto il Kazakistan possa dirsi davvero indipendente da Mosca.

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1. IL KAZAKISTAN DALL’EPOCA SOVIETICA ALL’INDIPENDENZA.

1.1 Il Kazakistan in epoca sovietica.

L’Alaş Orda e l’Autonomia di Alaş (1917-1920).

Il dominio sovietico sulla regione kazaka ebbe nominalmente inizio nell’agosto del 1920 con l’istituzione della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Kirghisa. Ma per comprendere appieno tale esito è necessario soffermarsi brevemente sugli avvenimenti che avevano interessato questo territorio negli anni immediatamente precedenti.

La rivoluzione d’Ottobre, che aveva portato alla fine del dominio zarista, era stata vista dal popolo kazako e dalla sua intelligentija come un’opportunità di affrancamento dal dominio russo, così da ottenere la tanto agognata indipendenza. Portavoce di queste rivendicazioni divenne il movimento di stampo nazional-democratico Alaş Orda (letteralmente “Orda di Alaş”, dal nome del mitico antenato kazako). Il movimento era stato fondato nel corso del primo “Congresso di tutti i kazaki”, che si tenne nella città di Orenburg dal 21 al 26 luglio 1917, da Alikhan Bukeikhanov, Akhmet Baitursynov, Mustafa Chokay, Mukhamedzan Tynyshpayev, Magzan Zhumabayev, Khalel Dosmukhamedov, Jangasha Dosmukhamedov ed altri rappresentanti dell’élite kazaka1. Divenuto in seguito un vero e proprio partito politico con il nome di Partito Democratico Nazionale Alaş2, esso aveva reso noto il suo progetto attraverso la pubblicazione del proprio manifesto politico sul quotidiano in lingua kazaka Қазақ газеті (Quotidiano Kazako) il 21 novembre 1917. Il manifesto, che faceva della questione dell’indipendenza il punto nevralgico, presentava al suo interno una

1 D.Kassymova, Zh.B.Kundakbaeva, U.Markus, Historical Dictionary of Kazakhstan, Lanham,

The Scarecrow Press, 2012, pp.23-24.

2 La sede del partito fu stabilita a Semei, e la dirigenza era composta da venticinque membri,

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serie di punti programmatici particolarmente evoluti per l’epoca. Fra di essi vi era la difesa dei diritti umani, il rispetto delle libertà fondamentali e soprattutto l’uguaglianza tra tutti i suoi cittadini senza alcuna distinzione di sesso, di religione o d etnia.

Con queste premesse il partito organizzò sempre nello stesso anno, fra il 5 e il 12 dicembre ad Orenburg, il secondo “Congresso dei Kazaki”. I lavori si conclusero con la proclamazione dell’“Autonomia di Alaş” il giorno seguente. Essa comprendeva la Bökey Ordası (Orda Interna o Bokej Orda), Oral, Turgay, Akmolinsk, Semipalatinsk, l’oblast' di Semirech'e, l’oblast' della Transcaspia e la provincia di Altay. Alla sua guida si posero due governi provvisori, il primo con sede nel villaggio di Zhambeitu, che si riferiva alla parte occidentale, mentre il secondo con sede a Semipalatinsk, a capo della parte orientale. Il leader dell’autonomia venne individuato nella figura di Alikhan Bukeikhanov, che nel corso del secondo Congresso era già stato eletto capo del partito.

L’Autonomia di Alaş mostrò inizialmente un orientamento anticomunista, fortemente contrario all’idea di ridistribuzione delle terre ed alla lotta di classe. Per questa ragione in un primo momento si era schierata dalla parte dei Cosacchi e dei Baschiri di Zeki Velidi Togan3, leader del Movimento Rivoluzionario e di Liberazione dei Baschiri ed in seguito del Movimento Basmachi. Ben presto però, nella primavera del 1918, l’Alaş Orda cambiò fazione sostenendo i bolscevichi nel corso della guerra civile. L’ambiguità di tale politica dipendeva essenzialmente da due ragioni. Innanzitutto vi era nei kazaki il timore di una restaurazione zarista. Inoltre i bolscevichi avevano promesso a Bukeikhanov che una volta finita la guerra avrebbero riconosciuto lo status di autonomia sotto l’amministrazione di un Comitato Rivoluzionario Kirghiso (il Kirrevkom)4 guidato da un altro dei fondatori dell’Alaş Orda, Akhmet Baitursynov.

3 Fu uno storico e rivoluzionario turco, il quale divenne uno dei leader delle tante organizzazioni

che si batterono contro il colonialismo bolscevico.

4 J.Smith, The Bolsheviks and the National Question 1917–23, Londra, Palgrave Macmillan,

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Dalla Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Kirghisa alla Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Kazaka (1920-1925).

L’accordo tra i bolscevichi ed i kazaki durò però meno di due anni, allorché l’esperienza dell’ “Autonomia di Alaş” si concluse il 5 marzo 1920 e con il decreto datato 26 Agosto 1920, a firma di Michail Kalinin e Vladimir Lenin, dal titolo “Sulla creazione della Repubblica Sovietica Socialista Autonoma Kirghisa” veniva dato inizio alla RSSA Kirghisa5 sotto la guida di Viktor Radus-Zen’knovich. Iniziava così ufficialmente il dominio sovietico sulla regione kazaka, la quale diveniva ufficialmente parte integrante della Repubblica Federale Sovietica Russa. La scelta del nome della neonata repubblica dipendeva dal fatto che, sino a quel momento, i russi si erano sempre riferiti alla popolazione kazaka come kirghisi-kazaki, mentre identificavano i veri kirghisi come kara-kirghisi6. La RSSA Kirghisa ebbe sostanzialmente vita breve e non fu protagonista di particolari eventi. E’ importante sottolineare che subì molte variazioni territoriali durante i cinque anni della sua esistenza. In un primo momento il territorio ricalcava all’incirca quello dell’ “Autonomia di Alaş”: Akmola, Semipalatinsk, Turgau, la Bökey Ordası e la parte settentrionale della Transcaspia. A partire dal 17 gennaio del 1921 la Repubblica iniziò ad ampliare i propri confini con un decreto che annetteva le contee di Akmole, Atbasar, e Kókshetaý andando a creare la nuova provincia di Akmola. Il 10 giugno dello stesso anno il confine tra la RSS Kirghisa e la Siberia venne spostato presso il distretto di Omsk nell’omonima provincia provocando l’entrata di sette volost'. Poco dopo, il primo ottobre 1921, altri 15 volost' del distretto di Omsk si unirono. Seguì l’annessione di tre territori della regione settentrionale come Djetysu e

5 D.Kassymova, Zh.B.Kundakbaeva, U.Markus, Historical Dictionary of Kazakhstan, op.cit.,

pp.158-159.

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Syrdarya. Entrambe daranno il nome alle omonime province.

Figura 1. Mappa della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma kirghisa7

Nel luglio del 1925, durante il “V Congresso dei Consigli del Kazakistan”, venne fondata la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Kazakistan con capitale Kazyl-Orda8 (la quale rimarrà tale sino al 1929 sostituita poi da Alma-Ata). La formazione della RSSA Kazaka era frutto della “Legge Fondamentale dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche”, ossia la Costituzione sovietica promulgata nel febbraio dell’anno precedente. La riorganizzazione

7 Immagine tratta da: https://www.liportal.de/turkmenistan/geschichte-staat/.

8 Chiamata anche la Capitale Rossa o l’Orda Rossa, è l’attuale capoluogo dell’omonima regione

KyzylOrda. Fondata nel 1820, nel corso degli anni è stata conosciuta con diversi nomi quali: Aq-Machet, Fort Perovsky e Perovsk.

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delle repubbliche aveva anche toccato la Repubblica Socialista Autonoma del Turkestan, disciolta per formare la RSS Turkmena, la RSS Uzbeka, la RSS tagika, l’oblast' autonomo Kara-Kirghiso9 e l’oblast' autonomo dei Caracalpachi. Come possiamo notare da questa ridefinizione delle repubbliche ciò che appare evidente è la volontà di far risaltare l’importanza dei vari gruppi etnici: kazaki, turkmeni, kirghisi e così via. La motivazione di questo riconoscimento va ricercata in una delle principali politiche che venne attuata in quegli anni con il chiaro obbiettivo di guadagnarsi la fiducia delle popolazioni locali, che prese il nome di korenizacija10. Il termine korenizacija può essere tradotto letteralmente in indigenizzazione o nativizzazione11. Tale politica, avviata da Lenin e poi inizialmente proseguita da Stalin, essa mirava a far apparire l’URSS come una potenza, usando le parole di Terry Martin, “rodnaia, blizkaia, narobnaia, poniatnaia”12, ossia: nativa, intima, popolare ed inclusiva.

Ideata ed ufficializzata tra il 1920 ed il 1922, venne attuata soltanto a partire dalla fine del 1924 attraverso una risoluzione che introduceva le così dette politiche gemelle che componevano la korenizacija13. La prima mirava a promuovere l’uso dell’idioma nazionale issandolo a lingua ufficiale dello stato. La seconda riguardava invece una “politica di nativizzazione degli apparati pubblici e del partito con l’inserimento di esponenti locali”14. Essa prevedeva l’istruzione e la formazione di un’élite nazionale i cui membri avrebbero dovuto ricoprire ruoli di rilievo negli organi di governo, di partito, nell’industria e nel campo dell’istruzione. L’obbiettivo era quello di mirare alla cultura e all’istruzione nazionali per compensare il senso di discriminazione che queste

9 Nel febbraio 1926 diviene Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Kirghisa, mentre nel

1936 Repubblica Socialista Sovietica Kyrgyza.

10 Termine che deriva dall’aggettivo russo Korrenoi, che messo davanti alla parola Narod

significa letteralmente popolazioni indigene.

11 T.Martin, The Affirmative Action Empire – Nations and Nationalism in the Soviet Union,

1923-1939, Londra, Cornell University Press, 2001, pp.10-12

12 Ibid.

13 Precedentemente si parlava di Natsionalizatsiia in quanto più adatto ad enfatizzare il concetto

stesso di progetto nazionale. Ma è andato perduto con la salita al potere di Stalin, che mai lo ha utilizzato.

14 D.Citati, A.Lundini, L’unità nella diversità – Religioni, etnie e civiltà del Kazakhstan

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minoranze percepivano e che poteva condurre a forti resistenze. A riguardo interessanti le parole pronunciate da Nikolaj Bucharin nel corso del XII Congresso del 1923: “Quando tassiamo i contadini non russi, il loro malcontento prende una forma nazionale e riceve un’interpretazione nazionale che è poi sfruttata dai nostri nemici”15.

Le repressioni staliniane e la politica di collettivizzazione.

La politica di nativizzazione andò avanti all’incirca sino al 1928. Quello stesso anno Stalin diede il via alle prime repressioni ed epurazioni degli ambienti politici kazaki. Se con la fine dell’ “Autonomia di Alaş” erano stati arrestati gli esponenti più radicali del partito, mentre quelli più in vista avevano ricoperto ruoli di rilievo nell’amministrazione locale, dalla fine degli anni Venti anche questi furono perseguitati, arrestati e processati con l’accusa di nazionalismo, pana-turchismo, antisovietismo ed opportunismo16.

Nello stesso anno ebbe inizio il processo di collettivizzazione forzata a seguito della promulgazione del “Decreto del Comitato Esecutivo Centrale Kazako sulla confisca del bestiame e della proprietà privata” poi rafforzato nel 1929. La collettivizzazione forzata, accompagnata alla campagna di sedentarizzazione, raggiunse l’obbiettivo di far aderire oltre il 70% dei kazaki alle fattorie collettive17. Numeri incredibilmente alti se pensiamo ad un popolo che sino a pochi anni prima era tendenzialmente nomade. Le conseguenze tuttavia non furono positive, in tutta la regione non mancarono proteste che spesso vennero represse nel sangue, poiché alla collettivizzazione si aggiunse

15 A.Graziosi, L’URSS di Lenin e Stalin – Storia dell’Unione Sovietica 1914-1945, Bologna, Il

Mulino, 2007, p.201.

16 L’esempio più famoso è quello di A.Bukeikhanov il quale venne dapprima arrestato tra il

1926 ed il 1928 con l’accusa di attività controrivoluzionaria, poi rilasciato per insufficienza di prove ed infine di nuovo arrestato. Sarà poi giustiziato nel 1937, in D.Kassymova, Zh.B.Kundakbaeva, U.Markus, Historical Dictionary of Kazakhstan, op.cit., pp.23-24.

17 Senza dimenticare il piano di kulakizzazione. I primi furono i kulak di “prima categoria”,

ovvero gli oppositori del regime. In seguito le famiglie degli uomini vittime della prima fase. Ivi, p.266.

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anche la lotta contro la nazionalità locale ed una campagna antireligiosa18.

Una delle più famose avvenne nel villaggio di Sozak nel febbraio del 1930, conosciuta come la Ribellione di Sozak e portata avanti dal famoso Movimento Basmachi19. Il tutto venne acuito da una grande carestia che, conseguenza delle politiche attuate, tra il 1931 ed il 1932 si espanse a macchia d’olio per tutta l’Asia Centrale20, arrivando ad uccidere nella regione kazaka circa un milione e cinquecentomila persone, di cui un milione e trecentomila kazaki. Circa quattrocentomila persone invece furono costrette ad emigrare soprattutto verso la Cina21.

La Repubblica Socialista Sovietica del Kazakistan.

Il 5 dicembre del 1936 la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Kazaka cambiò ulteriormente denominazione divenendo Repubblica Socialista Sovietica del Kazakistan, sotto la guida di Levon Mirzoyan22, già segretario del Kaza-Kraycom23 dal 1933 ed ora segretario del Partito Comunista della RSS del Kazakistan. Tale cambiamento seguiva la promulgazione della nuova Costituzione Sovietica24 sempre nel 1936, la quale all’Art.18 così recitava:

18 Ivi, p.265.

19 Fu un movimento dapprima anti-russo poi anti-sovietico che agì nell’Asia Centrale dal 1916

sino alla metà degli anni ’30. Il suo obbiettivo primario era quello di cacciare dall’Asia Centrale i sovietici ed installarvi uno stato islamico basato sui principi del Corano. Tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 fonti sovietiche stimavano la più grande presenza di gruppi di questo movimento nel Kazakhstan del Sud, con la presenza di circa trentuno gruppi e trecentocinquanta combattenti

20 D.Citati, A.Lundini, L’unità nella diversità – Religioni, etnie e civiltà del Kazakhstan

contemporaneo, op.cit., p.62.

21 Ivi, pp.56-59.

22 Dal 1936 sino al 1991 la RSS del Kazakistan ha avuto undici Segretari Generali: Levon

Mirzoyan 1936-1938; Nikolay Skvortsov 1938-1945; Zhumabay Shayakhmetov 1946-195; Panteleimon Ponomarenko 1954-1955; Leonid Brezhnev 1955-1956; Ivan Dmitriyevich Yakovlev 1956-1957; Nikolay Belyayev 1957-1960; Dinmukhamed Konayev 1960-1962 (I); Ismail Yusupov 1962-1964; Dinmukhamed Konayev 1964-1986 (II); Gennady Kolbin 1986-1989; Nursultan Nazarbayev 1989-1991

23 Il comitato regionale kazakho del Partito Comunista nella RSS Kazakha. 24 Fu adottata dall’Ottavo Congresso Straordinario dei Soviet dell’URSS.

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“The Union of Soviet Socialist Republics is a federate state, formed on the basis of the voluntary association of Soviet Socialist Republics possessing equal rights namely: […] The Kazakh Soviet Socialist Republic “25

La stessa Costituzione, poi, all’Art. 28 stabiliva quali territori componessero la RSSK:

“The Kazakh Soviet Socialist Republic consists of the Aktyubinsk, Ama-Ata, East Kazakhstan, West Kazakhstan, Karaganda, Kustanai, North Kazakhstan and South Kazakhstan Region”26

Essendo la più estesa tra le repubbliche sovietiche ed al contempo una delle meno densamente popolate, divenne in quegli anni una delle principali mete per la deportazione delle vittime delle Grandi Purghe staliniane. Nel 1936 la steppa kazaka fu meta della prima grande deportazione di tedeschi e polacchi. Mentre l’anno successivo fu la volta di coreani, curdi ed iraniani27. Ne 1937 è venne promulgato il famigerato Ordine 00486 da parte del “Commissariato del Popolo per gli affari interni” (NKVD), presieduto da Nikolaj Ivanovič Ežov. Con questo Ordine venivano perseguitati anche le mogli ed i figli di coloro che erano stati tacciati di essere traditori e, per questo, rinchiusi in qualche campo di lavoro. La stretta cerchia famigliare veniva deportata in un gulag deputato appositamente a questa funzione nella città di Akmola, a circa trenta chilometri da Astana: il “Campo di Lavoro di Akmola per le Mogli dei Traditori”, o Alžiz28. Si stima che oltre ottomila donne vennero lì rinchiuse, delle quali circa millecinquecento diedero alla luce uno o più figli dopo aver subito stupri da parte

25 Constitution of the Union of Soviet Socialist Republics, Capitolo II, The organisation of the

state, Articolo 18.

26 Articolo 28.

27 D.Kassymova, Zh.B.Kundakbaeva, U.Markus, Historical Dictionary of Kazakhstan, Op.cit.,

pp.8-9.

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12 delle guardie29.

Un’altra importante deportazione di massa fu quella che vide vittime i Tedeschi del Volga nel 1941. Una breve parentesi è bene aprirla sulla questione degli Italiani di Crimea. L’invasione nazista ebbe anche un importante risvolto negativo sulle sorti della comunità italiana situata in Crimea, nella città di Kerč'. A seguito della riconquista della città da parte dei sovietici, tra il 25 ed il 28 gennaio 1942 tutti gli abitanti di origine italiana, si stima dai millecinquecento ai duemila, furono deportati con l’accusa di collaborazionismo con i tedeschi e spionaggio a loro favore, anche se ufficialmente il “trasferimento” veniva attuato per “garantire la loro sicurezza”30. Gli uomini furono inviati a lavorare nelle fabbriche metallurgiche di Čeljabinsk, città situata sul confine con il Kazakistan, mentre le donne e i bambini vennero inviati in villaggi situati kazaka di Akmola, Karaganda e Atbasar31.La questione delle deportazioni sarà però approfondita nel paragrafo relativo alla questione etnica.

Il 1941 rappresenta un punto di svolta per la regione kazaka e segnerà l’inizio di un nuovo corso i cui effetti sono ancora oggi presenti. Infatti la RSSK ricoprì un ruolo di primaria importanza durante la Seconda Guerra Mondiale o Grande Guerra Patriottica.

A seguito dell’invasione tedesca nel 1941, i sovietici delocalizzarono le principali fabbriche ed industrie militari proprio sul territorio kazako, che divenne così il centro della produzione militare della Federazione, ricoprendo il ruolo di arsenale dell’URSS32. Furono costruiti oltre quattrocentosessanta stabilimenti tra fabbriche, miniere ed altre tipologie di industrie. I numeri della produzione furono impressionanti, nel solo territorio kazako venne fuso il 35% del rame totale, l’83 % del piombo, ed il 65% del metallo. Si produssero inoltre

29 D.Trilling, J.Lillis, The Forgotten Women of the Gulag, “Eurasiante”, 6 agosto 2009.

30 E.Dundovich, F.Gori, E.Guercetti, L’emigrazione italiana in URSS: storia di una repressione,

in E.Dundovich, F.Gori, E.Guercetti (a cura di), Gulag. Storia e Memoria, Milano, Feltrinelli, pp.177-232.

31 Ibid.

32 Kazakhstan in the period of the Great Patriotic War, in “National Digital History of

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trentacinque miliardi di tonnellate di carbone e si aumentò del 39% la produzione di petrolio. Il sacrificio kazako raggiunse notevoli dimensioni anche in termini di vite umane. Si stima al ribasso che a perdere la vita sul campo di battaglia furono oltre quattrocento mila uomini, molti dei quali in prima linea nelle battaglie di Stalingrado, Mosca e nella liberazione di Berlino (sono stati 512 i kazaki insigniti dell’onorificenza di Eroe dell’Unione Sovietica33). E non solo

uomini, ma anche donne e bambini diedero il loro contributo nelle campagne, producendo oltre 5825 tonnellate di grano e 734 tonnellate di carne ed altri generi alimentari34.

Dal dopoguerra alla presidenza Konaev

L’esperienza del secondo conflitto mondiale segnò indelebilmente il territorio ed il destino kazako, rendendo la RSS del Kazakistan la più importante tra le repubbliche sovietiche, sia dal punto di vista economico-energetico che, come vedremo, per il progresso militare e tecnologico del paese.

Segretario del Partito Comunista della RSS del Kazakistan fu Zhumabay Shayakhmetov35, nominato nel 1946 e primo segretario di etnia kazaka36. Sotto la sua segreteria nel 1947 venne costruito il Poligono Nucleare di Semipalatinsk37, che due anni più tardi sarà la sede del primo test nucleare sovietico. Godendo di ampio consenso tra i vertici sovietici poiché in grado di rilanciare l’economia del paese, nel 1950 divenne presidente del “Soviet delle

33 Creata nel 1934 è stata una delle più importanti onorificenze in epoca sovietica. 34 Ibid.

35 D.Kassymova, Zh.B.Kundakbaeva, U.Markus, Historical Dictionary of Kazakhstan, Op.cit.,

pp.73-74.

36 I segretari della RSSK di etnia kazaka saranno solamente tre su undici: Shayakhmetov, Kunaev

e Nazarbaev.

37 Il Poligono nucleare di Semipalatinsk, situato nel bel mezzo della steppa kazaka, fu la sede del

primo test nucleare sovietico, e molti ulteriori esperimenti che si protrassero sino alla dissoluzione dell’URSS

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Nazionalità”38, ruolo che manterrà sino al 1954 quando si concluse contemporaneamente anche la sua segreteria e venne declassato a “Primo Segretario del Comitato Regionale del Partito per il Kazakistan Meridionale”. Le motivazioni dell’allontanamento di Shayakhmetov sono da ricercare nella forte opposizione nei confronti della “Campagna delle Terre Vergini”39 che, secondo Chruščëv avrebbe permesso all’Unione Sovietica di superare gli Stati Uniti nella produzione di grano, e che invece, secondo Shayakhmetov, non avrebbe potuto che avere esito negativo.

Per poco più di un anno il suo sostituto fu Pantelejmon Ponomarenko40, dal febbraio 1954 sino al maggio 1955, affiancato come Secondo Segretario da Leonid Brežnev che ne prese il posto tra il 1955 ed il 1956, con il compito di gestire lo sviluppo della “Campagna delle Terre Vergini” e di sovraintendere alla costruzione del “Sito per le prove scientifiche e la ricerca n°5”, il Cosmodromo di Bayqoñyr41, nella regione di Qyzylorda. Ultimata la costruzione del Cosmodromo, egli fece ritorno a Mosca e primo segretario divenne Ivan Yakovlev42, nel biennio 1956-1957, seguito da Nikolai Belyaev43. Quest’ultimo, già Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’URSS, rimase in carica cinque anni nel corso dei quali ebbe la sfortuna di avere a che fare con una forte crisi economica ed agricola, figlia della fallimentare “Campagna” chruščëviana, alla quale seguirono costanti sommosse spesso esasperate dalla convivenza tra gruppi etnici diversi, come nel caso della ribellione di Termitau del 1959 che si concluse nel sangue dopo tre giorni di tumulti. Accusato di non

38 Una delle due camera del Soviet Supremo, istituita con la Costituzione del 1936. SI componeva

di: 25 rappresentanti per ogni repubblica, 11 per ogni repubblica autonoma, 5 per ogni oblast’ autonomo e 1 per ognuno dei dieci circondari nazionali.

39 Politica agricola lanciata nel 1954 da Chruščëv, volta ad aumentare la produzione di grano

nell’Unione Sovietica.

40 D.Kassymova, Zh.B.Kundakbaeva, U.Markus, Historical Dictionary of Kazakhstan, op.cit.,

p.303.

41 Il Cosmodromo di Bayqoñyr è la più vecchia base di lancio del mondo situata nell’omonima

città, un tempo chiamata Leninsk. Costruito nel 1955 è ancora oggi attivo e grazie ad un accordo che analizzeremo nel capitolo dedicato al rapporto tra Kazakhstan e Russia, è sotto l’amministrazione russa sino almeno al 2050.

42 D.Kassymova, Zh.B.Kundakbaeva, U.Markus, Historical Dictionary of Kazakhstan, op.cit.,

p.303.

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essere stato in grado di gestire la crisi, Belyaev venne esautorato dalle sue funzioni e pensionato anzitempo.

Nel 1960 entrava così in gioco quello che a detta di molti è stato uno degli uomini politici kazaki del ventesimo secolo, Dinmukhamed Kunaev44. Già volto noto della politica kazaka per essere stato Presidente del Consiglio negli anni ’50, è stato il Segretario del Partito Comunista kazako più longevo, restando in carica per oltre ventisei anni, divisi in due fasi, una molto breve e l’altra decisamente più duratura. La prima parte della sua segreteria fu appunto sostanzialmente molto breve, o perlomeno in linea con le precedenti, durando dal 1960 sino al 1962 quando in netto contrasto con Mosca sulla cessione di alcuni territori meridionali all’Uzbekistan venne sostituito con Ismail Yusupov, tornando al suo vecchio ruolo di Presidente del Consiglio. Trascorsi questi due anni il destino tornò a sorridergli quando Leonid Brežnev, al quale lo legava una lunga amicizia, salì al potere come Segretario Generale del Partico Comunista dell’URSS. Egli immediatamente nominò Kunaev alla guida della RSS del Kazakistan. Secondo segretario di etnia kazaka, la lunga segreteria Kunaev ebbe il merito assicurare al paese una costante crescita economica ed industriale nonché di mettere in pratica un’importante politica volta alla kazakizzazione dell’educazione, dell’industria e dello stesso partito45. Visti gli ottimi risultati raggiunti ed il privilegiato rapporto con Mosca, nel 1967 divenne membro supplente del Politburo e membro a pieno titolo dal 1971. Unico kazako, assieme in seguito a Nazarbaev, ad entrare a pieno titolo nel Politburo del Comitato Centrale del PCUS.

Il 20 aprile del 1978, infine, venne promulgata la “Costituzione della Repubblica Socialista Sovietica Kazaka” durante la settima sessione straordinaria del Consiglio Supremo. La carta costituzionale, che seguiva la Legge Fondamentale dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, si componeva di centosettantatré articoli divisi in diciannove capitoli e dieci

44 Ivi, p.74.

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16 sessioni46.

L’indipendenza: l’ultima Repubblica Sovietica

La fortuna voltò le spalle a Konaev con la morte di Brežnev nel 1982 e la salita al potere nel 1984 di Michail Gorbačëv. Accusato di corruzione, clientelismo e cattiva gestione delle risorse pubbliche, lo storico leader kazako venne obbligato a rassegnare le dimissioni che arriveranno poi il 16 dicembre 1986. La cacciata di un leader così amato dal suo popolo, sostituito da un uomo di partito proveniente direttamente da Mosca come Gennady Kolbin, scatenò la rabbia della popolazione. Egli aveva due imperdonabili difetti: il primo era legato al fatto che non fosse di etnia kazaka, il secondo che mai nel corso della sua attività politica aveva avuto a che fare con la RSS del Kazakistan. Il che rafforzava ancor di più l’idea di una decisione totalmente imposta dall’alto, incurante della cultura kazaka ed in contrasto con le riforme messe in atto dallo stesso Kunaev. Le proteste si moltiplicarono in tutto il paese, ed una delle più famose ed importanti fu la sommossa popolare-studentesca del dicembre del 1986, passata alla storia come Jeltoqsan47. Dopo circa tre giorni di manifestazioni e scontri si registrò un bilancio di circa millesettecento vittime, compresi i giustiziati nei giorni seguenti, e più di ottomila arresti. Questa sommossa divenne uno dei simboli della lotta per l’indipendenza assieme a quella che poco tempo dopo si svolse presso il poligono nucleare di Semipalatinsk, volta alla chiusura del sito ed alla fine dei test, e guidata dal movimento anti-nucleare Nevada-Semipalatinsk48.

Dopo tre anni di malumori la grande svolta ebbe luogo il 22 giugno 1989

46 The history of the Constitution of the Republic of Kazakhstan, in “National Digital History of

Kazakhstan”, 2 settembre 2014.

47 Con il termine Jeltoqsan in kazako ci si riferisce al mese di dicembre, e letteralmente significa

“freddo e ventoso”, in F.Indeo, Kazakhstan: centro dell’Eurasia, op.cit., p.123.

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quando Segretario della RSS del Kazakistan fu scelto Nursultan Nazarbev, terzo segretario di etnia kazaka, che divenne al contempo membro effettivo del Politburo. Inizialmente Nazarbayev lavorò, a differenza che in altre repubbliche centrasiatiche, affinché l’esperienza sovietica non si concludesse49 scegliendo questo modus operandi per il timore di possibili contraccolpi economici difficilmente gestibili e con il preciso obbiettivo di preparare il Kazakistan a raggiungere un’indipendenza de facto e non soltanto de jure50. Proprio in quest’ottica devono essere viste le graduali riforme che videro il coinvolgimento di economisti ed esperti per ottenere il controllo quasi totale dell’economia e delle risorse del sottosuolo. A riguardo è interessante citare un fatto decisivo che consentì al Kazakistan di riappropriarsi delle sue risorse minerarie, Gorbačëv infatti, senza consultare Nazarbayev, aveva concluso con la Chevron un accordo sui giacimenti di Tengiz. Ma la forte insistenza di Nazarbayev, unita alla ormai sempre più debole autorità di Gorbačëv, fece sì che tale accordo fosse invece gestito interamente dalla RSS Kazaka che se ne assicurò così il controllo51.

Un altro dei timori che attanagliava la classe dirigente era rappresentato dalla grande eterogeneità della popolazione che abitava il territorio, meta, come abbiamo visto, di importanti migrazioni in seguito alle deportazioni staliniane, al dislocamento delle fabbriche durante la seconda guerra mondiale ed, infine, della campagna delle terre vergini. Il rischio di conflitti interni e spinte secessioniste era molto serio52 in aggiunta a quella che pareva una possibile

49 Il Kazakhstan fu un grande sostenitore della creazione dell’Unione degli Stati Sovrani,

conosciuto anche come processo Novo-Ogarevo. L’accordo indirizzato a quelle repubbliche che ancora non avevano intrapreso la strada dell’indipendenza, e che naufragò sia a causa del tentativo di colpo di stato ma anche delle resistenze dell’ala più dura del Partito Comunista, prevedeva una serie di riforme che avrebbero trasformato l’URSS in una sorta di confederazione. In F.Indeo, Kazakhstan: centro dell’Eurasia, op.cit., p.66.

50. In questa pagina vengono anche riportate alcune parole che Gorbachev riserva a Nazarbaev

nel suo libro La Perestrojka. Vent’anni dopo. L’ex leader sovietico riserva un elogio a Nazarbaev ritenendolo il leader “più coerente nella difesa dell’Unione” p.162. In F.Indeo, Kazakhstan:

centro dell’Eurasia, op.cit., p.67.

51 J.Aitikien, Nazarbayev and the Making of Kazakhstan: From Communism to Capitalism,

Londra – New York, Continuum, , 2009, pp.169-170

52. Basti pensare che alla fine degli anni ottanta si andarono a formare partiti o movimenti

spiccatamente nazionalisti ed anti-russi e spesso mono-etnici. Ad esempio Jeltoqsan, Azat e Alash. A questi si aggiunsero l’Associazione per la difesa degli interessi russi (Interfort), e

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18 avanzata dell’islam radicale53.

La Dichiarazione di Indipendenza, il 25 ottobre 199054, da parte del Consiglio Supremo della RSSK, fu il primo passo verso la fine del dominio sovietico. Nel documento si specificava la supremazia della Costituzione e della legge e la possibilità di cancellare atti o leggi dell’URSS. Le risorse naturali appartenevano ora alla sola RSSK, del cui territorio si affermava l’inviolabilità e l’indivisibilità. Nel prologo si riconosceva “la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ed il diritto all’autodeterminazione delle nazioni”55. Una

parte molto importante del documento era inoltre l’Art.2 nel quale si affrontava il problema dell’eterogeneità etnica-culturale-linguistica della popolazione kazaka, ponendo le basi di quella grande operazione che rese e rende tutt’ora il Kazakistan un paese che fa della multiculturalità un valore aggiunto:

“Kazakh SSR adopts the conservation, protection and strengthening of national statehood. The revival and development of indigenous culture, traditions, language, and national dignity of the Kazakh nation and other nationalities living in Kazakhstan is one of the most important tasks of the state of the Kazakh SSR”56

La vera e propria indipendenza, ultima tra le Repubbliche dell’URSS, arrivò circa un anno più tardi quando, il 16 dicembre 1991, venne adottata la Legge Costituzionale “Sull’Indipendenza della Repubblica del Kazakistan”, la quale così iniziava:

“The Supreme Council of the Republic of Kazakhstan, expressing the will of the

Edinstvo, letteralmente significa unità e comprendeva conservatori russi e cosacchi. In F.Indeo,

Kazakhstan: centro dell’Eurasia, op.cit., pp.50-52.

53 Si parla di una “rinascita islamica” radicale e politica di radice wahhabita, F.Indeo,

Kazakhstan: centro dell’Eurasia, op.cit., p.123-124.

54 Con un decreto del Presidente della Repubblica del 18 Ottobre 1995, il 25 Ottobre è divenuto

il giorno della festa della Repubblica. Celebrazione abolita nel 2009

55 Una parte della Dichiarazione è stato possibile reperirla sul sito: http://e-history.kz/en,

traduzione a cura di Armand Suleimenov.

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people of Kazakhstan, recognizing the priority of individual rights and freedoms enshrined in the Universal Declaration of Human Rights and other universally recognized norms of international law, reaffirming the right of the Kazakh nation to self-determination based on the creation of civil society and the rule of law, carrying out a peaceful foreign policy, declaring its commitment to nuclear non-proliferation and disarmament process, solemnly proclaims the state independence of Kazakhstan”57

Mentre era con l’Art.1 che, dopo un dominio che durava da oltre settant’anni, si metteva formalmente e definitivamente fine all’esperienza sovietica:

“The Republic of Kazakhstan is an independent, democratic and legal state. It shall have full authority on its territory, determine and conduct internal and external policies.”58

1.2 La Repubblica del Kazakistan.

Il percorso costituzionale kazako.

La storia del Kazakistan indipendente è scandita da un percorso costituzionale che nel corso degli anni ne ha definita l’attuale struttura. Per questa ragione possiamo dividere il periodo che va dall’indipendenza ai giorni nostri in quattro parti, in base all’ordinamento costituzionale presente: il 1990-1993, sotto la vecchia Costituzione del’78, il 1993-1995, ovvero il periodo della prima Costituzione, il 1995-2007 con la promulgazione dell’attuale Carta costituzionale e, infine, dal 2007 ai giorni nostri in seguito alla grande riforma

57 Traduzione da: https://online.zakon.kz. 58 Ibid.

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20 costituzionale59.

La prima fase che va dal 1991 al 1993 la possiamo definire come una sorta di “work in progress” nello smantellamento della vecchia struttura statale sovietica e nella costruzione di quella nuova. Vennero introdotte numerose leggi come quella “Sul miglioramento della struttura governativa”, con la quale il Presidente del Consiglio diventava capo del potere esecutivo ed amministrativo, quella sul cambio del nome da Repubblica Socialista Sovietica del Kazakistan a Repubblica del Kazakistan, quella sulla cittadinanza kazaka e ancora quella sulla cancellazione dei Comitati esecutivi locali sostituiti da governatori nominati direttamente da Nazarbaev. Questi due anni, però, servirono soprattutto a gettare le basi per dare avvio alla seconda fase con la presentazione al Soviet Supremo della RSSK del progetto costituzionale agli inizi del giugno del 1992 ratificato poi dallo stesso con una maggioranza di 309 voti a favore e un’astensione, dopo un intenso dibattito che si focalizzò principalmente sullo status che avrebbe dovuto avere la lingua russa60.

Il 28 giugno 1993 venne così promulgata la prima carta costituzionale del Kazakistan indipendente, redatta da un gruppo di lavoro composto da quattordici membri nominati personalmente da Nazarbayev, tra i quali spiccavano insigni giuristi e membri di Amnesty International61. Composta da quattro sezioni e ventuno capitoli, la prima Costituzione kazaka portò con sé importanti novità, rendendo la Repubblica sin da subito uno stato particolarmente avanzato sul tema dei diritti civili. Lo stato venne dichiarato laico ed unitario, e la fonte del potere statale diretta emanazione del popolo kazako. Il kazako era la lingua ufficiale, ma anche il russo fu posto al primo piano in quanto strumento

59 Ho preso spunto dalla divisione fatta da Fabio Indeo F.Indeo, Kazakhstan: centro dell’Eurasia,

op.cit., pp.57-58. In quel caso l’autore fa una divisione in tre fasi: 1990-1993, 1993-1995, 1995 sino ai giorni nostri

60 Dati raccolti sul sito della Princeton University: https://www.princeton.edu, sezione

“Constitution writing & conflict resolution”.

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necessario al dialogo interetnico, a riprova dell’importante ruolo che la tutela delle diversità culturali, etniche e linguistiche avevano nella Repubblica62. A conferma della primaria importanza dei diritti fondamentali nella Carta Costituzionale vi era la garanzia del loro eguale rispetto per tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza, nazionalità, lingua, posizione ed origine sociale, religione, residenza ed appartenenza ad associazioni pubbliche, bandendo così qualsiasi forma di discriminazione. Inoltre erano riconosciuti i diritti politici, alla proprietà, alla casa, all’assistenza sanitaria gratuita, alla privacy ed alla libertà di movimento. Fondamentale era il diritto a vivere in un ambiente sano promuovendo la lotta all’inquinamento ed alla difesa dell’ambiente stesso, una delle politiche che sin dall’inizio starà più a cuore al leader kazako. Infine lo stato si accollava la responsabilità di protezione verso le famiglie garantendo loro una vita dignitosa, ma controllando anche che i genitori mantenessero i figli garantendogli un’istruzione minima.

A causa delle continue “invasioni” del Soviet Supremo nella sfera di competenze che dovevano appartenere al governo, e quindi a causa dei ripetuti scontri con Nazarbaev, quest’ultimo di redigere una nuova Costituzione con il non troppo velato obbiettivo di sostituire il Soviet Supremo. Il processo di stesura della carta venne personalmente seguito dal presidente Nazarbaev il quale nominò il 22 maggio del 1995 un Consiglio Consultivo di esperti dallo lui stesso presieduto, con il compito di redigere la Costituzione entro il 10 giugno dello stesso anno. Il 30 giugno, infine, venne reso pubblico il progetto lasciando ulteriori sessanta giorni per la discussione e sottoponendolo all’approvazione da parte del popolo kazako attraverso un referendum in data 30 agosto. Il giorno del referendum i voti a favore raggiunsero circa l’ottantanove percento, mentre secondo le fonti ufficiali l’affluenza superò di gran lunga il quorum arrivando addirittura all’ottanta percento. Dati, questi ultimi, subito contestati da parte dell’opposizione la quale asseriva che alle urne non fosse andato più del

62 Ho trovato però riferimenti al fatto che vi fossero delle restrizioni per coloro che non parlavano

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22 trentaquattro percento degli aventi diritto63.

La terza fase della nuova vita politica del paese iniziò proprio il 30 agosto 1995 con la promulgazione dell’attuale Costituzione. La nuova Carta, ancora una volta molto avanzata dal punto di vista della tutela dei diritti umani se consideriamo che essi sono trattati in circa un terzo degli articoli presenti, si compone di novantotto articoli ripartiti in undici sessioni. Innanzitutto, come in molte altre Costituzioni, essa si apre con il prologo nel quale vengono subito specificati i valori sui quali si poggia:

“We, the people of Kazakhstan, united by a common historic fate, creating a state on the indigenous Kazakh land, considering ourselves a peace-loving and civil society, dedicated to the ideals of freedom, equality and concord,

wishing to take a worthy place in the world community, realizing our high responsibility before the present and future generations, proceeding from our sovereign right, accept this Constitution.”64

Pur non essendo questa la sede per soffermarsi sull’intera Carta Costituzionale è interessante notare come l’Art.165 della presente Costituzione afferma la natura democratica, sociale e laica dello stato, che si basa e difende i diritti inalienabili dell’uomo, quali la vita (“Everyone shall have the right to life”66) e le libertà

63 Dati raccolti sul sito ufficiale del Parlamento kazakho: http://www.parlam.kz/en. Sulla conte

stazione delle opposizioni, invece, ho trovato un unico riferimento su questo sito: https://www.princeton.edu, sezione “Constitution writing & conflict resolution”.

64 Prologo della Costituzione della Repubblica del Kazakhstan.

65 Costituzione della Repubblica del Kazakhstan, 1995, Art.1 par.1: “The Republic of Kazakhstan

proclaims itself democratic, secular, legal and social state whose highest values are an individual, his life, rights and freedoms”

66Art.15 par.1. A riguardo è interessante soffermarci anche sul paragrafo numero due, il quale

prevede la possibilità della pena capitale, anche se come misura straordinaria, nel caso in cui si violasse questo articolo: “No one shall have the right to arbitrarily deprive person of life. The

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fondamentali67, riconosciuti ad ognuno per diritto di nascita68. Un aspetto di non secondaria importanza è dato inoltre dal rispetto e dalla considerazione data alla diversità culturale ed etnica. In uno stato che all’indomani dell’indipendenza presentava una tale eterogenea popolazione, questa fu senz’ombra di dubbio una scelta vincente che avrebbe consentito di neutralizzare sul nascere qualsiasi focolaio indipendentista, o tensione sociale. Il primo tassello a questo progetto venne posto dall’Art.7 in cui si parlava della questione linguistica. Il kazako rappresentava la lingua ufficiale, ma il russo venne ufficialmente riconosciuto come lingua in uso all’interno delle istituzioni e degli enti amministrativi69. Ancor più importante in tal senso è l’Art. 14, che riconosce l’uguaglianza di tutti innanzi alla legge specificando come nessuno possa essere discriminato per ragioni di nascita, sociali, occupazione, sesso, razza, nazionalità, lingua, attitudine religiosa, convinzioni, residenza, o altre circostanze70. Infine si pose rimedio finalmente ad alcuni buchi normativi presenti nella vecchia Costituzione giungendo alla creazione di un vero sistema di “check and balance”, alla tripartizione del potere, all’ufficializzazione di una forma di governo presidenziale ed anche alla creazione di un Parlamento Bicamerale, composto da una Camera bassa detta Majilis e una Camera alta, il Senato.

Per quanto riguarda lo sviluppo politico-costituzionale del paese la quarta ed ultima fase può essere invece individuata con il 2007, anno stagione di grandi riforme costituzionali che proiettarono il Kazakhstan in una nuova dimensione internazionale, tanto che proprio grazie a questa ulteriore democratizzazione il

67Per la difesa delle libertà fondamentali ci riferiamo a quanto scritto all’Art.16 par.1“Everyone

shall have the right to personal freedom”, e all’Art.17 par.2 “No one must be subject to torture, violence or other treatment and punishment that is cruel or humiliating to human dignity”.

68Art.12, par.1.

69Art.17 si parla nel paragrafo 1 della lingua kazakha: “The state language of the Republic of

Kazakhstan shell be the Kazak language”. Mentre è con il secondo paragrafo che l’idioma russo

viene posto su di un piano paritario a quello kazako negli uffici pubblici: “In state institutions

and local self-administrative bodies the Russian language shall be officially used equal grounds along with the Kazak language”

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paese pochi anni dopo venne posto alla guida dell’OSCE71. Il progetto venne presentato il 16 maggio del 2007 dallo stesso Presidente Nazarbaev alle Camere riunite in seduta comune. Egli annunciò che obbiettivo principale era quello dell’estensione dei poteri parlamentari con l’idea, in realtà poi mai realizzata, di trasformare la Repubblica kazaka da una forma di governo presidenziale ad uno parlamentare.

La “Legge sugli emendamenti e sugli addenda alla Carta Costituzionale”72 portò, almeno in teoria, notevoli cambiamenti. Innanzitutto per quello che riguardava i due rami del parlamento i cui poteri venivano ampliati, così come il numero dei rappresentanti che aumentava di trenta unità arrivando a centocinquantaquattro membri. Per quanto riguardava la Camera bassa si passò così da settantasette a centosette, mentre per il Senato aumentò il numero di senatori eletti direttamente dal Presidente, da sette a quindici. La scelta di innalzare tale numero fu in realtà meramente propagandistica: a fronte di una popolazione di circa quindici milioni si pensò che un aumento dei parlamentari avrebbe dato la sensazione di maggior rappresentanza e di interesse nei confronti del popolo.

Si agì anche sul sistema elettorale passando ad un proporzionale puro con l’obbligatorietà di una quota rosa, anche se limitata alle sole candidature e non all’effettiva elezione. Ciò che inizialmente ha portato ad asserire che si stesse gradualmente passando da un sistema presidenziale ad uno parlamentare-presidenziale fu l’introduzione della responsabilità del governo non solo verso il Capo dello Stato, ma anche nei confronti del Parlamento. Ben presto però, come vedremo più avanti, tale prerogativa venne limitata dalla concessione al presidente di poteri in grado di superarla.

Infine ulteriori elementi che apparentemente influirono positivamente sul processo di democratizzazione furono il rafforzamento del ruolo dei partiti, l’abolizione del divieto costituzionale di finanziamento verso le organizzazioni non governative e infine, non di poco conto, l’abolizione della pena di morte.

71 Presidenza OSCE nel 2010.

72 M.A. Sarsembayev, Parliamentary Reform in the Republic of Kazakhstan, OSCE Yearbook

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25 1.3 La struttura statale del Kazakistan73

Il territorio della Repubblica del Kazakistan consta di quattordici oblast': Almaty, Aqmola, Aqtöbe, Atyaru, Kazakistan Meridionale, Kazakistan Occidentale, Kazakistan Orientale, Kazakhstan Settentrionale, Mangghystau, Pavlodar, Karaganda, Qostanay, Qyzylorda e Žambyl. Accanto a queste troviamo poi tre città a statuto speciale, chiamate qialasi, e che rispondo al nome di Astana, la capitale, Almaty, l’ex capitale, e Bayqoñyr. Queste sedici realtà presentano ognuna un proprio governo locale, maslikhati, le cui funzioni sono disciplinate dalla Carta Costituzionale all’Art.80. Essi vengono eletti ogni cinque anni attraverso suffragio universale, ma sono guidati da un akim, un uomo di fiducia del governo centrale che ricopre tale ruolo venendo eletto direttamente dal Presidente della Repubblica per quel che concerne le tre città a statuto speciale, o attraverso nomina indiretta per le quattordici province. Tutti però possono essere revocati direttamente ed a discrezione del Presidente.

Il potere legislativo, disciplinato dalla Sezione IV della Costituzione, è rappresentato da un parlamento bicamerale. Le due camere, che non hanno medesimi poteri, sono il Senato, o Camera Alta, ed il Majilis, o Camera Bassa. Il Senato è composto da quarantasette membri, dei quali quindici di nomina presidenziale, e rimane in carica per sei anni, anche se ogni tre anni è prevista una consultazione elettorale per metà dei membri. All’Art. 55 della Costituzione possiamo trovare quelli che sono i poteri esclusivi in seno al Senato tra i quali la nomina di alcune tra le più alte cariche istituzionali. Esso ha il potere di eleggere o dimissionare, su proposta del Presidente della Repubblica, i membri della Corte Suprema, sia il presidente che i membri. Dà la sua approvazione alla nomina del Procuratore Generale, del Presidente del Comitato di Sicurezza

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Nazionale del PdR, ed infine anche di quello della Banca Nazionale.

Il Majilis invece, disciplinato dall’Art. 56 della Costituzione, è composto da centosette membri, dei quali nove eletti dall’”Assemblea del Popolo del Kazakistan”74. Il compito più importante nelle mani di questo ramo del parlamento è sicuramente quello di dare la fiducia alla nomina del Primo Ministro da parte del PdR, così come quello di sfiduciarlo. Le due Camere, infine, secondo l’Art. 50 possono e devono lavorare in seduta comune. I casi più importanti riguardano le modifiche costituzionali, l’approvazione del bilancio e le questioni relative agli impegni militari.

Il potere giudiziario è disciplinato dalle sezioni VI e VII. Il ruolo di primo piano spetta certamente al Consiglio Costituzionale, composto da sette membri in carica per sei anni dei quali due nominati dal PdR e quattro dal Parlamento. Il Consiglio svolge importanti funzioni come valutare la costituzionalità delle leggi, esprimersi sulla conformità dei trattati internazionali con la Costituzione, regolare lo svolgimento delle elezioni. All’Art. 75 si parla dell’amministrazione della giustizia che ricade nelle mani della Corte Suprema, composta da quarantaquattro membri, la quale supervisiona i Tribunali locali e dà l’interpretazione delle leggi.

Si è lasciata per ultima l’analisi del Potere Esecutivo nonostante sia nei fatti quello più importante, poiché tale tema verrà affrontato all’interno del secondo capitolo dedicato alla figura di Nursultan Nazarbayev. Ci basti al momento sapere che il governo viene nominato dal Presidente della Repubblica con il consenso della Camera Bassa, ma può essere sciolto su discrezione dello stesso PdR.

74 L’Assemblea del Popolo del Kazakhstan è un’istituzione fondata nel Marzo del 1995 creata

con l’obbiettivo di promuovere, in un paese talmente eterogeneo dal punto di vista etnico-culturale e religioso, la pace e l’armonia. Tale istituzione formata da oltre trecento rappresentanti di tutte le etnie presenti, e presieduta da Nazarbayev in persona, ha diverse funzioni. Rappresenta tali minoranze, supporta i centri culturali, organizza forum di dialogo. Inoltre dal 2002 ha anche il compito di “lavorare alla definizione dell’identità kazakistana”, in F.Indeo, Kazakhstan:

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1.4 La questione etnica e la Dottrina dell’Unità Nazionale del Kazakistan

Come già accennato, una delle caratteristiche principali del Kazakistan è la presenza di una popolazione fortemente multietnica. Infatti secondo i dati degli ultimi anni nella regione si calcolano circa 129 etnie e 40 confessioni religiose diverse. Numeri impressionanti, se consideriamo anche il fatto che stiamo parlando di una delle nazioni meno densamente popolate al mondo. Al gennaio 2018 contava diciotto milioni di abitanti, tanto che se prendiamo a prestito le parole di Citati e Lundini possiamo affermare che la Repubblica del Kazakistan è un “mosaico etnografico regolare”. L’etnia più numerosa è quella kazaka che comprende circa undici milioni di cittadini, ovvero il sessantacinque percento della popolazione. A seguire quella russa che con oltre tre milioni e mezzo di persone rappresenta il ventuno percento. Oltre alle prime due e con numeri decisamente più bassi, troviamo molte altre etnie. Quella uzbeka con cinquecento mila persone, seguita dagli ucraini, uiguri, tatari, tedeschi, coreani, turchi. Nella pagina seguente è possibile leggere la tabella del censimento kazako del 2014, nella quale è possibile farsi un’idea delle dimensioni del fenomeno.

I perché di questo mosaico etnico e in parte assai antichi. Il paese fu terra di passaggio abitata solo da popolazioni nomadi, con conseguente contagio tra culture e religioni diverse. Ma ai fini della nostra ricerca è bene ridurre il raggio d’azione ad un periodo più recente. Le prime considerevoli migrazioni si ebbero nel biennio che va dal 1891 al 1892 quando successivamente alla grave carestia che colpì l’impero russo migliaia di contadini furono costretti a migrare nella steppa kazaka. Ma è soprattutto con l’avvento del dominio sovietico nella

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regione che la composizione della popolazione che abitava il territorio kazako cambiò radicalmente.

Sotto il regime staliniano la prima importante fase migratoria iniziò alla fine degli anni trenta con l’avvio dei processi di sedentarizzazione forzata e di collettivizzazione. Dal 1926 sino al 1936, complice anche la nuova grande carestia di quegli anni, l’etnia kazaka si ridusse da 3.6 milioni a 2 milioni. L’etnia russa, che era all’incirca un milione, raddoppiò invece i suoi numeri e per la prima volta, l’etnia kazaka diveniva minoritaria e tale sarebbe rimasta sino all’indipendenza.

A partire dal 1937, con l’inizio del Grande Terrore anche le altre etnie cominciarono ad affluire nella RSSK. Inizialmente affluirono i tedeschi e i polacchi: i primi aumentarono da cinquantamila a novantamila, i secondi passarono dall’essere circa tremila ad oltre cinquanta mila. Il 1938 vide invece l’arrivo di circa novantacinquemila coreani75. Nello stesso anno, la Repubblica conobbe anche un’ondata migratoria di iraniani e curdi. Nel 1941 infine venne messa la parola fine alla Repubblica dei Tedeschi del Volga, e più di mezzo milione76 di persone venne qui deportata. A tutte queste popolazioni vanno anche aggiunte, con numeri più esigui i ceceni (circa trecentomila), i turchi meskheti, i karachai, gli ingusci e i balkar77. Con l’avvento della seconda guerra mondiale e la conseguente invasione nazista, il Partito Comunista ed il Consiglio dei Commissari del Popolo firmarono il decreto “Ordine di rimozione e collocazione di contingenti umani e proprietà”. Tra l’agosto del 1941 ed il gennaio 1942 vennero trasferiti sul territorio kazako quasi quattrocentomila persone, per la maggior parte donne e bambini. Con il dislocamento delle più importanti fabbriche ed industrie giunsero anche oltre cinquecento mila lavoratori a cui si

75 I dati relativi al censimento del 1926 parlano di sole 42 unità presenti sul territorio kazakho. 76 Numeri che saranno destinati a crescere sino al 1989, toccando quota un milione. Salvo poi

diminuire notevolmente negli anni ’90.

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sommarono quasi un milione di espatriati sia polacchi che tedeschi. Con la fine della guerra molti lavoratori, per la maggior parte di etnia russa, rimasero nel nord del paese a lavorare nelle oltre centoquarantadue fabbriche lì situate.

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Figura 2. Tabella del censimento 2014 della Repubblica del Kazakistan78

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La seconda importante fase migratoria fu quella legata alla “Campagna delle Terre Vergini”, ideata da Nikita Chruščëv. Il Primo Segretario del Partito Comunista dell’URSS nel 1954 individuò nella steppa kazaka, in Siberia occidentale e negli Urali i territori ideali dove attuare tale Campagna. Centinaia di migliaia di persone, per la maggior parte russi ed ucraini, volenti o nolenti, si trasferirono in Kazakistan.

Dai censimenti di quegli anni notiamo un aumento esponenziale delle etnie presenti nel paese. Quella russa, in particolare, crebbe sino a toccare i quattro milioni (divenendo la prima etnia rispetto ai 2.7 milioni di kazaki). Quella ucraina divenne la terza etnia e questo sino agli anni duemila. I numeri sarebbero continuati a crescere fino agli anni Settanta quando, fatta eccezione per kazaki e russi in continua fase ascendente, le altre minoranze si sarebbero stabilizzate sino al crollo dell’Unione Sovietica. I cittadini kazaki e russi continuarono ad aumentare anche se la forbice tra le due etnie, che raggiunse il suo apice nel 1970 con 5.5 milioni di russi a fronte di 4 milioni di kazaki, lentamente diminuì sino all’avvento della Repubblica del Kazakistan.

Con l’indipendenza molti analisti avevano presupposto una prossima implosione interna dovuta proprio a questa diversità, sia etnica che culturale. Il timore riguardava una possibile secessione dei territori nel Nord del Kazakistan, a volte abitati per il settanta percento da persone di etnia russa. Oltretutto a livello nazionale i kazaki non superavano il quaranta percento e la componente russa, seppure in lenta diminuzione, superava comunque la quota di sei milioni. La questione era molto delicata e lo stesso Nazarbaev dovette fare i conti con due filoni di pensiero contrapposti. Il primo, quello che in teoria sembrava il più semplice, consisteva nell’attuazione di una politica marcatamente nazionalista. Questa possibilità si andava però a scontrare con il mosaico etnico presente nel paese, sommando tutte le etnie si otteneva infatti una maggioranza non kazaka. Questo non poteva, e non doveva, essere sottovalutato. La seconda via, invece, prendeva in esame la possibilità di creare una nuova identità collettiva che non doveva assumere carattere etnico, bensì civico. Un’identità

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che si basasse sui principi del multiculturalismo, non più visto come fattore divisivo ma come opportunità di arricchimento, in particolare come rispetto dello stato e delle diverse confessioni religiose. In parole povere si procedette verso la formazione dell’identità kazakistana. Il termine kazachstanskij difatti si differenzia da kazachskij. Se il primo letteralmente significa kazako, riferendosi dunque propriamente all’etnia, il secondo vuol dire per l’appunto kazakistano79, ed indica ciascun cittadino della Repubblica del Kazakhstan senza alcuna distinzione.

Questo concetto può essere ripreso, specularmente, all’interno della Federazione Russa. Anche in questo caso l’argomento venne dibattuto dopo la fine dell’URSS, ma già a inizio Novecento aveva contraddistinto il passaggio dall’epoca zarista a quella sovietica. In questo caso la differenza si ha tra russkij, termine con il quale ci si riferisce alle persone di etnia russa, e rossiskij, che sono invece tutti cittadini della Federazione80.

Affinché tale politica potesse risultare vincente, però, si dovettero inizialmente risolvere due problemi. Il primo fu quello relativo alla proposta di concessione della doppia cittadinanza alle persone di etnia russa. Quest’idea fu prontamente bocciata poiché si sarebbe corso il rischio di rimanere ancora, ed eccessivamente, legati alle decisioni di Mosca che, così facendo avrebbe avuto più di un’arma per influenzare il governo kazako. Senza contare che per creare un’autentica cittadinanza kazakistana era necessario che i legami con la vecchia madrepatria venissero definitivamente interrotti. La seconda questione, già trattata nel precedente paragrafo, fu quella della lingua. In un paese in cui l’idioma russo era preponderante, l’idea di non renderlo parallelamente ufficiale alla lingua kazaka risultava, per alcuni, impensabile. D’altra parte, però, non porre la lingua kazaka ad un livello leggermente superiore rispetto alla lingua russa avrebbe significato depotenziare l’idea stessa di Kazakhstan indipendente.

79D.Citati, A.Lundini, L’unità nella diversità – Religioni, etnie e civiltà del Kazakhstan

contemporaneo, op.cit., pp.75-76.

80 R.Dromundo, State building in the middle of a geopolitical struggle: The cases of Ukraine,

Moldova and Pridnestrovia, Tesi di Dottorato in Scienze Politiche, Dipartimento di Scienze

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Si decise così con la Costituzione del 1995 di considerare ambedue come lingue ufficiali, anche se il kazako con il titolo di lingua di stato.

La presenza in alcune regioni del Kazakistan Settentrionale di una popolazione al settanta percento di etnia russa suscitò però non poche preoccupazioni nel governo kazako. Nel 1993 si formarono due gruppi che si dichiaravano favorevoli alla secessione di quel territorio dal resto del paese. Il primo gruppo era composto dai “Cosacchi degli Urali”, il secondo era l’ “Unione dei Cosacchi del Volga”81. Il leader di quest’ultimo, Nikolai Gunkin, portò avanti la battaglia tentando di trovare un appoggio da parte della Federazione Russa arrivando a propagandare l’idea un “genocidio della popolazione di etnia russa”82. Una menzogna ben presto smentita, ma che iniziava a suscitare sdegno tra gli abitanti delle regioni settentrionali. Proprio per questo i contatti tra il governo kazako e quello russo si intensificarono sino a raggiungere una serie di accordi in seguito all’incontro a Mosca tra Nazarbaev e El'cin nel gennaio del 1995. In quell’occasione vennero firmati diciassette documenti con l’obbiettivo di rafforzare la cooperazione militare in materia economica, militare, risolvere la questione delle regioni confinanti e il rispetto da parte della Federazione Russa della sovranità del territorio kazako. In aggiunta a questi punti, con il chiaro scopo di rafforzare la propria posizione nel Nord del paese, il governo kazako spostò la capitale da Almaty ad Astana nel 1997.

Negli anni duemila la politica di creazione e preservazione di un’identità collettiva ha assunto sempre maggiore importanza. A testimonianza di ciò uno dei principali documenti del Kazakhstan indipendente è stata la “Dottrina dell’Unità Nazionale” del 2009. In esso si possono trovare tutti i principi sui quali si basa tale politica, tanto che questo si apre così “L’armonia interetnica e interconfessionale e l’unità civile costituiscono i requisiti fondamentali per lo

81 J.Minaham, P.T.Wendel, C.J.Nolan, Encyclopedia of the Stateless Nation- Ethnic and national

groups around the world, Londra, Greenwood Press, 2002, p.1967-1968.

82 Y.N.Zabortseva, Russian’s Relations with Kazakhstan – Rethinking ex-Soviet transitions in

the emerging world system, Londra e New York, Routledge – Taylor & Francis Group, 2016,

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