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Capitolo 2. Excursus storico-letterario

2.3 Il percorso delle donne nel campo letterario cubano

Se importante è il percorso compiuto dalle donne cubane a livello sociale, ancora di più lo è quello in campo letterario. Sono molte le scrittrici che van- no ricordate a partire dal XVIII secolo.

La prima della nostra lunga lista è Beatriz de Justín y Zayas nata all’Avana nel 1733 che nel 1951 sposa il cugino Manuel José de Manzano y Jústiz, primo marchese Jústiz de Santa Ana.

Il suo primo scritto si riferisce a un memoriale: Memorial dirigido a Carlos III por las señoras de la Habana, che venne scritto il 25 agosto 1762, alcuni giorni dopo la resa. Subito dopo, scrive Dolorosa métrica espreción del sitio, y entrega de la Habana, dirigida a N.C. Monarca el señor Don Carlos tercero. Da sottolineare che il memoriale è l’unico documento di protesta scritto in quel periodo a Cuba, nel quale le donne danno la colpa della presa della cit- tà da parte degli inglesi al Governatore Prado e ai suoi ufficiali.

I documenti rappresentano una testimonianza di denuncia nei confronti di una giustizia assente e manifestano il carattere trasgressivo delle donne per l’epoca.

Le parole della marchesa non vennero apprezzate ma, anzi, sminuite a parti- re dal governatore che la classificò come ridicola. Solo cento anni dopo, nel XIX secolo, vennero prese in considerazione da Jacobo de la Pezuela, stori- co specializzato in questioni che riguardano Cuba59.

Non di minore importanza nel campo letterario cubano è María de la Merced Santa Cruz y Montalvo, Condesa de Merlin (Avana 1789 - Parigi 1852), con- siderata una delle prime donne ad aver consolidato, con le sue opere, la tra- dizione letteraria di Cuba. Nasce all’Avana e lì trascorre l’infanzia accudita dalla nonna. In seguito viene mandata nel collegio di Santa Clara. Nel 1802 si trasferisce a Madrid, città in cui sposerà un generale delle truppe di Napo- leone, Cristóbal Antonio de Merlin. Nel 1813, la Condesa si trasferisce a Pa- rigi, dove vivrà fino alla sua morte. Il marito, il generale Merlin, muore nel 1938 e Mercedes sente il bisogno di tornare a Cuba. Nel 1840 intraprende

due viaggi: uno per New York e uno per l’Avana, il cui risultato sarà il testo La Habane, diviso in tre volumi, scritto in francese e pubblicato parzialmente nel 1844 in Spagna sotto il titolo di Viaje a la Habana. Il testo è formato da trentasei lettere che la contessa scrive agli amici, ai parenti e alla figlia in cui racconta le sue impressioni e le sue sensazioni e in cui descrive le persone che conosce durante il suo soggiorno, i paesaggi che vede nell’isola, la poli- tica del tempo:

habla de comercio al barón Rothschild, de Historia al barón de Chateaubriand, de tabaco al vizconde de Simeón, de literatura con George Sand y lo que trasmite es una visión idílica y enriquecida de la sociedad hispanocubana, una versión e v o c a d o r a d e s u s p r o p i o s sueños60

L’opera, oltre ad essere quasi un racconto degli usi e dei costumi cubani, è la rappresentazione di Cuba come paesaggio idilliaco, esotico, non trala- sciando problematiche difficili ed importanti come l’abolizione della tratta de- gli schiavi, il diritto del popolo cubano di partecipare al governo dell’isola, la necessità di maggiori libertà per i cittadini, il bisogno di ridurre le dure condi- zioni di dipendenza con la madrepatria:

En “La Habane” […] aparece claram ente el proy ect o de construcción de una nación libre y autónoma en el seno de la monarquía hispana, e s un libro que contiene una crítica feroz a la a d m i n i s t r a c i ó n j u d i c i a l y económica colonial y que plantea la necesidad de reformarla para preservar la riqueza de la Isla. […] Sin embargo ese texto es […]

60 José Luis Benavent Prieto, Mercedes de Santa Cruz y Montalvo condesa de Merlin

uno de los textos fundacionales d e l a l i t e r a t u r a p o lítica hispanoamericana61

A continuare questo percorso letterario, Gertrudis Gómez de Avellaneda, nata nel 1814 a Cuba da madre cubana e padre spagnolo. Trascorre la sua infanzia sull’isola ed in seguito si trasferisce in Spagna. Nonostante la sua educazione, indirizzata allo studio di esponenti della cultura spagnola, Ger- trudis Gómez de Avellaneda non perse mai il legame profondo che la univa alla terra cubana, terra che costituì la sua ispirazione poetica e narrativa, come testimonia la sua opera più importante: Sab, scritto in Galizia e pubbli- cato nel 1841 a Madrid.

La scrittrice, benché orientata verso le libertà propugnate dallo stile romanti- co, la ribellione e l’indipendenza, si dovette adattare alle convenzioni sociali prediligendo uno stile neoclassico verso il quale era stata indirizzata da gio- vane. Nonostante fosse considerata una scrittrice brillante, venne esclusa dalla “Real Academia” di Spagna:

No será la primera vez, ni la úl - tima que el talento y la originali- dad resulten molestos, con más razón en una mujer que nunca se conformó con ser objeto domésti- co o de placer que exigía el “pro- greso”. […] La sociedad patriarcal mantenía bien cerrado el horizon- te femenino”.62

Sab è un romanzo basato sull’esperienza autobiografica della scrittrice che descrive la crudele realtà delle condizioni degli schiavi a Cuba, prima dell’a- bolizione della tratta degli schiavi.

Nella produzione artistica delle Antille non appaiono schiavi negri, tra i per- sonaggi di un romanzo, prima del 1730. Solo verso la fine del XVIII secolo il negro assume un ruolo importante.

61 Ibidem.

Sab è la storia di uno schiavo mulatto, Sab appunto, che si innamora della fi- glia del padrone, Carlota, che però non ricambia il suo amore perché inna- morata di un altro uomo. Sab, nonostante ciò, non esiterà un attimo nell’aiu- tare la ragazza, sacrificandosi per lei.

Per la prima volta Gómez de Avellaneda presenta non solo la storia di uno schiavo cubano, Sab, ma scava nella psiche del personaggio, mostrandoci le sue sofferenze, come quella causata dall’impossibilità di poter amare una donna bianca perché negro.

Figura importante, allo stesso modo di Sab, è quella di Carlota che, alla fine della storia, comprende di avere un ruolo subalterno nella società. Diversa- mente dallo schiavo, che può aspirare ad una liberazione, ad un’emancipa- zione, la donna è, e sarà sempre, sottomessa alle decisioni di un uomo, che sia il padre o, nel suo caso, il marito. Infatti la donna non possiede alcuna autonomia giuridica.

Gertrudis Gómez de Avellaneda unisce quindi, nella sua opera, la lotta per l’emancipazione femminile alla lotta per la liberazione degli schiavi.

Come lei, Aurelia Castillo de González nelle cui opere i messaggi principali sono l'indipendenza femminile e l'abolizione della schiavitù.

La scrittrice nasce a Santa María del Puerto del Principe, oggi Camagüey, nel 1842 e viene espulsa dall’isola per ben due volte. La prima volta nel 1874, dopo il suo matrimonio con il tenente colonnello dell’esercito spagnolo Francisco González del Hoyo, che simpatizzava con la causa cubana. La seconda volta nel 1876 da Valeriano Weyler, che la accusava di avere a che fare con attività politiche a favore dell’indipendenza.

La scrittrice ritorna in patria soltanto nel 1898 e al suo rientro non solo trova i suoi beni distrutti ma viene aggredita dentro casa sua. Nonostante questa si- tuazione e le due espulsioni, Aurelia si era guadagnata negli anni una certa fama e aveva riflettuto a lungo sul tema della donna affiancandosi alle idee femministe:

Aurelia Castillo, quien fuera una de las personalidades selecciona- das por Julián del Casal para conformar la primera sección de su libro Bustos y rimas, se desta- có en actividades tradicionalmen- te reservadas a los hombres: fue

una activa periodista, lo que ya era un reto a las convenciones coloniales; se interesó en la polé- mica filosófica y se adhirió al po- sitivismo no de manera pasiva, sino participando en los debates de liceos y tertulias. Su poesía fue tildada de viril, por la fuerza de su expresión. Muchos de sus temas se separan de lo que tradi- cionalmente se consideraba “poe- sía femenina”.63

Nel 1878 scrive un articolo La mujer cubana in cui espone le sue idee con- trarie alla schiavitù e alle differenze sociali, spiegando le conseguenze nega- tive a cui portano le differenze tra padrone e schiavo.

Collabora a molti giornali ed è membro attivo della “Sociedad de Labo- res Cubanas” e dell’”Academia Nacional de Artes y Letras” che viene fonda- ta nel 1910. Nel 1920 viene nominata Presidentessa onoraria dell’Asociación Femenina de Camagüey.

Il ventesimo secolo si apre con scrittori straordinari come Alejo Carpentier, José Lezama Lima e Lydia Cabrera (1899-1992) che, per prima,

recupera l’elemento meraviglioso e insolito della mitologia ibrida, della religione sincretica, in cui gli dei portati dall’Africa continuano ad esistere sotto le immagini dei santi cattolici […] Attraverso uno studio antropologico, l’autrice ri- scopre e recupera le leggende, le favole, il mondo mitico, che dal passato i neri si tramandano oral- mente di generazione in genera- zione, e che ormai fanno parte del folklore cubano.64

La sua opera più importante è Contes nègres de Cuba, scritto in france- se nel 1936 e tradotto successivamente in spagnolo nel 1940 con il titolo di

63 Denia García Ronda, Poesía femenina cubana del siglo XIX, in “Mujeres latinoamerica- nas: historia y cultura. Siglos XVI al XIX”, vol.2, Casa de las Américas, 1997, p.289.

64 Susanna Regazzoni, Narrative femminili cubane tra mito e realtà, in “Narrative femminili cubane tra mito e realtà”, Università Ca’Foscari Venezia, Venezia, 2003, p.25.

Cuentos negros de Cuba. Si tratta di una raccolta di racconti basati sulle storie che le venivano narrate durante l’infanzia dai negri che lavoravano nella casa del padre. La maggior parte delle storie, che hanno come prota- gonisti gli animali, sono basate sul folklore afrocubano e si ispirano alle tradi- zioni africane e alle loro credenze.

Lydia Cabrera si trasferisce negli anni Sessanta negli Stati Uniti, dove vi ri- marrà per trent’anni, fino alla sua morte.

Diversamente da Lydia Cabrera, Camila Henríquez Ureña (1894-1973) si dedica, nelle sue opere, alla riscoperta della figura della donna e al suo ruolo all'interno della società cubana. La Ureña ha insegnato all'Università dell'A- vana per diversi anni ed è stata una delle insegnanti predilette di Mirta Yáñez che l'ha definita sempre come una figura essenziale nel suo percorso di vita e fonte d'ispirazione per lo sviluppo delle sue idee femministe, motivo per cui le dedica anche un racconto: “Para contar una historia de Navidad”. Camila Henríquez Ureña è stata una delle prime intellettuali cubane (nono- stante fosse nata a Santo Domingo, ottenne la cittadinanza cubana) ad aver parlato nelle sue opere e in alcune conferenze della

defensa de los derechos de la mu- jer a su propio espacio, de la ca- racterización de una identidad65

marcando il concetto dell’emarginazione della donna dalle riviste, dai ma- nuali di narrativa che dedicano solo minúsculos capitulillos alle scrittrici. Una delle sue pubblicazioni più importanti infatti é: Feminismo, un saggio sulla si- tuazione della donna attraverso la storia. Grazie alle sue parole, l’opera darà un grande contributo al pensiero femminista contemporaneo:

Cuando la mujer haya logrado su emancipación económica verda- dera; cuando haya desaparecido por completo la situación que la obliga a prostituirse en el matrimo- nio de interés o en la venta públi- ca de sus favores; cuando los pre-

juicios que pesan sobre su con- ducta sexual hayan sido destrui- dos por la decisión de cada mujer de manejar su vida; cuando las mujeres se hayan acostumbrado al ejercicio de la libertad y los va- rones hayan mejorado su detesta- ble educación sexual; cuando se vivan días de nueva libertad y de paz, y al través de muchos tan- teos se halle manera de fijar las nuevas bases de unión entre el hombre y la mujer, entonces se di- rán palabras decisivas sobre esta compleja cuestión. Pero nosotros no oiremos estas palabras. La época que nos toca vivir es la de derribar barreras, de franquear ob- stáculos, de demoler para que se construya luego, en todos los aspectos, la vida de relación entre los seres humanos66.

La Ureña si batté sempre per la libertà di pensiero e lo scambio di idee ma proprio per questo motivo, nel 1935, fu incarcerata all’Avana (aveva parteci- pato all’accoglienza di un gruppo di comunisti provenienti dagli Stati Uniti). Dedicò parte della sua vita all’insegnamento e nel 1970 venne nominata Professoressa Emerita dall’Università dell’Avana.

Un'altra importante figura in questi anni, per quanto riguarda soprattutto la poesia, è Dulce María Loynaz, nata all’Avana il 10 dicembre 1902. Cre- sciuta in un ambiente ricco, figlia del generale Enrique Loynaz del Castillo, Dulce María si interessa da subito al mondo della letteratura. Una delle sue prime opere, Jardín, è quella più conosciuta. Scritta in sette anni, ha al cen- tro la storia di una donna chiusa in un giardino dal quale non riesce a uscire. Giardino che ha un valore simbolico e rappresenta l’infanzia dalla quale la protagonista non riesce a staccarsi.

Fe de vida è un libro autobiografico, un libro che riunisce le memorie della scrittrice che racconta alcuni segreti sulla sua vita intima e presenta il suo

66 Camila Henríquez Ureña, Estudios y conferencias, Editorial Letras Cubanas, La Habana, 1982, p.570.

secondo marito Pablo Álvarez de Cañas, definito uno dei più grandi giornali- sta di Cuba.

Fe de vida è anche il ritratto di una Cuba ormai lontana, una Cuba quasi mi- tica, ricca di vita, paragonata dalla scrittrice a Parigi, a Vienna, a Buenos Ai- res. Ci mostra un’Avana che i posteri non potranno mai conoscere. E per amore di questa città Dulce María non andrà mai via da Cuba fino al giorno del sua morte, nel 1997. Dal 1968 è membro della “Real Academia Españo- la de la Lengua”, nel 1987 riceve il “Premio Nacional de Literatura” e nel 1993 riceve uno dei più alti riconoscimenti letterari in lingua spagnola, il Premio Cervantes.

Nella seconda parte del ventesimo secolo Cuba attraversa un periodo criti- co, causato soprattutto dalla mancanza di aiuti economici da parte dell’Unio- ne Sovietica, che prende il nome di Período Especial. In questo panorama di crisi, le case editrici si trovano in difficoltà non riuscendo a pubblicare più come negli anni Ottanta e facendo un grande passo indietro. Molti scelgono di andare via da Cuba per non subire più restrizioni di alcun tipo e soprattut- to per non vedere scavalcati i propri ideali.

Spicca, in questi anni critici, la scrittrice Mayra Montero, nata nel 1952 a Cuba e che oggi lavora come giornalista a Porto Rico. Il suo primo romanzo viene pubblicato nel 1981 con il titolo di Veintitrés y una tortuga. Seguono molti altri romanzi, come per esempio La última noche que pasé contigo; Tú, la oscuridad; Como un mensajero tuyo, incentrata per la prima volta a Cuba (i romanzi precedenti erano infatti ambientati soprattutto ad Haiti o in altri luoghi dei Caraibi poiché Mayra affronta tematiche riguardanti il folklore ca- raibico) ricoprendo uno spazio temporale che va dai primi anni del Novecen- to agli anni settanta del Novecento, in cui si alternano eventi realmente ac- caduti (l’attentato al tenore Enrico Caruso) con eventi inventati dalla mente creativa della scrittrice:

En la novelas de Mayra Montero el mundo ancestral de una sociedad primitiva s relata siempre junto al mundo real, a través de una mira- da atenta que subraya las condi- ciones sociales en que viven los personajes de sus historias. Ade- más, la variedad de los elementos

que enriquecen la narración es la misma de que está compuesta la isla, resultado de la superposición de distintas culturas, cruce de nu- merosas civilizaciones.67

Trovano posto in questi anni anche Mirta Yáñez, oggetto di studio di questo lavoro, e la sua compagna Nancy Alonso, scrittrice contemporanea nata al- l’Avana nel 1949 e recentemente deceduta. Durante la carriera di scrittrice ha partecipato come giurata al “Premio Alejo Carpentier” e al “Premio Razón de Ser” ed è membro dell’”Unión de Escritores y Artistas de Cuba”.

Anche lei, come Mirta Yáñez, scrive racconti che hanno come protagoniste donne appartenenti a diverse classi sociali, diversa discendenza ma che rie- scono a destreggiarsi in tutto: sono madri, casalinghe, mogli, lavoratrici. I racconti di Nancy Alonso sono una denuncia nei confronti di una città spes- so abbandonata a se stessa e di una società che abbandona i cittadini a se stessi. Nella sua opera Cerrado por reparación racconta le difficoltà con cui i personaggi sono costretti a destreggiarsi quotidianamente:

il tetto gocciola, i telefoni non fun- zionano, l’asilo è chiuso per ripa- razioni da troppo tempo, si aprono voragini nell’asfalto e gli edifici ca- dono a pezzi68.

Quello che Nancy Alonso vuole fare con i suoi racconti è mettere sotto gli occhi di tutti la drammaticità della situazione cubana, in mancanza di un or- gano giornalistico competente.

Nonostante tutto, la sua denuncia è “colma di amore per la patria, per la gente dell’isola”.

Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Tirar la primera piedra (1997), Cubana (1998), Habaneras (2000), Desencuentro (2008). Ha collaborato con Mirta Yáñez e Marilyn Bobes alla creazione dell’antologia Estatuas de Sal.

67 Susanna Regazzoni, Cuba: una literatura sin fronteras, Iberoamericana, Madrid, 2001, pp. 23 – 24.

68 Susanna Regazzoni, Narrative femminili cubane tra mito e realtà, in “Narrative femminili cubane tra mito e realtà”, Università Ca’Foscari Venezia, Venezia, 2003, p.26.

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