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Narrativa cubana contemporanea: analisi e traduzione di quattordici racconti tratti da El búfalo ciego di Mirta Yáñez.

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Academic year: 2021

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Indice

Introduzione……….3

Capitolo 1. Mirta Yáñez e il punto di vista femminile: la vita, il pensiero e la riscoperta delle donne nella cultura cubana……….5

1.1 Biografia e opere………..6

1.2 Mirta Yáñez, scrittrice femminista a Cuba…………...………..13

Capitolo 2. Excursus storico-letterario………...18

2.1 Dalla Rivoluzione ai giorni nostri….……….18

2.1.1 Gli anni Sessanta………...18

2.1.2 Gli anni Settanta……….28

2.1.3 Gli anni Ottanta………...……...31

2.1.4 Gli anni Novanta……….34

2.2 Storia della donna a Cuba tra '800 e '900...37

2.3 Il percorso delle donne nel campo letterario cubano………...43

Capitolo 3. El Búfalo ciego………...52

3.1 Analisi dell’opera: struttura e tematiche………...52

Capitolo 4. Intervista a Mirta Yáñez: conosciamo meglio l’autrice….…58 Capitolo 5. Commento traduttologico………...62

5.1 Aspetti teorici della traduzione...62

5.1.1 Che cosa significa tradurre?………....………62

5.1.2 A chi dare priorità?……….………63

5.1.3 Le tendenze deformanti………....………65

5.2 Osservazioni preliminari del testo El Búfalo ciego………...………66

5.2.1 La varietà linguistica cubana………...………69

5.3 Aspetti analitici della traduzione………...…………...…………72

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5.3.2 I proverbi……….………76 5.3.3 I Realia………....………77 5.3.4 Cubanismi...81

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Introduzione

Il presente lavoro di Tesi Magistrale ha come obiettivi principali la pre-sentazione di una scrittrice cubana contemporanea, Mirta Yáñez e l’appro-fondimento, dal punto di vista traduttologico e tematico, di una delle sue rac-colte di racconti, El Búfalo ciego.

Sia la scrittrice che l’opera sono quasi sconosciuti al mondo editoriale ital-iano e proprio per questo motivo ho sentito la necessità di realizzare uno studio più approfondito. A Cuba, infatti, le opere di Mirta Yáñez sono conosciute e apprezzate per i temi che affronta: la rappresentazione della donna e i suoi pensieri più intimi, la solitudine degli anziani, la morte, la pau-ra, l’emigrazione dei propri cari, soprattutto dei figli, e la quotidianità delle piccole cose.

In un momento in cui a Cuba, negli anni Novanta, gli scrittori “si ven -dono” agli occidentali iniziando a produrre una letteratura ricca di cliché e di stereotipi, la Yáñez non si lascia coinvolgere e, anzi, rifiuta di netto questa tendenza prediligendo narrazioni più intime e ricche di riferimenti a fenomeni culturali cubani.

Nonostante la lettura di alcuni racconti possa risultare semplice, non sempre la comprensione dei fenomeni narrati è immediata. Per questo motivo, ho in-serito nell’elaborato una parte dedicata alla storia dell’isola a partire dagli anni della Rivoluzione.

La Tesi è stata divisa in sei capitoli così organizzati:

nel primo capitolo mi sono proposta di ricostruire nel migliore dei modi la bi-ografia della scrittrice. Compito non semplice poiché il suo nome non com-pare in molti manuali di letteratura e così ho dovuto ricavare più informazioni possibili dalle sue opere e dalle varie interviste che ha rilasciato, durante la sua carriera di scrittrice e insegnante presso l’Università dell’Avana. Ho poi provato a spiegare ciò che per la Yáñez significa essere una scrittrice fem-minista a Cuba in un momento storico particolare. Per questo motivo, ho ritenuto necessario fare un breve excursus di carattere storico nel capitolo successivo.

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Il secondo capitolo è dunque incentrato sul periodo storico che cambiò non solo Cuba ma anche i cubani: l’avvento della Rivoluzione e il suo sviluppo successivo negli anni Settanta, Ottanta e Novanta del 1900.

Segue, a questo breve excursus, un paragrafo dedicato al ruolo della donna cubana, spesso volutamente non citata nei manuali di storia, alla sua forza, alla sua intraprendenza e versatilità come guerriera, infermiera, donna di casa, madre, figlia, sorella, sposa, insegnante, soldatessa.

A conclusione di questo capitolo, ho voluto inserire un paragrafo dedicato alle scrittrici che diedero un contributo fondamentale alla letteratura cubana.

Nel terzo capitolo ho affrontato l’analisi dell’opera El Búfalo ciego, soprattutto per quanto riguarda i personaggi femminili, le tematiche affrontate e l’orga-nizzazione strutturale.

Il quarto capitolo contiene l’intervista che ho avuto il piacere di fare alla scrit-trice, dimostratasi affabile e cortese nel fornirmi informazioni sulla sua vita, sul periodo storico vissuto e sulla sua opera.

Il quinto capitolo, il più complesso, è diviso in tre parti: nella prima parte ho introdotto il tema della traduzione descrivendo brevemente il ruolo del tradut-tore, il ruolo del lettore e come debba essere una traduzione rispettosa sia dello scrittore che del lettore.

Nella seconda parte viene descritta la varietà linguistica cubana e le influen-ze linguistiche da parte dei popoli che abitarono l’isola nei secoli.

Nella terza ed ultima parte si mettono in luce i vari procedimenti linguistici e stilistici usati nei racconti dalla scrittrice come per esempio: i modi di dire, i proverbi e i culturemi.

Infine, nel sesto ed ultimo capitolo, il vero nucleo di questo lavoro di Tesi, vi è la mia proposta di traduzione di quattordici racconti della raccolta.

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Capitolo

1. Mirta Yáñez e il punto di vista femminile: la vita, il pensiero e la riscoperta delle donne nella cultura cu-bana.

Mirta Yáñez è una narratrice, poetessa e saggista cubana. Sebbene in Italia il suo nome non sia molto conosciuto, a Cuba, ma anche in America del Nord e parte dell’Europa, è una scrittrice molto apprezzata.

Negli anni ha ricevuto diversi premi e oggi è una delle principali studiose di letteratura latinoamericana del XIX secolo e di letteratura cubana contempo-ranea con particolare attenzione al mondo femminile.

Alcune delle sue opere sono state tradotte in inglese (Havana is a real-ly big city and other short stories; Making a Scene: An Anthology of Short Stories by Cuban Women Writers e Cubana), in francese (Blessure ouverte e Faux Papiers) e solo una è stata tradotta in italiano: Ostinata ferita.

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1.1 Biografia e opere

Mirta Gloria Yáñez Quiñoá, meglio conosciuta come Mirta Yáñez, nasce il 4 Aprile 1947 all’Avana, Cuba, in una famiglia intellettuale nelle cui vene scor-re sangue gallego e asturiano. La famiglia è il primo luogo in cui la passione di Mirta Yáñez per la scrittura, il giornalismo e la narrativa prende forma. Il padre è infatti un giornalista, il nonno si diletta nella stesura di poesie, il fra-tello è scrittore e la madre è una donna molto creativa e intraprendente: tinta inyectada en los genes come dice la stessa Mirta Yáñez. Fin dall’infanzia in-fatti non solo frequenta ambienti culturali come la redazione del giornale per la quale il padre scriveva:

Cuando era muy pequeña mi papá me llevaba a los linotipos del perió-dico “El Mundo”, donde él colabora-ba en la sección deportiva. Allí […] ya se me había inoculado la pasión de la madrugada antes de hacer “el cierre”, el olor a tinta fresca, el ruido de las máquinas, el movimiento de los talleres, las discusiones por una nota […]1

ma si diletta nella creazione di brevi racconti.

Una raccolta di racconti giovanili, la prima dell’autrice, purtroppo non vedrà mai la luce perché andata perduta. Quello che invece le farà vincere il con-corso letterario 13 de Marzo nel 1970, a soli ventitré anni, presso l’Università nella quale studiava, è un libro di poesie intitolato Las Visitas ed è il libro più amato dall’autrice perché racchiude tutti gli amori della sua vita, ossia il mare, gli animali (soprattutto i cani), il primo amore e L’Avana, città che Mirta osserva con occhi nuovi, camminando per le sue vecchie vie e studiandone l’architettura. Il libro di poesie verrà in seguito incluso nella conferenza “Whi-te Ravens 1989” organizzata dalla Biblio“Whi-teca In“Whi-ternazionale della Gioventù a Monaco, in Germania.

1 Helen Hernández Hormilla, También hay de todo en la viña de las señoras sul blog “Cu-banabooks”, 1 novembre 2009, L'Avana [consultato il 22 marzo 2018].

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In quello stesso anno, 1970, si laurea in Lingue e Letterature Ispano ameri-cane e continua il suo percorso accademico ottenendo un Dottorato in Filolo-gia nel 1992 con la tesi: Esteban Echevarría, “Mi nombre sonará en la po-steridad”, per poi specializzarsi in Letteratura Latinoamericana e Cubana, con una maggiore attenzione allo studio della letteratura scritta da donne. Conosce perfettamente l’inglese, l’italiano e il russo ma si perfeziona anche nel francese. E’ membro delle organizzazioni “Unión de Periodistas de Cuba (UPEC)” dal 1987 e “Unión de Escritores y Artistas de Cuba (UNEAC)” dal 1977. Per diversi anni ha esercitato la professione di insegnante presso la facoltà umanistica dell’Università dell’Avana ed è stata ricercatrice del “Cen-tre de Recherches Latino-Américaines de la Université de Poitiers”. Ha colla-borato a varie pubblicazioni, sia cubane che straniere.

Durante la sua carriera di scrittrice e docente ha collaborato con molte Uni-versità americane (in Venezuela, Nicaragua, Messico, Brasile, Argentina, Florida, Canada, Massachussets) ma anche europee (in Austria, Inghilterra, Francia, Germania). E’ stata inoltre accolta in Italia come conferenziera pres-so l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Sassari e la Ca’ Foscari di Venezia dove ha presentato alcuni dei suoi racconti, come “Versión original” e “Nada, salvo el aire”.

Lo stile con cui Mirta Yáñez scrive le sue storie è spesso pungente, ironico, pieno di sense of humor, a tratti autobiografico, intriso del tipico modo collo-quiale di parlare dei cubani. E’ riuscita a fare delle sue storie un microcosmo quotidiano, partendo dalle piccole cose di ogni giorno per arrivare ad affron-tare grandi temi come la morte, la solitudine, l’emigrazione e l’amore.

Tutto ciò le ha fatto ottenere una certa notorietà tra gli scrittori cubani più im-portanti degli ultimi anni nel panorama letterario americano, e non solo. I generi affrontati dalla scrittrice sono diversi: spaziano dalla letteratura infan-tile al racconto, dalla poesia al saggio e al romanzo. Molte, dunque, le sue pubblicazioni.

La letteratura infantile

La letteratura infantile è stata sempre uno dei generi maggiormente svilup-pati a Cuba, infatti negli anni della Rivoluzione alle donne era concesso esprimersi solo in questo genere e in quello della testimonianza. La narrativa

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e il racconto erano controllati da autori maschili e la donna non poteva acce-dervi. Il genere della letteratura infantile è stato affrontato da autrici impor-tanti come Dora Alonso2 e Mirta Aguirre3, donne ispirate dallo scrittore José Martí che fu il primo, nel mondo ispano americano, a dedicare pensieri al mondo infantile e all’educazione.

Mirta Yáñez, affiancandosi a questi scrittori, continua il filone narrativo scri-vendo: Serafín y sus aventuras con los caballitos pubblicato nel 1979 (che le fece vincere il premio “La Edad de Oro”), Poesía casi completa de Jiribilla el conejo pubblicato nel 1994 e Serafín y las aventuras en el Reino de los Comejenes pubblicato nel 2007.

Come si evince dalle parole della scrittrice:

En la literatura para niños trato de partir de un hecho fantasioso y que por el camino desarrolle alguna idea noble a compartir con los niños4

i libri sono come dei viaggi di formazione che portano alla crescita spiritua-le del loro possibispiritua-le spiritua-lettore, in cui sono presenti avvenimenti divertenti e fan-tasiosi che la scrittrice non dimentica di introdurre per far sì che i bambini si divertano imparando. Possiamo trovare all’interno di questi libri delle fila-strocche che danno al testo una cadenza ritmica e giocosa ma, allo stesso tempo, fanno capire quanta ricerca ci sia dietro la scelta dei termini e delle rime.

A proposito del libro Serafín y sus aventuras con los caballitos, la scrittri-ce Alga Marina Elizagaray5 dice:

La obra, de alto calibre artístico y esmerado lenguaje, transpira una armonía y coherencia no frecuentes en este género. No olvida la misión

2 Doralina de la Caridad Alonso Pérez, meglio conosciuta come Dora Alonso, è la scrittrice cubana più tradotta e pubblicata nel campo della letteratura infantile.

3 Mirta Aguirre Carreras è stata scrittrice, giornalista e militante politica in opposizione al go-verno di Gerardo Machado.

4 Maria de Fátima Moreira Peres, Mirta Yáñez: a literatura de autoria feminina em Cuba in “Pontos de Interrogação”, vol.2, n.1, Brasile, 2012, p.310.

5 Alga Marina Elizagaray è una ricercatrice, promotrice della Letteratura infantile. Ha fonda-to il Laborafonda-torio letterario infantile “El cochero azul” e il Club del Cinema “Oliver Twist. E’ una delle organizzatrici del concorso annuale di letteratura e musica “La Edad de Oro”.

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de divertimiento, inherente al libro infantil y lo logra con espíritu travieso y juguetón, sin dejar de tomar en cuenta la enseñanza indirecta que esta vez se centra en el valor de la amistad y en el absurdo de la vanidad humana. La imaginación p oét i c a y v e t a humorís t i c a d e l a a u t o r a s e muestran plenamente en la creación de los personajes y diálogos y en el desarrollo de la anécdota. Frescura, originalidad y gracia –eso que los españoles llaman “ á n g e l ” – son cualidades en este primer libro de Serafín6.

La poesia

Tra le raccolte di poesie ricordiamo: Las visitas y otros poemas del 1986, Al-gún lugar en ruinas pubblicato nel 1997 e Un solo bosque negro del 2003.

I racconti

La prima raccolta di racconti viene pubblicata nel 1976 con il titolo: Todos los negros tomamos café. Seguono La Habana es una ciudad bien grande del 1980, El diablo son las cosas del 1988, che le ha fatto guadagnare il “Premio de la Crítica”, e Narraciones desordenadas e incompletas del 1997. Quest’ultima raccolta è formata da alcuni racconti che non seguono un ordi-ne preciso e che l’autrice ha scritto in diversi periodi di tempo: alcuni tra il 1964 e il 1969, altri tra il 1972 e il 1975 e infine tra il 1981 e il 1985. Molti dei racconti di Mirta Yáñez sono stati ripubblicati in diverse raccolte perché sono quelli più acclamati dalla critica e perché per la stessa Mirta sono significati-vi. Dedica qui due racconti al padre e al nonno, rispettivamente “Yo soy Jack Johnson” e “El doliente”. I temi che si propone di affrontare sono quelli che ritorneranno sempre nelle sue opere: “la búsqueda de la aventura, la

sole-6 Alga Marina Elizagaray, Panorama de la literatura y el libro infantil cubanos, in “En julio como en enero”, n. 3, 1986, pp. 16-17.

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dad, la desvalidez del ser humano ante fuerzas invisibles”7. Nonostante la scrittrice abbia ricevuto molti premi da parte della critica, non fu facile far sentire la sua voce in un mondo prettamente machista e sottoposto ai canoni di scrittura imposti dalla Rivoluzione. Non dobbiamo dimenticare che Mirta vive proprio il post Rivoluzione, periodo in cui

se generó en aquel entonces un en-foque del tema de la violencia […] Para decirlo de otra manera, fue un realismo directo. Se censuró, incluso se eliminaban, las antologías donde había un realismo que no fuera di-recto8.

Non tutti quindi, inizialmente, avevano amato i suoi racconti, in cui il fantasti-co si mesfantasti-cola al reale.

Falsos Documentos, pubblicato nel 2005, le fa di nuovo vincere il “Premio de la Crítica” per il modo naturale in cui riesce a descrivere il mondo di ognuno, privato o pubblico che sia, per la confluenza tra reale e surreale, per saper raccontare con spontaneità. In questa raccolta troviamo alcuni racconti come “Nadie llama de la selva”, “Nada salvo el aire”, “Versión original” e “Como Enoch Soames” che ritroveremo nel libro di racconti El Búfalo ciego pubbli-cato nel 2008, della cui prova di traduzione mi occuperò nel corso di questa tesi. Storie, queste della raccolta Falsos Documentos, “mentirosas pero pre-tendidamente serias” perché dietro c’è uno studio storiografico complesso che va a “replantear la historia de la literatura, las reglas de la lógica y la ética desde Aristóteles hasta hoy, y tal vez a echar abajo toda la cultura occidental”9.

7 Mirta Yáñez, Narraciones incompletas e desordenadas, Editorial Letras Cubanas, La Ha-bana, 1997, p. 8.

8 Barbara D. Riess, ¿Dónde están las mujeres? in “Mester”, vol. 27, Arizona, 1998, p.142.

9 Mirta Yáñez, Versión Original in “Falsos Documentos”, Editorial Unión, La Habana, 2005, pp. 14-15.

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La narrativa

Per quanto riguarda la narrativa, ricordiamo La Hora de los mameyes pubbl-cato nel 1983, nonostante la scrittrice l’avesse scritta all’età di vent’anni, e Sangra por la herida pubblicato nel 2010.

La narrazione del primo romanzo, in prima ed in terza persona, ricopre un lungo periodo storico che va all’incirca dal 1909 al 1959, anno che segna la fine degli eventi per l’avvento della Rivoluzione. La storia è quella del popolo cubano e dei problemi a cui è sottoposto: la povertà, la violenza e l’ingiusti-zia.

Il romanzo è prettamente cubano, a parlare e ad agire sono i cubani, la lin-gua usata è proprio il cubano e sono evidenziate le lotte di classe, dei sessi e l’oppressione delle donne. Ciò nonostante, la scrittrice non ama parlare di quest’opera perché non la ritiene più confacente alla propria evoluzione let-teraria. Crede sia un romanzo un po’ troppo scontato, scritto da una giovane influenzata, durante il percorso universitario, dal modo di scrivere di García Márquez tanto che oggi le fa dire: “es más García Márquez que yo”.

Nonostante tutto, del romanzo non rinnega il linguaggio, il senso dell’umori-smo e il fatto che sia riuscita a parlare di avvenimenti storici in modo inge-gnoso.

Sangra por la herida, diversamente da La Hora de los Mameyes, è un ro-manzo attuale che illustra, attraverso la voce di sei personaggi, la Cuba degli anni Novanta. Anni che furono caratterizzati “da una forte crisi economica e da un diffuso disordine sociale posteriori alla dissoluzione dell’Unione Sovie-tica e alla consequenziale sospensione di aiuti alimentari ed energetici da parte degli ex paesi socialisti”10 e che favorirono la creazione di narrazioni, molto simili tra loro, incentrate sulla ricomparsa della prostituzione e sul dila-gare delle droghe pesanti. Filone narrativo da cui Mirta Yáñez si distacca per provare a raccontare una storia diversa, i cui protagonisti sono dei personag-gi adulti, che hanno perso quella freschezza che solo i personag-giovani possiedono. La loro vita adesso appare piena di frustrazioni e di rimorsi e tutti condivido-no la stessa perdita, il suicidio di una ex compagna di classe.

Sangra por la herida non è da leggere come una narrazione di testimonian-za, né da intendersi come portatrice di un messaggio. L’autrice vuole solo

10 Irina Bajini, Mirta Yáñez e L’Avana che muore in “Ostinata Ferita”, Oèdipus, Solofra, 2014, p. 5.

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farci osservare, tramite i ricordi dei personaggi, un’Avana che muore lenta-mente.

I saggi

Tra i saggi ricordiamo: La narrativa romántica en Latinoamérica del 1990, che le ha fatto ottenere il “Premio de la Crítica”, Cubanas a capítulo del 2000 (una raccolta di vari lavori la cui preoccupazione comune è la donna), El ma-tadero: un modelo para desarmar del 2005 e Cubanas a capítulo: segunda temporada del 2009.

Le antologie

Mirta Yáñez ha anche lavorato ad alcune antologie come Estatuas de sal del 1996 e Álbum de poetistas cubanas del 1997.

Estatuas de sal è un’opera molto importante e interessante perché è la rac-colta delle voci di tutte le scrittrici cubane dimenticate, sconosciute o che non risiedevano a Cuba da tempo. Sono presenti addirittura scrittrici della dia-spora11. A Cuba, infatti, dopo il 1959, anno della Rivoluzione, molti scrittori decisero di emigrare nel Nord America, specialmente a Miami, per sfuggire alle tensioni e alle imposizioni culturali del periodo. Quindici anni dopo la vit-toria della Rivoluzione, più di mezzo milione di cubani aveva deciso di andar-sene. Tra questi ricordiamo: Lydia Cabrera, José Sánchez Boudy, René Vá-zquez Díaz, ecc.

Estatuas de Sal è un’opera di riscatto sociale che vuole far ricordare ai letto-ri, alla gente, che le donne hanno sempre scritto, hanno provato a far sentire la propria voce ma sono state messe da parte a causa di una corrente lette-raria prettamente e fortemente maschilista.

Se prima della fine degli anni Ottanta non si parla della scrittura femminile, in seguito, grazie a Mirta Yáñez e ad altre donne come Susana Montero

Sán-11 Per diaspora si intende la dispersione in varie parti del mondo di un popolo costretto ad abbandonare la sua sede di origine. Qui, il termine è strettamente legato agli avvenimenti che si susseguiranno a Cuba, a partire dagli anni Settanta, a causa delle decisioni drastiche intraprese dal governo castrista.

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chez12 e Luisa Campuzano13, si inizia a parlare “a voce alta” di queste donne dimenticate e delle loro opere.

Mirta Yáñez continua a vivere all’Avana, città che ama profondamente, nella sua casa di Cojímar.

1.2 Mirta Yáñez, scrittrice femminista a Cuba

Mirta Yáñez inizia a scrivere i racconti e le poesie, come ho detto in prece-denza, in età giovanile e prosegue nella loro stesura anche quando inizia a insegnare Letterature Ispano americane presso l’Università dell’Avana nel 1982. In quegli anni la scrittrice dedica buona parte del suo tempo alla crea-zione narrativa dei suoi testi, intrisi di “cubanità” e tradicrea-zione e, allo stesso tempo, allo studio dei testi degli Aztechi, dei Maya e degli Inca, reputando la conoscenza dei loro testi alla base delle radici di ogni ispano-americano. Nel 1987 si reca in Messico per una conferenza organizzata dal PIEM (Pro-grama Interdisciplinario de Estudios de la Mujer) e lì, durante l’incontro, la sua amata amica Elena Urrutia14 la mette di fronte a un problema: la totale mancanza di informazione sulla letteratura cubana scritta da donne, l’assen-za della figura femminile nelle riviste, nelle giurie, negli eventi internazionali e soprattutto la mancanza del punto di vista femminile all’interno di molte opere pubblicate fino a quel momento a Cuba. Nonostante i progressi fatti in campo giuridico (la parità dei sessi), le donne sembrano essere totalmente assenti dal panorama letterario e artistico di Cuba.

Grazie a questo incontro, la Yáñez prende coscienza del fatto che a Cuba ci sia bisogno di un cambiamento, di fare un passo avanti guardando però al passato, andando cioè a ricercare le voci ormai sepolte di tutte quelle donne che hanno scritto a Cuba e per Cuba e che sono state volutamente dimenti-cate a causa dell’atmosfera machista che si respira nel paese a partire dagli

12 Susana Montero Sánchez è stata una specialista degli Studi di Genere presso il “Colegio de México” e ha insegnato presso l'“Instituto de Literatura y Lingüística” in Messico.

13 Luisa Campuzano è stata professoressa titolare della Facoltà di Arti e lettere dell’Univer-sità dell’Avana. Ha fondato il “Programa de Estudios de la Mujer de la Casa de las Améri-cas”. Dal 1998 dirige la rivista Revolución y Cultura. E’ membro dell’Unión de Escritores y

Artistas de Cuba dal 1984 e di altre importanti associazioni.

14 María Elena Lazo de Mendlzábal, meglio conosciuta come Elena Urrutia (1932-2015) è stata giornalista, scrittrice e accademica, pioniera del femminismo e degli studi di genere in Messico. E’ stata inoltre la fondatrice del «Programa Interdisciplinario de Estudios de la Mu-jer (PIEM)» nel Colegio de México.

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anni della Rivoluzione. Per quale motivo? Per dare finalmente una prova tangibile ai letterati, ai giudici delle giurie, agli scrittori, agli uomini di lettere, dell’esistenza di scrittrici valide che hanno creato opere narrative fin dai tem-pi tem-più remoti e che sono state messe da parte.

La Yáñez inizia a riflettere su questo problema e a lavorare ad alcuni raccon-ti e quando una sua amica, Alessandra Riccio15, le fa notare che in alcune delle sue opere non è approfondito il punto di vista femminile e in altre man-ca totalmente, Mirta Yáñez le fa leggere il racconto inedito “El Búfalo Ciego” in cui si scorge fin da subito che la voce narrante è quella di una donna che ci fa vedere attraverso i suoi occhi il mondo circostante. Per la scrittrice, però, non è importante dichiarare esplicitamente che il narratore della storia sia una donna:

no creo que exista un modo fe -menino de escribir. Se escribe como lo que se es16

L’importante è cercare di scrivere in modo tale da far capire al lettore che a parlare, molto spesso, è una donna. Senza bisogno di esplicitarlo, senza troppi artifici, cercando solo di esprimere quello che si ha dentro in modo na-turale e di far trasparire il proprio pensiero:

Mi punto de vista es el de una intelectual feminista. Espero que eso trascienda de manera neutral sin fundamentalismos17.

E ancora:

[…] casi todos los cuentos son de personajes femeninos y con un pun-to de vista femenino. Pero tampoco amarrándome a eso, es decir, sin fa-natismo. No creo que debamos co-meter el error machista de que

15 Alessandra Riccio, ispanista, traduttrice, saggista, si occupa di studi culturali, post-colo-niali e di genere. E’ professoressa associata di Lingua e Letterature Ispano-americane pres-so la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.

16 Helen Hernández Hormilla, También hay de todo en la viña de las señoras sul blog “Cu-banabooks”, 1 Novembre 2009, L'Avana [consultato il 22 marzo 2018].

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“nada más el punto de vista tiene que ser masculino”, o sea el inver-so18.

Femminismo per Mirta Yáñez è una presa di posizione che non deve sfo -ciare in un estremismo. Femminismo è schierarsi contro chi non dà peso a questa parola o se ne vergogna sminuendo tutto il lavoro, le lotte che hanno fatto tante donne nel corso dei secoli:

Hace un tiempo atrás me parecía pretencioso de mi parte considerar-me feminista ya que eso implicaba conocimientos más profundos sobre el tema. Pero cuando empecé a no-tar que algunas escritoras y acadé-micas se avergonzaban de ser nom-bradas como tales, o se usaba la palabra de un modo peyorativo, in-cluso por parte de algunos que, cuando uno les pide definir el con-cepto ni siquiera saben de qué se trata… pues con orgullo y militancia me declaro feminista 19

Femminismo è riscattare dall’oblio le voci delle donne che hanno combattu-to per dare la possibilità alle generazioni successive di avere uno spazio pro-prio, di ottenere diritti nel campo letterario. Donne che sono state messe in silenzio per anni.

Mirta Yáñez non vuole più tenerle al margine ed essere messa lei stessa al margine. In un’intervista racconta infatti che le impedirono di entrare nell’I-CAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos), uno dei suoi più grandi sogni, come editrice per dubbiosa moralità, nonostante fosse allo-ra professoressa all’Università dell’Avana.

La Yáñez si rende conto che nonostante si dichiarino a gran voce i passi avanti fatti nei confronti delle donne, la verità è un’altra. La verità è che nei direttivi, nelle giurie, nei congressi, nelle antologie, nelle attività culturali

18 Barbara D. Riess, ¿Dónde están las mujeres? in “Mester”, vol. 27, Arizona, 1998, p.145. 19 Ivi, p.146.

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manca la presenza di una donna, che i romanzi pubblicati finora portano solo firme maschili, che i premi finora sono stati vinti da uomini.

Aggiunge così in un’intervista:

[…] dentro de Cuba […] hay dos discursos, dos situaciones paralelas, dos mundos que aparentemente se contradicen y al mismo tiempo se van complementando. Yo creo que esto es lo ocurrido con la mujer: no solamente dos discursos, sino dos realidades. Uno, en donde la mujer es aceptada, tiene poder, leyes que la respaldan y participación. Parale-lamente, hay un discurso anacrónico donde la mujer está subordinada, no tiene ningún poder, donde no es ele-gible, donde al menor inconveniente es la primera que sale, donde tiene que ser la mejor para poder estar donde están un montón de medio-cres hombres20.

C’è bisogno di una rivoluzione, di un capovolgimento radicale. Una rivoluzio-ne che non abbia bisogno di armi, in cui non siano rivoluzio-necessari spargimenti di sangue ma che necessiti di voci femminili pronte a battersi per i diritti che spettano loro. Si deve dimostrare che ci sono state donne che hanno prova-to a cambiare le cose con la loro scrittura ma di cui nessuno, negli anni No-vanta, conosce i nomi.

E’ questo il femminismo per Mirta Yáñez: battersi in modo concreto per otte-nere dei risultati a favore delle donne, in questo caso in campo letterario, per far sì che la donna venga considerata sullo stesso piano dell’uomo.

E nonostante il definirsi una scrittrice tutta al femminile le causi qualche antipatia nei ranghi alti, tutti al maschile, a lei va bene così. Preferisce non avere l'appoggio di tutti piuttosto che accettare in silenzio il destino non solo suo, ma di tutte:

Prefiero resultar incómoda. A veces eso me ha impedido cumplir con

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gún sueño, como el de dirigr una re-vista, pero es el precio que hay que pagar por tener una voz indepen-diente21.

Inizia così il lavoro di “riscoperta”, ma allo stesso tempo di denuncia, delle voci dimenticate, insieme a Marilyn Bobes22, che dura molti anni tra ricerche e interviste, il cui risultato sarà l’antologia Estatuas de sal del 1996, pubblica-ta grazie all’appoggio di Abel Prieto23 che a quel tempo era presidente dell’U-NEAC.

Opera importantissima che ha fatto ottenere per la prima volta nella storia culturale di Cuba la partecipazione delle donne nelle giurie letterarie e che ha fatto sì che da quel momento in poi non si sarebbe potuto far a meno di parlare del femminismo, termine da sempre evitato, usato in modo dispregia-tivo da molte sue colleghe o, addirittura, usato per farsi pubblicità e riuscire a vendere i propri libri convertendolo, usando le parole della Yáñez, en un me-canismo de lucro.

Grazie all’impegno di Mirta, di Marilyn Bobes e di alcune donne come Luisa Campuzano o Aida Bahr24, oggi sono stati raggiunti dei risultati tangibili: esi-ste una Cattedra di Genere nell’Università dell’Avana; vengono organizzati molti congressi nella Casa de las Américas; si sono iniziati a pubblicare rac-conti e poesie sulle donne, scritti da donne, nella collezione Mariposa della casa editrice Oriente; sono stati vinti premi uno dopo l’altro. Adesso, come dice la Yáñez

No es fácil dejarnos fuera, cuando nos dejan fuera, como ocurre algu-nas veces, cuando quedamos fuera ya se nota que no estamos, y yo creo que eso ya es importante. […] Ahora brillamos por nuestra ausen-cia.25

21 Mirta Yáñez, Cubanas a capítulo - segunda temporada, Editorial Letras Cubanas, La Ha-bana, 2012, p. 137.

22 Marilyn Bobes è giornalista, poetessa, critica e scrittrice cubana. Nelle sue opere, il sog-getto principale è la donna. A questo proposito è importante ricordare l’opera En Alguien

está escribiendo su ternura, un omaggio ad alcune donne che secondo la scrittrice hanno

dato un contributo importante alla letteratura cubana.

23 Abel Prieto è scrittore, professore e politico. E’ stato Ministro della Cultura della Repub-blica di Cuba e adesso è deputato nella “Asamblea Nacional del Poder Popular”.

24 Aida Bahr è narratrice, critica, saggista e sceneggiatrice cubana.

25 Mirta Yáñez, Cubanas a capítulo - segunda temporada, Editorial Letras Cubanas, La Ha-bana, 2012, p.141.

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Capitolo 2. Excursus storico-letterario

Credo sia necessario contestualizzare storicamente e culturalmente la situa-zione in cui Cuba si trova negli anni in cui nasce e si forma Mirta Yáñez, tendo dal periodo della Rivoluzione e dagli anni degli aiuti economici da par-te dell’Urss, per poi arrivare a toccare la crisi economica degli anni del “Pe-riodo Especial”.

All’interno di questo elaborato inserirò poi una breve panoramica del percor-so della donna cubana all’interno della percor-società a partire dall’epoca coloniale spagnola, cioè dal XVI secolo, fino ad arrivare agli anni della Rivoluzione, che furono anni di grandi cambiamenti a livello sociale in ambito femminile. Inoltre, vorrei inserire un breve riepilogo del cammino percorso dalle scrittrici cubane, sottolineando l’assenza di voci femminili nei congressi, nelle giurie, nei premi e mettendo in evidenza il lavoro che Mirta Yáñez ha portato avanti negli anni.

2.1 Dalla Rivoluzione ai giorni nostri

2.1.1 Gli anni Sessanta

Il primo gennaio 1959 viene annunciata la vittoria della Rivoluzione. Fidel Castro, con l’aiuto dei suoi compagni è riuscito a sconfiggere la dittatura di Batista. L’8 gennaio 1959 a Santiago di Cuba si costituisce un governo prov-visorio con a capo Manuel Urrutia Lleó26. Le prime misure adottate dal nuovo governo sono quelle di eliminare i rappresentanti dei vecchi partiti politici, di destituire i sindaci e i governatori che avevano collaborato con la dittatura di Batista. Vengono creati dei tribunali per giudicare i criminali di guerra e tutti quelli che si erano opposti alla Rivoluzione. Nemmeno un mese dopo, il

Pri-26 Manuel Urrutia Lleó tra il 1949 e il 1953 si oppose alla dittatura di Batista e nel 1953, dopo l’assalto alla caserma Moncada, si unì alla rivoluzione di Castro. Nel 1959 fu designato Presidente della Repubblica ma dopo qualche mese si dimise perché contrario ad alcune politiche adottate dal nuovo governo castrista.

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mo Ministro José Miró Cardona27 rinuncia al suo incarico che viene subito ri-coperto da Fidel Castro in persona.

In meno di un anno vengono promulgate più di millecinquecento leggi per ri -sanare la situazione dell’isola. Tra le misure adottate: l’apertura al pubblico delle spiagge fino ad allora private e la creazione di diecimila aule con l’o-biettivo di rendere universale l’educazione.

La decisione più importante viene promulgata il 17 maggio di quello stesso anno, con la collaborazione di Manuel Urrutia. Si tratta della prima “Ley de Reforma Agraria”, che prevedeva la ridistribuzione delle terre attribuendo le terre che superavano i 402.6 ettari ai contadini che le lavoravano e promuo-vendo di conseguenza la nazionalizzazione dell’economia così da rimuovere le grandi proprietà latifondiste straniere. La legge viene pubblicata sulla Gaz-zetta Ufficiale il 3 giugno 1959.

Anche se Castro ha dalla sua l’appoggio popolare, si creano delle fratture al-l’interno del governo, soprattutto tra lui e Urrutia, motivo per cui si vede co-stretto a lasciare la carica di Primo Ministro. Carica che riassumerà il 26 lu-glio, grazie al grande consenso scaturito dall’approvazione della Riforma Agraria. Chi invece ne rimarrà deluso sarà il comandante Huber Matos28 che infatti rassegnerà la sue dimissioni, denunciando il fatto che la Rivoluzione si stesse avvicinando alle idee comuniste. Castro lo fa arrestare da Camilo Cienfuegos29 condannandolo a vent’anni di prigione.

L’evolversi della situazione a Cuba, soprattutto con l’approvazione della Ri-forma Agraria che causa ingenti perdite alle proprietà straniere, fa allarmare ancora di più il governo degli Stati Uniti che già precedentemente aveva osteggiato la rivoluzione castrista. Per questo motivo, il Presidente allora in carica Eisenhower, prende la decisione di sostenere attivamente i gruppi che

27 José Miró Cardona ricoprì, nei primi due anni della Rivoluzione, la carica di Primo Ministro ma in seguito si oppose al governo castrista perchè aveva assunto una linea comuni -sta.

28 Huber Matos inizialmente in opposizione alla dittatura di Batista, si unisce in seguito alla rivoluzione portata avanti da Castro. Quando il Partito Comunista di Cuba inizia ad avere molta influenza sulle decisioni governative, si dimette. Nel 1959 viene arrestato e nonostan-te molti propendessero per la pena di mornonostan-te, Castro optò per una pena meno severa. Huber Matos viene ritenuto colpevole di tradimento e viene condannato a vent’anni di carcere.

29 Camilo Cienfuegos Gorriarán nel 1955 si unisce alla lotta contro il regime di Batista e in seguito si unisce a Castro che stava organizzando un’azione rivoluzionaria per rovesciare il regime di Batista e nel 1958 viene messo a capo del movimento guerrigliero nella Sierra Maestra. Dopo il trionfo della Rivoluzione viene nominato Capo Supremo dell’esercito rivolu-zionario. Muore misteriosamente il 28 ottobre 1959 in un incidente aereo.

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si opponevano30 al governo di Castro, addestrandoli nella speranza di farlo cadere.

Il popolo cubano non rimane con le mani in mano. Le donne si unisco-no nell’agosto del 1960 nella “Federación de Mujeres Cubanas” e gli uomini nella “Confederación de Trabajadores de Cuba”, in cui prevalevano le idee rivoluzionarie più radicali. Viene inoltre creato il “Comité de Defensa de la Revolución” destinato alla sorveglianza e alla difesa da attività terroristiche e si formano le “Milicias Nacionales Revolucionarias” create dai sindacati e da-gli studenti per addestrare il popolo.

La relazione con gli Stati Uniti è ormai giunta al punto di rottura. Per Wa-shington è inammissibile accettare che un governo latinoamericano abbia tendenze socialiste e nazionaliste. Decide così di applicare misure economi-che per creare turbamento e malessere nel popolo cubano e obbliga le com-pagnie petrolifere nordamericane a non raffinare il petrolio per Cuba.

Nel 1960 il vicepresidente sovietico Anastas Mikojan si reca all’Avana per di-chiarare la disponibilità sovietica ad aiutare Cuba. Tra i due Stati si stabilisce un accordo commerciale grazie al quale Cuba riceve un prestito di cento mi-lioni di dollari e può scambiare imponenti quantitativi di zucchero cubano con una grande fornitura di petrolio sovietico. L’ostilità degli Stati Uniti fa sì che Cuba inizi a nazionalizzare non solo le industrie, ma anche le banche e altre imprese di proprietà privata a Cuba, approvando il decreto di nazionalizza-zione il 29 giugno 1960.

Gli Stati Uniti cercano di isolare Cuba a livello internazionale, contando sul-l’appoggio dei paesi dell’Europa occidentale e sui membri dell’ “Organización de Estados Americanos”. Il 6 luglio 1960 Eisenhower emana un provvedi-mento che riduce drasticamente le importazioni di zucchero da Cuba. Il 7 lu-glio Cuba risponde nazionalizzando tutte le società statunitensi che operano sul suo territorio.

Il 17 ottobre dello stesso anno il presidente Eisenhower riduce ulteriormente i commerci con Cuba. Il 20 ottobre 1960 viene istituito un embargo sulle esportazioni. Oltre al drastico crollo delle importazioni di zucchero, si impone il divieto di ogni tipo di commercio eccetto cibo e medicine.

30 Se in un primo momento gli oppositori erano stati solamente i prigionieri di guerra, suc-cessivamente si iniziarono ad alleare anche i proprietari terrieri che avevano subito qualche perdita per le misure governative, esponenti appartenenti ai vecchi partiti, attivisti cattolici che si spaventavano della piega comunista che stava prendendo la Rivoluzione.

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Il 3 gennaio 1961 Castro chiede di diminuire il personale diplomatico ameri-cano all’Avana. Gli Stati Uniti rispondono troncando le relazioni diplomatiche. John Fitzgerald Kennedy, eletto nuovo Presidente degli Stati Uniti, decide di intraprendere un’azione militare contro il regime di Castro e fa bombardare i principali aeroporti militari dell’isola. Castro proclama il carattere socialista della Rivoluzione: coloro che partecipano al combattimento non lottano solo in difesa della patria e della Rivoluzione ma anche in difesa del socialismo. Il 17 aprile 1961 ha luogo lo sbarco nella Baia dei Porci effettuato da merce-nari pagati dalla CIA. Gli aerei dei rivoluziomerce-nari abbattono quelli mandati dal-la CIA e Castro, a capo dell’ “Ejercito Rebelde”, avanza verso dal-la Baia dei Porci riuscendo in settantadue ore a sconfiggere il tentativo di invasione. I Rivoluzionari hanno resistito ma Washington non cede e proibisce ai norda-mericani di andare a Cuba, preparando l’ “Operación Mangosta” che avreb-be sicuramente danneggiato attacco dopo attacco il governo cubano: il piano infatti prevedeva attacchi terroristici e sabotaggi. Tale Operazione, voluta as-solutamente da Kennedy, mette in atto quasi seimila azioni terroristiche e 716 sabotaggi ad infrastrutture economiche cubane con l’obiettivo di destabi-lizzare il governo di Castro che però non cede alle dure pressioni degli ame-ricani.

Il 7 febbraio 1962 Kennedy amplia le restrizioni commerciali varate prece-dentemente da Eisenhower con il “Proclama 3447”31, imponendo l’embargo su ogni tipo di scambio.

Cuba, sentendosi minacciata, ha bisogno di un aiuto per far fronte a questa situazione e stringe un accordo con l’Unione Sovietica che consente ai Russi di installare batterie di missili nucleari sull’isola.

Scoperta l’installazione, Kennedy annuncia la notizia in televisione dando la colpa di tutto all’Unione Sovietica. Ordina inoltre un blocco navale camuffan-dolo per una quarantena che serviva per prevenire ulteriori consegne di ma-teriale militare.

L’unione Sovietica scende a patti con gli Stati Uniti garantendo il ritiro dei missili dall’isola in cambio del ritiro dei missili dalla Turchia da parte degli Stati Uniti.

Il 20 novembre 1962 la quarantena navale viene interrotta ma Washington intensifica le sanzioni contro Cuba, congela i conti bancari che il governo

cu-31 Il “Proclama 3447” faceva riferimento all’ottavo “Meeting of Consultation of Ministers of Foreign Affairs” dell’OAS.

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bano aveva nelle banche americane e proibisce il trasporto di merci statuni-tensi su navi straniere che avessero fatto tappa nei porti cubani.

Nonostante tutto la Rivoluzione aveva resistito.

Educazione

Una delle prime azioni del governo castrista fu dedicata all’educazione sco-lastica del popolo cubano. Castro voleva sconfiggere l’analfabetismo dila-gante sull’isola. Nel settembre del 1960 si iniziano a gettare le basi per la creazione di una campagna di alfabetizzazione che, in meno di un anno, ot-terrà un grande successo. Il 22 dicembre 1961 infatti Cuba verrà dichiarata come Territorio Libre de Analfabetismo. Si passerà da un 23.9% di analfabe-tismo a un 3.9%. L’anno 1961 viene designato e ricordato come “Año de la Educación”.

La Campagna di Alfabetizzazione viene coordinata dal Ministero dell’Educa-zione che crea la “Comisión Nacional de Alfabetización y Educación Funda-mental” il cui compito è formare gratuitamente insegnanti competenti che a loro volta devono educare, sempre gratuitamente, il popolo. L’accesso all’e-ducazione è infatti un diritto del popolo cubano.

Si iniziano a creare spazi idonei per l’insegnamento, soprattutto nelle aree rurali. Già nel 1959 il governo aveva creato diecimila aule. Adesso anche le vecchie caserme, come nella città di Santa Clara, vengono trasformate in aule destinate all’insegnamento.

Vengono preparati migliaia di maestri che si offrono volontari per andare a insegnare nei luoghi più sperduti dell’isola, la maggior parte dei quali saran-no donne tra i tredici e i diciotto anni.

Il 22 dicembre 1961, vengono alfabetizzate gratuitamente 707.212 persone.

Politica culturale

Il secolo antecedente la Rivoluzione per gli artisti, i letterati, gli intellettuali fu un periodo buio per la totale mancanza di considerazione da parte del gover-no in carica e delle istituzioni. Mancava un pubblico di lettori, mancava un si-stema editoriale, mancavano sovvenzioni per la stampa delle loro opere e

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soprattutto mancavano organi che le diffondessero sia a livello nazionale che internazionale.

La speranza di un cambiamento in campo letterario arriva con le idee portate avanti dalla Rivoluzione, per questo motivo la classe intellettuale aderisce alla lotta castrista, sostenendola con forza.

Quando le idee di Castro e dei suoi fedeli compagni vincono, a Cuba inizia-no a farsi dei grandi passi avanti: uinizia-no dei più importanti è proprio la Campa-gna di Alfabetizzazione, di cui si è parlato nel paragrafo precedente. Inoltre si fondano riviste, vengono create case editoriali che sostengono la diffusio-ne delle opere letterarie e vengono istituiti concorsi di scrittura e premi. La prima casa editrice viene fondata nel 1962 con il nome di “Editorial Nacional de Cuba”, in seguito sorgono “Ediciones Revolucionarias” nel 1965, dedicata sempre all’editoria, e l’ “Instituto Cubano del Libro” nel 1967.

Un importante organo di diffusione, nei primi anni, fu “Lunes de Revolución”, supplemento della rivista “Revolución”, organo ufficiale del “Movimiento 26 de Julio”32, che fece conoscere le opere degli autori cubani. Inoltre pubblicò articoli sulla danza, sul cinema, sulla pittura e sulla musica.

Il 28 Aprile 1959 venne fondata dal governo rivoluzionario “Casa de las Américas”, un’istituzione che aveva il compito di realizzare attività letterarie per promuovere nuovi talenti e per ampliare i rapporti con i paesi dell’Ameri-ca Latina e con il resto del mondo:

desde 1959 ha premiado a un gran número de jóvenes que hoy se encuentran entre las figuras más relevantes de la literatura la-tinoamericana y del Caribe, y les ha dado la oportunidad de publi-cación así como facilitado el reco-nocimiento en su propios países de nacimiento. 33

32 Il “Movimiento 26 de Julio”, che prende il nome dalla data dell’assalto alla Caserma

Mon-cada, fu un’organizzazione paramilitare il cui obiettivo era quello di proseguire la lotta rivolu-zionaria contro la dittatura batistiana. Tale organizzazione, con più di 3000 uomini al segui-to, venne creata nel 1955 e vide la partecipazione di Che Guevara e Cienfuegos, oltre a quella del fondatore Castro.

33 José Antonio Portuondo, Historia de la Literatura Cubana - tomo III, Editorial Letras

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Quando i governi dell’America Latina interruppero i rapporti con Cuba, “Casa de las Américas” impedì che le relazioni di Cuba con il resto del continente si spezzassero definitivamente.

I capisaldi di questa politica culturale, portata avanti da Castro, si trovano contenuti nelle sue “Palabras a los intelectuales” pronunciate il 16, il 23 e il 30 giugno del 1961.

Il lungo discorso, passato alla storia per la sua importanza, metteva in chiaro agli scrittori, ai poeti, agli artisti, agli intellettuali quale fosse il loro ruolo nella società cubana rivoluzionaria e quale fosse il loro compito:

 El derecho a la libertad de expre sión, tanto en la forma como en el contenido;

 El deber revolucionario de esti-mular tanto la creación artística como la comprensión de la mi-sma;

 El carácter constructivo de la críti-ca revolucionaria;

 El deber revolucionario de crear las condiciones que permitan el desarrollo de toda tendencia artí-stica, literaria, científica o de cual-quier orden;

 La necesidad de que los artistas se esfuercen por hacer llegar su arte al pueblo, sin menoscabo de la calidad estética de sus expre-siones.34

Nell’agosto del 1961 si costituisce il “Primer Congreso Nacional de Escrito-res y Artistas de Cuba” e per la prima volta a Cuba si istituiscono i premi “UNEAC” e “David”.

Se per molti versi la politica di Castro ha apportato netti miglioramenti nel-l’ambito culturale di Cuba favorendone lo sviluppo, per altri ha creato una grande spaccatura all’interno della società per il carattere di censura che si è

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andato creando poco a poco e che ha costretto molti scrittori e artisti a fuggi-re dall’isola. Infatti, a causa dei tesi rapporti con gli Stati Uniti, e soprattutto a causa del blocco creato da questi, Castro ritenne opportuno che gli scrittori dovessero trattare temi riguardanti la Rivoluzione. Questo, per far sì che il popolo rimanesse unito senza lasciarsi scoraggiare dall’isolamento al quale erano stati sottoposti. Al riguardo, famosa la frase pronunciata durante il di-scorso agli intellettuali:

Dentro de la Revolución, todo : contra la Revolución, nada.35

Dal 1959 la letteratura riguardante il “problema de la tierra” (che fino a quel momento era stato uno dei temi maggiormente trattati dai cubani) verrà su-perata da una letteratura che prenderà il nome di “novela de la Revolución” orientata all’esaltazione di gesta eroiche da parte dei combattenti rivoluzio-nari che avevano spazzato il regime batistiano e volta a denunciare “los ma-les sociama-les”36 dei tempi precedenti la Rivoluzione. La prima opera cubana considerata l’iniziatrice di questo processo è: El sol a plomo di Humberto Arenal che sarà una vera e propria opera propagandistica a favore della lotta rivoluzionaria grazie anche all’uso di uno stile diretto molto simile a quello della cronaca giornalistica.

A continuare questo filone narrativo: Soler Puig con Bertillón 166 che vinse per la prima volta il “Premio Casa de las América” nel gennaio del 1960; Daura Olema con Maestra voluntaria, anch’essa vincitrice del “Premio de Novela Casa de las Américas” nel 1962; Ezequiel Vieta con Vivir en Can-donga, che gli fece ottenere il “Premio Nacional de novela de la UNEAC”. Nelle opere letterarie della fine degli anni Sessanta gli scrittori manifestano la voglia di ricercare nuove forme letterarie per ricreare la realtà e cercano di introdurre nelle loro opere problematiche personali all’interno dello sviluppo della società.

35 Fidel Castro, Palabras a los intelectuales in “Política cultural”, La Habana, Editorial Cien-cias Sociales, 1977, p.44

36 Rogelio Rodríguez Coronel, La novela de la Revolución cubana, Editorial Letras Cuba-nas, Cuba, 1986, p.149

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Chi rimane e chi va

A causa della dura linea adottata pian piano dal governo castrista, soprat-tutto nel campo letterario, molti intellettuali decisero di andare via dall’isola perché non si sentivano liberi di potersi esprimere e perché chiunque avesse scritto opere reputate non consone sarebbe stato perseguitato.

Tra gli intellettuali rimasti a Cuba ricordiamo Alejo Carpentier, nato nel 1904 a Losanna da madre russa e padre francese, fu uno dei più grandi narratori cubani. Visse molti anni all’estero prima della rivoluzione castrista frequen-tando i café letterari di Parigi. Si appassionò al mondo della cultura afro cu-bana e del folklore. Fu definito come il fondatore della corrente estetica del “real maravilloso”, termine che stava ad indicare le contraddizioni della sto-ria, la natura straordinaria della vita e degli eventi, il folklore. Tutto ciò si può riscontrare in una delle sue maggiori opere: El reino de este mundo (1949). Altre opere importanti sono ¡Ecue-yamba-O! (1933), El recurso del método (1974), La consagración de la primavera (1979).

Alejo Carpentier rimase sempre fedele al governo castrista e ricevette per questo motivo diversi incarichi diplomatici.

Altra figura di spicco José Lezama Lima, nato nel 1910 all’Avana, fu un im-portante esponente della cultura cubana. Nel corso della sua carriera di scrittore si dedicò soprattutto alla poesia e al saggio, ma divenne famoso so-prattutto per la sua opera narrativa Paradiso pubblicata nel 1966.

Partecipò in modo attivo alla lotta contro la dittatura di Machado e fondò al-cune riviste come “Verbum”, “Espuela de Plata” e “Orígenes”. Dopo la vitto-ria della Rivoluzione venne nominato da Fidel Castro direttore della sezione letteraria del Consiglio Nazionale della Cultura e nel 1963 divenne vicepresi-dente dell’UNEAC.

Virgilio Piñera Llera, nato nel 1912 a Cárdenas fu uno degli autori più origi-nali della letteratura cubana. Fondò e diresse la rivista “Poeta” nel 1942 e collaborò alle riviste “Orígenes”, “Lunes de Revolución” e “Unión”. Nel 1941 pubblicò la sua prima raccolta poetica: Las furias e nel 1944 pubblicò Poesía y prosa in cui riunì i suoi testi più importanti.

Dopo la vittoria di Castro, collaborando con alcune riviste rivoluzionarie, il suo stile diventerà più aggressivo e caratterizzerà i suoi successivi testi.

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Nel 1968 ricevette il “Premio Casa de las Américas” per la sua opera teatrale Dos viejos pánicos.

Tra gli intellettuali che andarono via una menzione particolare la merita lo scrittore Cabrera Infante, uno dei personaggi più controversi della letteratura cubana. Se in un primo momento Infante si schiera a favore delle idee pro-mosse dalla Rivoluzione, successivamente se ne discosta perché queste im-pedivano ai cittadini di esprimersi liberamente, soprattutto a coloro che ave-vano creduto nel cambiamento. Importante a questo proposito l’opera Mea Cuba, una raccolta di scritti polemici nei confronti del regime.

Cabrera Infante nasce all’Avana nel 1941 sotto la dittatura di Batista e cre-sce sotto l’influenza di due genitori comunisti attivi e contrari al regime ditta-toriale. Per questo motivo, una delle sue prime decisioni sarà quella di schie-rarsi dalla parte della Rivoluzione di Castro per rovesciare Batista.

Purtroppo per Cabrera Infante e molti altri scrittori, le idee di Castro si rivela-rono diverse dal programma di partenza. Se in un primo momento Castro aveva decantato una certa libertà letteraria, successivamente questo non accadde anzi, il nuovo leader si vide costretto a censurare molte opere non in linea con il pensiero rivoluzionario. Cabrera Infante subì in prima persona la censura, infatti la sua opera più famosa Vista del amanecer en el Tropico, l'attuale Tres Tristes Tigres, dovette subire quattro censure prima di essere pubblicata. Con una scusa venne allontanato da Cuba e visse sempre lonta-no dalla sua isola e dai suoi affetti.

Tra le sue opere ricordiamo: Tres Tristes Tigres (1965), La Habana para un infante difunto (1979) e Holy Smoke (1985).

Tra gli scrittori in esilio ricordiamo anche Severo Sarduy che venne etichetta-to come “contrarrevolucionario” perché non volle etichetta-tornare a Cuba quando il governo chiese agli studenti di tornare in patria.

Sarduy nacque nel 1937 a Camagüey, Cuba, ma nel 1959 si trasferì all’Ava-na, dove era già conosciuto come poeta. Aderì alle idee rivoluzionarie e col-laborò con alcune riviste tra cui “Lunes de Revolución”, allora diretta da Ca-brera Infante. Poco dopo si trasferì a Parigi dove rimase fino al giorno della sua morte non gradendo l’evoluzione che ebbero le idee rivoluzionarie, so-prattutto per quanto riguardò il trattamento dell’omosessualità..

Tra le sue opere più importanti ricordiamo: De dónde son los cantantes (1967), Escrito sobre un cuerpo (1969), Cobra (1972) e Barroco (1975).

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2.1.2 Gli anni Settanta

Nel 1970 Castro elabora un piano per rendere Cuba autosufficiente econo-micamente ma fallisce. Secondo i suoi progetti Cuba avrebbe dovuto produr-re dieci milioni di tonnellate di zucchero, riducendo così la dipendenza dal-l’URSS, ma riuscì a produrne otto milioni e mezzo. Questo episodio critico spinse Castro a cambiare politica e ad ammettere il suo errore di calcolo. Il primo passo è quindi quello dell’istituzionalizzazione della rivoluzione, cioè la creazione di un modello politico che si basava su quello dei paesi sociali-sti. Castro concede il ruolo più importante al movimento sindacale come da tradizione leninista.

Vengono introdotte le elezioni dirette e segrete nel “XIII Congreso de la Cen-tral de Trabajadores de Cuba” durante il quale ci si concentra sui requisiti di produzione, sugli incentivi e su altre attività che potessero favorire la produt-tività.

I sindacati si occupavano anche della salvaguardia delle condizioni di lavoro degli operai mentre la “Federación de Mujeres Cubanas” (1974) si occupava di mettere in risalto la disuguaglianza che esisteva tra uomini e donne, pre-occupandosi di tutelarle.

Anche l’apparato statale viene rinnovato e vengono creati nuovi organi come il “Ministerio de Marina y Puertos” e per la prima volta le autorità dei comuni e delle province diventano soggette a elezioni popolari.

Tutte queste misure convergono nella celebrazione del primo congresso del Partito Comunista nel 1975, al quale si erano già affiliati 200.000 militanti, adeguandolo allo standard delle organizzazioni socialiste dell’Europa.

Nel 1976 viene promulgata una nuova Costituzione che concentrava i poteri in una “Asamblea Nacional”, che fungeva da organo legislativo. Le elezioni si sarebbero dovute tenere ogni cinque anni e la popolazione avrebbe dovu-to scegliere dei candidati che, diversamente dal modello sovietico, non era-no scelti dal Partito.

Il 2 dicembre 1976 viene eletto come presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri Fidel Castro.

Per quanto riguarda il piano economico, nel 1972 Cuba entra nel “Consejo de Ayuda Mutua Económica”, conosciuto come COMECON37, a causa del

37 Il COMECON è la sigla con cui in Occidente era noto il consiglio per la mutua assistenza economica, istituito a Mosca nel gennaio 1949 tra URSS, Polonia, Cecoslovacchia,

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Unghe-deficit causato dalla mancata produzione dei dieci milioni di tonnellate di zucchero che Castro si era imposto di produrre, cercando di ridurre le divi-sioni sociali.

Tra il 1973 e il 1975 si fanno dei progressi sul piano economico, i prezzi del-lo zucchero infatti raggiungono la quota più alta del XX secodel-lo, soddisfacen-do la soddisfacen-domanda di occupazione nel monsoddisfacen-do lavorativo e questo consente un netto miglioramento della vita del popolo cubano.

Dopo il 1976 vengono aperti più di 200 musei, le biblioteche pubbliche si raddoppiano, viene fondato il “Festival del Nuevo Cine Latinoamericano” e si fanno ancora progressi in ambito artistico-letterario. Ma nonostante le misure positive a livello culturale intraprese dal governo cubano, la verità è un’altra: non si è liberi di pensare e dire ciò che si vuole.

Il “quinquenio gris”

I primi anni del 1970 prendono il nome di “quinquenio gris” (denominati così dallo scrittore e giornalista Ambrosio Fornet) che stava ad indicare un perio-do grigio, buio per la letteratura cubana. Questa, lontana da ciò che era stata nei primi anni della Rivoluzione, adesso doveva rispondere ad uno scopo di-dattico ben preciso, secondo cui l’eroe rivoluzionario (il protagonista) si con-trapponeva al malvagio capitalista. Per fare ciò si tendeva a mettere in risal-to due eventi che avevano segnarisal-to la srisal-toria cubana: gli avvenimenti di “Pla-ya Girón” e la “Lucha Contra Bandidos”.

In questa modalità letteraria, che doveva ostentare un tono epico e aggressi-vo, si sottolineava non tanto il mondo interiore del protagonista quanto la funzione del personaggio all’interno della società rivoluzionaria e uno degli esponenti che meglio esaltarono la produzione di letteratura epica fu Alejo Carpentier.

Parallelamente a questo tipo di letteratura, si sviluppa un altro filone narrati-vo, quello del romanzo poliziesco. Mai a Cuba si era affrontato questo

gene-ria, Romania e Bulgaria. In seguito vi aderirono l’Albania, la Repubblica Democratica Tede-sca, la Mongolia, la Iugoslavia, Cuba e il Vietnam. Il COMECON fu concepito come risposta al piano Marshall. Negli anni 1950 e 1960 le principali attività furono la divisione internazio-nale del lavoro, lo sviluppo dei rapporti economici e commerciali fra tutti i paesi, lo sviluppo dell’agricoltura, gli accordi per la chimica e per i trasporti marittimi, la creazione della Banca internazionale per la cooperazione economica.

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re narrativo, infatti gli artisti si rifanno ai modelli inglesi e nordamericani per eccellenza: Conan Doyle, Agatha Christie e John Dickson. Ma a differenza dei personaggi inglesi e nordamericani, quelli cubani appartengono a dei corpi di polizia e non risolvono i crimini grazie alla loro astuzia e audacia ma grazie alle organizzazioni politiche come i Comitati di Difesa della Rivoluzio-ne, così l’indagine si trasforma in uno sforzo collettivo diretto al ripristino del-l’ordine sociale. L’opera che inaugura questo genere è: Enigma para un do-mingo di Ignacio Cárdenas Acuña che getterà le basi per le successive pro-duzioni. Nei cinema sbancano film polizieschi come: El hombre de Maisincú, Ustedes tienen la palabra e Patty-Candela; in televisione serie come: Sector 40, Móvil 8 e En silencio ha tenido que ser.

In questo primo quinquennio del 1970 vengono emarginati molti scrittori per-ché considerati una “scoria” della società capitalista in contrasto con le idee della Rivoluzione. Furono anni critici per tutti coloro che la pensavano diver-samente da Castro e che non si rivedevano nelle scelte politiche e culturali del governo. I cittadini non erano liberi di esprimere un pensiero che non fos-se a favore della Rivoluzione o legato a questa e ciò che non aveva a che fare con questa, veniva eliminato o censurato, come successe per esempio con l’opera Tres tristes tigres di Cabrera Infante o per alcune riviste come “Pensamiento Crítico” e “Criterios”.

Un caso eclatante, nel 1971, fu quello del poeta Herberto Padilla, che venne costretto ad auto-criticarsi pubblicamente davanti alla commissione dell’U-NEAC poiché considerato controrivoluzionario.

Tre anni prima, nel 1968, con il suo libro Fuera del juego aveva ricevuto il premio UNEAC “Julian Del Casal”, ma il Consiglio Nazionale dell’Unione de-gli Scrittori contestò tale riconoscimento poiché i contenuti e i temi trattati non erano in linea con il pensiero dominante. In realtà l’opera era ironica, sarcastica e affrontava con lucidità tutte le domande che gli intellettuali si po-nevano ma non riuscivano a dichiarare a voce alta.

Il 20 marzo 1971 venne incarcerato e torturato insieme alla moglie Belkis Cuza Malé.

Le opinioni riguardo Padilla e la moglie furono contrastanti. Si creò dunque una rottura tra gli intellettuali a favore dell’autocritica e quelli a sfavore repu-tando il processo una grande farsa. Jean Paul Sartre, Carlos Fuentes e Var-gas Llosa premettero affinché venisse liberato. Questo succederà solamente

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dopo il 27 aprile. In seguito Padilla sarà costretto ad un’autocritica pubblica in cui si dovrà dichiarare colpevole di essere controrivoluzionario e di aver scritto cose non in linea con il pensiero rivoluzionario. Il processo venne con-siderato in linea con i processi stalinisti.

Padilla venne scarcerato e visse a Cuba dove restò in silenzio fino al 1980, anno in cui venne accettata la sua richiesta di espatrio.

Ciò che accadde a Padilla non fu un caso isolato. Il periodo del “quinquennio grigio” fu solo l’inizio di un periodo buio che coinvolgerà gli intellettuali cubani residenti a Cuba. La censura si farà sempre più forte finché a migliaia deci-deranno di emigrare dall’isola per sfuggire alle violenze del governo castrista che non si scaglierà solo contro i presunti controrivoluzionari ma anche con-tro gli omosessuali, giudicati secondo le idee socialiste, scorie della società e rinchiudendoli in campi di rieducazione.

Nel 1977 il Presidente James Carter prova a migliorare i rapporti con Cuba permettendo ai nordamericani di poterla visitare e inoltre autorizzando il tra-sporto aereo cubano per fini commerciali.

2.1.3 Gli anni Ottanta

Il 31 Ottobre del 1980, a causa della forte crisi economica che stava attra-versando Cuba e grazie ai rapporti meno conflittuali con il governo statuni-tense, 125.000 cubani abbandonano Cuba per raggiungere le coste della Florida. Il fenomeno, di portata mondiale, prende il nome di “Esodo di Mariel” e vede come protagonisti coloro che erano considerati da Castro come “sco-rie” della società. Tra questi non c’erano soltanto carcerati o malati di mente (molti infatti erano stati tolti dagli ospedali psichiatrici per mandarli in Ameri-ca) ma anche intellettuali che tentavano di sfuggire alla dura repressione del regime castrista nei confronti, per esempio, degli omosessuali.

Proprio in questo difficile momento si inquadra la vita dello scrittore Reinaldo Arenas che, anche se inizialmente aveva aderito alle idee rivoluzionarie, successivamente, con le prime decisioni di censura di Castro nei confronti della libertà di pensiero e di stampa, se ne allontanò. Arenas riuscì a pubbli-care un solo libro a Cuba, visto che nel 1980 abbandonò l’isola prendendo

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parte all’esodo di Mariel, non prima di essere stato rinchiuso nei campi di rie-ducazione perché ritenuto

un peligroso delincuente, un amo -ral o decadente que necesitaba ser “rieducado” por los cuerpos de Seguridad del Estado38

a causa del suo orientamento sessuale e delle sue idee in contrasto con quelle di Castro. Fu ridotto ai lavori forzati e venne torturato. Tentò anche di suicidarsi ma non ci riuscì. Questa dolorosa esperienza troverà espressione tra le pagine dell’opera El central (1984).

Provò molte volte a fuggire da Cuba, inutilmente, finché grazie alla partenza di massa del 1980, cambiando il suo passaporto, riuscì ad andarsene via de-finitivamente. Nel 1982 pubblica la sua autobiografia Antes que anochezca e il romanzo Otra vez el mar, basato sulla persecuzione degli omosessuali nel-la Cuba socialista. La scrittura è per Arenas lotta contro nel-la società che non lo ha saputo accettare e desiderio di creare nuovi mondi in cui essere libero ed essere se stesso.

Alle fine degli anni Ottanta, precisamente nel 1988, uno dei temi principali nella letteratura cubana è proprio la tematica omosessuale, affrontata da scrittori come Roberto Urías Hernández39 e Norge Espinosa40 che proprio nel 1989 ottiene il “Premio de poesía El Caimán Barbudo” con la sua opera Las breves tribulaciones. Entrambi gli scrittori pongono il personaggio omoses-suale al centro della narrazione mostrando al lettore i suoi pensieri più intimi

38 Miguel Oviedo, Historia de la literatura hispanoamericana, Alianza, Madrid, 2012, p.363.

39 Roberto Urías Hernández nasce nel 1959 a Cuba e da subito si appassiona alla scrittu -ra. Studia Filosofia all’Università dell’Avana e si laurea nel 1982. Si specializzò in Letteratu-ra tLetteratu-ra il 1984 e 1988. Nel 1985 ricevette un riconoscimento nel concorso di poesia “XX Ani-versario de Juventud Rebelde” e nel 1988 nel concorso “David” con la sua opera Infórmese,

por favor. Ottenne un premio nel concorso “13 de Marzo” con l’opera ¿Por qué llora Leslie Caron?. E’ considerato uno dei fautori della corrente letteraria de “los Novísimos”. 40 Norge Espinosa nasce nel 1971 a Santa Clara, Cuba. Ancora adolescente si avvicina alla scrittura grazie ad artisti che vivevano nella sua provincia e ottiene alcuni riconoscimenti a livello nazionale. Nel 1992 si diploma alla Scuola Nazione del Teatro inizia a lavorare presso alcune associazioni artistiche. Dirige la “Librería El Ateneo”, un centro di promozione artistica e letteraria. Nel 2000 Ediciones Unión pubblica la raccolta di poesia Las estrategias

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e anche il suo conflitto interiore dato dal non sapersi inserire nella società a causa delle sue caratteristiche fisiche e sessuali.

Nonostante il fragile rapporto con il governo nordamericano, Cuba mantiene intatti i vincoli diplomatici con molti paesi, soprattutto con l’Asia e l’Africa e ciò porta l’isola ad avere un importante ruolo tra i paesi del Terzo Mondo. Cuba infatti aiuta l’Angola a combattere le truppe del Sudafrica, inviando 36.000 uomini.

Tra il 1975 e il 1988 le truppe cubane operano in altri stati africani come: Guinea-Bissau, Congo e Mozambico. Cuba collabora anche con il Nica-ragua, dopo il trionfo della Rivoluzione sandinista del 1979, inviando inse-gnanti e portando aiuti in campo medico.

I problemi maggiori si avevano nel settore economico sempre a causa delle pessime relazioni con il governo statunitense. Nel 1985 il prezzo dello zuc-chero aveva avuto un calo drastico e nel 1986 vennero sospesi i finanzia-menti nei confronti del governo cubano che vedeva sfumare i sei milioni di dollari da parte dell’Unione Sovietica.

Castro decide di delineare una controffensiva politica generale, che ha an-che lo scopo di preparasi a fronteggiare la situazione di crisi con l’URSS an-che aveva iniziato a prendere le distanze dalle decisioni di Castro e che lenta-mente si stava avvicinando al governo statunitense.

Cuba comincia allora a cercare altre strade per ristabilirsi a livello economi-co, politico e sociale in modo autonomo e questo periodo prende il nome di “rectificación”.

Le linee portanti del progetto sembrano ricalcare quelle che avevano caratterizzato il periodo della fine degli anni Sessanta. Una delle prime misure ri -guarda l’irrigidimento dell’economia: vengono soppressi i mercati in cui i con-tadini potevano vendere i loro prodotti; in seguito viene privilegiato il lavoro volontario; viene ridotto il costo del lavoro; viene rilanciata la collettivizzazio-ne dell’agricoltura cercando di valorizzare le cooperative. L’eliminaziocollettivizzazio-ne dei mercati di contadini porta alla nascita del mercato nero e a un aumento della disoccupazione.

Il malessere economico si ripercuote sugli abitanti provocando casi di corru-zione, soprattutto tra i funzionari governativi. Nel 1989 vengono arrestati al-cuni ufficiali delle “Fuerzas Armadas Revolucionarias” e alal-cuni funzionari del “Ministerio del Interior”, accusati di avere legami con i narcotrafficanti. Il caso

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