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Il pregiudizio e l’inadeguatezza delle politiche pubbliche

Le rappresentazioni di queste comunità povere in Brasile sono spesso di comunità nero-meticce, vittime di esclusione sociale e violenza. Un esempio di questo immaginario della favela è rappresentato dal film “Cidade de Deus” di Fernando Meirelles del 2002. In questa pellicola, come in numerose altre, si descrive un ghetto nero, un universo chiuso nei suoi confini, dominato da proprie regole, abitato da soldati armati e dove le relazioni sociali sono al limite della giustizia e legalità. Un territorio abitato da gente che appartiene ad un mondo di barbarie e violenza, che minaccia il mondo ovattato delle élite.

I numerosi film e documentari sono stati una fonte importante per la creazione di questo immaginario delle favelas. La prima associazione mentale dell’immaginario della favela è molto spesso legata ai numerosi e celebri film che raccontano la storia di queste comunità. In queste pellicole i temi più ricorrenti e clamorosi sono sempre legati alla droga, alle armi ed ai bambini di strada. Negli anni queste pellicole, insieme alle notizie di cronaca e ai disordini causati dal processo di pacificazione, hanno diffuso un’immagine molto negativa e spaventosa delle favelas e questa, inevitabilmente, ricade su tutti i suoi abitanti.

Di conseguenza, le favelas vengono considerate tutte uguali tra loro. Come se fossero una realtà univoca, gli autori creano definizioni partendo da una serie di caratteristiche basiche che le accomunano, senza considerarle per la loro grande diversità, molteplicità e varietà. In questo modo, l’archetipo di “favela” si presenta ricorrente all’interno di numerosi discorsi occultando la pluralità di forme, relazioni e situazioni sociali, che invece caratterizzano la realtà delle

favelas. Così, la favela viene appiattita e circoscritta alla definizioni di “morro” o

poveri della città, o di quartiere malfamato. Il termine favela, dunque, ha acquistato un significato condiviso nell’immaginario collettivo con l’associazione automatica al Brasile, uno spazio inequivocabile e con una precisa valenza semiotica. In realtà il termine “favela” racchiude in se una serie si situazioni ed elementi molto differenti tra di loro sul piano tanto geografico, quanto demografico, urbanistico e sociale.

A dimostrazione di quanto affermato possiamo citare il lavoro di Boschi e Goldsmith58, secondo i quali l’aspetto più importante della “favelização” (processo di costruzione di una favela) è rappresentato dal suo dare origine a forme distinte tra le differenti favelas esistenti all’interno della stessa città: secondo gli autori il termine “favela” è da considerarsi una generalizzazione.

Secondo Licia do Prado Valladares59 esistono tre “dogmi” della favela: specificità (p. 149), luogo di povertà (p. 151), e univocità(cap3 e conclusioni)60. L’autrice analizza le molteplici immagini e rappresentazioni della favela dell’ultimo secolo, che la scienza sociale ha classificato come “dogmi”. Si intendono come dogmi queste caratteristiche comuni ed elementari che molti autori hanno attribuito alle favelas carioca. Il primo dogma è legato alla specificità della favela, per la sua particolare storia e per le modalità di espansione che si distinguono dagli altri quartieri. Questo schema peculiare di occupazione dello spazio urbano è sempre stato evidenziato da urbanisti e geografi. Le sue strade, mal delineate nelle mappe, con servizi scarsi se non del tutto assenti, sono tra le caratteristiche che, sin dall’inizio, hanno permesso di identificare una favela. Oltre !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

58

Boschi, R., & Goldschmidt, R. I. (1970). Populações faveladas do Estado da Guanabara. Sociedade Brasileira de Instrução, Instituto Universitário de Pesquisas do Rio de Janeiro, Edições Dados.

59

Valladares, L. D. P. (2005). A invenção da favela: do mito de origem a favela. com; The invention of the slums: from the myth of origin to slum. com. FGV..

60

a queste è importante ricordare l’elemento caratteristico dell’occupazione del suolo in modo abusivo.

Il secondo dogma corrisponde a un’altra idea molto diffusa secondo cui la

favela all’interno del territorio urbano sarebbe l’habitat per i poveri (teoria della

marginalità). La favela, dunque, è considerata come la “casa” dei poveri, dove questi creano una città illegale all’interno della città con un’economia propria, leggi differenti e codici specifici che si sviluppano in questo spazio abbandonato dalle istituzioni. La favela diventa in questo modo il simbolo della segregazioni sociale e spaziale delle grandi metropoli brasiliane e in particolare Rio de Janeiro. Il terzo dogma, in fine, definisce l’univocità della favela: quando si pensa alla

favela, ci si riferisce a una realtà unitaria, nonostante si tratti di realtà molteplici.

Esse, infatti, si differenziano per numerosi aspetti quali, ad esempio, dimensioni e numero di abitanti. Attraverso queste rappresentazioni univoche di favela si occultano la diversità, la molteplicità, la pluralità e le forme di rapporti e di situazioni sociali. Questa visione è restrittiva. Nella maggior parte delle metropoli esiste una struttura urbana in cui le fasce più disagiate della popolazione abitano le aree periferiche della città. Nel caso della città di Rio de Janeiro, invece le favelas si sviluppano a stretto contatto con quartieri nobili della città.

Le favelas, infatti, sono il risultato dell’azione di alcuni gruppi socialmente emarginati che, cacciati dalle proprie abitazioni, hanno occupato terreni pubblici o privati. Quest’azione spontanea è dettata dalla necessità della sopravvivenza di questi gruppi, ma rappresenta anche la resistenza ad una struttura sociale che tende ad escludere le necessità di una parte della popolazione.

Per queste caratteristiche la favela è una forma alternativa di organizzazione dello spazio, unica nel suo genere, con caratteristiche geografiche e sociodemografiche che la distinguono fortemente dalle periferie. Spesso il termine

favela viene generalizzato e forzato in traduzioni riduttive quali slum, in inglese, e bidonville, in francese.

L’autrice Licia Valladares, in un altro articolo intitolato “Social science representations of favelas in Rio de Janeiro: a historical perspective”61, non condivide questa traduzione proprio perché riduttiva del concetto di favela che viene assimilato alle dinamiche e caratteristiche di altri tipi di baraccopoli nel mondo. Allo stesso modo questa generalizzazione potrebbe assimilare le favelas, fenomeno tipicamente urbano, a baraccopoli di origine rurale.62

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 61

Valladares, L. (2006). A gênese da favela carioca: a produção anterior s̉ ciências

sociais. Asociação Nacional de Pós-Graduação e Pesquisa em Ciências Sociais. 62

Valladares, L. D. P. (2005). A invenção da favela: do mito de origem a favela. com; The invention of the slums: from the myth of origin to slum. com. FGV.