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IL PROBLEMA DELLA SOLIDARIETA‟ IN UN SISTEMA MISTO

“Diminuisce la copertura della pensione in rapporto all‟ultimo stipendio” Metodo di calcolo applicato

VI. IL DESTINO DEL II E III PILASTRO

VI.IV IL PROBLEMA DELLA SOLIDARIETA‟ IN UN SISTEMA MISTO

Il criterio di capitalizzazione previsto dalla previdenza complementare rappresenta una vera e propria rottura col passato ed il relativo metodo di ripartizione, secondo cui il primo conduce al concetto di “risparmio” mentre il secondo quello di “consumo”. Per effetto della disciplina del Decreto Legislativo n. 124 de 1993, è rimasto escluso nelle forme di previdenza integrativa il principio della solidarietà intergenerazionale. Infatti, prevalendo nella previdenza privata una funzione retributiva più che previdenziale in senso stretto, pur offrendo garanzia di tutela agli iscritti, non realizza una piena solidarietà tra di essi. L‟erogazione delle prestazioni si traduce esattamente nel corrispettivo dei contributi versati dal singolo lavoratore.

Tuttavia, anche se la previdenza complementare persegue un interesse puramente individuale, questa si ritrova ad assolvere una minima funzione di solidarietà, nell‟ipotesi di sistemi a contribuzione definita, quando viene prevista una specifica tutela in caso di morte ed invalidità, che si traduce in questo caso nella garanzia di un interesse indivisibile tra tutti gli iscritti, in quanto eventi incerti, e nell‟erogazione di una prestazione a carattere previdenziale.

Comunque bisogna ammettere che per molto tempo sono stati scaricati sul sistema previdenziale pubblico compiti che non gli erano propri158, ciò dovuto a determinate

scelte politiche intraprese, che inoltre di rado perseguivano la direzione di lungo periodo. L‟Inps ha svolto dunque per parecchi anni il ruolo di regolatore sociale, sostenendo oneri anche non prettamente previdenziali, svolgendo spesso la funzione di ammortizzatore sociale per l‟economia italiana.

La coerenza delle prestazioni dello Stato, che ha il compito di redistribuire parte del reddito corrente a coloro che hanno contribuito allo sviluppo del nostro Paese, risiede nel grado di equità sociale che riesce a garantire, ma anche nella capacità di controllo sulla spesa generale.

Quindi se è vero che le forme integrative di previdenza creano situazioni vantaggiose privilegiando determinate aree produttive, minando il principio di solidarietà universale e tra le generazioni, non si può ormai negare che la centralità dell‟intervento pubblico ad oggi è diventata condizione necessaria ma non più sufficiente.

Lo Stato, per poter continuare a garantire anche alle future generazioni il mantenimento della tutela previdenziale dovrebbe impostare il proprio sistema in maniera tale da costituire una riserva per la parte demografica, da utilizzare nei periodi di andamento sfavorevole, e da determinare con chiarezza il livello di

benessere che intende garantire per quanto riguarda la parte economica159.

Solo una graduale modifica del sistema previdenziale concede il tempo necessario ai beneficiari della tutela di adattarsi alla nuova situazione e provvedere con adeguate misure.

157 Persiani, M., Il campo di applicazione del D. Lgs. 21 Aprile 1993, n. 124. All’interno di, AA. VV., La previdenza

complementare per le banche: problemi e prospettive. Assocredito. 1994.

158

Militello, G., Il futuro del sistema pensionistico italiano. All’interno di, Il futuro del sistema pensionistico italiano. Roma. INPS. 1987.

L‟atipicità che caratterizza l‟Italia è di aver affidato la funzione previdenziale quasi interamente alla struttura pubblica.

Le pensioni pubbliche sono contraddistinte da un elevato rendimento ed un bassi rischio, mentre quelle private potrebbero offrire opportunità di rendimento più elevate, ma la garanzia di ciò viene determinata dalla buona regolamentazione dei mercati.

In ogni caso i rendimenti della gestione pubblica sono stati realizzati con l‟accensione di una forte componente di debito a carico delle future generazioni, pertanto il rischio che non vengano mantenute più le promesse del passato diventa ora una certezza. Necessaria appare dunque l‟istituzione di un sistema misto, dove una componente privata, volontaria e a capitalizzazione, affianchi quella pubblica.

VI.IV.I Compromesso tra solidarietà e mercato

La soluzione ideale, come già ribadito più volte, si rivela dunque il bilanciamento tra Mercato e Solidarietà, tramite un impiego mirato delle risorse destinate in termini di utilità sociale (vedasi l‟esperienza dei fondi territoriali in Val d‟Aosta ed in Trentino Alto Adige).

Infatti ci si trova in un‟era di doppio passaggio160: cambiamento da Stato puramente

sociale a sistema in cui aumenta la voce della responsabilità privata da un lato e la trasformazione da un sistema previdenziale monolitico ad un‟articolazione in una struttura multi-pilastro dall‟altro; l‟evoluzione del sistema pensionistico dovrebbe proprio prendere spunto dai fattori di crisi emersi.

Il nuovo modello del sistema italiano dovrà garantire dunque utilità individuali, tanto quanto convenienze pubbliche.

Nella gestione della previdenza obbligatoria il regime pubblico ha compiuto nel passato un importante sostenimento dello sviluppo sociale, tramite il potenziamento della capacità produttiva delle imprese italiane e l‟accrescimento generale della popolazione.

Lo Stato ha offerto la copertura necessaria al tessuto caratteristico del nostro Paese composto da piccole e medie imprese per garantire loro la ripresa economica del dopoguerra, che permettesse di porre la nazione in una buona posizione di competitività anche nei confronti dell‟estero.

Oggi questo ciclo di protezione sociale risulta concluso, per non dire quasi dimenticato.

D‟altronde sarebbe assurdo, al contrario di quanto previsto sopra, attuare una privatizzazione della previdenza generale, perché disintegrerebbe il riconoscimento di una figura centrale pubblica.

E‟ anche vero, però, che il bassissimo livello di solvibilità dello Stato lo obbliga a ricercare soluzioni innovative per garantire ancora ai suoi cittadini un livello di protezione sociale adeguato, nuovi modelli, appunto, che prevedano alternative diverse sia nella gestione che nel finanziamento delle varie forme in cui si realizza tale tutela.

Lo Stato non dovrebbe subire passivamente il decentramento di parte delle proprie funzioni, ma accompagnare la redistribuzione delle forze in atto, cercando di valorizzare tutte le variabili del contesto sociale ed economico.

In tale situazione trova giustificazione, ad esempio la richiesta di un riconoscimento autonomo dei vari Enti di previdenza ed assistenza dei liberi professionisti, che tramite la privatizzazione volevano tutelare il futuro della propria categoria di appartenenza. Ovviamente va prestata anche la giusta attenzione a questa fase di smembramento di un‟importante fonte di liquidità tra le imprese e la mano pubblica, affinchè ogni attore

assuma responsabilmente il proprio compito e le risorse risultino globalmente impiegate in maniera razionale e produttiva.

Diciamo che la sottrazione di risorse finanziarie allo Sato per affidarle ai privati, che si verifica con la destinazione dei risparmi dei lavoratori nelle rispettive forme previdenziali integrative da essi scelte, rappresenta una limpida dichiarazione di riaffermazione dei singoli e soprattutto della loro libertà.

Tramite lo sviluppo della previdenza integrativa, si tende a dar maggior forza al mercato, che sotto certo punti di vista è più competitivo nell‟impiego delle risorse. Tale flusso di capitali diventa infine importante proprio in questa fase di stagnazione dell‟economia per dare ad essa un rilancio.