CAPITOLO 4: GLI ABUSI DELLE MULTINAZIONAL
4.4 Il progetto Mundra
Nello stato indiano del Gujarat, per la precisione presso la città portuale di Mundra, è in fase di realizzazione un’immensa centrale a carbone. Il suo nome è Mundra Ultra Mega Power Plant. Il completamento dei lavori è previsto per il 2017 e a quella data l’impianto sarà in grado di produrre ben 4000 megawatt di energia. Il carbone bruciato proviene dalle miniere in Indonesia di proprietà della multinazio- nale indiana Tata.
Impatti devastanti della centrale sull’ecosistema marino e sui terreni agricoli. Un fattore, quest’ultimo, di importanza capitale, considerando che le comunità indi- gene che abitano nell’area vivono di pesca e di agricoltura.
60 Enormi i danni all’atmosfera: 40 milioni di tonnellate di CO2. Esso genera anche
tonnellate di ceneri e altri sottoprodotti tossici e di elementi radioattivi dovuti alla combustione del carbone (ips-dc.org). Elementi che influiscono senza ombra di dubbio sulla salute delle comunità residenti nella zona.
L’esperto in cambiamenti climatici e ambientali David Wheeler ha studiato questo progetto, evidenziandone i numerosi punti critici e la sostanziale inutilità. Non è vero che l’India ha grandi riserve di carbone da sfruttare (infatti per questa centrale si utilizzerà carbone importato dall’Indonesia) e che non è possibile pensare a so- luzioni diverse. Questa zona ha un alto potenziale solare e sarebbe possibile co- struire una centrale che sfrutti proprio l’energia del sole. Ormai il vantaggio di costo del carbone sul termico è quasi nullo e inoltre l’impianto termico solare po- trebbe beneficiare di contributi economici perché è una forma di energia pulita. (cgdev.org)
Anche in questo caso, le comunità denunciano la mancanza di informazione e con- sultazione sul progetto per non parlare della violazione dei diritti riguardanti la terra.
Ancora una volta il business che non rispetta il diritto.
Tra le aziende del mio panel c’è proprio la Tata Power Co.Ltd., la più grande azienda nel settore elettrico dell’India che si occupa della realizzazione della cen- trale in questione (tatapower.com)
L’azienda ha ricevuto numerose denunce e si trova coinvolta in molte cause legali proprio per i danni che tale progetto provoca sia a livello ambientale che sociale ma questo non ferma il suo lavoro.
In definitiva tutte queste aziende, più o meno coinvolte in questi progetti, sono ritenute responsabili di violazioni dei diritti degli indigeni, a partire dal fondamen- tale diritto al consenso informato fino ad arrivare alla mancata tutela del territorio, della cultura, dello stile di vita di questi popoli.
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CONCLUSIONI
L’irresponsabilità sociale d’impresa può e deve essere trattata come un tema spe- cifico, visto il numero sempre maggiore di casi controversi in cui risultano coin- volte le aziende. Casi che vengono a galla grazie al lavoro di numerose organizza- zioni non governative, agenzie di reporting e attori della società civile che denun- ciano e combattono per vedere puniti i colpevoli.
Con la ricerca che ho effettuato ho voluto proprio dimostrare quanto siano nume- rosi e diversi tra loro gli abusi in cui sono coinvolte le multinazionali appartenenti ai Paesi BRIC. Non dobbiamo dimenticare il grande impatto che questi Paesi hanno sull’economia mondiale e quindi non risulta più sufficiente prestare atten- zione soltanto all’operato delle grandi società dei cosiddetti Paesi “avanzati”. Alla base del mio lavoro c’è la concettualizzazione di ISI elaborata dalla Prof.ssa Giuliani et al.(2013) dove si fa una distinzione tra abuso di diritti umani (a loro volta derogabili o non derogabili) e comportamenti non etici, che invece non hanno un impatto diretto sui diritti umani. A seconda del coinvolgimento aziendale questi abusi possono essere diretti o indiretti.
Questa concettualizzazione è preceduta da altre trattazioni in materia di irrespon- sabilità sociale d’impresa.
Il primo a definire un atto irresponsabile fu J.S.Armstorng nel 1977, seguito anni dopo da altri tra cui Lange e Washburn, Kotchen e Moon, Lin-Hi e Müller.
Da queste trattazioni si evince l’importanza della percezione dell’irresponsabilità sociale da parte dell’essere umano, che giudica un comportamento come irrespon- sabile o meno seguendo ciò che lui stesso ritiene sia giusto o sbagliato. Ad influire sull’idea di giusto o sbagliato c’è però anche la percezione del ruolo, che può ra- dicalmente invertire un giudizio a seconda che venga prediletto lo stockholder role o lo stakeholder role. A conferma di questo è possibile citare l’esperimento Pa- nalba di Armstrong (pag.11).
62 Dai risultati del mio lavoro emerge che nel campione delle aziende analizzate, il totale delle violazioni si distribuisce quasi equamente tra violazioni di diritti umani e comportamenti non etici.
Non si può dire lo stesso per quanto riguarda l’aspetto del coinvolgimento diretto o indiretto. In questo caso la percentuale registrata per i casi di irresponsabilità diretta da parte dell’azienda è nettamente superiore.
Questo può essere spiegato dal fatto che risulta difficile analizzare fino in fondo la catena del valore di queste grandi multinazionali, dato “l’alone di mistero” che molto spesso le circonda. È ovvio che vengano alla luce i comportamenti irrespon- sabili della “casa madre” piuttosto che quelli del piccolo fornitore di cui magari si serve.
Tra gli abusi che mi sono trovata a classificare, sono rimasta colpita da quelli per- petrati nei confronti delle comunità indigene, ossia popoli legati alla terra da tempo immemorabile con una propria identità politica e culturale.
Nonostante i principali diritti di queste comunità siano ben elencati nella Conven- zione ILO 169 del 1989 e nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni del 2007, le multinazionali in questione sembrano non curarsene portando avanti progetti estremamente dannosi per questi popoli.
Esempi significativi sono il progetto Belo Monte, il progetto Rio Madeira e Teles Pires nell’America Meridionale o il progetto Mundra in India. Progetti promossi come vantaggiosi per gli abitanti e le comunità dei Paesi interessati ma che in realtà si rivelano essere inefficienti o non così utili come pubblicizzati.
Progetti iniziati senza vere e proprie consultazioni delle comunità indigene che vanno a colpire, violando il principio basilare del consenso preventivo ed infor- mato.
Progetti che distruggono le loro terre, costringendoli ad abbandonare quello che per loro non è solamente un luogo dove vivere ma anche un luogo sacro, violando i principali diritti che tutelano la terra e le risorse che ne fanno parte.
63 Sembra che niente possa fermare queste multinazionali che in un modo o nell’altro riescono a continuare il loro lavoro, relativamente indisturbate. Infatti le numerose denunce, scioperi, occupazioni che contornano questi progetti non risultano essere sufficienti.
Ecco che lo studio dei comportamenti irresponsabili e l’impatto che essi hanno sui diritti umani dovrebbe essere maggiormente considerato, perché c’è dietro un mondo che molto spesso risulta nascosto.
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68 SITOGRAFIA www.amazonwatch.org www.bradesco.com.br www.bradespar.com.br www.cgdev.org www.cdca.it www.cemig.com.br www.copel.com www.eletrobras.com www.freereporter.info www.internationalrivers.org www.ips-dc.org www.survival.it www.sustainalytics.com www.tatapower.com www.unric.org www.upsidedownworld.org
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Allegato 1
Lista delle aziende appartenenti al campione analizzato
Agricultural Bank of China Companhia paranaense de energia- CO- PEL
Aluminum Corporation of China Housing Development Finance America movil Itau Unibanco Holding S.S Anhui Conch Cement Fresnillo Plc
Aspen Pharmacare Holdings Ltd Grupo Carso SAB de CV Bajaj Auto Kasikornbank Public Co. Ltd Bangkok Bank Kasikornbank Public Co. Ltd Bco Estado do rio grande do sul- BAN-
RISUL
Natura Cosmeticos S.A
Bharat Heavy electricals Ltd Industrias Penoles S.SA.B DE CV Bharat Petroleum Corp. Ltd Public Bank Berhad
Bradespar S.A Petronas Dagangan Bhd
CEMEX S.A.B de C.V Steel Authotity of India Limited China Life Insurance Co Ltd Tata Power Co Ltd
Cia Energetica de Minas Gerais - CEMIG Usinas Siderurgicas de Minas Gerais S.A- USIMINAS
Fomento Economico Mexicano S.A.B de CV - FEMSA
Sino-ocean Land Holdings Ltd Gazprom open joint stock Company YTL Corp. Bhd
Grupo Televisa S.A.B
HCL Technologies Ltd Tatneft Mining and Metallurgical Company No-
rilsk Nickel
Banco Brandesco s.a Novatek Microelectronics Corp Bank of India
Petronas Chemicals Group Berhad Centrais Electricas Brasileiras S.A- ELE- TROBRAS
Petronas Gas Bhs China Petroleum & Chemical Corp- SI- NOPEC
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Allegato 2
76
Allegato 3
NAZIONI UNITE
ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO CONVENZIONE 169 (del 1989)
Convenzione sui Popoli Indigeni e Tribali in Stati indipendenti
(traduzione non ufficiale a cura di Survival International)
La Conferenza Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro,
Convocata a Ginevra dal Consiglio Esecutivo dell'Ufficio Internazionale del Lavoro, e riunitasi nella sua 76° sessione il 7 giugno 1989,
Presa visione delle norme internazionali enunciate nella Convenzione e nella Raccomandazione del 1957 sui Popoli Indigeni e Tribali;
Ricordando i termini della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, del Patto internazionale sui diritti civili e politici, e dei numerosi strumenti internazionali sulla prevenzione della discriminazione;
Considerando che l'evoluzione del diritto internazionale posteriore al 1957 e i cambiamenti della situazione dei popoli indigeni e tribali, intervenuti in tutte le regioni del mondo, hanno reso opportuna l'adozione di nuove norme internazionali in materia, allo scopo di eliminare l'orientamento, mirante all'assimilazione, della precedente normativa;
Prendendo atto dell'aspirazione dei popoli in questione a prendere il controllo delle loro istituzioni, dei loro stili di vita e del loro sviluppo economico, nonché a mantenere e sviluppare la propria identità, la propria lingua e la propria religione, nell'ambito degli Stati in cui vivono;
Considerando che, in molte parti del mondo, tali popoli non riescono a godere i diritti fondamentali dell'uomo nella stessa misura della restante popolazione degli Stati in cui vivono; e che le loro leggi, i loro valori, le loro tradizioni e le loro aspettative sono stati spesso erosi;
Richiamando l'attenzione sul peculiare contributo dato dai popoli indigeni e tribali alla diversità culturale e all'armonia sociale ed ecologica dell'umanità, nonché alla cooperazione e alla comprensione internazionali;
Considerando che le disposizioni seguenti sono state formulate con la collaborazione delle Nazioni Unite, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nonché dell'Istituto Indigenista
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Interamericano, ai livelli confacenti e negli àmbiti loro rispettivi, e che si intende proseguire questa cooperazione al fine di promuoverne e di assicurarne l'applicazione; Avendo deciso l'adozione di diverse mozioni riguardanti la parziale revisione della Convenzione n° 107 del 1957 sui Popoli Indigeni e Tribali, questione costituente il quarto punto all'ordine del giorno della sessione;
Avendo deciso che tali mozioni prenderanno la forma di una convenzione internazionale modificante la Convenzione sui Popoli Indigeni e Tribali del 1957, adotta in questo giorno ventisette del mese di giugno dell'anno millenovecentottantanove, la seguente convenzione, che sarà denominata Convenzione del 1989 sui Popoli Indigeni e Tribali.
PARTE I. PRINCIPI GENERALI Articolo 1
1. La presente Convenzione si applica:
a) ai popoli tribali che, nei Paesi indipendenti, si distinguono dalle altre componenti della comunità nazionale per le loro condizioni sociali, culturali ed economiche, e che vivono totalmente o parzialmente secondo le consuetudini o tradizioni loro proprie, o secondo leggi e norme speciali;
b) ai popoli che, nei Paesi indipendenti, sono considerati indigeni per il fatto di discendere dalle popolazioni che abitavano il Paese, o una regione geografica a cui il Paese appartiene, all'epoca della conquista, della colonizzazione o dell'istituzione delle attuali frontiere dello Stato, e che, qualunque ne sia il loro status giuridico, conservano in toto o in parte le proprie istituzioni sociali, economiche, culturali e politiche.
2. Il sentimento di appartenenza indigena o tribale deve considerarsi criterio fondamentale per la determinazione dei gruppi a cui s'applicano le disposizioni della presente Convenzione.
3. L'uso nella presente Convenzione del termine "popoli" non può essere in alcun modo interpretato come avente implicazioni di qualsiasi natura per ciò che riguarda i diritti collegati a detto termine in base al diritto internazionale.
Articolo 2
1. È compito dei Governi, con la partecipazione dei popoli in oggetto, sviluppare un'azione coordinata e sistematica finalizzata a tutelare i diritti di questi popoli e a garantire il rispetto della loro integrità.
2. Tale azione deve comprendere misure miranti:
a) ad assicurare che i membri di detti popoli beneficino, su un piano di uguaglianza, dei diritti e delle opportunità che la legislazione nazionale accorda agli altri componenti della popolazione;
b) a promuovere il pieno esercizio dei diritti sociali, economici e culturali di tali popoli, nel rispetto della loro identità sociale e culturale, delle loro consuetudini e tradizioni e delle loro istituzioni;
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c) ad aiutare i membri di detti popoli ad eliminare le distanze socio-economiche che possono esservi fra componenti indigeni e altri componenti della comunità nazionale, in modo compatibile con le loro aspirazioni ed il loro modo di vivere.
Articolo 3
1. I popoli indigeni e tribali devono godere pienamente dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, senza limiti né discriminazioni. Le disposizioni di questa Convenzione devono essere applicate senza discriminazioni ad uomini e donne di tali popoli.
2. Non si deve utilizzare alcuna forma di violenza e coercizione in violazione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali dei popoli in oggetto, ivi compresi i diritti previsti dalla presente Convenzione.
Articolo 4
1. Devono essere adottate misure speciali, ove necessario, al fine di salvaguardare le persone, le istituzioni, i beni, il lavoro, la cultura e l'ambiente delle persone interessate. 2. Tali misure speciali non devono essere contrarie ai desideri liberamente espressi dei popoli in oggetto.
3. Dette misure speciali non devono in alcun modo compromettere il godimento, senza discriminazioni, dell'insieme dei diritti di cittadinanza.
Articolo 5
Nell'applicare le disposizioni della presente convenzione, si dovrà:
a) riconoscere e tutelare i valori e le usanze sociali, culturali, religiosi e spirituali di questi popoli, e tenere nella dovuta considerazione la natura dei problemi con cui essi si confrontano, sia a livello collettivo sia a livello individuale;
b) rispettare l'integrità dei valori, delle usanze e delle istituzioni di questi popoli;
c) adottare, con la partecipazione e la collaborazione dei popoli coinvolti, misure per ridurre le difficoltà incontrate da questi popoli nell'affrontare nuove condizioni di vita e di lavoro.
Articolo 6
1. Nell'applicare le disposizioni di questa convenzione, i Governi debbono:
a) consultare i popoli in oggetto, attraverso procedure appropriate, e in particolare attraverso le loro istituzioni rappresentative, ogni volta in cui si prendono in considerazione misure legislative o amministrative che li possano riguardare direttamente;
b) istituire misure che consentano a tali popoli, in misura almeno pari rispetto alle altre componenti della popolazione, di partecipare liberamente e a tutti i livelli dei processi decisionali, nelle istituzioni elettive e negli organismi amministrativi o altri, responsabili
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delle politiche e dei programmi che li riguardano;
c) istituire misure che permettano il pieno sviluppo delle istituzioni e delle iniziative proprie di tali popoli e, laddove appropriato, di fornir loro le risorse a tal fine necessarie. 2. Le consultazioni effettuate in applicazione della presente Convenzione devono essere condotte in buona fede e in forma appropriata alle circostanze, al fine di pervenire a un accordo o di ottenere un consenso sulle iniziative proposte.
Articolo 7
1. I popoli in oggetto devono avere il diritto di stabilire le proprie priorità per ciò che riguarda il processo di sviluppo, nella misura in cui esso incide sulla loro vita, sulle loro