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CAPITOLO 2: ANALISI EMPIRICA SULL’IRRESPONSABILITÀ SOCIALE

3.1 Chi sono gli Indigeni

I popoli indigeni esistono da tempo immemorabile (Marcelli, 2009). Si contano almeno 370 milioni di persone (survival.it) appartenenti a tali popoli.

La loro emersione come soggetti del diritto, sia nell’ambito degli ordinamenti na- zionali di cui fanno parte, che di quello internazionale, deriva dalla nascita e cre- scita di un movimento politico diffuso, che ha ad oggetto la tutela delle caratteri- stiche proprie di tali popoli e l’organizzazione per conseguire determinati risultati in termini di accesso alle risorse, lotta alla discriminazione e partecipazione poli- tica. (Marcelli, 2009).

Il movimento indigeno si caratterizza progressivamente come movimento interna- zionale e globale che trascende gli ambiti nazionali in cui esso opera più specifi- camente. Proprio per effetto di tale movimento, nessuno Stato appartenente alla comunità internazionale può dichiararsi esente o non interessato da tale problema- tica, sia per effetto del sempre più stretto intreccio degli ordinamenti e delle norme determinato dalla globalizzazione, sia per la portata generale delle questioni poste dai popoli indigeni, i quali, reclamando la propria autodeterminazione, propon- gono una serie di tematiche e di obiettivi di carattere generale, attinenti al rapporto degli esseri umani fra loro e con la natura. (Marcelli, 2009).

Gli indigeni possiedono una propria cultura, distinta da quella dominante nei vari Stati in cui risiedono, come pure una propria lingua, tradizioni, leggi ed usi propri (Brölmann & Zieck,1993).

Nella cultura indigena assume un valore fondamentale la terra.

La terra è importante perché è stata quella degli avi e ne ospita le spoglie mortali. Oltre ad un forte legame spirituale, la terra è importante perché è fonte di soprav- vivenza attraverso la sua coltivazione e l’uso delle risorse che vi si trovano.

40 I diritti umani delle comunità indigene sono specificatamente riconosciuti nella “Convenzione ILO 169 sui diritti dei popoli indigeni e tribali” e nella “Dichiara- zione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni” (Joseph, 2007).

Fin dall’adozione della Convenzione n. 169 dell’OIL, la comunità internazionale ha espressamente definito i popoli indigeni in quanto tali.

L’art. 1 di tale Convenzione prevede, al primo comma, due criteri alternativi per la loro identificazione. Il primo riguarda i popoli cosiddetti “tribali” e richiede che le condizioni sociali, culturali ed economiche di tali popoli siano distinte dagli altri settori delle rispettive comunità nazionali di appartenenza e che il loro status sia disciplinato in tutto o in parte da propri usi e tradizioni ovvero da leggi e regola- mentazioni speciali.

Il secondo definisce i popoli indigeni a partire dal fatto che i componenti di tali popoli discendano dalle popolazioni che abitavano il Paese o una sua parte al tempo della conquista o della colonizzazione o della definizione dei suoi attuali confini e che conservino in parte o del tutto le proprie istituzioni sociali, economi- che, culturali e politiche.

L’elemento della “separatezza” delle istituzioni di riferimento è comune sia ai po- poli “tribali” sia a quelli “indigeni”, mentre i secondi sono ulteriormente qualificati dalla presenza dell’elemento della discendenza dalle popolazioni che hanno subito la conquista o colonizzazione. Se ne potrebbe quindi dedurre, a contrario, che i popoli tribali non debbano necessariamente discendere da tali popolazioni e che si tratti di comunità che sono restate separate in quanto non sono mai rientrate nella sfera del dominio diretto delle potenze coloniali, con le quali hanno avuto contatti scarsi o inesistenti. (Marcelli, 2009)

Un altro elemento che accomuna poi popoli “tribali” e popoli “indigeni” è che entrambi devono risiedere in un Paese indipendente.

La Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni del Settembre 2007 non fornisce invece alcuna definizione di popoli indigeni e per questo si tende a considerare che abbia implicitamente accolto la definizione formulata dalla Convenzione n. 169,

41 ma si limita a delegare a tali popoli la potestà di identificare i propri membri. Infatti l’art. 33 di tale Dichiarazione afferma che «[i] popoli indigeni hanno diritto a de- finire la propria identità o appartenenza in conformità con i propri costumi e tradi- zioni». La seconda parte di tale disposizione conferma quanto detto nell’art. 6 nel ribadire che gli indigeni vantano altresì il diritto a vedersi conferita la cittadinanza dello Stato di appartenenza.

Come identificare, quindi, i popoli indigeni? Risalendo al significato comune dell’attributo, esso esprime sostanzialmente un rapporto di appartenenza immemo- riale o ad ogni modo “precedente” con il territorio.

Si tratta quindi dei popoli che “già vivevano” in un determinato luogo. Essi appar- tenevano a un territorio prima che quest’ultimo venisse occupato dalle potenze occidentali e inserito così nel circuito della globalizzazione.

Riassumendo, i tre elementi differenziali fondamentali sono:

- identità propria in termini di cultura, linguaggio, sistema giuridico, usi, ecc.;

- continuità storica con i gruppi che hanno abitato un determinato territorio prima dell’arrivo di popolazioni straniere che sono poi divenute la parte domi- nante della società;

- consapevolezza e volontà, per ogni singolo popolo indigeno, di costituire un’en- tità a sé stante. Ciò significa che il suo obiettivo non è l’“assimilazione” al gruppo dominante all’interno dello Stato, bensì l’affermazione, la tutela e la sopravvivenza delle caratteristiche peculiari della sua cultura ed organizzazione sociale.

Stabilire criteri più precisi e specifici potrebbe portare a non includere tutti i gruppi indigeni, date le notevoli differenze esistenti tra essi. (Zambrano, 2009).

La storia dell’umanità negli ultimi cinquecento anni è stata contrassegnata da un attacco sistematico ai diritti e alla stessa esistenza dei popoli indigeni, che ha ac- compagnato tutto il processo della cosiddetta globalizzazione, volta all’accaparra- mento delle risorse naturali e strategiche appartenenti a tali popoli, nessuno dei

42 quali, neppure negli angoli più remoti della foresta amazzonica o nelle più inospi- tali lande artiche, può dirsi oggi immune da questo attacco.

In certa misura in modo paradossale, l’avvento dei popoli indigeni sulla scena in- ternazionale e l’affermazione della loro soggettività costituisce una conseguenza proprio degli esiti ultimi di quel processo di globalizzazione che ne ha determinato, al suo sorgere, quasi l’annientamento e comunque una forte emarginazione. (Mar- celli, 2009).

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