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Il reddito di cittadinanza: una misura realmente inclusiva?

Nel documento Le esperienze di reddito minimo in Campania (pagine 153-161)

di Marianna Chirivì e Grazia Moffa

4. Il reddito di cittadinanza: una misura realmente inclusiva?

In questo contesto sembrano più che coerenti i dati relativi ai nuclei fa- miliari che hanno percepito il reddito di cittadinanza nel periodo che va da aprile 2019 ad aprile 202063.

All’11 maggio 2020, si contano 993.659 nuclei familiari beneficiari del reddito di cittadinanza, per un totale di 2.529.973 persone coinvolte. Il det- taglio territoriale evidenzia una significativa differenza tra le diverse aree del Paese in termini di numero di beneficiari. In particolare, il 63,4% (629.598 unità) del totale dei nuclei familiari percettori del reddito di cit- tadinanza si concentra nel Mezzogiorno; seguono, con valori di gran lunga inferiori, il Nord-ovest (15,2%, pari a 151.207 nuclei familiari) e il Centro (14,5%, pari a 143.900 nuclei familiari) mentre nel Nord-est si concentra appena il 6,9% delle famiglie beneficiare del reddito di cittadinanza (68.954 unità) (Box 2).

Considerando la cittadinanza del richiedente la prestazione, si rileva che le famiglie di cittadini extracomunitari – titolari di un permesso di sog- giorno UE di lungo periodo – che hanno ottenuto il beneficio rappresentano soltanto il 6,7% (66.327 unità) del totale delle famiglie che percepiscono il reddito di cittadinanza, per un totale di 202.895 persone coinvolte; mentre le famiglie il cui richiedente è un cittadino comunitario sono il 4,3% (42.255 unità) delle famiglie beneficiare, per un totale di 103.197 persone interessate. Al confronto, i nuclei familiari la cui cittadinanza del richie- dente è italiana rappresentano l’88% (874.379 unità) del totale delle fami- glie beneficiare del reddito di cittadinanza, per un totale di 2.190.926 per- sone coinvolte (Box 3).

63 Si mette in evidenza che ai sensi dell’art. 1, comma 2 del decreto legge n. 4 del 28

gennaio 2019 convertito con modificazioni nella Legge n. 26 del 28 marzo 2019 «per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni […] il Rdc assume la denominazione di Pensione di cittadinanza quale misura di contrasto alla povertà delle persone anziane. I requisiti per l’accesso e le regole di definizione del be- neficio economico, nonché le procedure per la gestione dello stesso, sono le medesime del Rdc, salvo dove diversamente specificato».

Box 2 – Percettori del reddito di cittadinanza per ripartizione geografica. Aprile 2019-aprile 2020. Incidenze % su totale e valori assoluti. Dati all’11 maggio 2020

Nuclei familiari

Individui coinvolti

Fonte: elaborazioni su dati INPS - Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza.

Nord‐ovest 15,2% (151.207 unità) Nord‐est 6,9% (68.954 unità) Centro 14,5% (143.900 unità) Mezzogiorno 63,4% (629.598 unità) Nord‐ovest 13,6% (342.927 unità) Nord‐est 6,2% (157.802 unità) Centro 13,1% (332.253 unità) Mezzogiorno 67,1% (1.696.991 unità)

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Box 3 – Percettori del reddito di cittadinanza per cittadinanza del richiedente. Aprile 2019- aprile 2020. Incidenze % su totale e valori assoluti. Dati all’11 maggio 2020

Nuclei familiari

 

Individui coinvolti

* Familiari del cittadino italiano o europeo

Fonte: elaborazioni su dati INPS - Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza.

Con riferimento all’importo medio mensile, si osserva che complessiva- mente le famiglie hanno percepito un reddito pari a 554,74 euro al mese. Nel dettaglio, si rileva che le famiglie straniere non comunitarie hanno percepito

Cittadino italiano 88,0% (874.379 unità) Cittadino europeo 4,3% (42.255 unità) Cittadino extracomunitario in possesso di permesso di soggiorno UE 6,7% (66.327 unità) Familiari* 1,1% (10.698 unità) Cittadino italiano 86,6% (2.190.926 unità) Cittadino europeo 4,1% (103.197 unità)  Cittadino extracomunitario  in possesso di permesso  di soggiorno UE 8,0% (202.895  unità) Familiari* 1,3% (32.955 unità)

in media un reddito di cittadinanza pari a 483,60 euro mensili a fronte dei 560,31 euro percepiti dalle famiglie italiane.

Il quadro che emerge dai dati mette in luce l’effetto discriminatorio dei requisiti – titolarità del permesso di soggiorno UE di lungo periodo e lunga residenza – introdotti per l’accesso alla misura che penalizzano in modo si- gnificativo i cittadini stranieri (in modo particolare i non comunitari), una delle categorie più a rischio povertà come rilevano i dati ISTAT64.

Riflessioni conclusive

Il nostro sistema di welfare state sconta, come è noto, un ritardo in termini di interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale; tradizional- mente ha privilegiato alcuni rischi sociali, come la vecchiaia, a discapito di altri come il rischio povertà. In questa cornice, politiche finalizzate esclusi- vamente alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale tout court hanno avuto un ruolo residuale nel nostro sistema di protezione sociale a favore di un sistema legato alla partecipazione al mondo del lavoro, nell’idea di tutelare il povero in quanto lavoratore e non in quanto tale.

Fino all’introduzione del reddito di inclusione (2018) il nostro Paese non disponeva di alcuna misura strutturale di contrasto alla povertà, «riflesso della storica disattenzione dei governi italiani nei confronti della lotta all’in- digenza»65; pur a fronte di un forte radicamento della povertà nel nostro

Paese che, nel 2018, conta oltre cinque milioni di persone in condizione di povertà assoluta.

In questo contesto, l’introduzione del reddito di cittadinanza ha segnato un ulteriore passo in avanti nella lotta contro la povertà. Tuttavia, se da una parte si riconosce lo sforzo in termini di risorse stanziate a favore di coloro che vivono in condizioni di indigenza (il più grande trasferimento mai effet- tuato in Italia); dall’altra si individuano alcuni elementi di criticità quali: (i) la coesistenza, in un unico strumento, di obiettivi diversi (misura di politica

64 L’effetto discriminatorio emerge chiaramente anche con riferimento alla pensione di

cittadinanza. All’11 maggio 2020, si contano 127.984 nuclei familiari beneficiari della pen- sione di cittadinanza, per un totale di 145.245 persone coinvolte. Considerando la cittadinanza del richiedente la prestazione, si rileva che le famiglie di cittadini extracomunitari – in pos- sesso di un permesso di soggiorno UE di lungo periodo – che percepiscono la pensione di cittadinanza sono soltanto il 2% del totale pari a 2.503 famiglie, per un totale di 2.939 persone coinvolte; mentre le famiglie il cui richiedente è un cittadino comunitario rappresentano l’1,1% delle famiglie beneficiare, per un totale di 1.534 persone interessate. Al confronto, i nuclei familiari la cui cittadinanza del richiedente è italiana rappresentano la quasi totalità (96,7%) delle famiglie beneficiare della pensione di cittadinanza, pari a 123.739 unità, per un totale di 140.366 persone coinvolte.

65 C. Gori (a cura di), Il reddito d’inclusione sociale (Reis). La proposta dell’Alleanza

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attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, disuguaglianza ed esclusione so- ciale); (ii) la presenza di condizionalità che riducono in modo significativo e spesso arbitrario la platea dei beneficiari.

In merito al primo elemento, l’introduzione di un’unica misura come ri- sposta a più obiettivi chiama in causa almeno tre questioni chiave: (i) il ri- schio di indebolire entrambi gli obiettivi; (ii) il rischio di delegare alle poli- tiche attive del lavoro una funzione primaria, conferendo agli interventi di contrasto alla povertà una funzione residuale; (iii) l’illusione che misure di politiche attive del lavoro siano in qualche modo risolutive; nell’idea che la condizione di povertà sia determinata esclusivamente dall’assenza di lavoro senza considerare che «la mancanza di lavoro è un connotato individuale, mentre la povertà è un fenomeno familiare»66 e senza considerare la multidi-

mensionalità della povertà (disagio psicologico, povertà educativa, presenza di dipendenza, inabilità al lavoro, disagio abitativo etc.) e la condizione dei diversi componenti della famiglia.

Il secondo elemento di criticità, ovvero la presenza di alcune condiziona- lità per l’accesso alla prestazione, chiama in causa almeno due questioni: (i) la forte penalizzazione di una specifica categoria sociale come gli stranieri; e (ii) la conseguente disparità tra cittadini italiani e cittadini stranieri e tra gli stessi cittadini stranieri (comunitari e non, con permesso di soggiorno a sca- denza o di lungo periodo). Relativamente al primo aspetto, si evidenzia che requisiti di accesso particolarmente restrittivi – in termini di cittadinanza, residenza e soggiorno – rischiano di escludere quasi del tutto i cittadini stra- nieri dalla platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza, discriminando nei fatti una delle categorie sociali più a rischio povertà (nel nostro Paese uno straniero su tre è povero). La marginalizzazione degli stranieri mette in luce l’urgenza di interventi correttivi per una prestazione a sostegno del reddito che sia più equa, bilanciata ed inclusiva. Il secondo aspetto è strettamente correlato al primo. La presenza dei suddetti requisiti (cittadinanza, residenza e soggiorno) determina differenze nell’area di indigenza; tradendo nei fatti l’idea di una misura universalistica per tutti i poveri. Il requisito di lunga residenza (dieci anni, di cui gli ultimi due continuativi), limitando sensibil- mente l’accesso alla prestazione a molti stranieri – seppure in condizioni di indigenza economica –, origina nei fatti una disparità di trattamento tra cit- tadini stranieri e cittadini italiani. Allo stesso modo, il requisito di cittadi- nanza distingue tra cittadini comunitari – titolari nei fatti degli stessi diritti dei cittadini italiani – e cittadini non comunitari. Con riferimento a questi ultimi, si riconosce il reddito di cittadinanza soltanto ai cittadini titolari di un permesso di soggiorno UE di lungo periodo; escludendo nei fatti tutti i citta- dini non comunitari regolarmente soggiornanti nel nostro Paese ma titolari di un permesso a scadenza.

66 M. Baldini, Reddito di cittadinanza: fretta nemica dell’efficacia, lavoce.info, 18 gen-

In questa prospettiva, il reddito di cittadinanza seppure si propone come una misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione so- ciale, appare debole nei confronti dell’insieme dei poveri. La presenza di cri- teri di accesso restrittivi ed escludenti, nei fatti, differenzia i poveri tra quelli

meritevoli di un sostegno e quelli non meritevoli.

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