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Quali prestazioni a sostegno del reddito per quale popolazione stra niera

Nel documento Le esperienze di reddito minimo in Campania (pagine 142-144)

di Marianna Chirivì e Grazia Moffa

2. Quali prestazioni a sostegno del reddito per quale popolazione stra niera

Nel dibattito in materia di prestazioni a sostegno del reddito emergono almeno tre aspetti nodali: (i) l’identificazione delle aree di intervento in ri- sposta ai differenti bisogni materiali e sociali; (ii) la definizione dell’area

del bisogno – la platea dei potenziali beneficiari – coerente con la selezione

dei requisiti di accesso alle prestazioni; (iii) le risorse da destinare a sostegno della misura.

La complessità degli elementi che il dibattito ci consegna richiama al- meno quattro rilevanti nodi concettuali: (i) la povertà; (ii) l’integrazione e l’inclusione sociale; (iii) la cittadinanza; (iv) la disponibilità di risorse. Nell’insieme problematiche che si presentano con una forza e un’urgenza molto elevate anche in virtù della pervasività del fenomeno migratorio degli ultimi anni. I flussi migratori, nei fatti, stanno generando nuove dinamiche sociali e geografiche e stanno segnando la nascita di nuove fragilità sociali e bisogni materiali. Queste emergenze, cui non è facile trovare soluzioni condivise, rappresentano un banco di prova per il nostro sistema di welfare, non sempre dotato di adeguati strumenti e risorse in grado di corrispondere ai cambiamenti sociali e demografici.

In questa prospettiva, la selezione dei requisiti di accesso alle prestazioni a sostegno del reddito – che nei fatti delimitano il diritto al godimento delle stesse – diventa uno dei temi più delicati e il progressivo ridimensionamento delle risorse pubbliche in materia di welfare amplifica in misura maggiore la questione. Di fronte alla crescente differenziazione dei bisogni sociali, in un contesto di scarsità di risorse disponibili emerge in tutta la sua complessità la difficoltà di fornire risposte ai bisogni delle diverse categorie sociali. E se la categoria è quella dei cittadini stranieri, non di rado, fa eco la tesi secondo la quale il cittadino straniero non avrebbe diritto ad una partecipazione pari- taria al welfare rispetto al cittadino nativo che vanterebbe sull’intervento

22 M. Ambrosini, voce Migrazioni in Glossario delle disuguaglianze sociali sul portale

web disuguaglianzesociali.it, cit.

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dello Stato un diritto di precedenza, conseguenza immediata e diretta della titolarità dello status civitatis24.

Ma chi sono gli immigrati? Secondo le raccomandazioni delle Nazioni Unite sulle statistiche delle migrazioni internazionali25, si parla di migrazione

internazionale quando una persona cambia il proprio paese di residenza abi- tuale per un periodo di almeno dodici mesi. Nel contesto dell’Unione euro- pea, «persona che stabilisce la sua dimora abituale nel territorio di uno Stato membro per un periodo minimo di dodici mesi, o che si presume essere tale, dopo aver avuto in precedenza la propria dimora abituale in un altro Stato membro o in un paese terzo»26. A margine si affianca una rappresentazione

sociale che guarda oltre il mero significato convenzionale della parola «di fatto

noi definiamo come immigrati solo una parte degli stranieri che risiedono sta- bilmente e lavorano nel nostro paese. Ne sono esenti non solo i cittadini fran- cesi e tedeschi ma pure giapponesi e statunitensi anche quando ricadono nella definizione convenzionale […] Raramente si contesta ad un cittadino statuni- tense o giapponese il diritto di entrare, uscire e circolare nel nostro paese […] Lo stesso vale per il termine extracomunitari, un concetto giuridico (non ap- partenenti all’Unione europea), diventato invece sinonimo di immigrati, con conseguenze paradossali: non si applica a svizzeri o canadesi, ma molti conti- nuano ad usarlo per i rumeni […] Immigrati (ed extracomunitari) sono dunque ai nostri occhi soltanto gli stranieri che classifichiamo come poveri, mai quelli originari di paesi sviluppati»27. In questo contesto, la percezione che una mag-

giore presenza di immigrati possa peggiorare la condizione economica dei cit- tadini nativi – nell’idea che possano ridursi le opportunità di lavoro – oppure possa ridimensionare i diritti degli stessi, in particolar modo i diritti sociali, appare spiegata. In quanto poveri per definizione, infatti, gli stranieri sono per- sone bisognose di assistenza sociale e trasferimenti monetari, quindi a carico dell’intera collettività. Questa rappresentazione apre una sorta di competizione tra i cittadini nativi e i cittadini stranieri, come se questi ultimi fossero concor-

renti sul piano della titolarità dei diritti sociali e di cittadinanza.

A conferma, l’indagine Eurobarometro28 rileva che oltre la metà dei cit-

tadini italiani (51%) pensa che l’immigrazione dai paesi non comunitari sia

24 A. Guariso (a cura di), Stranieri e accesso alle prestazioni sociali. Normativa nazionale

ed europea. Schede pratiche, Servizio Antidiscriminazione ASGI (Associazione per gli studi

giuridici sull’immigrazione), Fondazione Charlemagne, 2018, p. 5.

25 United Nations, Recommendations on Statistics of International Migration, Revision 1,

Statistical Papers, Series M, N° 58, Rev.1, United Nations, New York, 1998.

26 Regolamento (CE) n. 862/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 luglio

2007, relativo alle statistiche comunitarie in materia di migrazione e di protezione internazio- nale e che abroga il regolamento (CEE) n. 311/76 del Consiglio relativo all’elaborazione di statistiche riguardanti i lavoratori stranieri.

27 M. Ambrosini, Migranti, Egea, Milano, 2019, § 1.2.1.

28 Commissione Europea, Integration of immigrants in the European Union, Special Eu-

un problema29 a fronte del 38% registrato in media nei 28 paesi dell’Unione

europea; mentre il 63% ritiene che gli immigrati siano un peso per il nostro sistema di welfare30, il 56% è la media osservata nei paesi Ue a 28. In questa

cornice, si aggiunge una narrazione distorta del fenomeno migratorio e del rapporto tra immigrazione e sostenibilità del nostro sistema di welfare. Al di là di ogni percezione, tuttavia, non si può tralasciare l’importante contributo che gli immigrati offrono al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale: una funzione destinata a crescere nei prossimi decenni31.

Allo stesso modo, è opportuno evidenziare che l’impatto economico e so- ciale dei flussi migratori nei paesi di accoglienza – senza dubbio importante in termini di numeri e risorse – pone le democrazie contemporanee di fronte a nuove sfide culturali e non. In presenza di nuovi e differenti bisogni sociali occorre sperimentare forme inedite di welfare che chiamano in causa un nuovo paradigma che non discrimini l’area del bisogno rispetto a requisiti di accesso escludenti (cittadinanza, anzianità di residenza, etc.), in un’ottica di contrapposizione tra popolazione autoctona e popolazione straniera, bensì apra a criteri che facciano appello soltanto alla condizione di disagio econo- mico e sociale e alla definizione delle aree del bisogno.

3. Il reddito di cittadinanza: una prestazione a misura dei cittadini ita-

Nel documento Le esperienze di reddito minimo in Campania (pagine 142-144)