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Il ricercatore impegnato: riflessioni intorno a tre

progetti europei

Leonardo Alfonsi

Psiquadro

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DOI: 10.26324/2018RRICNRBOOK13

public engagement

comunicazione

responsabilità

terza missione università arti performative didattica scienze

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Scienziati in affanno? Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) in teoria e nelle pratiche

NUCLEUS è un progetto di quattro anni, con 24 partner in tutto il mondo, che studia la relazione fra ricercatori e altri attori sociali: dal mondo dell’eco- nomia, ai media, dal pubblico generale alle associa- zioni di cittadini. I gruppi coinvolti sono descritti attraverso la metafora delle cellule di un sistema vivente, ogni cellula con un nucleo che ne rappre- senta il sistema di governo ed è studiato in relazione con gli altri nell’affrontare le questioni complesse che caratterizzano il sistema nel suo insieme.

NUCLEUS parte dalla condivisione del concet- to di ricerca responsabile così come definito da von Schomberg (2011) e prevede lo studio di casi speci- fici di relazioni tra i diversi attori coinvolti, dai casi specifici studiati in contesti europei ed extraeuropei si traggono linee guide temporanee che contengono l’insieme dei principali ostacoli e possibili soluzioni osservate nei contesti specifici. Queste linee guida vengono sviluppate da un nuovo gruppo di partner nella seconda fase del progetto per ottenere, alla fine, linee guida consolidate da estendere al più am- pio contesto possibile.

Il progetto HEIRRI si concentra invece su una do- manda specifica: come si dovrà ripensare il modo di formare i ricercatori se si vuole incoraggiare in loro un senso spiccato di responsabilità sociale?

Dopo aver analizzato la letteratura che riguarda la formazione dei ricercatori cercando di individua- re come fino a questo momento è stato trattato il tema della formazione del senso di responsabilità, si è passati all’elaborazione di 10 modalità di formazio- ne diverse indirizzate a studenti dei corsi di laurea, studenti di master, dottorandi e giovani ricercatori. I moduli formativi prototipo sono caratterizzati da aspetti comuni: alto grado di interdisciplinarietà, svi- luppo del pensiero critico e riflessività, capacità del ricercatore di auto-valutare costantemente il proprio operato. Tutti i moduli prevedono la soluzione di problemi pratici in scenari simulati nei quali i ricer- catori sviluppano soluzioni per le attività di ricerca responsabile.

Il progetto PERFORM si concentra sull’innova-

zione didattica delle scienze e della tecnologia nelle scuole superiori: come va ripensata la didattica delle STEM (Science, Technology, Engeneering and Ma- thematics) in modo da tenere conto delle aspettati- ve, delle perplessità dei dubbi e delle domande dei ragazzi coinvolti? L’aspetto innovativo del progetto è tentare di rispondere a questa domanda utilizzan- do arti performative e processi di co-progettazione di spettacoli a tema scientifico da parte di studenti, giovani ricercatori e insegnanti. Non più spettacoli pensati soltanto da ricercatori e comunicatori per trasferire contenuti scientifici a studenti delle scuole superiori, ma co-progettati insieme tenendo conto delle aspettative di ognuno e cercando di associare alla didattica dei contenuti la riflessione sui concetti di responsabilità della ricerca.

Tre dei partner del progetto sono infatti gruppi di performer (da cui il nome del progetto) che attraver- so le tecniche della stand up comedy, del busking (arte di strada applicata alla didattica delle scienze) e del teatro di mimo, cercano di utilizzare le arti performative come strumento didattico e di stimolo della responsabilità.

I risultati preliminari possono essere riassunti in due ambiti: il coinvolgimento dei giovani ricercatori in nuovi processi di formazione e di public engage- ment, l’identificazione dei nodi cruciali da affrontare nelle trasformazioni istituzionali per realizzare una ricerca responsabile e una comunicazione coerente a questo senso di responsabilità.

Il senso di responsabilità viene associato in genera- le ad una maggiore attività consapevole nel campo del public engagement. Che questo significhi mag- giore attività dei ricercatori in settori che riguardano la didattica o la relazione con gli studenti delle scuo- le superiori o maggiore e più specializzato rapporto con interlocutori nel mondo dei media, dell’impresa e dell’economia, delle istituzioni pubbliche e delle associazioni di cittadini non fa differenza in termini di coinvolgimento. Ciò che conterà è che queste dimensioni possano essere progressivamente e coe- rentemente inglobate nel percorso di formazione e

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di attività quotidiana dei ricercatori stessi. Si tratta di favorire il passaggio «dal public engagement visto come pura e semplice attività di outreach al public engagement come vera e propria research facility»2

(Merzagora 2015; 2016).

Il coinvolgimento dei giovani ricercatori

1. L’attenzione dei giovani e giovanissimi ricerca- tori rispetto alle attività di comunicazione sem- bra crescente, ma il tempo a loro disposizione e il riconoscimento istituzionale di queste attività è del tutto assente;

2. il riconoscimento economico delle attività di public engagement per i ricercatori è minimo o assente e ciò è un ulteriore ostacolo all’im- plementazione della attività anche quando c’è motivazione da parte del ricercatore;

3. l’inserimento di esperienze di public engage- ment nel percorso di formazione dei dottorandi, realizzate, se possibile anche in contesti inter- nazionali, può essere uno strumento estrema- mente stimolante per gli studenti coinvolti; 4. l’introduzione di parametri non esclusivamen-

te bibliometrici, ma anche legati alle azioni di public engagement, nella valutazione della car- riera dei ricercatori, può essere un nuovo stru- mento di motivazione.

I cambiamenti istituzionali per favorire una ricerca responsabile

In generale i progetti hanno evidenziato alcune necessità chiave dalle quali partire per implementa- re percorsi di partecipazione crescente di tutto il cor- pus accademico in processi di ricerca responsabile: • coinvolgimento di manager e personale ammini-

strativo secondo modalità ufficializzate e istitu- zionalizzate nelle attività di public engagement; • integrazione di nuove strutture amministrative

2 La frase è presa da una Comunicazione personale di Matteo Merzagora, direttore dell’Espace des Sciences Pierre Gilles de Gennes di Parigi.

con quelle già esistenti o verifica della realizza- zione di strutture ex-novo autonome rispetto alle precedenti;

• riconoscimento ufficiale delle attività di public engagement con valore per la carriera non solo per i ricercatori, ma per tutti i profili professio- nali coinvolti;

• valorizzazione e riconoscimento di tutte le attivi- tà di public engagement come attività con effetto di orientamento verso l’accesso all’università e alle carriere scientifiche;

• introduzione di percorsi di formazione struttura- ti e specializzati rivolti a personale e ricercatori che possano approfondire temi quali la comuni- cazione, il trasferimento tecnologico, la parteci- pazione a processi decisionali partecipativi per le politiche territoriali, nazionali e internazionali.

Le sfide dell’istituzionalizzazione del public

engagement

Tutto sembra rafforzare l’idea, diffusa ampia- mente a livello aneddotico, di quanto sia eterogeno e complesso il panorama che riguarda il rapporto tra comunicazione, responsabilità e ricerca e l’in- dividuazione di elementi chiave quali: la formazio- ne dei ricercatori in questi ambiti e la necessità di trasformazioni istituzionali, sono sicuramente un solido punto di partenza per capire e gestire questa eterogeneità e per mettere a punto azioni di siste- ma efficaci; ma non si hanno ancora elementi di analisi sufficienti a indicare direzioni nette né tan- tomeno privilegiate.

Sebbene molto si sia fatto in passato e molto si stia facendo in ambiti come quello del trasferimen- to tecnologico e dell’outreach, molto c’è ancora da fare perché l’organizzazione spontanea e disomo- genea di queste attività sia integrata nella struttu- ra istituzionale di un’università o di un centro di ricerca.

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Scienziati in affanno? Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) in teoria e nelle pratiche

In sostanza si tratta di passare dalla condivisione ormai diffusa che comunicazione e responsabilità sociale del ricercatore siano elementi importanti ad assimilare il fatto che siano strategici. Assumere l’una o l’altra posizione induce atteggiamenti diver- si: nel primo caso mirati a realizzare saltuariamente azioni di comunicazione, eventualmente respon- sabile, ma con l’opzione di poterne fare anche a meno, nel secondo caso a non poterne prescindere in qualunque situazione.

Note bibliografiche, siti web e risorse in rete3 Merzagora, M. (2015). Between production and sharing of Knowledge: where does education stand? –TRACES & ESPGG (ESPCI Paris – PSL)

Merzagora, M. (2016). Pour une société de la connaissance choiseie et non subie - Bullettin de l’AMCSTI, n. 44 Huin 2016

Merzagora, M. (2016). The grey area: blurring the frontiers between scientific research and scien- ce communication – 14 International Conference

on Public Communication of Science and Tech- nology (PCST)

Molas-Gallart, J., Salter, A., Patel, P., Scott, A. & Duran, X. (2002) Measuring third stream activities: final report to the Russell Group of Universities. Brighton, SPRU, University of Sussex

Pellegrini, G. (2016). La terza missione delle uni- versità: opportunità e sfide. Annuario Scienza, Tec- nologia e Società 2016. Ed. Il Mulino pg. 39 -51

Strand, R., and Spaanpen, J., Bauer, M. W., Hogan, E., Revuelta, G., Stagl, S., Paula, L. Gui- marães Pereira, Â., (2015). Indicator for promoting and monitoring Responsible Research and Innova- tion. Report from the Expert Group on Policy In- dicators for Responsible Research and Innovation. DG for Research and innovation Science With and For Society

Progetto NUCLEUS http://www.nucleus-project. eu/

Progetto PERFORM http://www.perform-resear- ch.eu/

Progetto HEIRRI http://www.heirri.eu/

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Da molti anni la Commissione - nell’ambito delle azioni dedicate a rafforzare il legame tra scienza e società - invita i ricercatori a promuovere la coope- razione con soggetti esterni, dagli stakeholder ai cit- tadini, a comunicare di più e meglio, a valorizzare i risultati della propria ricerca dimostrando che essa può avere un impatto (sociale ed economico) sulla società. Ma ancora oggi queste attività sono conside- rate come non strettamente attinenti allo sviluppo della ricerca, se non proprio estranee, dalla maggior parte dei ricercatori, che spesso le delegano a figure esterne, ritenendosi poco adeguati (o non tenuti) a svolgerle. Con il risultato di acuire la separazione invece di rafforzare il legame tra scienza e società. 1

Questo atteggiamento, con il nuovo approccio della RRI, richiesto in tutti i progetti finanziati nell’ambito del programma Horizon2020 (H2020), non è più possibile, almeno in via teorica. Nel- la RRI si chiede infatti ai ricercatori di attuare un cambio del proprio modo di operare, “anticipando” i possibili impatti delle attività, “riflettendo” sulle azioni intraprese o da programmare durante le fasi, da quelle svolte quotidianamente fino alle interazio- ni personali con tutti gli attori dell’innovazione.

Nella nuova configurazione del rapporto tra scienza e società auspicato da H2020 ci si aspetta

1 L’Astorina e Bordogna lavorano all’IREA del CNR, Sterlacchini all’IDPA del CNR.

2 Al progetto partecipano, come partner, tre istituti del CNR: IREA-Milano, IRPI-Peruga e IDPA-Milano, quest’ultimo come capofila del progetto, e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Questo stesso volume è in parte finanziato da STRESS, come attività a supporto della diffusione e comprensione del concetto della RRI. Stress è partito da circa otto mesi alla data

dunque qualcosa di diverso e di più di una semplice adesione formale a delle norme o strumentale per accedere a un finanziamento comunitario. Per pa- rafrasare il titolo di un report europeo (Felt 2007), la RRI chiede a tutti gli attori di “prendere sul serio” la responsabilità nella società della conoscenza, a co- minciare dalla riflessione su come sta cambiando il proprio specifico ambito di ricerca e sulle implica- zioni che il cambiamento e l’innovazione proposta possono avere per le responsabilità di tutti gli attori.

Il progetto STRESS: coinvolgere i

cittadini attraverso la raccolta volontaria di informazione geografica

Stiamo affrontando questo tema in un progetto iniziato nel 2017 e finanziato nell’ambito delle “at- tività di ricerca dedicata al dissesto idrogeologico: un contributo per la previsione, la prevenzione e la mitigazione del rischio” in Lombardia, dalla Fonda- zione Cariplo, una delle poche istituzioni italiane che ha accolto i principi della RRI nella propria po- licy di finanziamento della ricerca.

Il progetto, dal titolo “Strategies and Tools for RE- silient Smart Societies” (dall’acronimo STRESS)2,

mira a progettare, realizzare e testare un prototipo

Prendere sul serio la RRI.

Riflessioni a partire dal