• Non ci sono risultati.

Il ruolo dell’operatore e la sua funzione

CAPITOLO 4: Spazio Neutro:uno strumento possibile Linee operative dell’A.Ulss

4.2 Il ruolo dell’operatore e la sua funzione

L’operatore che si occupa di attività Spazio Neutro deve avere una formazione psico- pedagogica, fondamentale per comprensione delle difficoltà nella gestione educativa ed al supporto della funzione genitoriale. Generalmente viene identificato nella figura dell’Educatore Professionale, (più raramente lo Psicologo), il quale, a partire dalle esigenze ed ai bisogni rilevati, favorisce, stimola e supporta la relazione genitore-figlio e la responsabilità educativa, definisce una progettualità pedagogica, una condivisione della quotidianità, un recupero e valorizzazione educativa degli aspetti ruotinari.

L’operatore Spazio Neutro deve essere una figura diversa dal professionista che prende in carico la situazione, quale ad esempio l’assistente sociale o lo psicologo, per garantire il più possibile la neutralità dell’intervento, mantenendo una distinzione tra operatore inviante ed operatore che concretamente sarà presente agli incontri .

Svolge un’importante compito di osservazione e di supervisione alla relazione, assicurando condizioni di tutela alla relazione, modificando l’approccio in base al mandato che gli è stato affidato ed agli obiettivi che intende perseguire. In tutti i casi è comunque necessario che l’operatore osservi come il genitore utilizza lo spazio ed il tempo di visita con il figlio e le

reazioni del bambino, non solo durante la visita, ma anche prima e dopo l’incontro.

L’osservazione non è mai una semplice fotografia, non è un’immagine statica ma la registrazione di un processo in cui l’operatore offre input ai genitori e osserva come questi vengono da loro raccolti. Generalmente gli aspetti che vengono osservati sono:

• la qualità affettiva della relazione tra bambino e genitori;

• l’abilità dei genitori a cogliere gli stimoli proposti dagli educatori; • saper mettersi nei panni del bambino;

• l’impegno dei genitori nel cercare di cogliere i bisogni del figlio;

• la volontà del genitore di informarsi rispetto alla situazione bambino (giochi, scuola, stato di salute...);

• la capacità di rispettare le regole concordate inizialmente.

Nell’ambito dell’A.U.ss 17, gli operatori che lavorano nello Spazio Neutro sono Educatori Professionali debitamente formati; è prevista, inoltre, la figura del responsabile e coordinatore, identificato nella figura di un Psicologo Psicoterapeuta del Consultorio Familiare. Il coordinatore ha il compito di accogliere e valutare le richieste di attivazione degli interventi, organizzare i calendari delle visite sulla base della disponibilità degli Educatori ed elaborare il progetto di sostegno insieme alla équipe di riferimento. Gli Educatori predispongono, di volta in volta, la registrazione del singolo incontro, sottolineando gli aspetti preminenti e redigono, con cadenza variabile in base alla situazione ed alle esigenze del caso, le relazioni complete di osservazione rispetto all’andamento degli incontri genitore- bambino.

Si riportano di seguito alcuni dati relativi alla struttura del personale impiegato nella realizzazione delle attività Spazio Neutro:

ANNO 2011 ANNO 2012 ANNO 2013

n.1 Coordinatore psicologo psicoterapeuta del Consultorio Familiare n.1 Coordinatore psicologo psicoterapeuta del Consultorio Familiare n.1 Coordinatore psicologo psicoterapeuta del Consultorio Familiare OPERATORI INTERNI ALL’A.ULSS17 n.2 Educatori Professionali del Consultorio Familiare

n.2 Educatori Professionali del Consultorio Familiare n.2 Educatori Professionali del Consultorio Familiare OPERATORI ESTERNI n. 1 Educatore Professionale n.1 Educatore Professionale n.1 Educatore Professionale

Dati rilevati durante l’attività professionale in qualità di operatore “Spazio Neutro”, attinenti ai progetti Spazio Neutro attivati nel territorio A.Ulss17- anni di riferimento 2011-2013.

Nell’esperimento delle singole attività, gli Educatori utilizzano specifici strumenti professionali, quali griglie di osservazione, registrazione del singolo incontro, relazioni di valutazione e monitoraggio in relazioni anche agli obiettivi prefissati e tecniche ludiche professionali.

Nella fase iniziale l’operatore deve riuscire a costruire un’alleanza con entrambi i genitori, indipendentemente dal conflitto, affinché si possa realizzare piena collaborazione nella partecipazione al progetto proposto. Purtroppo, molto spesso ciò non avviene ed i genitori rinchiusi nel loro rancore, ostacolano gli incontri o non si attengono alle disposizioni indicate, trasgredendo le impostazioni inizialmente concordate.

L’operatore deve essere il più possibile neutrale, favorire la relazione e facilitare l’incontro offrendo tempi, spazi, materiale adeguati alla situazione. Deve avere funzione di “filtro”13, incoraggiando ed appoggiando gli atteggiamenti positivi, senza essere coinvolto emotivamente nella situazione. Per evitare il rischio di farsi trasportare dalle emozioni ed essere invischiato nella compassione o assalito da sentimenti di rabbia nei confronti di adulti che non accettano di modificare la loro mentalità ed il loro comportamento, nonostante la sofferenza del figlio, deve utilizzare la propria professionalità, quale strumento per garantire la corretta lettura delle dinamiche che vengono a crearsi.

Quando un genitore manifesta una certa difficoltà a giocare ed a trovare un contatto con il figlio, può accadere che il bambino si rivolga all’operatore, quale figura terza e probabilmente più coinvolgente ed accattivante. In questi casi, l’operatore non deve sostituirsi al genitore, entrando in dinamiche errate ed atteggiamenti collusivi, ma, senza sostituirsi al genitore, deve agire in modo da facilitare la relazione genitore-figlio, per esempio giocando insieme a loro, ripetendo ad alta voce le regole del gioco e consentendo così anche al genitore di poterle imparare14.

L’operatore non deve sovrapporsi al genitore, non deve “fare al posto” del genitore per mostrare “come si fa”, con l’intento di tutelare il diritto del minore ad avere un genitore “sufficientemente capace” e spinto dal desiderio che gli incontri siano positivi e che il bambino non rimanga deluso. In questo modo c’è il rischio che l’operatore non si renda conto che così facendo fa uscire il genitore dalla scena, diventando egli stesso il protagonista. In apparenza, questo movimento può inizialmente risultare funzionale, ma con il passare del

13

Termine utilizzato nelle Linee guida dei servizi per il diritto di visita e di relazione, a cura della Provincia di Milano, Direzione Centrale Affari Sociali.

14

Linee guida Provincia di Milano, Giocogiocare, il gioco ed il giocare come strumento di relazione nei Servizi per il

tempo appare chiaro che, in realtà, può assumere una connotazione assolutamente negativa15. Il genitore può sviluppare un senso di inadeguatezza ed accrescere la dipendenza ed il bisogno che ci sia sempre qualcuno a far vedere quali sono gli atteggiamenti più consoni da adottare, frenando, così, il processo di autodeterminazione.

L’operatore deve trovare il modo di sostenere il genitore e, nello stesso tempo, rimanere all’ombra, per consentirgli di far emergere le proprie capacità, le proprie risorse e capire i propri limiti e le proprie difficoltà.

Fondamentale risulta il confronto tra tutti gli operatori che si occupano del nucleo familiare preso in carico. L’equipe interna è il luogo privilegiato in cui avviene un confronto tra più professionisti, una continua verifica della pertinenza degli obiettivi inizialmente indicati, una organizzazione degli interventi ed una condivisione degli aspetti teorici e metodologici. Il lavoro di gruppo assume l’obiettivo di potenziare la capacità lavorativa, permette di avere un quadro generale della situazione, rendendo ciascun operatore aggiornato, partecipe e coinvolto nelle circostanze particolarmente critiche, con maggiori possibilità di superamento di situazioni difficili e di emergenza.