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La sindrome di alienazione parentale (PAS)

CAPITOLO 2: Le separazioni conflittuali e rischi per il minore

2.3 La sindrome di alienazione parentale (PAS)

La sindrome di alienazione parentale, o più comunemente P.A.S. (Parental Alienation Syndrome), è stata descritta per la prima volta negli anni ’80 e definita in vari studi, da Richard Gardner29, psichiatra forense della Columbia University di New York. In Italia è stata accolta ed introdotta solo recentemente ed ancora poco considerata.

È un disturbo psicopatologico che si sviluppa in età evolutiva, che Gardner la definisce come “disturbo che insorge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei

figli. In questo disturbo, un genitore (solitamente indicato come alienatore, genitore alienante genitore origine della PAS), attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (generalmente indicato come genitore alienato o genitore bersaglio). Tuttavia questa non è una semplice questione di “lavaggio del cervello” o “programmazione” poiché il bambino fornisce il suo personale contributo alla campagna di denigrazione. È proprio questa combinazione di fattori che legittima una diagnosi di PAS”.

Si tratta di una risposta adattiva del figlio a fronte del condizionamento da parte di uno dei due coniugi, che porta il minore a rifiutare l’altro genitore e respingerlo in maniera sistematica, senza un motivo razionalmente logico. In questi casi, nel contesto della separazione, emergono tra gli ex partner sentimenti di rivalsa e di vendetta, che sono tra i detonatori della sindrome e vanno ad acuire la dipendenza patologica e la compromissione del processo di identificazione e di affrancamento di cui il bambino necessita30.

Il trauma della separazione e la continua e persistente azione pervasiva di un genitore sul figlio conteso, porta ad atteggiamenti di odio, di ostilità e di opposizione rispetto a qualsiasi forma di contatto con l’altro genitore. Non è semplicemente un’influenza sul comportamento, ma una vera e propria manipolazione che avviene attraverso una campagna denigratoria nei confronti di un coniuge da parte dell’altro coniuge.

Il rapporto che si instaura con il genitore alienante, è centrato sulla dipendenza, sull’attaccamento simbiotico e soprattutto sulla genitorializzazione piuttosto che sulla spinta verso l’autonomia e la crescita del figlio31. Il bambino finisce per dare forma concreta alla tesi del genitore condizionante, attraverso un suo contributo attivo, disprezzando egli stesso il genitore denigrato ed esibendo nei suoi confronti atteggiamenti ostili e di rigetto. Si crea

29 Richard Gardner (1931-2003) è stato professore clinico di psichiatria nella divisione di Psichiatra Clinica della

Columbia University dal 1963, ha pubblicato più di 40 libri e 250 articoli in vari campi della psichiatria infantile, tra i quali molti libri sugli effetti del divorzio sui bambini.

30 Buzzi I., Sindrome di alienazione genitoriale, in Cigoli V., Gulotta G. & Santi G. (a cura di), Separazione,

divorzio e affidamento dei figli, Milano, Giuffré, II , 1997, pp. 177-188.

31Malagoli M., Togliatti, M. Franci, La sindrome di alienazione genitoriale (PAS): studi e ricerche, in

pertanto un’alleanza distorta, derivata da atteggiamenti di violenza psicologica sul bambino, il quale entra a pieno titolo nel conflitto tra i ex partner, assumendo un ruolo preciso. Siamo di fronte ad una vera e propria patologia, con diagnosi precisa, per la quale vengono identificati sintomi primari, livelli di sviluppo e specifiche attenzioni che gli operatori devono avere nei confronti dei soggetti coinvolti. Gardner riconosce otto sintomi primari della PAS:

1. campagna di denigrazione;

2. razionalizzazioni deboli, superficiali e assurde per giustificare il biasimo; 3. mancanza di ambivalenza;

4. il fenomeno del pensatore indipendente;

5. appoggio automatico al genitore alienante nel conflitto genitoriale;

6. assenza di senso di colpa per la crudeltà e l’insensibilità verso il genitore alienato; 7. utilizzo di scenari presi a prestito;

8. estensione dell’ostilità alla famiglia allargata ed agli amici del genitore alienato. Inizialmente c’è una fase di trasmissione dell’odio e del disprezzo, che perdura e si incrementa al punto che tali sentimenti diventano elementi strutturanti nella relazione figlio/genitore alienato.

Il bambino, coinvolto nel conflitto, è gravato di responsabilità così pesanti, che non è in grado di sopportare e si trova a dover coprire le vesti di giudice dei propri genitori.

Gli effetti della PAS, sia a breve che a lungo termine, si rintracciano in una serie di disturbi a livello emotivo, comportamentale, relazionale e variano a seconda del soggetto. Il permanere di un’intesa conflittualità tra i partner, anche dopo la separazione ed il coinvolgimento dei figli in dinamiche disfunzionali, pone quest’ultimi in una condizione di sofferenza e rischio psicopatologico. Il malessere sperimentato dal bambino si può descrivere con un ventaglio di sintomi sia a livello fisico che a livello psichico, differenti a seconda del grado di sviluppo e maturazione psico-affettiva, che possono perdurare in tutto ciclo dell’età evolutiva ed anche in età adulta.

Nelle separazioni altamente conflittuali, l’aspetto educativo risulta travisato ed i genitori, occupati nella loro diatriba, tralasciano le proprie responsabilità ed i propri impegni genitoriali, attuando modalità alterate e finalizzate agli eventi.

Il genitore alienante cerca una forma di collusione con il figlio, che viene direttamente immerso nella lotta tra i coniugi, rendendolo soggetto attivo che deve scegliere con chi accordarsi. L’altro genitore viene visto come un pericolo, incapace di qualsiasi atto educativo, ed ostacolo alla relazione affettiva figlio-genitore alienante, che si considera esclusiva. La rottura del rapporto coniugale, causata dal “cattivo coniuge”, viene associata ad una visione di

“cattivo genitore”, infatti in questi casi l’interiorizzazione dell’evento separativo non è avvenuta ed i genitori vivono un continuo scontro, strumentalizzando i figli. I genitori alienanti, spesso diventano ossessivi nella loro distorta volontà di protezione del figlio e giustificano la loro opposizione nel favorire rapporto costante tra figlio e l’altro genitore nel fatto che ciò comporta conseguenze sul benessere psicofisico del minore.

In questi casi è fondamentale intervenire attraverso interventi specialistici sia nei confronti dei genitori, che nei confronti dei figli, offrire Servizi dedicati alla consulenza e alla presa in carico di tali situazioni, secondo una prospettiva di tutela del minore e supporto al suo benessere psicofisico.