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Il sapere, il virtuale e le nuove domande

UN NUOVO BENE: L’INFORMAZIONE

2. Il sapere, il virtuale e le nuove domande

Lungi dall’essere una qualsiasi conquista, l’attuale tecno-scien- za plasma a tal punto il mondo da far mutare non solo assetti co- stituiti (sociali, economici, politici), ma da erodere anche diversi confini. Ai nostri fini è sufficiente ripensare, con Lyotard 5, alla

vicenda del sapere nelle società informatizzate. L’egemonia in- formatica impone che la conoscenza sia traducibile in linguag- gio-macchina e che i ‘produttori’ dell’informazione, come pure i suoi utenti, dispongano dei mezzi necessari per tradurre in tale linguaggio. Se così è, c’è da aspettarsi l’abbandono dell’antico principio secondo il quale acquisizione del sapere e formazione dello spirito (e anche della personalità) sono inscindibili. Rispet- to al ‘sapiente’, il sapere subisce una radicale esteriorizzazione, e d’altra parte il rapporto tra conoscenza, suoi fornitori e suoi utenti, tende sempre più a rivestire la forma valore, tipica del rapporto che intercorre tra la merce e i suoi produttori e con- sumatori. In altri termini, il sapere, prodotto per essere vendu- to, e consumato per essere valorizzato in un nuovo tipo di pro- duzione, cessa di essere fine a se stesso e perde il proprio valore

3 La scorza è rovesciata, per dirla con Paul VIRILIO di La bomba informa-

tica, trad. it., Milano, Cortina, 1999.

4 M. DERY, Velocità di fuga. Cyberculture a fine millennio, trad. it., Mila-

no, Feltrinelli, 1997.

5 La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, trad. it., Milano, Fel-

formativo. Le conoscenze(-informazioni), così, circolano via via negli stessi circuiti della moneta e si adeguano all’opposizione che definisce la moneta: conoscenza dei mezzi di pagamento/co- noscenza dei mezzi di investimento. Sono pertanto definite, non più dall’opposizione sapere/ignorare, bensì da conoscenze scam- biate nell’ambito della riproduzione quotidiana versus credito di conoscenza per ottimizzare le prestazioni di un programma.

Già queste brevi considerazioni di Lyotard, che com’è noto risalgono al 1979, inducono a ritenere che l’attuale invenzione tecnica sia di così vasta portata da non consentire di confinare i nuovi strumenti (per calcolare, scrivere, archiviare, progettare, co- municare, educare) nel puro e semplice regno dei mezzi. Detto al- trimenti, i nuovi strumenti (e dispositivi) oltrepassano la dialetti- ca dei mezzi per raggiungere lo stadio retorico degli scopi.

2.1. Se la parola è all’inizio indissociabile dalla presenza (qui e

ora), la scrittura – quale ‘grammatizzazione della parola’ 6 – se-

para il messaggio dal referente corporeo e dalla situazione con- tingente. La stampa, poi, con il suo carattere mobile (svincolato da situazioni concrete, riproducibile e circolante), standardizza la grafia e stacca il testo letto dalla traccia diretta di una presta- zione muscolare: prosegue dunque il processo di grammatizza- zione. L’informatica, infine, accelera il movimento avviato dalla scrittura. Con la riduzione di ogni messaggio a combinazioni di due simboli elementari – zero e uno –, sempre identici e decodi- ficabili da qualsiasi computer, l’informatica è la tecnica maggior- mente virtualizzante, perché è quella che maggiormente gram- matizza.

Sin qui, si tratterebbe dunque solo di nuovi strumenti che, sep- pure meglio degli altri, continuano l’opera di grammatizzazione, ottenendo dalle presenze (qui ed ora) e dalle relazioni (o situa- zioni specifiche) quegli elementi convenzionali (o normalizzati) che come atomi astratti sono autonomi, trasferibili, indipendenti (da contesti viventi). Tali atomi astratti costituiscono già lo sta- dio minimo del virtuale, giacché ciascuno di essi può attualiz- zarsi in una varietà indefinita di circostanze, tutte qualitativa- mente diverse e tutte sempre riconoscibili quali esemplari dello

6 Per dirla con Pierre LÉVY, Il virtuale, trad. it., Milano, Raffaello Corti-

stesso elemento virtuale. La grammatizzazione non ha a che fa- re con atomi reali e sostanziali, bensì con particelle virtuali. Pro- prio per la loro proprietà di non significazione, è possibile il lo- ro reimpiego: un insieme limitato di componenti elementari, li- beri e staccabili, può costruire una quantità infinita di sequenze, di assemblaggi e di composti significanti. Il che vuol dire altresì che il significato delle sequenze (degli assemblaggi e dei compo- sti) non è deducibile a priori dalla somma dei suoi elementi, ma è piuttosto un’attualizzazione creatrice nel contesto.

2.2. Per la retorica degli scopi, e cioè per lo schiudersi del

virtuale come mondo autonomo, è da sottolineare il costituirsi di un contenuto normativo della tecnologia medesima. Detto al- trimenti, la tecnologia si fa essa stessa regola e da quest’ultima discendono tutte le altre. A tal proposito si è significativamente osservato che

“lo sviluppo della tecnica assurge da materia regolata a principio regola- tore, si tramuta da oggetto in soggetto di normazione. Non c’è più luogo a distinguere tra regola e regolato: abbiamo dinanzi l’onnipotente unità del dispiegamento tecnologico [...] Cioè, la tecnica si eleva – o ‘salta’ – dall’indefinita pluralità delle singole ‘operazioni’, tutte particolari e spe- cialistiche, a principio ordinatore, a supremo dover essere, in cui ogni norma trova la propria genesi” 7.

E nel diventare principio regolatore, la tecnologia propone visioni e prospettive inedite. Del resto, se ad un primo livello il computer è senz’altro uno strumento, col quale scriviamo, tenia- mo aggiornata la nostra contabilità, comunichiamo con gli altri, oltre questo primo livello, scopriamo che il computer è più di uno strumento, poiché ci offre nuovi modelli mentali.

Se poi si considera che con il computer la tradizionale distan- za tra persone e macchine è diventata in un certo qual senso più difficile da mantenere, perché si sperimenta una continua ridu- zione delle differenze tra l’uomo e la macchina, è necessario am- mettere che grazie alla tecnologia le distinzioni tra ciò che è spe- cificamente umano, pensante, vivo, e ciò che è specificamente

7 Così N. IRTI, Atto secondo, in N. I., E. SEVERINO, Dialogo su diritto e

tecnologico, logico, inanimato (e tuttavia interattivo) devono es- sere rivisti e devono essere rinegoziati i vecchi confini.

Una conseguenza di tale rinegoziazione è che nuove domande sorgono e si è spinti verso nuovi discorsi. Si pensi ad esempio al- la domanda morale iniziale – prima cioè che la scienza moderna partorisse le tecnologie in grado di rendere reali e concreti i suoi sistemi altrimenti astratti –, essa era del tipo: ‘come e in che mo- do si possono conoscere doveri e responsabilità dell’uomo?’, ed era così perché i sistemi di pensiero che definivano la posizione dell’uomo nel mondo erano fondamentalmente giuridici. Una vol- ta però che la scienza moderna si insinua nelle costruzioni imma- ginarie della realtà da parte dell’uomo e pretende di fare affer- mazioni sulle esperienze dell’uomo, quella stessa domanda si tra- sforma in un’altra ‘di qual genere tecnologico l’uomo è una spe- cie?’ e si completa infine con altre del tipo: ‘cosa significa essere vivi?’ ‘può l’artefatto, oggetto biologico, essere considerato un es- sere vivente?’ 8.